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L’EURO-CLEPTOCRAZIA NON CREDE DAVVERO ALLA GUERRA CON LA RUSSIA
Di comidad (del 11/12/2025 @ 00:05:39, in Commentario 2025, linkato 484 volte)
Cos’è peggio per il sionismo in termini di comunicazione? Che si possa criticare liberamente Israele, oppure associare la propria immagine a quella di Maurizio Gasparri? La risposta dovrebbe essere ovvia, eppure il sionismo ufficiale ha dato il suo pieno appoggio al DDL Gasparri, che da un lato identifica l’antisionismo con l’antisemitismo, ma dall’altro lato identifica la difesa del sionismo con la faccia di esponenti della fintocrazia, cioè personaggi privi di una propria consistenza, e che si accreditano solo in quanto cheerleader del potente di turno. Il fatto che la politica non abbia più iniziativa propria ma si muova solo per sollecitazioni lobbistiche, comporta l’impossibilità di produrre una propaganda narrativamente coerente, e quindi il ripiego su spot pubblicitari ad hoc. In questi spot si verifica però uno strano rovesciamento della logica pubblicitaria: non è più il testimonial dello spot a trasmettere la propria credibilità al prodotto, ma è il prodotto a dover accreditare il testimonial, con l’effetto scontato di deteriorare ulteriormente l’immagine di entrambi. Una sorta di suicidio iconografico.
Anche il contenuto dello spot è un controsenso pubblicitario; visto che è diventato impossibile parlare bene del prodotto, allora si vorrebbe impedire di parlarne male. Gasparri ha trovato emuli e imitatori anche all’interno del PD. D’altra parte c’è nella cosiddetta “sinistra” una tradizione di politicamente corretto che ha aggirato e raggirato la mitica certezza del diritto, inventando i reati d’odio.
In base al DDL proposto da Gasparri, sarebbe antisemita chi mette in discussione il diritto di Israele a esistere; ma l’esistere è indissociabile dal definirsi. Nel momento in cui Israele non si decide a dichiarare i propri confini, e neppure dove dovrebbero fermarsi le proprie aspirazioni territoriali, è Israele stesso a negarsi il diritto di esistere; e non solo perché sta minacciando i suoi vicini di muovergli una guerra infinita, ma soprattutto perché sta minacciando le tasche del contribuente americano, che dovrebbe sostenere i costi infiniti di questo espansionismo illimitato. Probabilmente dire “Israele” è ormai una semplificazione eccessiva, dato che i coloni sono diventati un potere a sé stante, dotato di propri armamenti e di propri canali di finanziamento; d’altra parte le varie fazioni del sionismo hanno comunque un denominatore comune, che non è solo la violenza sanguinaria ma anche la voracità finanziaria. Così ci si spiega una destra americana che da filo-sionista diventa sempre più antisionista; perché si è insinuato il sospetto che Israele non sia altro che la proiezione di una cleptocrazia, cioè un pretesto per derubare i contribuenti. Il termine “contribuente” ormai si identifica con i ceti più poveri, dato che i ricchi eludono sempre più il fisco, sia grazie alla mobilità dei capitali, sia per i continui sgravi di imposta concessi alle corporation a causa della crescente concorrenza fiscale tra gli Stati; concorrenza anch’essa dovuta alla mobilità dei capitali. La fiaba liberista spaccia la mobilità dei capitali come una Provvidenza che fluttua per il pianeta ad offrire opportunità e a premiare i virtuosi; nella realtà invece la mobilità dei capitali ha sradicato completamente le oligarchie dalle proprie popolazioni, per cui le oligarchie sono diventate cleptocrazie integrali.

La NATO è incappata in paradossi analoghi a quelli del sionismo. Rivendicando il diritto a espandersi indefinitamente, la NATO ha finito oggettivamente per dichiarare guerra agli altri, ma anche a se stessa, cioè a mettere in forse la propria esistenza. Il paradosso nel paradosso è che mentre gli altri possono precisare per cosa fanno la guerra, la NATO invece non può permettersi di farlo, in quanto essa si definisce nel non definirsi, perché ha le “porte aperte”; il che, in termini militari, equivale a dire che la strategia consiste nel non avere strategia. Assistiamo perciò allo strano spettacolo di un Capo di Stato Maggiore francese che fa appello ai suoi concittadini ad essere pronti a sacrificare i propri figli in guerra, però si dimentica di dire per cosa dovrebbero essere sacrificati. In quali termini la Russia starebbe minacciando i confini o gli interessi francesi? In base alle dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore, la risposta è: boh!
Negli anni ’80 il famoso caso del cacao Meravigliao alimentò il mito di una pubblicità del tutto autoreferenziale, che potesse fare a meno persino del prodotto; ma si trattò di un malinteso. Non esisteva quel cacao, ma il cacao esiste, quindi ci si riferiva a qualcosa di non definito, ma comunque definibile, allo scopo di creare una simulazione satirica, una parodia conclamata. Ma la NATO e l’UE vorrebbero invece indurci a credere di fare sul serio, cioè vendono un’ipotetica guerra contro un paese che da un lato è descritto come debole e prossimo a soccombere, e dall’altro lato viene dipinto come intenzionato a restaurare l’impero sovietico. L’Alto Rappresentante europeo per la politica estera ci dice però che il vero scopo del conflitto è suddividere la Russia in piccoli paesi più gestibili, quindi sarebbero la NATO e l’UE a non riconoscere il diritto della Russia a esistere. Forse è persino inutile chiedersi se una balcanizzazione della Russia converrebbe davvero all’Europa, dato che la Kallas non sta lì per dire qualcosa di sensato.
Tutte le incongruenze si spiegano se si prende atto che l’euro-cleptocrazia non crede davvero ad una guerra contro la Russia, ma la evoca per giustificare un giro di soldi, in parte tasse, e in parte debito, da ripagare comunque con i soldi del contribuente. Non ha quindi senso dire che la Kallas non è adeguata al ruolo di rappresentante della politica estera, perché non c’è la politica estera; semmai tentativi di vendere al contribuente un riarmo che non ha motivazione, e neppure una prospettiva, visto che non ci sono le risorse energetiche per realizzarlo. Peraltro non ci sono neppure i militari in numero sufficiente, ed anche la pagliacciata della “leva volontaria” serve solo a distribuire qualche briciola del banchetto anche agli ufficiali, dato che i plotoni e i battaglioni in più significano avanzamenti di grado. Per l’euro-cleptocrazia sarebbe rose e fiori, se non ci fosse la cleptocrazia di oltre Atlantico. Il nuovo documento sulla strategia di sicurezza nazionale prodotto dagli USA è stato, chissà perché, ritenuto realistico da alcuni commentatori. Ma se in un documento si dice tutto e il contrario di tutto, è chiaro che qui o lì può capitare qualche affermazione sensata; il problema è la mancanza di connessione logica tra i vari elementi; per cui, ad esempio, si parla di sfere d’influenza, salvo poi continuare a dichiarare propositi di ingerenza planetaria. L’unico senso compiuto del documento è quello estorsivo nei confronti dell’Europa, chiamata a versare tributi agli USA per non essere del tutto abbandonata. Ovviamente l’euro-cleptocrazia è terrorizzata dalla prospettiva (peraltro irrealistica) di un abbandono americano. Ma non perché la partenza degli USA aprirebbe la strada ad aggressioni russe (che non ci saranno), oppure a conflitti tra nazioni europee (che ci saranno comunque: vedi Germania e Polonia). La vera paura degli euro-cleptocrati è quella di perdere l’occupante straniero che li protegge dalle ribellioni della propria popolazione. La gran parte della popolazione europea peraltro non si decide ad accorgersi che l’ingerenza americana è il maggiore sostegno degli euro-cleptocrati, e continua ad aspettarsi la salvezza da un nuovo presidente USA.