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IN AFGHANISTAN L’ITALIA MASSACRA CIVILI E LA PROPRIA DIGNITÀ
Di comidad (del 14/05/2009 @ 01:46:43, in Commentario 2009, linkato 1383 volte)
Una notizia che è stata poco evidenziata dai media in questi ultimi giorni, riguarda la rottura tra gli Stati Uniti ed il governo Karzai, che pure gli stessi USA avevano imposto come un proprio fantoccio. L’occasione della rottura è stata l’ennesima strage di civili afgani perpetrata dall’aviazione USA, con il consueto alibi degli “scudi umani”. Karzai ha consentito agli studenti afgani di manifestare contro la strategia della NATO, ed ha sostanziato ulteriormente la sua posizione attraverso una propria nota di protesta, di durezza inusitata.
Le lamentele di Karzai per le vittime civili non costituiscono in sé una novità, ma il tono è ora decisamente cambiato, a dimostrazione che gli USA non controllano più completamente il loro fantoccio, che è stato costretto a fare i conti con una pressione popolare crescente contro l’occupazione NATO.
La resistenza afgana - etichettata in modo sommario dai media come “Talebani”- ha indubbiamente messo in crisi l’occupazione e forse Karzai pensa già a come salvarsi la pelle quando la sconfitta della NATO sarà del tutto maturata. C’è però anche da rilevare che l’opposizione all’occupazione riguarda adesso anche le etnie afgane che sinora avevano accettato l’alleanza con gli USA, ed il fatto non può non essere posto in collegamento con la radicalizzazione della strategia anti-civili messa in atto dalla NATO.
In questa radicalizzazione va fatto probabilmente rientrare anche l’episodio della ragazzina afgana assassinata pochi giorni fa dai militari italiani. Non è stato neppure necessario per i comandi italiani di ordinare esplicitamente ai propri militari di sparare sui civili, ma è bastato imporre delle regole di ingaggio tali da ottenere lo stesso risultato, cioè sparare a vista su tutto ciò che si muove. È significativo che anche nella vicenda ragazzina assassinata, le autorità afgane non abbiano offerto nessuna copertura agli occupanti, ed abbiano presentato i fatti per quello che erano, facendo crollare la retorica umanitaria con cui il ministro Frattini tenta inutilmente di mistificare la presenza militare italiana nell’avventura coloniale in Afghanistan.
È evidente che la NATO sta da tempo cercando di “ripulire” vaste zone dell’Afghanistan non soltanto dalla resistenza, ma anche dai semplici civili inermi. L’evoluzione della strategia militare corrisponde ad una evoluzione della strategia affaristica della NATO.
Il primo obiettivo della NATO è chiaramente quello di giungere al monopolio assoluto della produzione e del traffico dell’oppio, che costituisce l’affare di base con cui pagare anche la rete di oleodotti che deve attraversare l’Afghanistan. La colonizzazione dell’Afghanistan è giunta dunque alla sua fase cruciale, cioè la “bonifica” del territorio dalla popolazione autoctona, spingendo i civili alla fuga, e quando non si lasciano convincere, arrivando allo sterminio diretto.
I gruppi etnici afgani finora alleati della NATO si sono perciò resi conto di essere divenuti anch’essi un bersaglio. Tutto ciò non ha ancora determinato una alleanza alternativa, cioè una riconciliazione con i cosiddetti “Talebani” in vista di una lotta comune contro l’occupante. Karzai e gli altri capi-tribù stanno cercando ancora di contrattare con l’occupante, sperando forse di trovare interlocutori all’interno dello schieramento NATO che gli consentano di mettere in difficoltà la strategia di sterminio imposta dagli Stati Uniti. Se la speranza di Karzai e dei suoi amici era questa, la risposta italiana è già arrivata ed è stata eloquente, e cioè il totale allineamento dei militari italiani alla strategia USA. I reparti italiani sono restii ad impegnarsi in combattimento aperto, poiché non si fidano della copertura aerea USA (e come potrebbero, dopo i bombardamenti subiti dai militari britannici in Iraq da parte del “fuoco amico” americano?). D’altra parte queste furberie non implicano una contestazione della strategia USA, che viene seguita dai militari italiani quando ciò non comporti rischi per la propria incolumità, come si è visto quando si è trattato di sparare all’impazzata su una famigliola che si recava ad un matrimonio.
In questi giorni in Afghanistan non sta sprofondando solo l’immagine dell’Italia, ma anche la sua residua dignità. Grazie, Frattini.