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IL PARTITO DELLA TROIKA
Di comidad (del 19/07/2018 @ 00:45:44, in Commentario 2018, linkato 2301 volte)
Dopo aver oscurato per anni il dato secondo il quale i conti previdenziali si giovano del fatto che molti immigrati regolari versano i contributi all’INPS senza poi avvalersi dei benefici pensionistici, la stessa INPS, per voce del suo presidente Tito Boeri, ha usato quel dato per cercare di dimostrare la necessità della migrazione. Dall’altra parte si potrebbe obiettare che i benefici sui conti previdenziali hanno come contraltare sia l’aggravio dei costi sanitari, sia gli effetti depressivi sulla domanda interna dovuti all’abbassamento del costo del lavoro - causato dalla concorrenza dei migranti con i lavoratori interni - e dalle rimesse all’estero degli stessi migranti.
La vera questione quindi non è migrazione sì o migrazione no, ma l’uso che se ne fa oggi, un uso in funzione deflazionistica. L’Europa usa i migranti per deprimere la domanda interna ed aumentare i flussi finanziari (indebitamento personale, rimesse) legati alla migrazione. Il buco nero della deflazione europea inghiotte le potenzialità di sviluppo dell’Africa e quindi favorisce sia l’indebitamento delle masse africane, sia la migrazione in quanto unica chance per ripagare i debiti. L’Africa è stata massacrata non solo dai servizi segreti americani, francesi e britannici che hanno ucciso i leader africani; non solo dalle multinazionali che depredano le risorse; ma anche dalla deflazione europea che impedisce la formazione di ceti sociali solidi, per creare invece una poltiglia sociale che faccia da target ai servizi finanziari. Accade così che milioni di Africani che non hanno mai visto un’industria, siano però già “banchizzati” e che il Paese africano più “banchizzato”, la Nigeria, sia anche quello che fornisce il maggior numero di migranti.
Anche prima di Maastricht la deflazione è stata il convitato di pietra dell’economia italiana, con il nome di “difesa della lira”, cioè difesa dei tuoi creditori. Nel 1964 e nel 1975 la deflazione si è presentata così ad esigere la liquidazione dell’industria meridionale. Il Sud è stato storicamente una colonia deflazionistica interna molto prima di diventare una colonia deflazionistica della Germania.
Boeri è andato all’attacco del timidissimo decreto “Dignità” paventandone i rischi per l’occupazione. Evidentemente Boeri non vuol convincersi che il lavoro non è una merce come le altre, perché il lavoratore spende, cioè domanda altre merci. Leggi come il “Jobs Act” vanno poi ben al di sotto dello standard del lavoro merce, in quanto considerano il lavoro una servitù. Se il governo avesse voluto fare sul serio, avrebbe eliminato tout court il “Jobs Act” con annessi i suoi effetti deflazionistici e depressivi.

È comunque imbarazzante che un governo di “destra” (il “più a destra della storia della Repubblica”) faccia almeno finta di voler riequilibrare i rapporti tra capitale e lavoro, una circostanza che potrebbe alimentare le tesi secondo cui la “sinistra” è organicamente identificabile con l’euro-deflazione a causa delle sue tare ideologiche: da un lato l’austerità berlingueriana, dall’altro la fobia del nazionalismo, da esorcizzare attraverso la tutela da parte delle organizzazioni sovranazionali.
Tutto vero, ma le cause ideologiche vanno in secondo piano rispetto alle circostanze reali ed ai rapporti di forza. Il centrosinistra dell’Ulivo era negli anni ‘90 l’unico soggetto politico materialmente in grado di condurre a compimento il progetto coloniale della moneta unica, in quanto a destra vi era l’egemonia di una mera lista elettorale nata a fini esclusivamente personali, come Forza Italia.
Tutte le fasi critiche della colonizzazione europea invece non sono state fatte gestire alla “sinistra”. Nel 2001 arrivava l’euro ma l’Ulivo si arrese al ritorno del Buffone di Arcore senza neppure cercare di contrastarlo sul piano elettorale. Nel 2008 il secondo governo Prodi fu fatto cadere nel pieno della tempesta finanziaria americana dei mutui subprime. Nel 2011 il PD di Bersani venne escluso dalla gestione della crisi dello spread tramite l’operazione Monti; mentre nel 2013 ancora Bersani fu affossato per preparare la strada al corpo estraneo Renzi attraverso la pausa del governo Letta. Il regime puramente personale di Renzi ha messo in evidenza il fatto che il vecchio centrosinistra della linea Ulivo-PD ormai non costituisce più un soggetto politico.

L’alternativa, la vera opposizione all’attuale governo, non proviene quindi dal centrosinistra, bensì dal partito della Troika (Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea, Banca Centrale Europea), o lobby della deflazione, che è il vero deluso dalla formazione del governo Conte. Lo scorso anno si dava per scontato che la fine del Quantitative Easing di Draghi sarebbe stata gestita in Italia dalla Troika o, quantomeno, da un governo che ne facesse le veci, come quello di Cottarelli.
Sarebbe quindi più semplice ammettere che la “sinistra” è definitivamente fuori dai giochi e che l’avversario del governo è in prima persona il partito della Troika. In questa situazione è un po’ strano il fatto che il ministro Giovanni Tria non trovi di meglio che cercare di mettere d’accordo FMI e Keynes con la formula salomonica della diminuzione della spesa corrente e l’aumento degli investimenti pubblici.