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Processare per destabilizzare
Di comidad (del 25/10/2005 @ 21:21:53, in Commentario 2005, linkato 1200 volte)
Non sono mancati in questi giorni i commentatori che, a volte con ironia, hanno espresso perplessità nei confronti del processo contro Saddam Hussein. Si è fatto notare l'assurdo giuridico di un processo che non prevede l'eventualità della assoluzione dell'imputato. Si è detto anche che il processo rischia di attizzare gli odi etnici in Iraq, e persino di mettere in evidenza le responsabilità della CIA, e di Bush padre, nel sostenere il governo di Saddam Hussein.
Questi commenti hanno un loro fondamento, ma non tengono conto del fatto che la finta ingenuità costituisce, da sempre, un elemento essenziale della propaganda statunitense. Bush ha già dichiarato che le truppe americane potranno andarsene dall'Iraq quando questo sarà pacificato. Questa dichiarazione ha un significato preciso: l'Iraq non deve essere pacificato ed anzi la guerra civile - aperta o strisciante - tra le varie etnie deve essere mantenuta viva, ciò per giustificare un'occupazione militare statunitense a tempo indeterminato.
Ciò che nella propaganda statunitense sembra ingenuità, o rozzo idealismo, costituisce in realtà un tipo di comunicazione che ha lo scopo di creare sconcerto, confusione e insicurezza in coloro a cui la comunicazione è diretta. Il corrispettivo politico della confusione comunicativa è la destabilizzazione permanente, necessaria per legittimare ogni sorta di interventismo militare.
Confusione-destabilizzazione-aggressione: questi sono i tre fondamenti di una politica colonialistica. Per questo motivo Bush figlio non ha nessuna difficoltà a far sì che vengano messe in piazza le responsabilità di Bush padre nel sostegno a Saddam. Anche gli "errori passati" sono, infatti, un ottimo alibi per le aggressioni presenti e future: se è stato un errore aver appoggiato Saddam prima, allora è giusto averlo abbattuto dopo.
È il modello di un dominio arbitrario, che non si lascia prendere le misure, né dal punto di vista legale, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista comunicativo.
Comidad, Napoli 25 ottobre 2005