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IL LOBBYING RICREA IL MONDO A PROPRIA IMMAGINE E SOMIGLIANZA
Di comidad (del 17/01/2013 @ 01:50:44, in Commentario 2013, linkato 2173 volte)
Continua l'effetto sorpresa di un Hollande che si dimostra sempre meno socialista e sempre più guerrafondaio. Ora il presidente francese si è ridotto a fare il vigilante per gli interessi della Total e di altre multinazionali in Mali ed in Somalia. [1]
Il suo pretesto/casus belli del momento è la crociata contro i jihadisti locali; cosa che ha suscitato più di qualche perplessità dato che invece in Siria i jihadisti sembrano andargli più che a genio quando combattono Assad. In un'Italia in piena ubriacatura elettoralistica, potrebbe essere utile riflettere sulle sorti dei programmi elettorali una volta che i candidati siano stati eletti.
L'elettoralismo risulta così euforizzante perché è una forma di pornografia, attiene cioè al desiderio puro, magari con quella dose di squallore che serve a conferire un alone di realismo alla rappresentazione. Ma i desideri, i programmi e le promesse elettorali non sono la realtà, che è invece scandita dalle emergenze. L'emergenza determina un fatto compiuto che azzera ogni impegno precedente, ed a cui ogni altra istanza va sacrificata, come ad un Moloc. Carl Schmitt diceva che è sovrano chi può decidere sullo stato di eccezione. Ma nella democrazia occidentale vige uno stato di emergenza cronica, cioè uno stato di eccezione permanente, l'eccezione diventa la regola. Se il vero sovrano è chi può dichiarare lo stato di emergenza, chi è oggi il sovrano? Chi è in grado di creare le emergenze?
Le multinazionali non spendono un soldo per migliorare la propria immagine pubblica, poiché è ovvio che nessuno prenderebbe sul serio un tale sforzo. Le multinazionali invece spendono moltissimo per creare un'immagine del mondo funzionale ai loro interessi. A questo serve il lobbying, sia palese che occulto.
Il lobbying infatti invade e permea tutta la società e tutte le istituzioni: parlamentari, militari, di "intelligence", di comunicazione e informazione, sino alle ONG per i diritti umani. Una manina alle velleità guerrafondaie di Total e Hollande è arrivata infatti anche da Amnesty International, che il 15 maggio ha pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Mali. L'ONG denunciava le milizie islamiche presenti nel Nord del Paese, come il gruppo di Ansar Eddine, per le conversioni forzate all'Islam ed il reclutamento di bambini-soldato. L'ONG Amnesty International è sovvenzionata dalla rete Open Society Foundations del finanziere George Soros.[2]
Anche la rivista "Jeune Afrique" ha dato il suo contributo, riportando la notizia secondo cui vi sarebbero state manifestazioni violente a Gao, nel Nord del Mali, contro i divieti imposti dalle milizie islamiche sul fumo per strada e sul guardare la TV. Niente di meglio per consentire ad Hollande di presentarsi come un liberatore.
Le bustarelle riguardano l'infanzia della corruzione, mentre la modernità è costituita dal più che legale "revolving door", che può consentire a parlamentari, giornalisti, militari ed agenti segreti di pensionarsi per andare ad occupare posti nelle multinazionali, oppure di piazzarvi loro parenti; come è capitato, ad esempio, al figlio dell'ex governatore della Campania, Bassolino, oggi dirigente della banca svizzera UBS.
Un'opinione pubblica che non potrebbe mai credere alla bontà delle intenzioni della Total o della Chevron, o di Jp Morgan e di Goldman Sachs, potrà invece attribuire credito alle varie emergenze: lo spread nell'Unione Europea, la questione dei diritti umani e dei massacri in Siria, la minaccia dell'integralismo islamico in Mali e Somalia, o alle stragi di cristiani da parte di musulmani in Nigeria. L'estensione del denaro elettronico conferirebbe un potere assoluto alle multinazionali bancarie, ed ecco sorgere un'emergenza-evasione fiscale che riesce a far passare il denaro elettronico addirittura come una misura di "sinistra".
L'India è sempre più coinvolta in un aspro contenzioso con la multinazionale agricola Monsanto, responsabile di migliaia di suicidi fra i contadini indiani; ed ora, casualmente, la stessa India si trova descritta dai media mondiali come un covo di violentatori. All'ordine del giorno non ci sono i crimini di Monsanto, ma l'emergenza-stupri in India.[3]
Per le multinazionali si tratta di replicare il modello Congo, sia il Congo Kinshasa che il Congo Brazzaville, in cui non esiste più per la colonizzazione un problema di controparti locali con cui misurarsi. In molti Paesi africani oggi le multinazionali non sono più semplicemente uno Stato nello Stato, ma costituiscono lo Stato vero e proprio, dato che le istituzioni locali sono dissolte dalla guerra civile permanente. Ed è questo il tipo di posizione di dominio assoluto che la Total può vantare sia nell'ex Congo belga che nell'ex (?) Congo francese.[4]
Ovviamente anche una partita truccata come il colonialismo non è ogni volta una passeggiata, dato che c'è pur sempre la competizione fra colonialisti, con gli annessi colpi bassi e pugnali nella schiena. Il povero Hollande si è infatti auto-condannato ad una figuraccia con il suo blitz in Somalia allorché ha accettato la "collaborazione dell'alleato" Obama.[5]
Ormai il conflitto in Mali coinvolge direttamente anche l'Italia, che per il momento fornirà solo "supporto logistico" alle truppe francesi, salvo poi farsi invischiare maggiormente in futuro; quindi anche il nostro Paese si candida a prendere bidoni dai cari "alleati".[6]