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LA RELIGIONE DEI PATRIMONI IMMOBILIARI
Di comidad (del 11/03/2010 @ 00:25:16, in Commentario 2010, linkato 2206 volte)
L’ultimo scandalo di clero-pedofilia in Germania ha coinvolto direttamente la famiglia del papa. Per la precisione, i casi di abuso sessuale su minori su cui si indaga, riguarderebbero fatti avvenuti tra gli anni ’50 e gli anni ’70, periodo in cui il fratello di Ratzinger non dirigeva il famoso coro di Ratisbona; ma l’effetto di risonanza mediatica dell’associazione, anche indiretta, del cognome di Ratzinger alla pedofilia è stato comunque raggiunto.
La perplessità più ovvia riguarda i tempi di maturazione dello scandalo: quaranta o cinquanta anni sembrano un po’ troppi per pensare ad un bubbone che scoppi improvvisamente. Insomma, ci si deve chiedere come mai l’acqua calda non sia stata scoperta un po’ prima, magari quando la propaganda dei media occidentali ci narrava degli eroici preti cattolici che si battevano per la libertà religiosa contro i regimi comunisti e materialisti dell’Est Europa. Nel 1973 Hollywood lanciò l'icona accattivante del prete esorcista, un riferimento subliminale al vero diavolo da esorcizzare dal corpo dell'Europa, cioè il comunismo.
Alcuni hanno notato che i primi clamorosi scandali di clero-pedofilia sono scoppiati in seguito all’opposizione da parte del Vaticano nei confronti dell’invasione statunitense dell’Iraq del 2003, ma il feeling dei media nei confronti della Chiesa Cattolica - tolta la parentesi della morte di Woytila - era in realtà già finito. L’ultima grande stagione mistica dei media “occidentali” era andata infatti a coincidere con la guerra in Jugoslavia, quando papa Woytila si impegnò a fomentare l’odio fra i Croati cattolici ed i Serbi ortodossi. In quel periodo fu anche allestita in Croazia, ad opera dei servizi segreti tedeschi, la indegna pagliacciata delle apparizioni della madonna di Medjugorie, un evento che, per la grossolanità della messinscena, ha determinato anche l’imbarazzo di alcuni settori del clero cattolico.
Ma la caduta dei regimi del “socialismo reale” ha immediatamente aperto la questione della ri-privatizzazione dei beni immobili acquisiti dal Demanio dello Stato. In Paesi come la Polonia, l’Ungheria, la Cekia e la Slovacchia, gli antichi titoli di proprietà immobiliare che la Chiesa Cattolica può vantare, aprono praticamente un pozzo senza fondo, nel quale si può mettere mano ad una ricchezza illimitata, costituita da terreni ed edifici, ma anche da migliaia e migliaia di appartamenti e botteghe. Molti edifici e impianti industriali costruiti durante il socialismo reale sono sorti su terreni originariamente di proprietà di ordini religiosi e curie vescovili, ed anche su quelli la Chiesa potrebbe accampare dei diritti di proprietà. In base a quegli antichi titoli di proprietà, la Chiesa Cattolica potrebbe quindi ridiventare padrona di circa la metà dei beni immobili dell’Europa dell’Est, e ciò in base all’incontrovertibile dato giuridico e storico che la Chiesa padrona era stata la più danneggiata dalla collettivizzazione operata dai regimi del cosiddetto socialismo reale. Il problema è che nell’Europa dell’Est sono arrivate le multinazionali dell’Ovest, le quali non sono disposte a stare a guardare mentre la Chiesa Cattolica si riprende tutto quel ben di dio. Da decenni nell’Europa dell’Est si svolge perciò un estenuante contenzioso tra la Chiesa e le multinazionali - spesso collegate ad organizzazioni sioniste - sulle privatizzazioni dei patrimoni immobiliari dello Stato; e, come nella guerra del ’14-’18, si combatte metro per metro. Gli scandali di clero-pedofilia costituiscono appunto una delle armi adoperate dalle multinazionali per ammorbidire le pretese della Chiesa Cattolica nei Paesi dell'Est, ma anche dell'Ovest. In Irlanda, dove la Chiesa Cattolica è padrona di un patrimonio immobiliare sterminato, che è di ostacolo all’espansione delle proprietà delle multinazionali, sono stati tirati fuori, per pura coincidenza, vecchi casi di clero-pedofilia che sembravano morti e sepolti.
La Chiesa Cattolica è divenuta inutile per combattere un nemico comunista che ormai non c’è più, ed ora il cosiddetto “Occidente” - lo pseudonimo preferito dalle multinazionali - scorge nei preti solo degli avidi e fastidiosi concorrenti nella corsa al saccheggio dei beni immobili; beni che costituiscono una ricchezza reale, particolarmente importante in un periodo di crisi di liquidità finanziaria. Una serie di procedimenti giudiziari per pedofilia, con le annesse cause civili per risarcimento danni, costituisce uno strumento di pressione efficace per indurre i vescovi e gli ordini religiosi a ridurre al minimo le loro pretese.
La proprietà immobiliare per la Chiesa Cattolica è ben più che un semplice accessorio mondano, ma costituisce un vero dogma di fede. Le prime condanne della Chiesa verso il comunismo furono proclamate quando questa dottrina non si era ancora pronunciata per il materialismo e l’ateismo, e riguardavano per l’appunto la questione della proprietà privata, considerata dalla Chiesa un diritto irrinunciabile. E non ci si riferisce alla proprietà privata “soft”, come la casetta e il campicello, ma alla proprietà privata “hard”, cioè i patrimoni immobiliari. Quindi i comunisti cristiani, come Fra Dolcino nel '300, furono i primi ad essere colpiti da anatema in quanto “eretici”, sebbene non attribuissero un carattere religioso al comunismo in quanto tale. La condanna del comunismo fu ribadita dalla Chiesa negli stessi termini anche nei primi anni dell'800, molto prima del marxismo: ancora una volta il bersaglio della condanna ecclesiastica era rappresentato perciò non dal materialismo, ma dalla violazione del diritto alla ricchezza immobiliare.
Si dice spesso - a sproposito - che il comunismo sia una religione, ma, in effetti nessun comunista ha mai preteso di formalizzare il comunismo in questo senso; semmai si è teorizzato, e parecchio a vanvera, di religione dell’Uomo. Al contrario, è la proprietà privata ad avvalersi di una vera e propria santificazione nell'ambito della dottrina cattolica. Quindi è l'anticomunismo a costituirsi come religione, in quanto culto della sacra proprietà privata. Nel 1963 il governo di centrosinistra tentò di varare una riforma urbanistica che, garantendo la proprietà di case ed edifici, limitava e vincolava la proprietà sui terreni, impedendo la speculazione fondiaria, cioè quell’espediente in base al quale un terreno agricolo può moltiplicare all’infinito il suo valore se diviene edificabile. Il ministro che aveva avviato la riforma, il democristiano Sullo, fu travolto dalle accuse di comunismo ed omosessualità; nel frattempo i ceti medi furono terrorizzati da una menzognera campagna mediatica che annunciava la confisca di tutte le case di abitazione; ed infine, l'anno dopo, i servizi segreti militari allestirono un tentativo di golpe, passato alla Storia come “Piano Solo”.
In quel tentato golpe - poi rientrato dopo il ritiro di ogni velleità di riforma da parte del governo - erano coinvolte anche le principali potenze immobiliari di allora in Italia, cioè la FIAT e il Vaticano. La Chiesa non si ritenne per questo incoerente, dato che la dottrina cattolica proclama il diritto di insurrezione quando siano minacciati i beni della Chiesa stessa. Questo principio era stato invocato dal Vaticano anche nel 1936, per sostenere il colpo di Stato operato da Francisco Franco - grazie alle armi, ai soldi ed alle truppe di Mussolini - contro la Repubblica spagnola.
La Chiesa Cattolica ha anticipato di millenni le leggi ad personam, costruendosi una morale a proprio uso e consumo, per cui, ad esempio, il contrabbando non è considerato peccato - neppure veniale -, dato che i preti lo praticavano sotto la copertura delle immunità ecclesiastiche, in base alle quali giudici e sbirri non potevano entrare nelle proprietà della Chiesa. Ancora adesso il Vaticano è una centrale di contrabbando che elude il fisco dello Stato italiano; anche se questo contrabbando costituisce un’inezia se paragonato a quello che si esercita nelle basi militari USA e NATO, dietro l’immunità garantita dal segreto militare.
Oggi è la NATO, e non più la Chiesa Cattolica, a rappresentare la più grande multinazionale del contrabbando e dei traffici illegali, e questo è uno scandalo di cui nessun organo di "informazione" tratterà mai.
Giorgio Bocca ha pubblicato di recente un libro, “Annus Horribilis”, nel quale, con il pretesto di parlar male di Berlusconi, in realtà denigra come al solito l’Italia e gli Italiani, che sarebbero colpevoli di subire in maggioranza il fascino perverso dell’Uomo di Arcore. In realtà Berlusconi non è in grado di esercitare nessun fascino su chicchessia, e non fa altro che galleggiare sull'onda dell’anticomunismo, che tanti propagandisti - Bocca compreso - hanno trasformato in un senso comune inattaccabile. Ma l’argomento principale di Bocca è che l’Italia non possiede nella sua coscienza collettiva quei valori etici proclamati dalla Riforma Protestante. Tra gli anni ’30 e ’40, Bocca scriveva sul giornale fascista “La Difesa della Razza” e, rispetto ad allora, non ha fatto altro che sostituire il mito della superiore Razza Ariana con il mito protestante. Ariani o protestanti che dir si voglia, per Bocca sono sempre i popoli del Nord a rappresentare la razza superiore.
In effetti i “valori etici” di cui si dimostrò capace la Riforma Protestante, consistettero soltanto nell’abilità da essa dimostrata nel sottrarre alla Chiesa Cattolica i suoi patrimoni immobiliari. Questo grande furto fu sì perpetrato ai danni di altri ladri, ma andò ad esclusivo beneficio dei già ricchi nobili tedeschi. Quando i contadini tedeschi chiesero di partecipare alla spartizione delle terre della Chiesa Cattolica, Martin Lutero pubblicò nel 1525 un libello in cui incitava i nobili a sterminare i contadini, colpevoli secondo lui di violare l’ordine divino. Come si vede, anche la Riforma Protestante ha poco da insegnare in quanto a valori etici, e per essa, come per la Chiesa Cattolica, la vera religione rimane quella dei patrimoni immobiliari.