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"JOBS ACT": L'INTERMEDIAZIONE PARASSITARIA DEL LAVORO
Di comidad (del 31/12/2014 @ 02:45:31, in Commentario 2014, linkato 8007 volte)
Per tutti coloro che sono stati licenziati in questi anni, deve essere stato un po' sconfortante scoprire di aver vissuto finora in un Paese fatato, dove c'era un mitico articolo18 che bloccava la "libertà di licenziare". Dato definitivamente per morto già nel 2010 e poi nel 2012, l'articolo 18 risorge ciclicamente dalle proprie ceneri per le esigenze propagandistiche dei vari governi. Tutta la propaganda, ed il relativo "dibattito", che si sono sviluppati attorno al "Jobs Act" del governo Renzi, hanno lo scopo di alzare la solita cortina fumogena, chiamando l'opinione pubblica ad un "divertissement" collettivo, nel quale schierarsi pro o contro ipotesi inesistenti. Da ultimo è scoppiata anche la polemica sull'applicabilità o meno del "Jobs Act" ai lavoratori statali; una polemica ormai anacronistica, dato che non solo i lavoratori statali sono soggetti ad un contratto privatistico dal 1993, ma anche perché oggi lo Stato è il maggior datore di lavoro precario. In questo contesto di precarizzazione a tappeto, quello delle "tutele crescenti" è uno slogan che non ha nessun terreno solido su cui poggiare, ma il contraddirsi non è mai un problema per la propaganda.
Queste mistificazioni non richiedono nessuna particolare abilità, poiché è il meccanismo stesso dell'opinione pubblica ad essere intrinsecamente manipolabile. Tutta la scienza propagandistica del dottor Goebbels si riduceva a nozioni abbastanza ovvie: è più facile prendersela con i deboli che con i potenti, ed è molto più facile credere a ciò che si sente in continuazione, piuttosto che a ciò che non si è mai sentito prima. Il vittimismo dei ricchi presenta sempre gli intellettuali come critici severi ed instancabili; ma gli intellettuali invece hanno imparato sin troppo bene che l'unica critica che i ricchi sono disposti ad accettare, è quella di essere troppo buoni ed accondiscendenti con quegli avidi/ingrati dei poveri. Che chi fabbrica le opinioni preferisca seguire il denaro piuttosto che le briciole di Pollicino, non dovrebbe costituire ogni volta una sorpresa.
A spiegarci la vera natura del "Jobs Act", per fortuna è arrivata l'agenzia di rating Moody's, che ha profetizzato trionfalmente tempi d'oro per i profitti delle agenzie di lavoro "interinale", cioè temporaneo/precario. Pare che in questo Paese arretrato ed irriconoscente, solo una minima parte del rapporto di lavoro passi per le agenzie di lavoro interinale, ma col "Jobs Act" finalmente la musica dovrebbe cambiare. Almeno così ci rassicura Moody's.
In realtà il termine "interinale", un ispanismo dal suono cacofonico e vagamente osceno, è stato superato grazie all'attuale ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che mesi fa ha ribattezzato queste agenzie di intermediazione, come agenzie di "somministrazione" del lavoro. Il business del caporalato istituzionalizzato ha assunto quindi i contorni carezzevoli del soccorso, come se queste agenzie somministrassero farmaci salva-vita, o il metadone ai tossici in via di disintossicazione. C'è da ricordare che Poletti, in quanto dirigente della Lega delle Cooperative, era direttamente coinvolto nella "somministrazione". La Lega delle Cooperative controlla infatti una delle maggiori agenzie di lavoro interinale, "Obiettivo Lavoro", che vanta persino un'annessa fondazione, di cui, manco a dirlo, Poletti era consigliere. Ma Poletti ha rassegnato ufficialmente le dimissioni sia dalla Lega delle Cooperative che dalla fondazione "Obiettivo Lavoro", perciò ogni conflitto di interessi sarebbe svanito per incanto; anzi, non è mai esistito.
Leonardo Sciascia affermava che la definizione tecnica di mafia sarebbe "intermediazione parassitaria", perciò le agenzie di lavoro interinale potrebbero rientrare nel novero della mafia legalizzata. Ma, come forma di criminalità comune, il capitalismo è un po' meno ingenuo della mafia, in quanto esso si basa proprio sulla consapevolezza che, in definitiva, non c'è crimine che non sia legalizzabile. La società per azioni è un'associazione a delinquere finalizzata alla frode, eppure è perfettamente legale. Il capitalismo, in un certo senso, consiste in una continua "educazione alla legalità"; ma vallo a spiegare agli insegnanti.
Le agenzie di lavoro interinale non si limitano ad intermediare il lavoro dei precari, ma sono funzionali ad un quadro generale di finanziarizzazione del rapporto di lavoro. Altro che "Obiettivo Lavoro"; il vero obiettivo è l'indebitamento dei precari. La precarietà rende il lavoratore più vulnerabile non solo sul luogo di lavoro, ma anche nei confronti dell'usura, ovviamente legalizzata. Le agenzie di lavoro interinale infatti concedono generosamente ai loro "assistiti" la possibilità di accedere a dei prestiti da parte delle banche. In queste transazioni finanziarie i precari non risultano come dipendenti delle varie aziende in cui sono assunti temporaneamente, ma come dipendenti dell'agenzia di lavoro interinale a cui fanno riferimento, che costituisce così il loro filo di continuità nello sfruttamento.