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"Ridurre l'anarchismo alla nozione di "autogoverno", significa depotenziarlo come critica sociale e come alternativa sociale, che consistono nella demistificazione della funzione di governo, individuata come fattore di disordine."

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Di comidad (del 03/10/2024 @ 00:05:08, in Commentario 2024, linkato 5313 volte)
In questi ultimi decenni è cresciuta, anche negli ambienti più insospettabili, l’insofferenza verso la cosiddetta “sinistra”, ritenuta foriera di pulsioni totalitarie. Sebbene le motivazioni di tanta insofferenza siano perfettamente comprensibili e condivisibili, l’approccio al problema appare invece completamente fuorviante. Per quanto l’astio tra “destra” e “sinistra” sia autentico e sincero, addirittura parossistico, ciò non toglie che le due sponde opposte facciano insieme sistema, o gioco delle parti, poiché si avviano dalle stesse premesse, cioè dalle stesse gerarchie antropologiche. La mitologia di destra si basa sul culto della forza, magari ribattezzata eufemisticamente “merito”, che andrebbe lasciata libera di esprimersi anche a scapito dei deboli, ma in definitiva a loro vantaggio, poiché ne verrebbero indirizzati e disciplinati. La “sinistra” pretenderebbe invece di porre alla “forza” dei limiti morali, da imporre attraverso la legge o l’educazione, o entrambe. La diatriba tra liberismo e socialismo si appunta su questo schema, che comunque non scalfisce il mito della “forza”.
Il successo delle fiabe pseudo-economiche “neoliberiste” di Milton Friedman è stato dovuto alla loro completa aderenza a questo schema mitologico. Stranamente (ma neanche tanto) i più accaniti “bevitori” delle dottrine neoliberiste stanno proprio a “sinistra”, dove si prende sul serio ogni sillaba di Friedman, in modo da potersene scandalizzare. A “sinistra” è bersaglio di particolare indignazione morale la tesi di Friedman secondo la quale l’impresa è responsabile solo verso i suoi azionisti e quindi non verso la società. Il problema di questa affermazione non consiste nel suo irresponsabile egoismo e nella sua immoralità, ma semplicemente nel fatto che non ha nessuna attinenza con la pratica effettiva delle imprese quotate in Borsa. Nessuna bolla azionaria crea valore di per sé, bisogna riempirla con qualcosa; tanto per cominciare si diminuiscono le tasse per le imprese, e il vuoto nel bilancio lo si copre aumentando le tasse sui consumi. Anche Reagan, come già la Thatcher, era andato al potere promettendo una diminuzione delle tasse; in realtà le ha diminuite solo ai ricchi, mentre anche lui, come già la Thatcher, ai poveri ha regalato un aumento delle tasse sulla benzina. La mitologia di Friedman afferma che l’inflazione sarebbe dovuta alla troppa moneta che si appunta su troppo pochi beni, e si dimentica dell’effetto inflazionistico delle tasse sui consumi; così quando l’inflazione sale i governi hanno il pretesto per tagliare i salari. A “sinistra” che si fa? Si smaschera la falsa retorica anti-fiscale della destra? Per niente; al contrario, si fa l’elogio delle tasse. Gioco delle parti.
Ronald Reagan ce l’aveva a morte con quei poveri che egli chiamava gli scrocconi del welfare, ma non ha mai detto niente contro il welfare a favore delle aziende, cioè l’assistenzialismo per ricchi. Negli Stati Uniti poco meno di mille aziende avevano ricevuto nel 2014 oltre cento miliardi in sussidi. Un miliardo era andato ad un’azienda di Warren Buffet, che è diventato un idolo della sinistra perché ha chiesto un aumento delle tasse. Intanto avrebbe dovuto cominciare a restituire quel miliardo. La Meloni si adegua al trend: dice che toglie il reddito di cittadinanza perché non vuole buttare i soldi dalla finestra, ma decide di darli alle imprese “perché così assumono”. Vabbè.

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Di comidad (del 26/09/2024 @ 00:09:21, in Commentario 2024, linkato 6194 volte)
Ognuno ha il sacrosanto diritto di considerarsi indispensabile; anzi, di ritenersi il compimento della Creazione. Allo stesso modo ogni civiltà tenderà a concepire se stessa come il fine della Storia e come il senso del destino umano. Il ridicolo comincia semmai quando ti aspetti che gli altri te lo riconoscano e magari recrimini pure sull’altrui ingratitudine. Ciò spiega l’ involontario effetto comico dell’ultima fatica letteraria del giornalista statunitense Federico Rampini, il quale rimprovera il mondo di essere troppo restio a precipitarsi a baciare la terra dove cammina il Sacro Occidente.
D’altra parte occorre diffidare di ogni tentativo di trascinarci a discutere dei massimi sistemi o a trattare di soggetti generici, privi di indirizzo e di numero di telefono, come appunto il mitico “Occidente”. Finisce altrimenti come ai tempi della signora Thatcher, la quale distraeva e abbindolava l’opinione pubblica con sortite da filosofastra come il suo famoso motto secondo cui “la società non esiste”. Da un primo ministro non bisogna accettare che ci faccia la lezione di metafisica ma che ci dica dove andrà a prendere i soldi. Se non ci si fosse fatti fuorviare dagli slogan vuoti, si sarebbe appuntata l’attenzione sul fatto che la Thatcher rinnegava le promesse elettorali e, mentre riduceva le tasse ai ricchi, le aumentava a dismisura ai poveri spostando la leva del fisco su tutti i consumi di prima necessità ed in particolare sui carburanti.
Esiste un genere letterario del falso proverbio cinese, e ce n’è uno che fa al caso nostro: quando indichi la Luna l’uomo sciocco guarda il dito, mentre l’uomo saggio guarda cosa stai facendo con l’altra mano. In ogni caso la Luna, ovvero l’Occidente, non c’entra niente. E cos’è che c’entra? Ce lo spiegava nel 2013 un certo Federico Rampini in un articolo su “la Repubblica”, nel quale contestava all’allora ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, di aver fatto da testimonial in uno spot della Lockheed Martin per promuovere il caccia F-35. Lo slogan pubblicitario recitato da Mauro era “se vuoi amare la pace, devi armare la pace, l’F-35 lo fa”. In realtà, secondo quanto riferito da Rampini, dal punto di vista tecnologico il nuovo caccia di Lockheed Martin aveva presentato numerosi problemi, mentre i costi di produzione e di gestione erano cresciuti già del 70%. Rampini rilevava anche che i soli clienti di Lockheed Martin sono i governi, i quali si fanno coinvolgere nella promozione mediatica del business della super-arma di turno enfatizzandone le presunte ricadute tecnologiche. L’anno successivo nella trasmissione “Servizio Pubblico” Rampini rincarava la dose e, partendo proprio dalla vicenda degli F-35, spiegava come la lobby delle armi cercasse di condizionare la politica e il giornalismo.

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Di comidad (del 19/09/2024 @ 00:09:53, in Commentario 2024, linkato 5800 volte)
Qualcuno ricorderà il Matteo Salvini in veste di squadrista mediatico che, alla testa di una banda di giornalisti come lui, andava a citofonare ad un presunto spacciatore. Per quel gesto Salvini non ha avuto conseguenze giudiziarie. L’unica obiezione che tempo dopo i magistrati gli mossero fu di aver ostacolato le indagini dando modo con quel clamore di trasferire la droga da un posto all’altro. E che fine fa la dignità della persona, criminale o meno che sia? E non conta niente l’aver istigato altri a commettere analoghe molestie?
Anche giuristi pronti a stigmatizzare il comportamento di Salvini esortarono però a non lasciarsi andare al “toto-reati”. Si può capire l’opportunità di tanta indulgenza, dato che lo squadrismo mediatico verso i deboli fa sempre comodo al potere: lo si è visto in epoca psicopandemica, quando la figura del giornalista/provocatore tornava utile per ridicolizzare i cosiddetti “negazionisti” e “no-vax”. In base alla Costituzione si potrebbe privare un cittadino della libertà ma non della dignità, quindi torturare e umiliare non sarebbe ammesso; ma questa è la fiaba per l’intrattenimento, mentre nella pratica reale del potere la privazione della dignità della persona è la premessa indispensabile per estorcere la disposizione servile a sottoporsi a forche caudine come la mascherina e il green pass. Per questo motivo lo squadrismo mediatico è trasversale alla destra ed alla sinistra, cambiano solo i bersagli, per cui Salvini ha i suoi e Fanpage ne ha altri.
Il Salvini giornalista/squadrista mediatico l’ha passata liscia in nome dell’interesse superiore; mentre il Salvini ministro degli Interni sembrerebbe non aver avuto altrettanta fortuna nella vicenda della nave dell’ONG Open Arms. Oggi infatti Salvini si ritrova rinviato a giudizio addirittura per sequestro di persona. Si tratta di un’occasione irripetibile per allestire una bella pantomima tra destra e sinistra. La destra invoca la “difesa dei confini”, mentre la sinistra si appella ai “diritti umani” che devono prevalere sulla “sovranità”, come dice il pubblico ministero in persona nel rinvio a giudizio di Salvini. Ovviamente è tutto fumo. L’opinione pubblica si fa trascinare nel talk-show e si appassiona al falso dilemma ideologico, perdendo di vista il fatto che in ogni caso si apre uno spazio enorme per l’arbitrio del potere. Il meglio che la magistratura ha saputo opporre al vittimismo di Salvini è stato il solito mantra liberale della legge uguale per tutti. Ma il problema è che la legge non è uguale a se stessa, le si può far dire ciò che si vuole, anche il contrario di quello che c’è scritto. La liberaldemocrazia ha realizzato la perfetta autocrazia, la totale autoreferenzialità ed estemporaneità del potere.

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Di comidad (del 12/09/2024 @ 00:08:27, in Commentario 2024, linkato 6264 volte)
Ci sono persone con le quali è impossibile interloquire, poiché si teme quasi di intromettersi nel loro monologo interiore o di turbare i loro flussi di coscienza. Ma il picco della capacità di cantarsela e suonarsela da soli va riconosciuto certamente alla propaganda USA/NATO, che ha toccato le vette della poesia simbolista con la storia del superamento delle presunte “linee rosse” della Russia e della altrettanto presunta incapacità di reagire da parte del Cremlino. Si trattava in realtà di “linee rosse” tracciate dallo stesso presidente Biden due anni e mezzo fa, come ad esempio l’invio dei caccia F-16 a Kiev, escluso ancora un anno fa.
C’è anche da dubitare della tesi secondo cui il controllo dell’escalation sarebbe un monopolio esclusivo degli USA e della NATO. L’attacco missilistico russo della scorsa settimana al centro di formazione militare di Poltava rappresenta oggettivamente un’escalation, poiché si è selezionato un obiettivo militare all’interno di un’area civile densamente abitata, sapendo inoltre che almeno una parte degli istruttori colpiti non sarebbero stati ucraini ma di provenienza di paesi NATO. C’è stata la “coincidenza” che immediatamente dopo l’attacco arrivassero le dimissioni del ministro degli Esteri svedese Tobias Billström, la cui opera era stata determinante nel trascinare la Svezia a tutti gli effetti nella NATO, mentre sino a tre anni fa Stoccolma, pur partecipando dal 1995 a tutte le esercitazioni militari dell’alleanza, non aveva mai chiesto di formalizzare l’adesione. Billström si è dimesso dal governo e persino dal parlamento; ovviamente lo ha fatto per motivi del tutto personali, perché innamorato oppure per l’improvvisa vocazione di diventare figlio dei fiori. Nessuno nel governo svedese però gli ha fatto notare che i tempi di quelle dimissioni avrebbero dato adito alla supposizione che vi fossero degli svedesi tra le vittime dell’attacco a Poltava. Rassegnare le dimissioni con una tempistica così inopportuna avrebbe un senso solo se la testa di Billström fosse stata reclamata da poteri interni alla Svezia, talmente infuriati con lui da non essere disposti ad accettare dilazioni. In base ad indizi si è ipotizzato che nel massacro di Poltava fossero stati coinvolti anche ingegneri della Saab, come a dire la Leonardo svedese. Un’eventualità del genere significherebbe per la Saab una prospettiva di caduta delle capacità progettuali e produttive. Gli ingegneri non sono come i papi: morto uno non è facile farne un altro. L’ipotesi del coinvolgimento di personale Saab nel massacro di Poltava è stata formulata da Giuseppe Gagliano, che è presidente dell’Istituto Studi Strategici “Carlo De Cristoforis”, nella cui dirigenza vi sono anche i generali Fernando Termentini e Carlo Jean.

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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


06/10/2024 @ 22:21:23
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