\\ Home Page : Articolo : Stampa
ECONOMIA E BUSINESS NON SONO LA STESSA COSA
Di comidad (del 19/11/2020 @ 00:23:19, in Commentario 2020, linkato 5998 volte)
Il vaccino Pfizer non ha suscitato nelle Borse l’entusiasmo che ci si poteva attendere, per cui, persino sul piano finanziario, pare che non ispiri fiducia. L’interesse degli investitori è andato invece ai titoli del Tesoro USA, che ha piazzato ventisette miliardi di buoni trentennali in un colpo solo. Come a dire che il Tesoro USA promette a chi compra i suoi titoli che questi non si svaluteranno nei prossimi decenni, quindi non ci sarà nessuna inflazione, semmai deflazione secolare.
I vaccini funzionano invece nell’ambito comunicativo. Per preservare il pubblico da notizie pericolose sui leader, gli “spin doctor” non censurano la notizia, bensì la anticipano, fornendola in una forma indebolita e contraffatta che screditi preventivamente le informazioni quando verranno comunicate nel modo corretto. In questo modo si può persino vaccinare le masse contro la malattia del dubbio. Il mainstream celebra in astratto il dubbio come virtù intellettuale suprema, ma in concreto lo ridicolizza se il dubbio si applica alle ideologie vincenti come l’emergenzialismo. Di fronte alle palesi incongruenze della narrazione ufficiale che giustifica l’emergenzialismo messo su per il Covid, c’è il rischio che si diffonda il contagio dell’incredulità, perciò si affida la narrazione anti-emergenziale a Radio Maria, che ci mette dentro Satana ed altri personaggi improbabili, così le masse, immunizzate dal dubbio, tornano all’ovile della narrazione ufficiale.
Comunque non è il caso di farsi venire troppi sensi di superiorità nei confronti delle fiabe religiose tradizionali, perché oggi si fa di molto peggio. Una volta le divinità nascevano nella stalla col bue e l’asinello, mentre ora nascono nei garage, come Steve Jobs e Jeff Bezos. I miliardari sono le nuove divinità da cui ci si aspetta la salvezza del genere umano. Molti si sono bevuti la fiaba secondo cui un esponente dell’oligarchia affaristica come Donald Trump sarebbe diventato il condottiero della lotta contro l’establishment. Lo stesso Trump ha svolto anche lui il ruolo di vaccino comunicativo. Trump ha illuso i suoi sostenitori di liberarli dalla gabbia mentale del politicamente corretto. La falsa critica trumpiana del politicorretto ha ricondotto la polemica politica nell’alveo rassicurante del gioco delle parti tra la destra sguaiata e quell’altra destra dall’atteggiamento “responsabile”, che si fa chiamare “sinistra”.
Molti supporter di Trump non demordono di fronte alle smentite dell’evidenza e fanno notare che egli sarebbe il primo presidente da molti decenni che non ha avviato nuove guerre ma si è limitato ad ereditare quelle vecchie. In realtà non è che gli USA non ci abbiano provato a fare altre guerre nel periodo trumpiano, visto quello che è accaduto col Venezuela. Gli USA hanno cercato di coinvolgere nell’aggressione al Venezuela anche il Brasile di Bolsonaro, che però si è tirato indietro non appena ha visto che il regime di Maduro aveva dalla sua l’attivo appoggio militare della Russia.

Ciò che ha bloccato lo scoppio di nuovi conflitti negli ultimi sette anni (quindi già dall’epoca dell’ultimo Obama), è stato il ripreso attivismo militare della Russia, che ha riscoperto quel ruolo di contenimento dell’imperialismo statunitense che era già stato dell’Unione Sovietica. Spesso i movimenti di capitale contano molto di più delle decisioni dei leader politici, perché i capitali spostano i rapporti di forza. La multinazionale russa Gazprom continua a fare un po’ di profitti, ma i bei tempi sembrano finiti per sempre, sia a causa della depressione economica, sia a causa delle persistenti sanzioni USA per impedire il completamento del nuovo gasdotto che dovrebbe collegare la Russia alla Germania ed all’Europa. I soldi per corrompere i generali e tenerli buoni, quindi Gazprom non li ha più.
Nel frattempo sono cresciute le vendite di armi russe, tanto che la Russia ha scavalcato il Regno Unito nella classifica dei maggiori venditori di armi, piazzandosi seconda, ovviamente dopo gli USA. Per smascherare l’ipocrisia della sedicente “comunità internazionale”, è sufficiente rilevare che i primi cinque venditori mondiali di armi sono i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. I maggiori piazzisti di armi sono le forze armate e perciò i rapporti di forza in Russia si sono spostati a favore dei militari.

L’economista austriaco Joseph Schumpeter diceva che l’imperialismo è anti-economico. Era la classica mezza verità messa lì per confondere le idee. Il fatto che l’economia dei Paesi imperialisti sia quasi sempre in sofferenza, non vuol dire che le loro oligarchie non incrementino i propri affari. L’imperialismo è anti-economico e porta alla miseria la popolazione del Paese imperialista, ma l’imperialismo arricchisce le oligarchie.
L’economia mondiale sprofonda a causa dell’emergenza Covid, che è una guerra imperialistica ibrida, “a bassa intensità”. Ma persino l’affossamento dell’economia può diventare business. Crescono infatti i profitti delle multinazionali del digitale e soprattutto delle multinazionali finanziarie. I lockdown creano miseria e indebitamento esponenziale degli Stati, delle famiglie e delle imprese, mentre la deflazione secolare garantisce la stabilità del valore dei crediti nel tempo.
L’uovo di Colombo che ha consentito di infischiarsene del PIL è stato il “quantitative easing”, le iniezioni illimitate di liquidità da parte della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Qualche mese fa gli ingenui si preoccupavano che i finti scrupoli legali della Corte Costituzionale tedesca potessero bloccare gli acquisti di titoli di Stato e di obbligazioni di imprese private da parte della BCE, mentre ora il governo tedesco getta la maschera ed impugna sfacciatamente la bandiera del “quantitative easing”, che ha sempre fatto comodo soprattutto alla Germania.
Come nel film di Luis Buñuel “L’Angelo Sterminatore”, il deficit di bilancio sembrava una soglia insormontabile, salvo poi scoprire che era soltanto un rituale che aveva ipnotizzato tutti. Oggi ci si accorge che un deficit di bilancio del 10% non è un problema e che gli economisti ci hanno preso per i fondelli. Del resto è il loro lavoro.

Ringraziamo Cassandre e Claudio Mazzolani per la collaborazione.