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DRAGHI, MA CHE CACCHIO CI FAI LÌ?
Di comidad (del 11/02/2021 @ 00:04:49, in Commentario 2021, linkato 5930 volte)
Oggi, qualunque discorso si faccia, occorre premettere una sorta di professione di fede nei “valori” ufficiali, allontanando da sé il sospetto di far parte di qualche setta di eccentrici, quindi bisogna dichiarare preventivamente: io non sono no-vax, io non sono negazionista, io non sono complottista, io non sono terrapiattista. Si tratta di un approccio ingenuo e un po’ patetico alla comunicazione, come se vivessimo in un mondo di interlocutori alla pari, nel quale il problema fosse solo quello di capirsi a vicenda. Il mondo reale ovviamente non funziona così.
La gerarchia è un rapporto sociale squilibrato, il che comporta anche uno squilibrio comunicativo, perciò gli argomenti e i ruoli della comunicazione sono già predeterminati e non è previsto che si possa dire qualcosa di diverso. La comunicazione ufficiale, il mainstream, rivendica inoltre il privilegio di contraddirsi. Spostando l'attenzione sulla falsa minaccia no-vax, si distrae dai paradossi della campagna vaccinale, presentata come soluzione dell’emergenza Covid. Secondo i dati del sito del governo, si considera un successo aver vaccinato circa un milione di persone in un mese. A questo ritmo, impegnando allo spasimo il personale sanitario, occorrerebbero quaranta mesi, più di tre anni, per vaccinare i due terzi della popolazione italiana. E nel frattempo che si fa?
Tra le premesse del discorso diventate d'obbligo, ora c’è anche quella di non aver mai criticato Mario Draghi, il presunto salvatore dell'Europa, giunto adesso a salvare l'Italia. Il problema è che è proprio Draghi a porsi in posizioni un po’ critiche. Il “Salvatore” di professione fa parte del famoso Gruppo dei Trenta, considerato da alcuni una delle sedi dei complotti mondiali. n un loro documento i Trenta ci fanno sapere che esistono moltissime imprese che ormai vivono di soli aiuti, per cui queste andrebbero lasciate morire per aiutare invece quelle più competitive. Se si tratta però di aiutare delle imprese piuttosto che delle altre, vuol dire che tutte le imprese sono assistite, per cui non si capisce il criterio per cui si fanno figli e figliastri. Ci voleva il “complotto”, o il trust dei cervelli, per dire che si aiutano solo gli amici e gli amici degli amici? Ma non è quello che si è sempre fatto?
Sul Draghi “creativo” e salvatore dell'Europa, c’è anche da rilevare che il Quantitative Easing era stato lanciato dalla Federal Reserve, la banca centrale statunitense, sin dal 2009, perciò il grande Mario non ha fatto altro che adeguarsi al vento che soffiava da oltre Atlantico. L’europeismo è un intrico di affarismo, di lobbying, di velleità colonialiste ed autocolonialiste; ma l'elemento decisivo a cui l’Unione Europea e l'euro devono la loro esistenza e la loro sopravvivenza, è quello degli interessi della NATO.

La narrativa sul Draghi che avrebbe sgominato le resistenze tedesche, non tiene poi in alcun conto i meccanismi comunicativi della gerarchia, per cui il superiore spaccia la difesa dei propri interessi come concessione agli interessi degli inferiori. Il Quantitative Easing ha fatto comodo soprattutto alla Germania, ma il vittimismo del potente lo ha fatto passare come qualcosa che gli era stato estorto dai parassiti del Sud.
Che Draghi possieda notevoli abilità comunicative e relazionali, non c’è dubbio; ma, quanto alle scelte, Draghi è stato solo una rotella dell'ingranaggio. Le incongruenze del mito di Draghi non finiscono qui. Proprio lui ha detto nel 2013 che l'avvicendarsi dei governi è irrilevante, perché tanto è stato inserito il “pilota automatico”. Ma se c’è il “pilota automatico”, non bastava come Presidente del Consiglio un Conte qualsiasi?
Tra l'altro, in Italia i poteri effettivi di un Presidente del Consiglio sono quelli di un passacarte. La nostra Costituzione, la “più bella del mondo”, considerava il sistema dei partiti un dato scontato, come l'aria che si respira. Il sistema dei partiti invece si è dissolto nel 1992; perciò con Napolitano, ed ora con Mattarella, abbiamo scoperto che l'Italia, senza più i partiti padroni dell’economia e delle banche, è, a norma di Costituzione, una repubblica presidenziale, dove il Capo dello Stato fa il bello e il cattivo tempo. Draghi avrebbe dovuto essere il prossimo Presidente della Repubblica; ma uno o due anni di brutte figure al governo non rischiano di bruciarne la candidatura? Non è che sia proprio questo l'intento di Mattarella, o di chi lo ha imbeccato?

Ci si dice poi che Draghi sarebbe calato dal suo Olimpo per scrivere quel Recovery Plan che il governo precedente non era stato capace di fare. Ma proprio uno dei profeti del Draghi “premier”, Carlo Calenda, ci aveva fatto sapere che i sussidi effettivi del Recovery Fund ammonterebbero a venticinque miliardi, per di più dilazionati negli anni. Persino i prestiti agevolati del Recovery Fund sarebbero condizionati da innumerevoli condizionalità vessatorie.
In pratica parlare di Recovery Fund è come parlare di nulla, o quasi. Fatta questa osservazione poi, con tipica schizofrenia comunicativa, Calenda se la prende con l'inefficienza e l'incompetenza dei nostri governanti. Ma l'inefficienza e l'incompetenza sono solo dati secondari rispetto al dato principale, e cioè che il Recovery Fund (o Recovery Fun?), è solo una delle tante fiabe della propaganda europeista.