Commentario

RENATO FARINA, KAROL WOITYLA,... E POI CHI ALTRI?


Renato Farina - giornalista del quotidiano "Libero"(sic!) ed agente del Sismi - ha spiegato le proprie ragioni a Vittorio Feltri, in una lettera aperta pubblicata l'8 luglio. Nella lettera Farina si contraddice: da un lato afferma che egli aveva voluto arruolarsi nelle file occidentali per la quarta guerra mondiale scatenata da Bin Laden, poi, dall'altro lato, ammette di aver lavorato per il Sismi già nel 1999, durante la guerra contro la Serbia, quindi due anni prima dell'11 settembre.

Farina inoltre omette di spiegare se il suo doppio lavoro comportasse anche un doppio stipendio in nero; in tal caso il governo Prodi, se davvero vuol mantenere la promessa di combattere l'evasione fiscale, dovrebbe cominciare a vagliare la sua posizione contributiva, e quella di tanti altri suoi colleghi.

Pur tra contraddizioni ed omissioni, Farina dice però delle cose interessanti, in particolare quando si richiama all'illustre nome di Graham Greene, scrittore e giornalista - cattolico come Farina -, che lavorava per i servizi segreti britannici. Nelle sue opere, Greene ci ha narrato molte cose sui servizi segreti; ad esempio, nel romanzo "The quiet american", del 1955, rivelò con sette anni di anticipo che gli Stati Uniti preparavano l'intervento militare in Vietnam (ce ne siamo già occupati in un commento del 23 febbraio 2006).

È vero: questi scrittori/giornalisti che fanno gli agenti segreti, hanno una gran voglia di svelare i loro trucchi ed i loro legami. Ignazio Silone - agente dell'Ovra e poi della Cia -, nel suo romanzo capolavoro "Fontamara", ci ha spiegato che la chiave del dominio non è il divieto di pensare, ma è l'occupazione del pensiero, cioè la propaganda. Anche un altro giornalista/scrittore/spia di grande talento, George Orwell, rivelò parecchie tecniche di manipolazione nel romanzo "1984".

Farina non è certo all'altezza di Greene, Silone e Orwell; però anche lui, nel suo piccolo, non riesce ad esimersi dal concederci qualche dritta, specialmente quando confessa di aver avuto come suo modello nientemeno che Karol Woityla.

In effetti, avevamo sempre pensato che la biografia di Woityla avesse dei risvolti spiegabili soltanto con la sua appartenenza a dei servizi segreti. In questo il papa polacco aveva già dei precedenti illustri: durante la seconda mondiale Giovanni Battista Montini - che sarebbe poi divenuto papa col nome di Paolo VI - collaborò con i servizi segreti britannici e statunitensi, con il nome in codice di "Verde", come risulta dagli archivi del Dipartimento di Stato americano, aperti nel 2001.

In questo senso, Farina ha davvero le sue ragioni: non si può rimproverare ad un cattolico come lui di aver seguito l'esempio di due papi. Però da Farina ci aspettiamo che si sbottoni un po' di più. Ad esempio: Ratzinger lavora soltanto per i servizi segreti tedeschi, oppure è un doppio agente?

Comidad, 13 luglio 2006