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"La condanna morale della violenza è sempre imposta in modo ambiguo, tale da suggerire che l'immoralità della violenza costituisca una garanzia della sua assoluta necessità pratica."

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Di comidad (del 13/11/2025 @ 00:05:04, in Commentario 2025, linkato 3520 volte)
Tra i classici intramontabili della fintocrazia non c’è soltanto la pantomima del conflitto tra politica e magistratura, ma anche il fasullo dibattito sulla patrimoniale, nel quale la destra può recitare abusivamente la parte del baluardo anti-fiscale. In questo “evergreen” della mistificazione politica a fare da sponda al gioco delle parti c’è talvolta qualcuno della cosiddetta “sinistra” che evoca una mitica “tassa sui super-ricchi”, che in epoca di mobilità dei capitali e di concorrenza fiscale tra Stati è praticamente impossibile da realizzare; perciò parlare di patrimoniale ha il solo effetto di spaventare quel ceto medio che possiede una casa e dei risparmi. Stavolta però la Meloni ha evocato il babau della patrimoniale facendo tutto da sola, lasciando credere che in campo vi fosse una proposta di tassazione dei patrimoni da parte della fantomatica “sinistra”. Insomma, una delle tante performance che la Meloni mette in scena ad uso dei suoi fan.
Alcuni osservatori trattano la questione dei supporter della Meloni come se fosse una sorta di enigma antropologico, alla stregua dell’individuazione dell’anello mancante tra l’australopiteco e il pitecantropo. In realtà la stupidità e la cieca fedeltà al capobranco non spiegano tutto. Certe manifestazioni particolarmente abiette e regressive della destra vanno comunque inquadrate in una narrazione che è trasversale agli schieramenti politici. La fiaba dominante consiste nel rovesciamento del concetto di socialismo, interpretato come se fosse per forza questione di togliere ai ricchi per dare ai poveri. Su questa falsa narrazione la destra può costruire il proprio mito di argine contro la minaccia dell’esproprio proletario. Il problema si pone in termini esattamente opposti, dato che l’esproprio avviene costantemente a danno dei ceti poveri. La demistificazione della fiaba sulla destra anti-tasse dovrebbe cominciare dai dettagli. Non a caso il governo Meloni-Giorgetti si è presentato abolendo gli sconti sulle accise istituiti dal governo precedente. La tassazione sui consumi colpisce in modo esclusivo il contribuente povero, poiché questi non ha alcun modo per scaricare su altri i suoi maggiori costi. In tutto questo la Meloni e Giorgetti non hanno fatto altro che i passacarte, cioè adeguarsi alle istruzioni del Fondo Monetario Internazionale, un’istituzione sovranazionale che sovrintende a tutti i governi di ogni schieramento e colore.

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Di comidad (del 06/11/2025 @ 00:05:05, in Commentario 2025, linkato 5369 volte)
Una notiziola di qualche giorno fa è che Jeff Bezos è riuscito a inserirsi alla grande nella mangiatoia degli appalti federali per l’esplorazione spaziale; una mangiatoia che fino a qualche tempo fa sembrava avviarsi ad essere un’esclusiva di Elon Musk. Il faccendiere sudafricano non ha comunque di che lamentarsi, visto che in questi giorni ha rimediato un altro appalto da un paio di miliardi. Va notato però che l’azienda di Bezos, dal nome suggestivo di Blue Origin, nonostante sia stata fondata da parecchio tempo, non si è mai distinta per ricerche e tantomeno per risultati in campo tecnologico, ma solo per la fiduciosa attesa di contratti federali, che alla fine stanno arrivando.
Ovviamente certe fortune non si costruiscono solo sugli appalti pubblici, ma anche sui sussidi governativi, cioè i regali in cambio di nulla; ciò in nome del mantra secondo il quale dare soldi ai ricchi fa bene a tutta l’economia. Secondo le ultime stime per difetto, a Musk sarebbero già andati circa trentotto miliardi di sussidi governativi sotto varie forme, dalle erogazioni dirette agli sgravi e incentivi fiscali. Un quadro da cui esce che Musk è uno dei principali miracolati dell’assistenzialismo per ricchi. Alcuni commentatori hanno sottolineato la protervia di Musk nel farsi censore dei pubblici sprechi per poi andare a riscuotere allo stesso sportello del denaro pubblico.
Nella sua breve esperienza nell’agenzia governativa per l’efficienza, istituita da Trump, il faccendiere sudafricano ha effettivamente operato molti tagli; ma pare che non fosse quello il vero scopo della sua presenza in quel ruolo governativo di presunto castigatore degli sprechi. La frequentazione dell’amministrazione Trump ha consentito a Musk di coltivare i giusti contatti per ottenere altri appalti pubblici. I funzionari governativi che hanno aiutato Musk sono poi stati premiati con la classica porta girevole tra pubblico e privato, andando ad occupare posti ben remunerati nelle sue aziende; è appunto il caso di Katie Miller, passata dagli incarichi nell’amministrazione Trump ad occuparsi di business dell’intelligenza artificiale. Il sistema della porta girevole è l’indizio di qualcosa che va oltre le semplici relazioni illecite tra imprese private e pubblici funzionari; probabilmente i veri soggetti non sono lo Stato e le imprese, bensì le lobby, cioè cosche affaristiche che sono trasversali al pubblico ed al privato, ed anche al legale e all’illegale.

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Di comidad (del 30/10/2025 @ 00:05:00, in Commentario 2025, linkato 5703 volte)
La legge di bilancio del governo Meloni per il 2026 è stata accusata di proseguire le politiche di austerità. Non si tratta però di austerità per tutti, dato che per il welfare a favore delle imprese sono stati stanziati quattro miliardi da elargire attraverso una sorta di super-ammortamento fiscale. Queste operazioni assistenzialistiche per le imprese vengono immancabilmente etichettate con nomi suggestivi, come “Transizione 5.0”, cioè slogan che suggeriscono future meraviglie nell’innovazione tecnologica.
Ma ancora più interessante è vedere nel dettaglio cosa significhi dare soldi pubblici con il pretesto ufficiale dell’innovazione tecnologica. Significa che i soldi finiscono in Israele. Nello scorso agosto il governo Meloni ha avviato investimenti in startup israeliane di innovazione tecnologica; investimenti da finanziare attraverso Cassa Depositi e Prestiti. L’attuale titolare al MEF (il dicastero dell’Economia e delle Finanze) Giancarlo Giorgetti, è ministro nel profondo dell’animo, infatti nel governo Draghi era ministro per lo Sviluppo Economico, ed anche allora la sua meta preferita era Israele. Si parlava di collaborazioni sui semiconduttori, sulla transizione energetica all’idrogeno, ed altre prospettive avveniristiche. In seguito ad accordi italo-israeliani anche il ministero degli Esteri dal 2000 sostiene collaborazioni tra imprese italiane ed israeliane sulla base della stessa narrativa all’insegna dell’innovazione tecnologica ed energetica. Il ministero degli Esteri italiano sta quindi promuovendo da molti anni una cordata di aziende in Terra di Sion. Alla testa della cordata ci sono non soltanto aziende di dubbia nazionalità come Stellantis (italiana solo per la quantità di sussidi governativi che percepisce), ma anche aziende a partecipazione pubblica come Enel e Snam. Ovviamente da tutto questo castello affabulatorio sulle magnifiche sorti e progressive della collaborazione tecnologica con Israele, non è mai sortito niente di concreto in termini di innovazione.

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Di comidad (del 23/10/2025 @ 00:05:01, in Commentario 2025, linkato 5952 volte)
Giorgia Meloni si è giustamente risentita per l’epiteto di “cortigiana di Trump”, dato che il termine “cortigiana” in passato era spesso usato come eufemismo per non dire esplicitamente “prostituta”. In realtà la prostituzione implica uno scambio ed un pagamento (o, se si preferisce un termine spregiativo, un mercimonio), mentre la Meloni fa la cheerleader per Trump a titolo puramente gratuito; forse nella speranza che entrare nel giro degli adulatori del pagliaccio di turno sul palcoscenico della Casa Bianca le consenta di brillare di luce riflessa. Il problema è che, nella vicenda del fasullo accordo di pace a Gaza, lo stesso Trump ha parassitato un’operazione di pubbliche relazioni promossa da Erdogan. Il presidente turco doveva far dimenticare la figuraccia rimediata qualche settimana prima, a causa dell’accordo militare tra Arabia Saudita e Pakistan, il cui messaggio sottostante era appunto che la Turchia non è una potenza in grado di tenere a bada Israele. Queste operazioni di pubbliche relazioni hanno ovviamente il fiato cortissimo, infatti Netanyahu ha già ricominciato a bombardare ed affamare la popolazione di Gaza. Nessun osservatore realista aveva preso sul serio la “pace di Trump”, ma molti ritenevano che, prima di riprendere il genocidio, Netanyahu avrebbe concesso a Trump almeno una quindicina di giorni per pavoneggiarsi ed allestire una nuova distrazione per i media (come la prossima messinscena a Budapest), in modo da rimettere Gaza in secondo piano. Si constata invece che Trump non è rispettato nemmeno come clown.
Il punto è che attualmente le varie “leadership” rientrano un po’ tutte nel novero delle pubbliche relazioni, cioè si tratta di fintocrazie che rappresentano l’epifenomeno di un processo generale che andrebbe comunque avanti per puro automatismo; con il “pilota automatico”, come diceva Draghi. Una fase politica non si valuta in base alle differenze di facciata tra i cosiddetti “leader”; e nemmeno sulle differenze esteriori tra i presunti “leader” e le rispettive “opposizioni”, o sedicenti tali. Secondo la narrativa mediatica la Meloni e Macron si detestano; ma si tratta di un dettaglio che, persino se fosse vero, sarebbe irrilevante. I due fanno infatti la stessa politica economica, di marca UE/FMI, cioè il trasferimento del carico fiscale dall’imposizione diretta a quella indiretta, tramite l’aumento dell’IVA e delle accise.
Spostare la tassazione dal reddito ai consumi significa gravare maggiormente sul contribuente povero, quello che non ha la possibilità di scaricare le maggiori spese su qualcun altro. Ma il trasferimento di reddito dai poveri ai ricchi segue anche la strada dei sussidi governativi. Un articolo di “Le Monde” di qualche tempo fa, ripreso di recente anche da altre testate, osservava che, con l’arrivo di Macron alla presidenza, le imprese francesi avevano visto aumentare a dismisura i sussidi governativi, peraltro già cospicui anche con le amministrazioni precedenti. Da un lato ovunque si taglia il welfare per la popolazione, mentre dall’altro lato si rimpingua il welfare per le imprese; ed è appunto il welfare ad uso dei ricchi che sta mandando in rovina il bilancio dello Stato, e tutto ciò senza neppure chiedere alle imprese delle precise contropartite per tutti questi aiuti. L’articolo di “Le Monde” si chiedeva che fine abbiano fatto il liberismo ed il neoliberismo; magari un’anima pietosa prima o poi rivelerà ai redattori di “Le Monde” che il liberismo è come Babbo Natale, cioè non esiste e non è mai esistito.

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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


14/11/2025 @ 21:57:20
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