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"La privatizzazione è un saccheggio delle risorse pubbliche, ma deve essere fatta passare come un salvataggio dell’economia, e i rapinati devono essere messi nello stato d’animo dei profughi a cui è stato offerto il conforto di una zuppa calda. Spesso la psico-guerra induce nelle vittime persino il timore di difendersi, come se per essere degni di resistere al rapinatore fosse necessario poter vantare una sorta di perfezione morale."

Comidad (2009)
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Di comidad (del 17/07/2025 @ 00:04:57, in Commentario 2025, linkato 1736 volte)
Ci sono luoghi comuni che resistono a qualsiasi smentita da parte dell’esperienza. In particolare sopravvive la falsa convinzione che gli Stati regolino la loro politica per mezzo di processi decisionali, che potranno essere trasparenti oppure oscuri a seconda dei casi. Fortunatamente però ogni tanto qualcuno ci viene a raccontare come funzionano veramente le cose. Sul quotidiano “Times of Israel” del 18 maggio scorso un tale Lazar Berman intratteneva i lettori sulla questione della apparente impasse determinatasi per Israele a causa di alcuni comportamenti di Trump, che sembrava intenzionato a privilegiare gli affari multimiliardari con le monarchie del Golfo invece che i desiderata di Netanyahu, che per gli USA rappresenta un costo pesante. L’articolo perveniva però ad una conclusione rassicurante per il lettore sionista; in quanto, al di là dei personali desideri di Trump, alla fine Israele potrebbe far valere ugualmente il suo punto di vista semplicemente tenendo in mano l’iniziativa, ovvero mettendo tutti davanti al fatto compiuto. Come a dire che gli Stati non sono veri soggetti politici, e tutto funziona come in un gruppazzo di adolescenti, nel quale comanda il più bullo e tutti gli altri cercano di salire nella gerarchia facendo a gara a compiacerlo.
L’articolo di Berman infatti si è rivelato fondato e persino preveggente, nel senso che meno di un mese dopo Israele ha potuto far saltare il tavolo negoziale tra USA e Iran procedendo ad un attacco ed ad un tentativo di decapitazione del regime di Teheran. Come previsto dall’autore dell’articolo, Trump non è stato capace di opporsi al fatto compiuto, ed è persino corso a mettere il suo cappello su un’iniziativa che gli veniva spacciata come trionfale. In definitiva, Trump non poteva rischiare di non salire sul carro del vincitore, tantomeno rischiare di trovarsi contro l’AIPAC, che lo ha fatto eleggere; e neppure poteva trovarsi contro i media, che sono controllati dai neoconservatori. In effetti Netanyahu sembra essersi stabilito alla Casa Bianca e probabilmente è Trump a dover dormire sul divano. Secondo l’articolo di Berman, in Israele ci si lamenta del fatto che Netanyahu abbia allestito negli USA un “one man show” senza lasciare un po’ di protagonismo anche ad altri esponenti del regime; quindi Trump rischia addirittura di finire a fare il campeggiatore sui prati della Casa Bianca.
Secondo un articolo su “Le Monde” del 23 giugno scorso, le monarchie del Golfo avrebbero scoperto che il ruolo di destabilizzatore dell’area non è dell’Iran ma di Israele. In realtà l’Arabia Saudita e gli Emirati avevano fatto da tempo questa scoperta dell’acqua calda; il punto semmai è che le petro-monarchie si erano illuse che Trump potesse far valere il suo sogno pornografico di mega-contratti d’affari con loro; invece ha rischiato addirittura la catastrofe commerciale della chiusura dello Stretto di Ormuz pur di compiacere Israele.

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Di comidad (del 10/07/2025 @ 00:04:30, in Commentario 2025, linkato 5315 volte)
Ci sono situazioni che oltrepassano i limiti descrittivi del comune linguaggio politico. A proposito della NATO e del suo giro d’affari si potrebbe parlare di corruzione e di propaganda che surroga la mancanza di strategia; ma queste stesse espressioni potrebbero essere riferite a qualsiasi altro paese. Nessun regime infatti è immune dalla corruzione, e inoltre c'è da dubitare che la Russia o la Cina abbiano effettivamente una strategia e non procedano invece alla giornata. Il fatto che certi paesi provengano da civiltà secolari o millenarie, di per sé non ci dice nulla sulla loro attuale capacità di esprimere una visione strategica. La stessa dottrina della indivisibilità della sicurezza, inventata da Pechino e adottata anche da Mosca, di fatto svolge esclusivamente la funzione estemporanea di un’omelia domenicale, una messa cantata sulle note edificanti dell’equilibrio e della ragionevolezza, senza però riferirsi a premesse concrete.
Ma è proprio sul tipo di propaganda che si può notare il passo completamente diverso con il quale procede la NATO. Mentre Putin o Xi Jinping cercano di apparire al pubblico come persone equilibrate e ragionevoli, nel caso della NATO, degli USA, del Regno Unito e dell’Unione Europea, si vede invece una continua ricerca dell’iperbole fine a se stessa, ovvero la si spara grossa senza alcuna considerazione del rischio di cadere nel ridicolo. Appena qualche giorno fa il segretario della NATO, Mark Rutte, in un’intervista al New York Times ha paventato la possibilità di un attacco congiunto e simultaneo da parte della Russia e della Cina, l’una sul fronte europeo e l’altra sul fronte di Taiwan. Medvedev ha replicato alle boutade di Rutte nel modo più ovvio, spiegandola con l’uso di funghi allucinogeni, che sarebbe abituale per gli olandesi. La battuta veniva spontanea, ma in effetti nel caso di Rutte il problema non riguarda uno stato di allucinazione, bensì la totale mancanza di qualsiasi preoccupazione di risultare credibile. Una menzogna confezionata secondo i criteri della verosimiglianza potrebbe infatti non conquistare i titoli dei media, quindi passare inosservata. Nel caso di Russia e Cina si può ancora parlare di propaganda, mentre con la NATO si è passati ad una comunicazione del genere imbonitorio, come nelle televendite; se ne è visto un esempio plateale con lo spot della Kallas sul kit di sopravvivenza. Non ci si pone più il problema di convincere il maggior numero di persone con una narrazione coerente; l’importante è mirare al pubblico più impressionabile e facinoroso, in modo da gasarlo e fanatizzarlo, per poi usarlo come bullo all’occorrenza.

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Di comidad (del 03/07/2025 @ 00:05:52, in Commentario 2025, linkato 5486 volte)
I media si sono soffermati un po’ troppo sulla frase di Guido Crosetto secondo cui la NATO, così com’è, non avrebbe più ragione di esistere. La dichiarazione più significativa del ministro della Difesa era invece un’altra, e cioè che, comunque, la NATO se la voleva tenere stretta. Il motivo dell’affettuoso abbraccio di Crosetto (consulente di Leonardo SpA) nei confronti della NATO è facilmente spiegabile, se si considera che nello stabilimento Leonardo di Cameri in Piemonte vengono assemblati i caccia F-35 della Lockheed Martin. Il business del caccia più costoso di tutti i tempi si è rivelato talmente lucroso per Leonardo che il governo tedesco ha deciso di non acquistare i caccia prodotti nello stabilimento di Cameri e di costruirne uno proprio per assemblare gli F-35.
Il business della “difesa” è una partita di giro nella quale la lobby delle armi occupa i governi, i quali a loro volta drenano il denaro pubblico verso la lobby delle armi. Ovviamente tutto ciò va benissimo per le cosche di affari, ma non ha niente a che vedere con la “sicurezza”; anzi, è molto più probabile che un’alleanza tra trentadue paesi diversi finisca per comportarsi come una baby gang dominata non solo dal bullo più violento del gruppo, ma anche dalla cerchia di adulatori che manipola il bullo. Il fallimento dei blocchi militari come la NATO in termini di sicurezza è il punto di partenza della nota dottrina, enunciata da Xi Jinping, della cosiddetta “sicurezza indivisibile”. Tutto il discorso è molto bello, molto confuciano: se cerco la mia sicurezza a scapito di quella degli altri, è inevitabile che ciò mi ritorni indietro come aumentata insicurezza. Il problema è che il ragionamento di Xi Jinping parte da una premessa sbagliata, e cioè che il movente degli USA, dell’Unione Europea e della NATO sia la sicurezza. In realtà il loro movente è la destabilizzazione.
L’equilibrio e l’armonia sono cose stupende, ma dalle nostre parti questa musica celeste non funziona, visto che sono lo squilibrio e la destabilizzazione a portare affari alla lobby delle armi. Tra l’altro nel Sacro Occidente “armi” e “industria” tendono a diventare sinonimi, cioè scompaiono le imprese che producono beni destinati al consumo. C’è anche qualche caso intermedio, come la multinazionale Beretta SpA, presente sia nel settore della Difesa con prodotti ad alto valore aggiunto, sia nel settore delle armi “sportive” o per la difesa personale, un mercato su cui gran parte della piccola e media impresa italiana ha poggiato la sua speranza di sopravvivenza ai processi di deindustrializzazione.
Uno degli ultimi residui del passato industriale pacioccone dell’Italietta, la Candy, è stato definitivamente sepolto, ed il suo stabilimento storico diventerà un hub per prodotti cinesi. Anche la Cina produce e vende armi, ma non produce solo armi e continua a puntare sui beni di largo consumo.

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Di comidad (del 26/06/2025 @ 00:05:55, in Commentario 2025, linkato 5793 volte)
La dichiarazione del cancelliere tedesco a proposito di Israele che farebbe il lavoro sporco per noi, ha suscitato alternativamente approvazione o indignazione; in entrambi i casi per lo stesso motivo, cioè il fatto che Merz abbia affermato la necessità della violenza più estrema. Una violenza che viene poi voyeuristicamente affidata ad uno specialista del settore di cui ammirare le gesta. Insomma, Israele come porno-divo della violenza “hard”. Un esempio di questa pornografia della violenza è la famigerata poesia “Oh Israele”, scritta nel 2006 da Paolo Guzzanti per celebrare l’invasione israeliana del Libano.
Il mantra del “lavoro sporco” risulta narrativamente efficace, poiché unisce pretesti utilitaristici e suggestioni morbose; infatti lo slogan non è un’invenzione di Merz, e da molti anni ci si fa ricorso per magnificare la funzione terroristica di Israele nell’area medio-orientale. Nel 2019 ci si raccontava che le “pressioni” di Israele avrebbero ammorbidito l’Iran e lo avrebbero indotto a sedersi al tavolo negoziale con Trump. Sennonché oggi scopriamo che il tavolo negoziale viene fatto saltare da Israele e sarebbe poi Trump a dover fare il lavoro sporco per conto di Israele; che quindi spetterà sempre di più ai militari americani rischiare la pelle per parare il posteriore di Netanyahu. La ritorsione meramente simbolica attuata dall’Iran con il bombardamento della base USA in Qatar, ha offerto a Trump una via d’uscita e la possibilità di parlare di cessate il fuoco. Ma per Israele cessate il fuoco significa che il fuoco lo cessino gli altri, non Israele. L’Iran non ha accettato nessun accordo ma si è limitato a dichiarare che, se non attaccato, non attaccherà; infatti non esiste un processo decisionale con il quale misurarsi e trattare, poiché Netanyahu è un dispositivo automatico, mentre Trump è una banderuola. Nulla esclude quindi che tra un po’ il lavoro sporco possa toccare anche ai militari europei. C’è già il precedente delle missioni navali europee e americane nel Mar Rosso contro gli Houthi, che pure avevano come unico bersaglio le navi dirette a porti israeliani.
Come specialista della violenza Israele non è questo granché, visto che la spunta solo con gli inermi, altrimenti deve ricorrere all’aiuto degli altri. L’aggressione all’Iran non aveva nessun senso strategico, poiché Israele è un piccolo paese che basa la sua esistenza su una quindicina di infrastrutture, perciò non può sfidare una potenza dotata di un arsenale missilistico. Ci sono però altre specializzazioni nelle quali invece Israele non è male. Nel settembre del 2023 Israele è riuscito a rifilare alla Germania una patacca prodotta su licenza della Boeing, cioè il sistema antimissile Arrow 3, al modico prezzo di quattro miliardi.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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