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LA BASE USA PRIMA INQUINA E POI TI ACCUSA
Di comidad (del 20/08/2009 @ 01:55:05, in Commentario 2009, linkato 2126 volte)
La notizia riportata da alcuni giornali il 14 agosto, è che undici - secondo altri diciassette - famiglie di militari della Marina americana lasceranno le loro case in fitto a Casal di Principe, in provincia di Caserta, poiché, secondo rilevamenti effettuati dalle stesse autorità militari statunitensi, l’acqua del luogo sarebbe inquinata. Le autorità militari statunitensi non avrebbero ritenuto adeguati i controlli fatti effettuare a sua volta dal sindaco di Casal di Principe, perciò la decisione è risultata definitiva.
La notizia che alcuni militari americani se ne vadano, non è di quelle che muovono alle lacrime, ma in tutta la rappresentazione proposta dai giornali c’è qualcosa di sbagliato, che lascia intravedere qualcos’altro.
Che i militari americani eseguano in prima persona dei loro controlli sulle acque del luogo è plausibile, poiché, notoriamente, fanno il comodo loro ovunque si insedino; ma ciò che risulta strano è che il loro interlocutore in queste faccende sia un sindaco e non il governo. Ancora più strano è che su questioni militari si apra poi un confronto pubblico, quando i militari americani potevano semplicemente andarsene senza fornire spiegazioni, dato che le autorità militari non soltanto non sono tenute a dare chiarimenti sulle loro scelte, ma, in base ai loro regolamenti, non li devono proprio dare.
Si è quindi di fronte ad una vera e propria ingerenza da parte degli Stati Uniti negli affari interni di un Paese “alleato” - in realtà colonizzato -, di un Paese “ospitante” - in realtà occupato - ; ma non consiste neppure in questo l’aspetto eclatante, ma nel fatto che tale ingerenza venga operata in modo palese, chiassoso e plateale, senza che ciò susciti reazioni ufficiali da parte del governo italiano.
È evidente che ci troviamo in una di quelle situazioni in cui il colpevole si crea un alibi recitando la parte dell’accusatore, ed anche della vittima. Che in Campania ci sia un inquinamento delle falde acquifere, i militari americani non lo hanno scoperto tramite i loro controlli, ma semplicemente perché sono proprio le loro basi la principale fonte di rifiuti tossici della regione. Non a caso, il governo Berlusconi è stato costretto dalla NATO a porre sotto segreto militare, con la Legge 123/2008, tutta la gestione dei rifiuti in Campania; per cui, ora in Campania, chiunque si avvicini ad una discarica o ad un inceneritore, incorre nelle sanzioni dell’articolo 682 del Codice Penale.
In questa vicenda dell’addio a Casal di Principe, vi sono anche indizi di prove tecniche di guerra psicologica, quella che i tecnici statunitensi del settore chiamano “psywar”. Per la prima volta dopo molti anni, le autorità militari statunitensi cominciano a relazionarsi esplicitamente come una forza di occupazione, saltando la mediazione governativa e intrattenendo pubblici rapporti con le amministrazioni locali. Il tutto viene fatto passare in modo inavvertito, come normalità, in modo da creare precedenti e abitudine.
Ci sono molti segnali che lo Stato italiano così com’è, sia in via di liquidazione, in vista della balcanizzazione, cioè della formazione di repubblichette “indipendenti” - delle Basi Nato Republic -, che costituiscano la facciata per la presenza di basi militari USA, con traffici illegali annessi; ivi compresi i traffici e lo smaltimento illegale di scorie militari, nucleari e industriali. Insomma, un’Italia ridotta a tanti piccoli Kosovo.
All’opinione pubblica italiana è stato celato che in effetti un progetto del genere era già in atto da parte anglo-americana nel 1943, e fallì per l’intervento di Stalin.
Il 14 marzo 1944 - una data fatidica, che però oggi non dice niente a nessuno - pervenne al Regno del Sud il primo riconoscimento diplomatico dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, allorché il governo Badoglio aveva accettato la resa senza condizioni nei confronti degli Anglo-Americani. Questo primo riconoscimento, con tanto di scambio di ambasciatori, pervenne al Regno da parte dell’Unione Sovietica.
Sino a quel momento, in base alle clausole dell’armistizio - rimaste segrete -, l’Italia doveva considerarsi come territorio occupato, puro e semplice; perciò Stato e governo dovevano considerarsi senza più personalità giuridica propria, ma come mere cinghie di trasmissione degli occupanti.
Stalin capì che ciò preludeva ad una suddivisione dell’Italia in staterelli minori, più gestibili dalle forze di occupazione anglo-americane. In Sicilia era già pronto un movimento indipendentista, il MIS.
Di tutto questo il CLN non aveva ancora recepito nulla, poiché non sapeva nulla neanche del contenuto del documento di armistizio, e inoltre si baloccava con la leggenda di una “Carta Atlantica”, firmata dagli Alleati; un documento mitico che, secondo le dicerie propagandistiche, avrebbe garantito l’integrità degli Stati, e dei loro confini, nei termini prebellici. Soltanto nel 1945, poco prima di morire, il presidente USA Roosevelt si decise a rivelare che, in realtà, non era mai esistito alcun documento del genere. La sconcertante rivelazione però non diminuì per nulla la popolarità di Roosevelt, e neppure incrinò il mito degli Americani “liberatori”; così come, probabilmente, oggi non creerà particolare delusione negli adoratori di Obama la sua rivelazione che la promessa dell’istituzione di una sanità pubblica negli USA fosse tutto uno scherzo.
L’episodio del riconoscimento dello Stato italiano da parte dell’URSS, venne quasi immediatamente banalizzato e occultato dalla propaganda ufficiale, presentandolo come una questione interna all’Italia, e diventò la “svolta di Salerno”, in cui il segretario comunista Togliatti accettava di collaborare col re e con Badoglio. Per come la mise Togliatti, il tutto davvero si risolse, in politica interna, in una mera svolta a destra del PCI, il quale, col solito autolesionismo, tacque sulla decisiva importanza del gesto diplomatico di Stalin. Se ne accorsero perciò, con disappunto, solo quelli della Repubblica Sociale, la quale, sino a quel momento, era l’unico Stato italiano a poter vantare dei riconoscimenti diplomatici.
In realtà Stalin aveva rotto le uova nel paniere agli Anglo-Americani, poiché, con il suo riconoscimento diplomatico, aveva resuscitato uno Stato italiano seppellito dalle clausole dell’armistizio, liquidando così i progetti separatistici nati in funzione dell’occupazione militare statunitense.
La questione delle basi militari americane costituisce il segnale che svela il carattere pretestuoso e provocatorio dei progetti separatistici tipo Lega Nord. Si vuole una Padania indipendente da Roma ladrona e dal Sud-zavorra, ma non dall’occupazione militare della NATO; cosa che suggerisce che si tratti di un indipendentismo funzionale agli interessi della stessa NATO.
Del resto basta vedere chi siano i veri ideologi del gruppo dirigente della Lega Nord. Ad esempio, dove ha preso Bossi la proposta delle gabbie salariali per il Sud?
L’ha presa da una vecchia intervista di Edward Luttwak, tecnico statunitense di psywar. In questa intervista, che circola ancora su internet, Luttwak, dopo essersi profuso in elogi sperticati e subdoli sulle mirabolanti virtù dei Meridionali e sull’eccezionale potenziale di sviluppo del Sud, alla fine arriva al sodo, cioè alla proposta di salari più bassi per i lavoratori meridionali, in modo da favorire gli investimenti.
È l’eterna storia del corvo e della volpe, narrata da Esopo; in cui la volpe riesce a far mollare al corvo il pezzo di formaggio che ha nel becco chiedendogli di ascoltare la sua bellissima voce. È segno che, per gli USA, nel Sud indigente c’è ancora qualche pezzo di formaggio da rubare.