Commentario

SCIOPERI IN FRANCIA ED IN GRAN BRETAGNA:
SOCIETÀ PRECARIZZATA E "SUPERIORITÀ" OCCIDENTALE


È significativa la coincidenza temporale dei grandi scioperi in Francia ed in Gran Bretagna, le cui motivazioni sono soltanto apparentemente diverse. Il governo francese pretende di rendere strutturalmente precario il lavoro giovanile, mentre il governo inglese tende a rendere incerta e precaria la pensione. Siamo di fronte ad un progetto di complessiva precarizzazione, che investe tutti gli aspetti della vita sociale. Punto per punto, con il pretesto di questa o quella emergenza, le garanzie sociali vengono sostituite con insicurezze sociali.

L'opposizione sociale è riuscita a farsi sentire, e questo è certamente importante. Ma la tenuta di questa opposizione non riguarda soltanto i rapporti di forza in campo. Occorre infatti anche la percezione di cosa realmente si sta combattendo: non una serie di scelte strettamente economiche, per quanto inique, ma una strategia politica di destabilizzazione, che è dovuta soprattutto ad un movente di potere.

Tutti i blocchi sociali che potrebbero in qualche modo limitare il potere delle oligarchie sono infatti sotto attacco. È possibile resistere a questi attacchi soltanto se ci si comincia ad immunizzare dal ricatto costante dell'emergenza, cioè se si individuano le varie emergenze - da quella economica, a quella terroristica, a quella sanitaria - come motivo per liquidare ora questa ed ora quella garanzia giuridica o sociale.

Il paravento ideologico di questa generale destabilizzazione, è la falsa identità "occidentale", cioè lo sciovinismo, il senso di superiorità morale che il cosiddetto Occidente può accampare nei confronti dei barbari che lo assediano. La guerra fittizia dello "scontro di civiltà" è diventata il collante ideologico di una società che vede mancarsi ogni altro punto di riferimento.

La guerra simulata sostituisce la guerra reale, che oggi il sistema di dominio non si sente più in grado di sostenere. A distanza di tre anni, ormai risulta chiaro che non c'è stata nessuna guerra tra USA ed Iraq, e che il cosiddetto conflitto è durato precisamente il tempo necessario alle truppe statunitensi per occupare il territorio di un Paese privato di qualsiasi possibilità di difesa da dieci anni di sanzioni economiche.

Ciononostante, vengono prese sul serio le minacce di Bush all'Iran, come se gli Stati Uniti fossero davvero in grado di sostenere lo sforzo di sottomettere un vero avversario. Non è da escludere che in questa credulità giochi anche il fascino del catastrofismo, cioè la speranza che Bush commetta quella "cazzata" di troppo che ne faccia finalmente vacillare il potere.

Ma questa illusione che la salvezza possa provenire da una catastrofe, costituisce appunto un effetto secondario del clima di precarietà ed emergenza permanenti. Non saranno gli oppressori a salvarci dagli oppressori.


Comidad, 30 marzo 2006