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LA MEMORIA DI PINELLI E LE AMBIGUITÀ DELL'ANTIFASCISMO
Di comidad (del 23/03/2006 @ 17:49:50, in Commentario 2006, linkato 1237 volte)
La giunta comunale di Milano ha rimosso da Piazza Fontana la targa alla memoria di Giuseppe Pinelli. Non è il primo attacco alla sua memoria che si è verificato in questi anni. Basti pensare alle dichiarazioni di Craxi di circa quindici anni fa, in cui venivano lanciate insinuazioni del tutto prive di senso circa un coinvolgimento dello stesso Pinelli nell'attentato di Piazza Fontana. Stavolta, però, si è andati oltre il mero esercizio d'opinione, andando a toccare un simbolo materiale della memoria di Pinelli. Il problema è che non è affatto vero che la giunta di destra si trovasse nel suo pieno diritto quando ha ritenuto di rimuovere la targa. C'erano, invece, tutti gli estremi per una vertenza legale.
È proprio questo il punto. Dov'era la sinistra "legalitaria" in questi giorni? Dov'erano i "democratici e antifascisti" che hanno eretto la targa? Si trovavano impegnati in altre priorità. Dovevano difendere l'onore non di un innocente assassinato, bensì di un esponente di Confindustria sbertucciato dal Presidente del Consiglio in carica. Dapprima la sinistra istituzionale si è appropriata della memoria dell'anarchico Pinelli, facendone un'icona legalitaria, ora però lascia gli anarchici soli a difendere quell'icona dagli attacchi della destra. La stessa cosa è avvenuta recentemente anche con le figure di Sacco e Vanzetti, quando la stampa statunitense di destra ha lanciato una campagna a proposito di inconsistenti "prove" circa la colpevolezza dei due anarchici italiani condannati alla sedia elettrica. Anche in quel caso non vi sono state significative reazioni, se non da parte di uno scrittore di prestigio, ma politicamente isolato, come l'americano Kurt Vonnegut.
Creare un'icona solo per esporla all'iconoclastia, costituisce un gesto ambiguo, significa depotenziare una figura del suo vero significato, rendendola così più vulnerabile alla propaganda avversaria. Il fatto è che l'antifascismo non può non risultare ambiguo, in quanto ambigua è la democrazia stessa. L'antifascismo di facciata - di cui ha dato un altro esempio in questi giorni il sindaco di Bologna Cofferati -, cerca ancora di accreditare l'esistenza di una incolmabile distanza morale tra fascismo e democrazia. Ma il fascismo non costituisce una anti-democrazia, esso è una latenza del regime democratico, un suo "doppio" complementare, che convive al suo interno.
Lo Stato di Diritto è intermittente, c'è qualche volta, ma può essere sospeso in ogni momento, ed è esattamente ciò che la vicenda di Pinelli - ucciso negli uffici della Questura di Milano - ha dimostrato.
Comidad, 23 marzo 2006