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IL MILITARISMO NELL’EPOCA DEL LOBBYING
Di comidad (del 31/03/2022 @ 00:06:12, in Commentario 2022, linkato 6718 volte)
Il progetto americano di “afganizzazione” dell’Ucraina non poteva essere ignoto allo stato maggiore russo all’atto dell’invasione, dato che era già stato ampiamente anticipato da notizie della stampa occidentale. Il 20 dicembre dello scorso anno il quotidiano britannico Daily Mirror narrava di un piano segreto dei servizi di intelligence statunitensi per addestrare alla guerriglia truppe ucraine in vista di un’invasione russa.
Prima ancora di quell’articolo, il 6 dicembre dello scorso anno, una notizia analoga, e più particolareggiata, era stata pubblicata sul sito del Consiglio Atlantico, che è una sorta di forum ideologico euro-americano fondato nel 1961 in funzione dello sviluppo della NATO. L’articolo dava conto delle spese militari sostenute dagli USA per fornire supporto alla resistenza ucraina in caso di invasione: 2,5 miliardi di dollari dal 2014, e 400 milioni per il solo 2021. L’articolo si soffermava ampiamente sulle tattiche militari e sul tipo di armi da utilizzare in base alle caratteristiche del territorio ucraino per fronteggiare un’invasione. Secondo l’Atlantic Council quelle spese e quei programmi di addestramento però non dovevano risultare segreti, anzi, dovevano svolgere una funzione di deterrenza in modo da rendere insostenibile un’occupazione del suolo ucraino.
Con questa militarizzazione del suolo ucraino, probabilmente la popolazione ucraina c’entra in minima parte. L’afflusso di mercenari stranieri dal 2014 è stato incessante. Ci sono state anche notizie di stampa che illustravano i dettagli del reclutamento di mercenari nei Balcani da parte della ex Blackwater, che oggi si fa chiamare Academi.
Lo scrittore americano Ambrose Bierce, proveniente dalla carriera militare e fondatore, insieme con Mark Twain, della Lega Antimperialista americana, aveva detto che Dio ha creato la guerra perché gli esseri umani imparassero la geografia. In base alla geografia, non si capirebbe il motivo per cui i Russi dovrebbero occupare tutta l’Ucraina, dal momento che possono minacciarne in ogni momento la capitale Kiev partendo dalla vicinissima Bielorussia, ora alleata del Cremlino; e inoltre possono semplicemente sottrarle l’accesso al mare occupando la fascia che va dal Donbass alla Crimea. Anche lasciando Odessa, con il suo prezioso porto, all’Ucraina, la città si troverebbe comunque stretta in un collo di bottiglia. La vulnerabilità geografica dell’Ucraina è tale che una sua “afganizzazione” risulta abbastanza irrealistica e quindi l’ipotesi non giustificava tante spese. A proposito di spese, altrettanto irrealistica appariva l’ipotesi di un’occupazione dell’intera Ucraina, considerando i costi insostenibili per un imperialismo povero come quello russo. Basti pensare che Israele ha potuto permettersi una così lunga occupazione della Cisgiordania perché è l’Unione Europea a sobbarcarsi la spesa del mantenimento della popolazione palestinese e della sua amministrazione.

Probabilmente non è mai esistito un periodo della Storia in cui non si sia “mangiato”, e a dismisura, sulle spese militari. Il problema è che nell’epoca del lobbying vi è stata un’inversione del rapporto, per cui ora il militarismo è in funzione della spesa e non viceversa. Un caso divenuto un classico è la voragine finanziaria dei caccia Lockheed Martin F35, ribattezzato l’aereo più costoso della Storia, tanto che la messa a punto dei suoi innumerevoli difetti di costruzione genera in continuazione nuove esigenze di spesa.
Il caccia F35 è come il virus: adesso siamo già alla quinta ondata, o alla quinta dose. Da questo punto di vista il caccia F35 può considerarsi un grande successo in termini di profitto. Come il siero Pfizer, se il caccia F35 fosse stato efficiente non avrebbe reso tanto. Si tratta della combinazione esplosiva tra i flussi di capitali privati nelle Borse e il denaro pubblico. Nelle spese militari il cliente è lo Stato e quindi i profitti sono assicurati, ed è ovvio che nelle Borse i soldi seguano i soldi. Gli F35 dovrebbero anche completare la servitù militare italiana. Già ora l’Italia è sede di armi nucleari strategiche, e gli F35 sono in grado a loro volta di portare bombe nucleari all’idrogeno indicate allegramente come “tattiche”, le B61 modello 12. “Tattiche” vorrebbe dire che potrebbero essere sganciate sul proprio stesso suolo o in prossimità. Quando si dice la sicurezza.
In Italia ora ci viene anche detto che la decisione di portare la spesa militare al 2% del PIL era stata presa dal 2014, quindi l’invasione dell’Ucraina è stata solo l’occasione, o il pretesto, per giustificarlo. Il 2% significherebbe incrementare la spesa dagli attuali 23 miliardi annui a 35 miliardi. Niente male per le oligarchie del settore, quelle che controllano Iveco, Oto Melara e consimili.
Il paradosso è che le maggiori critiche al sistema dell’incremento costante delle spese militari provengono oggi dall’interno dello stesso militarismo americano, con la denuncia del sistema delle porte girevoli tra Pentagono ed aziende private che fa lievitare i costi per armamenti dalle prestazioni sempre più incerte. Non che in Europa e in Italia le cose vadano diversamente. Nel Project On Government Oversight (POGO) confluiscono anche veterani delle forze armate statunitensi che sono preoccupati per il degrado del loro apparato bellico. La “scoperta” di POGO è che spendere di più in armamenti non significa per nulla essere meglio armati. Vai a vedere che oggi i veri antimilitaristi sono quelli che vogliono l’aumento delle spese militari. Paradossi del lobbying.