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"Se la pace fosse un valore in sé, allora chi resistesse all'aggressore, anche opponendosi in modo non violento, sarebbe colpevole di lesa pace quanto l'aggressore stesso. Perciò il pacifismo è impotente contro la prepotenza colonialistica che consiste nel fomentare conflitti locali, per poi presentarsi come pacificatrice."

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Di comidad (del 27/11/2025 @ 00:05:43, in Commentario 2025, linkato 73 volte)
I rituali della fintocrazia prevedono che ogni tanto vi sia un conflitto istituzionale simulato, una tempesta in un bicchier d’acqua che consenta al fantoccio di turno di recitare la parte dell’impavido nocchiero. Quando si tratta di concedere a Giorgia qualche attimo di fittizio protagonismo, il presidente Mattarella si dimostra paterno e comprensivo; l’importante è che sia lui a comandare. Lo si è visto alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa del 17 novembre scorso, dove la linea l’ha dettata lui, con Crosetto in funzione di maggiordomo. Il Consiglio presieduto da Mattarella ha rilasciato un documento finale in cui si denuncia la “minaccia ibrida” della Russia, e di altre potenze ostili, ai nostri processi democratici ed alla nostra coesione sociale. Molti hanno interpretato queste dichiarazioni come la manifestazione dell’intento di limitare ulteriormente la libertà di espressione. Sicuramente è così, ma non è questo l’elemento più rilevante da notare in dichiarazioni del genere, che rappresentano invece l’esplicita confessione di non detenere più il primato in ciò che, quando proviene dal campo occidentale, viene definito “soft power”. Secondo Mattarella e soci, il rischio è che la Russia riesca ad esercitare sulla nostra popolazione più fascinazione della NATO e dell’UE. Si tratta di un’ammissione piuttosto grave. Si vorrebbe farci credere che il motivo della fascinazione esercitata da Putin stia nella perfida abilità dei suoi troll. In realtà il crollo del soft power ha cause esclusivamente interne al cosiddetto Occidente.
In un’intervista del 2017, rilasciata un paio di mesi prima di morire, Zbigniew Brzezinski, politologo ed ex consigliere per la sicurezza nazionale, osservava che l’amministrazione Trump, da poco insediata, disinvestiva dal dipartimento di Stato e, contemporaneamente, aumentava le spese militari. Secondo Brzezinski non ci sarebbe in sé niente di sbagliato nel fare in certi momenti più affidamento sulla componente hard della potenza invece che su quella soft; il problema era semmai che nelle dichiarazioni e nelle azioni di Trump non si intravedeva alcun obbiettivo preciso, quindi nulla di serio. A detta di Brzezinski, gli USA si caratterizzavano ormai come una sorta di paese delle meraviglie, nel quale la comunicazione ufficiale diventa estemporanea e mira più a stupire e divertire che a indicare strategie. In base a ciò che diceva Brzezinski, si deve dedurre che alla maggiore spettacolarizzazione della politica negli USA non corrisponderebbe un aumento del soft power, semmai il contrario.
Nel 2017 ricorreva anche il trentennale della pubblicazione dell’opera più famosa di Brzezinski, “La Grande Scacchiera”; un testo nel quale si cercava di delineare una strategia per gli USA del dopo guerra fredda. Anche se il testo appare ricco di riferimenti, il suo messaggio fondamentale si riduce però al solito assioma, secondo il quale, per conservare la propria supremazia, gli USA dovrebbero impedire l’emergere nell’area asiatica di potenze, o blocchi di potenze, in grado di opporsi al dominio americano. In pratica si trattava di un progetto di balcanizzazione dell’Asia dietro l’alibi ideologico della democrazia e dei diritti umani. Pare proprio che Brzezinski confondesse il “divide et impera” con il destabilizzare e mettere zizzania; lo stesso equivoco che ha condotto al suicidio l’impero britannico.

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Di comidad (del 25/11/2025 @ 20:05:13, in In evidenza, linkato 1540 volte)
Dopo una lunga malattia, all'età di 75 anni, è morto (20/11/2025) il compagno Peppe Tassone. Giovanissimo si era trasferito a Parigi per sottrarsi al servizio militare. Lì era entrato in contatto con i compagni spagnoli della C.N.T. in esilio e con quelli dell’O.R.A. (Organisation Révolutionnaire Anarchiste), nella storica sede di rue des Vignoles 33.
Con questi compagni aveva condiviso l’entusiasmo libertario che aveva fatto seguito alle rivolte del 1968.
Tornato a Napoli nei primi anni ‘70, era stato tra i fondatori e tra i principali animatori del gruppo comunista-anarchico Kronštadt. Il nome del gruppo fu scelto su sua proposta, come richiamo ad un episodio storico di critica delle degenerazioni dispotiche e burocratiche del bolscevismo, ma da radici e motivazioni classiste, senza cedimenti alle mistificazioni del liberalismo. Peppe contribuì infatti ad imprimere al gruppo un orientamento decisamente classista, ma fu anche capace di tenere insieme le spinte più movimentiste con quelle anarco-sindacaliste. Insieme con altri, Peppe cercò anche di recepire le istanze operaiste e organizzative del piattaformismo anarchico rimanendo nella tradizione malatestiana. Nel giro di pochi anni, il gruppo Kronštadt, che aderiva alla F.A.I., divenne un punto di riferimento per l’anarchismo napoletano, sia per la consistenza numerica, sia per il rilievo politico. Per questi motivi la collaborazione con il Kronštadt era cercata anche da gruppi della sinistra rivoluzionaria di estrazione ideologica radicalmente diversa.
La sua militanza in Francia permise ai compagni del gruppo di confrontarsi con esperienze anarchiche di più ampio respiro, ma anche con realtà operaie locali con cui Peppe aveva stretto rapporti di fiducia (Mecfond, Olivetti, Enel). Peppe non trovava alcuna difficoltà a farsi ascoltare da tutti; anzi, i suoi interventi erano sempre richiesti e seguiti con attenzione, tanto che era lo stesso Peppe a stroncare con fulminanti cenni di ironia e autoironia ogni rischio di creare sudditanza psicologica. Il suo caustico umorismo era infatti diventato leggendario. Lo stesso umorismo con cui ha affrontato coraggiosamente la malattia e la sofferenza.
Alla Biblioteca Nazionale di Napoli, esiste un fondo Giuseppe Tassone che conserva alcuni documenti relativi a quegli anni.
Su You Tube c’è una sua intervista rilasciata ad Enrico Voccia.
A lui va il nostro ricordo affettuoso.
COMIDAD
 
Di comidad (del 20/11/2025 @ 00:05:10, in Commentario 2025, linkato 5274 volte)
I governi e i media europei fanno sfacciatamente il tifo per l’intervento militare statunitense in Venezuela; non a caso un po’ alla volta tutti i paesi europei stanno scoprendo di avere qualche cittadino ingiustamente detenuto dal regime di Maduro. Forse però l’attesa sarà delusa. Quello che dice Trump ovviamente lascia il tempo che trova, visto che può cambiare idea di lì a cinque minuti; quindi va presa con le molle la sua dichiarazione circa la possibilità di aprire un dialogo col regime venezuelano.
L’apertura diplomatica potrebbe preludere ad un attacco proditorio, com'è avvenuto contro l’Iran; oppure potrebbe trattarsi di un tentativo di prendere le distanze dal segretario di Stato Marco Rubio, che è il vero regista di questo attacco al Venezuela, ed è inoltre un “neocon” (come a dire: un jihadista del liberalismo), perciò molto inviso alla base popolare di Trump. Il segretario di Stato è stato ribattezzato Narco Rubio, a causa di suo cognato, Orlando Cicilia, noto trafficante di droga; perciò le accuse di narcotraffico lanciate adesso a Maduro sembrano la storia del bue che dice cornuto all’asino.
Ci sono però altri aspetti che stanno ad indicare un’offensiva di pubbliche relazioni da parte di Trump, nel tentativo di recuperare credito nei confronti dell’opinione pubblica che prima lo sosteneva, e adesso lo sostiene sempre meno. Tra le ultime dichiarazioni di Trump ce n’è infatti anche una che sembrerebbe indicare un cambiamento di posizione sulla pubblicazione dei fascicoli del caso Epstein, finora tenuti riservati, poiché pare coinvolgano non soltanto vari personaggi di spicco, ma anche i servizi segreti israeliani. Ovviamente si tratta di ipotesi, ma è proprio il fatto di tenere i documenti ancora celati che accresce i sospetti. Un altro tassello di questa operazione di pubbliche relazioni da parte di Trump è l’aver difeso il giornalista Tucker Carlson, accusato di aver intervistato un attivista di destra, Nick Fuentes, indicato dai media come antisemita. Fuentes è un ex sostenitore di Trump, ed ha ritirato il suo appoggio motivando la scelta con l’atteggiamento ancillare che l’amministrazione Trump tiene nei confronti di Israele. In questi giorni l’amministrazione Trump sta anche sostenendo Israele nei nuovi tentativi di aggressione al Libano. Insomma, un “Israel first”, invece che “America first”. come aveva promesso Trump.

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Di comidad (del 13/11/2025 @ 00:05:04, in Commentario 2025, linkato 5630 volte)
Tra i classici intramontabili della fintocrazia non c’è soltanto la pantomima del conflitto tra politica e magistratura, ma anche il fasullo dibattito sulla patrimoniale, nel quale la destra può recitare abusivamente la parte del baluardo anti-fiscale. In questo “evergreen” della mistificazione politica a fare da sponda al gioco delle parti c’è talvolta qualcuno della cosiddetta “sinistra” che evoca una mitica “tassa sui super-ricchi”, che in epoca di mobilità dei capitali e di concorrenza fiscale tra Stati è praticamente impossibile da realizzare; perciò parlare di patrimoniale ha il solo effetto di spaventare quel ceto medio che possiede una casa e dei risparmi. Stavolta però la Meloni ha evocato il babau della patrimoniale facendo tutto da sola, lasciando credere che in campo vi fosse una proposta di tassazione dei patrimoni da parte della fantomatica “sinistra”. Insomma, una delle tante performance che la Meloni mette in scena ad uso dei suoi fan.
Alcuni osservatori trattano la questione dei supporter della Meloni come se fosse una sorta di enigma antropologico, alla stregua dell’individuazione dell’anello mancante tra l’australopiteco e il pitecantropo. In realtà la stupidità e la cieca fedeltà al capobranco non spiegano tutto. Certe manifestazioni particolarmente abiette e regressive della destra vanno comunque inquadrate in una narrazione che è trasversale agli schieramenti politici. La fiaba dominante consiste nel rovesciamento del concetto di socialismo, interpretato come se fosse per forza questione di togliere ai ricchi per dare ai poveri. Su questa falsa narrazione la destra può costruire il proprio mito di argine contro la minaccia dell’esproprio proletario. Il problema si pone in termini esattamente opposti, dato che l’esproprio avviene costantemente a danno dei ceti poveri. La demistificazione della fiaba sulla destra anti-tasse dovrebbe cominciare dai dettagli. Non a caso il governo Meloni-Giorgetti si è presentato abolendo gli sconti sulle accise istituiti dal governo precedente. La tassazione sui consumi colpisce in modo esclusivo il contribuente povero, poiché questi non ha alcun modo per scaricare su altri i suoi maggiori costi. In tutto questo la Meloni e Giorgetti non hanno fatto altro che i passacarte, cioè adeguarsi alle istruzioni del Fondo Monetario Internazionale, un’istituzione sovranazionale che sovrintende a tutti i governi di ogni schieramento e colore.

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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


27/11/2025 @ 07:47:06
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