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A SESTO SAN GIOVANNI QUANDO FERMERANNO JP MORGAN?
Di comidad (del 29/12/2016 @ 01:45:08, in Commentario 2016, linkato 5762 volte)
Le cose starebbero così: Sesto San Giovanni è come Dodge City e il giovane vicesceriffo, da poco nominato, alla prova del fuoco ha fatto fuori il pericoloso ricercato casualmente fermato. Vabbè.
Il neo-ministro agli Attentati Islamici, Domenico Minniti detto Marco, inizia quindi con un gran colpo di “fortuna” il suo mandato, come del resto molti osservatori avevano facilmente previsto, vista la sua “esperienza di servizi segreti”. Col solito compiaciuto provincialismo ci fanno sapere che l’uccisione del tunisino, presunto attentatore di Berlino, avrebbe procurato all’Italia molti apprezzamenti dalla Germania, con una pioggia di tweet di plauso.
Si aspettano invece con trepidazione i tweet del governo tedesco, della BCE e della Commissione Europea sull’operazione di salvataggio pubblico di Monte dei Paschi di Siena, peraltro “inspiegabilmente” contorta. Si aspetta anche la fine dell’operazione per capire chi lucrerà dal passaggio delle obbligazioni in azioni e poi delle stesse azioni in obbligazioni.
Sul quotidiano confindustriale “Il Sole-24 ore” il commentatore, dopo aver illustrato i termini dell’operazione MPS ed aver constatato il prevedibilissimo squagliamento dei tanto decantati “investitori privati”, si chiedeva con finta ingenuità come mai si sia atteso tanto per compiere un salvataggio pubblico che poteva essere attuato alle medesime condizioni sin dall’estate scorsa.
Molti lettori del quotidiano confindustriale già conoscono la risposta a questa domanda retorica, poiché ancora nel settembre scorso il governo affidava l’intera operazione di salvataggio di MPS alla illuminata consulenza di JP Morgan, la quale con le sue mani sagaci avrebbe dovuto gestire anche il presunto salvataggio da parte di mitici privati. Gran parte della stampa governativa arrivava addirittura a toni celebrativi nel descrivere il rapporto privilegiato instauratosi tra il governo Renzi e la multinazionale bancaria americana.
Si tratterebbe a questo punto di chiarire non solo quanto il governo abbia direttamente elargito a JP Morgan per la sua “consulenza”, ma anche quali e quante operazioni di “insider trading” la stessa JP Morgan abbia potuto compiere sul titolo MPS da quella posizione privilegiata. Alla fine il governo si era comunque deciso a varare un decreto per salvare MPS da cui sembravano uscire immuni i risparmiatori. Su questa questione il PD si gioca la sopravvivenza politica e forse anche fisica, perché finché l’attacco si è concentrato sul welfare e sui diritti del lavoro non si era ancora infranto il nocciolo dell’equilibrio sociale. In Italia un vero welfare pubblico non c’è mai stato, ed il solo welfare funzionante è il risparmio delle famiglie, perciò il “bail-in” attacca il cuore della sopravvivenza sociale.
JP Morgan aveva fatto i suoi sporchi affari, poi era arrivato l’intervento pubblico a sanare la situazione e tutti sembravano felici e contenti.
Sennonché non appena JP Morgan si è trovata fuori dai giochi MPS, il Super-Buffone di Francoforte, in arte Mario Draghi, ed i suoi buffoni di complemento si sono improvvisamente accorti che le condizioni di ricapitalizzazione della banca avrebbero dovuto essere molto più esose, in base alla regola aurea che col contribuente le regole siano decisamente più severe.
Ma JP Morgan non è mica il Comune di Roma o il Comune di Milano, perciò non ha da temere dai magistrati neppure un avviso di garanzia. Nel 2014 la Corte di Appello di Milano ha persino assolto JP Morgan ed altre multinazionali bancarie dal reato di truffa ai danni di vari Comuni italiani, annullando la sentenza di condanna in primo grado; una condanna già di per sé ridicola in quanto le banche se la cavavano con una novantina di milioni di sanzioni varie, a fronte di una truffa miliardaria.
La bufera che investe attualmente la giunta romana della Raggi è diventata il pretesto per i commentatori ufficiali per riciclare la retorica filo-oligarchica già cara ad Eugenio Scalfari. Secondo tali commentatori il tonfo della giunta Raggi dimostrerebbe la necessità della presenza di élite di governo, altrimenti l’alternativa sarebbe il caos e l’improvvisazione.
Intanto il caso della giunta Raggi scoppia dopo l’assalto contro la giunta Marino, anch’essa travolta da una combinazione di scandali pilotati e di colpi di mano istituzionali; e non si può certo dire che Marino non si fosse circondato di assessori dotati delle qualifiche opportune in base ai criteri ufficiali. In realtà ciò che costituisce una élite - ciò che la caratterizza, la legittima e la giustifica come tale -, non è affatto la sua competenza, bensì la sua impunità, come ci insegna proprio JP Morgan.
A questo punto l’unica speranza sarebbe che anche JP Morgan venisse casualmente intercettata da qualche pattuglia a Sesto San Giovanni.