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LA NATO, OVVERO LA SCHIZOFRENIA DELLA CLEPTOCRAZIA MILITARE
Di comidad (del 08/02/2024 @ 00:11:22, in Commentario 2024, linkato 7867 volte)
Il bello dei nostri oligarchi sta nel fatto che non c’è bisogno di fare troppi sforzi di immaginazione per capirli, dato che ci dicono tutto loro. Andando sul sito della NATO si trova un discorso che il segretario generale, Jens Stoltenberg, ha pronunciato alla Heritage Foundation il 31 gennaio scorso allo scopo di convincere i parlamentari statunitensi a votare per un’ulteriore “dose” di aiuti finanziari all’Ucraina. Il bilancio strategico delineato da Stoltenberg è piuttosto interessante. Si apprende infatti che i vari nemici dell’Occidente democratico (Russia, Cina, Iran e Corea del Nord) hanno superato le loro storiche divergenze e ostilità costituendo un unico blocco del male. La cooperazione tra i malvagi non riguarda solo l’aspetto strategico-militare ma anche la resistenza alle sanzioni economiche occidentali; anzi, i maligni stanno persino contrattaccando, sfruttando le sanzioni per cercare di minare la supremazia finanziaria degli Stati Uniti. Che potessero allearsi potenze da sempre rivali come Russia, Cina e Iran, era un’ipotesi che sino a qualche tempo fa qualsiasi storico avrebbe considerato inverosimile, ma pare che gli USA e la NATO siano invece riusciti nel miracolo. Dopo aver illustrato, tutto gongolante, questo disastro strategico, Stoltenberg arriva finalmente al dunque ed esorta i parlamentari statunitensi a votare per finanziare l’Ucraina perché è un affare. Stoltenberg afferma che la NATO ha creato un enorme mercato per le armi (“NATO creates a market for defence sales.”), ed i maggiori beneficiari del business sono le multinazionali americane, con oltre centoventi miliardi di dollari di vendite agli alleati europei. Stoltenberg accenna ai vantaggi che possono derivare ai congressmen dalle fabbriche di armi insediate nei loro distretti elettorali; tace però sugli aspetti più sordidi della corruzione legalizzata statunitense, come le porte girevoli tra carriere pubbliche e private, oltre che le mazzette camuffate da contributi elettorali. D’altra parte i congressmen repubblicani ritengono di potersi arricchire anche di più concentrando i finanziamenti su Israele, perciò c’è ancora incertezza. Meno male che c’è l’Unione Europea, che toglie i sussidi per il carburante agli agricoltori mentre invia altri cinquanta miliardi a Zelensky.
Se la strategia tradizionale consisteva nel non avere troppi nemici in una volta, e comunque evitare che si unissero, la filosofia esposta da Stoltenberg è invece opposta: più nemici ben vengano perché significano più soldi. L’ex primo ministro britannico Boris Johnson condivide questa concezione della NATO come centro commerciale per le armi, e si è esibito persino in uno spot pubblicitario per le spese militari, dichiarandosi in piena forma e pronto ad arruolarsi per andare al fronte a combattere i russi, prostata permettendo. Dall’articolo pubblicato sul quotidiano “The Telegraph” si apprende che negli ultimi decenni l’esercito britannico si è ridotto ad un organico di settantamila uomini e persino la mitica Marina di Sua Maestà se la passa molto male; infatti non si trova più nessun fesso disposto ad arruolarsi, perciò ci si poteva rivolgere solo a Boris Johnson. Ovviamente si pensa ad una leva militare ed intanto urge aumentare le spese per la “difesa”, così da portarle almeno al 3% del PIL. La cosa strana però è che in questi ultimi vent’anni non ci si era accorti che Putin rappresentava una minaccia ed un potenziale invasore; anzi, ci si raccontava che le forze armate russe erano una barzelletta, mentre adesso potrebbero invadere l’intera Europa. La NATO si espandeva, e intanto si spendeva e spandeva per le armi, visti i centoventi miliardi di dollari ricordati da Stoltenberg; ma le forze armate della NATO sono rimaste striminzite ed inefficienti, come se non si dovesse mai combattere davvero. C’è un po’ di contraddizione. L’unico punto fermo, l’unica costante in tanta confusione, è la spesa per le armi.

Per capire come e perché siano stati spesi quei soldi non bisogna andare sui soliti siti antimilitaristi, bensì su quelli degli entusiasti delle spese militari. Sono loro infatti a fornirti le informazioni più ghiotte. Secondo la rivista “Fortune” il programma per il caccia F-35 è costato oltre millesettecento miliardi di dollari, inoltre, nonostante gli impegni di Lockheed Martin, i costi operativi del jet rimangono insostenibili. Eppure il caccia può essere ancora considerato un successo. Se fosse un bidone perché tutti i governi continuerebbero a comprarlo? La Germania di Scholz ne ha ordinati quaranta, mentre il Canada di Trudeau addirittura ottantotto; persino la Svizzera e Singapore hanno annunciato di volerli comprare. L’argomento esibito dalla rivista “Fortune” è inoppugnabile, perché è chiaro che tanta fiducia da parte di tanti governi non può essere mal riposta. Mica andrai a pensare che siano dei corrotti? Certo, nell’articolo di “Fortune” si ammette che il caccia non si è ancora cimentato in una guerra vera contro un nemico alla pari, ma questi sono dettagli trascurabili. Putin ha invaso l’Ucraina, e tanto è bastato per tagliar corto sulle polemiche e sulle recriminazioni opposte dai detrattori del caccia F-35, permettendo agli acquisti di ripartire alla grande. Lockheed Martin dovrà fare un ex voto a san Putin. La cleptocrazia militare vive di questa schizofrenia, cioè produce armi troppo costose e fragili per essere adatte alla guerra; ma, al tempo stesso, ha assolutamente bisogno di guerre per creare quel clima di emergenza che consenta di mettere a tacere quelli che sollevano obiezioni sulla qualità e funzionalità del prodotto. L’euforia bellicista permetterà di reclamizzare qualsiasi bidone come la decisiva pallottola d’argento per far fuori il licantropo. Qualcuno noterà che è lo stesso schema adottato per la “guerra al virus” ed i cosiddetti “vaccini”. Il denaro è talmente carismatico che riesce a far lavorare gratis; infatti la cleptocrazia trova continuamente i più insospettabili difensori d’ufficio, pronti a prendere sul serio gli spot pubblicitari delle lobby d’affari e ad accreditarli come teorie politiche o scientifiche.
Nel suo piccolo anche l’Italietta fa la propria parte, dato che la nostra società partecipata dal Tesoro, Leonardo Finmeccanica, sta con tutti e due i piedi nella produzione del caccia F-35. Ma il nostro ministro della Difesa, Guido Crosetto, consulente di Leonardo Finmeccanica, ha ben altre ambizioni. Anche lui pensa ad una leva militare per istituire un corpo di riservisti e vuole assolutamente concorrere con navi ed aerei alla missione “Aspides” dell’Unione Europea per permettere la libera navigazione nel Mar Rosso, insidiata dai “ribelli” yemeniti. I cosiddetti “ribelli” infatti controllano quasi tutto il territorio yemenita, compresa la capitale, che infatti è stata appena bombardata dagli USA. La motivazione di Crosetto è che bisogna partecipare alla missione nel Mar Rosso perché altrimenti il nostro commercio marittimo ne sarebbe danneggiato. In realtà nessuna nave italiana è stata attaccata; al contrario, i “ribelli” fanno sapere che lo farebbero soltanto se e quando le forze armate italiane venissero ad attaccarli. Crosetto quindi mente, ma a fin di bene, infatti egli conclude i suoi furori bellicisti con l’appello ad aumentare le spese militari. Come per Stoltenberg e Boris Johnson, anche per Crosetto la spesa militare non è in funzione della strategia, ma l’unica strategia è la spesa militare.