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L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA DELL’ISIS BANDERISTA
Di comidad (del 12/05/2022 @ 00:12:19, in Commentario 2022, linkato 6526 volte)
Gli aedi dell’establishment in questa vicenda ucraina vivono una condizione di frustrazione poiché sanno di non avere più dietro di sé la ”solida e compatta maggioranza” di ibseniana memoria, come ai bei tempi del Covid. In realtà è una semplice questione di rapporti di forza: una cosa è chiamare le masse ad una ludica guerra civile per vessare l’inerme minoranza dei no-vax, altra cosa è il confronto con una potenza nucleare come la Russia. Appare normale che stavolta la maggioranza degli Italiani non voglia starci, anche perché troppe imprese dipendono dal gas russo e dal mercato russo.
La reazione di una parte dell’establishment a questa condizione di isolamento dalla gran parte della pubblica opinione si configura nel neo-maccartismo. Rinato negli USA direttamente ad opera del presidente Biden, il maccartismo è stato immediatamente adottato anche in Italia dall’organo di vigilanza sui servizi segreti, il Copasir, che attribuisce la scarsa popolarità del bellicismo alle spie ed alle fake news della Russia. Anche il maccartismo storico fu originato nella prima metà degli anni ’50 dal rifiuto di gran parte dell’establishment americano di fare i conti con i rapporti di forza. La frustrazione dovuta allo shock dell’atomica sovietica ed alla batosta rimediata in Corea contro i “volontari” cinesi, venne sfogata dando vita ad una commissione per indagare sulle “attività antiamericane”; una commissione che si accanì contro Hollywood, cioè proprio contro la fabbrica della propaganda americana più efficace ed insinuante, tanto da aver convinto tutti che gli USA avessero vinto la guerra da soli. La psicosi sulle spie comuniste copriva l’incapacità di ammettere che anche imperialismi straccioni come quello russo e quello cinese erano in grado di mordere, e infatti erano stati determinanti nella sconfitta della Germania e del Giappone. Quando la caccia al comunista cominciò a infastidire settori dello stesso establishment, si diede il permesso ad Hollywood di reagire con film di denuncia sul maccartismo, per cui dagli USA poterono nuovamente arrivarci lezioncine sulla libertà.
La questione dei rapporti di forza comunque si fa strada nel dibattito e, non a caso, uno dei politici più zelanti nella caccia ai no-vax, Pierluigi Bersani, ha rivestito i panni dell’agnellino auspicando un “negoziato” con la Russia su una base piuttosto pragmatica. Al di là delle narrative mediatiche sui suoi tracolli militari, la Russia si è già presa quello che voleva, il Donbass ed il Mar d’Azov; ma ora sta occupando anche altri territori, da cui potrebbe ritirarsi in caso di accordo tra le parti in conflitto, ciascuna delle quali potrebbe presentarsi come parzialmente vittoriosa. Anche la narrazione sulle sconfitte subite dall’esercito russo potrebbe risultare una bugia utile a salvare la faccia mentre si fanno concessioni territoriali su Crimea e Donbass. Persino la NATO potrebbe spacciare come un proprio rafforzamento l’ingresso di Finlandia e Svezia (che sono in realtà già partner NATO da un quarto di secolo).

Tutti felici e contenti? Per niente, dato che c’è in ballo la variabile del business di tutte quelle armi che stanno piovendo in Ucraina. Il nucleo solido del regime ucraino è rappresentato dalle milizie naziste che vivono nel culto del loro eroe della seconda guerra mondiale, Stepan Bandera, e che il Dipartimento di Stato USA sta allevando dai tempi della guerra fredda. Il rischio è che i banderisti, forti delle armi e di tutte le loro ramificazioni in Europa, diventino una nuova potenza autonoma al centro dell’Europa stessa. La “denazificazione dell’Ucraina” potrebbe risolversi in nazificazione dell’Europa. Nel 2014 la stampa mainstream di tutto il mondo “occidentale” poteva ancora mostrarsi preoccupata per prospettive del genere, mentre oggi non potrebbe più farlo.

Possibile che gli Stati europei tollerino un pericolo del genere senza reagire, anzi, collaborando alla propria destabilizzazione? Possibilissimo, se si considera che si tratta di Stati che non corrispondono al mito che si ha comunemente sullo Stato, dato che sono intrecci di lobby. Il caso italiano è eclatante. A volte per sparare balle, si finisce involontariamente per dire una verità. Piero Fassino ha paragonato le pretese russe sul Donbass ad un’eventuale richiesta di restituzione del Lombardo-Veneto da parte dell’Austria. Fassino ha toccato così il vero fondo oscuro della politica italiana, cioè il separatismo strisciante che si cela dietro le istanze di autonomia differenziata delle Regioni del Nord Italia.
La Lega ed il PD stanno adesso nello stesso governo, ma di solito si spacciano per partiti alternativi, mentre invece sono alleati sul progetto di autonomia differenziata, tanto che il presidente della Regione Emilia-Romagna, il piddino Stefano Bonaccini, rappresenta la figura di traino anche nei confronti dei leghisti Zaia e Fontana nell’incalzare il governo per riscuotere concessioni "autonomiste", cioè di più mani in pasta nella gestione del denaro pubblico. Salvini si mostra preoccupato circa gli effettivi destinatari delle armi che l’Italia sta inviando, ma non si decide a far cadere il governo, poiché è un “leader” di facciata, messo lì a fare da imbonitore, mentre il vero gruppo dirigente della Lega persegue i propri obbiettivi separatistici e affaristici.
L’ombrello europeo per questo separatismo strisciante è la Macroregione Alpina, con un centro austro-bavarese che fa da attrazione verso le Regioni limitrofe. Ad onta di ciò che dice Fassino, non solo l’Austria si sta riprendendo il Lombardo-Veneto, ma ci lucra pure gli interessi, visto che nel pacchetto ora ci sta persino l’Emilia-Romagna, che con le Alpi e con l’Austria non ha mai avuto a che vedere. Ma tra poco il quadro europeo delle autonomie differenziate dovrà probabilmente misurarsi con la nuova realtà di una ISIS banderista.