Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La fintocrazia funziona al meglio quando il fantoccio di turno al governo è una persona particolarmente irritante e “divisiva”, in modo da sollecitare al massimo la faziosità dell’opinione pubblica più suggestionabile, ed anche per alimentare il gioco delle parti dello pseudo-governo con l’altrettanto finta opposizione. La Meloni presenta quindi caratteristiche ottimali per il ruolo di fintocrate; e inoltre, in quanto Cenerentola della Garbatella, ha potuto avviare un effetto di sponda con la sua antagonista nella fiaba mediatica, cioè quell’icona da sorellastra invidiosa che è Elly Schlein. La fintocrazia produce quel rumore di fondo che distrae da evidenze ricorrenti, note e conclamate, ma che vengono costantemente rimosse dalla memoria della comunicazione ufficiale, oppure private della dovuta attenzione.
Se si smarriscono i precedenti storici, allora ogni manifestazione di protagonismo da parte del Presidente della Repubblica in ambito internazionale, viene percepito dalla pubblica opinione e dai commentatori come semplice episodio, come una occasionale invasione di campo. L’importante è che quanto accade non venga correlato ad altri eventi simili, la cui successione nel tempo indicherebbe una regolarità, un’invarianza. A più di un commentatore non è sfuggito il fatto che qualche giorno fa Mattarella è andato a Bruxelles a fare da garante della linea internazionale dell’Italia. Questo ruolo di garante internazionale da parte del Presidente della Repubblica, non può essere spiegato con motivi contingenti, cioè con le presunte incertezze e ambiguità della Meloni e della Schlein in un momento di grave tensione internazionale; quindi non si tratta di una carenza di fedeltà euro-occidentale del governo e del parlamento che avrebbe determinato la necessità di una supplenza da parte del Capo dello Stato.
In realtà non c’è nulla di occasionale o episodico in questi comportamenti, che non a caso appartengono ad uno che risiede in una reggia, come è appunto il Quirinale. Nel 2013, in un periodo nel quale non si era ancora manifestata la tensione con la Russia, fu l’allora presidente Giorgio Napolitano a chiudere la bocca al parlamento sulla questione dell’acquisto degli F-35. Il tentativo da parte di alcuni parlamentari di interloquire nell’ambito delle decisioni sulle spese militari fu bollato da Napolitano come un’indebita intromissione. Nei confronti di questo atto d’imperio presidenziale non vi fu reazione da parte del parlamento. In quanto presidente del Consiglio Supremo di Difesa, il Capo dello Stato è in grado di svolgere un ruolo di tutore sia nei confronti del governo, sia nei confronti del parlamento.
Il Consiglio Supremo di Difesa è il buco nero della “nostra Costituzione più bella del mondo”; infatti configura una sorta di direttorio extra-parlamentare nel quale il Presidente del Consiglio viene di fatto declassato al rango di uno dei tanti ministri che rispondono al Presidente della Repubblica. Il Consiglio Supremo di Difesa svolge il ruolo di vero referente delle alleanze militari, cioè la NATO, ed anche delle sue appendici politiche come l’Unione Europea. Oggi il fatto che l’UE rappresenti una mera propaggine della NATO è una constatazione scontata. La cosa strana è che una tale ovvietà fino a una decina di anni fa venisse negata persino da molti analisti di opposizione, che si erano fissati col mito della Merkel e del “Quarto Reich”.
Non mancano le conferme del fatto che il Presidente della Repubblica sia il referente in ultima istanza non solo della NATO ma anche dell’UE. In un’intervista dell’anno scorso al quotidiano confindustriale, l’ex presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, colse l’occasione per osservare sarcasticamente che è prassi della Commissione lo scavalcare i Presidenti del Consiglio e di cercare l’intesa direttamente con i Presidenti della Repubblica, Juncker citava episodi a riguardo sia su Napolitano, sia su Mattarella. Le dichiarazioni di Juncker suscitarono un certo interesse ed anche una qualche indignazione, specialmente da parte dei commentatori di destra. A distanza di un anno quelle dichiarazioni di Juncker sono state pressoché dimenticate, come tutto ciò che possa offuscare il mito di Giorgia.
Le notizie vecchie sono spesso più istruttive delle nuove. Se si vuole capire il motivo dell’incantesimo che circonda Israele, e di tutte le timidezze e i distinguo con i quali viene affrontato il genocidio a Gaza, allora risulterà utile sapere che in Israele sono presenti quasi tutte le grandi aziende del mondo, non solo per fare accordi di investimento con le industrie e le autorità locali, ma anche per alimentare un giro di “startup”, cioè di nuove aziende che nascono e muoiono in breve tempo con la scusa di seguire l’onda del mercato. Non per niente le effimere startup sono uno degli strumenti preferiti per l’evasione fiscale e il riciclaggio. Quando uno sente le parole evasione fiscale e riciclaggio non sarà difficile associarle a Stellantis, che infatti ha il suo giro di startup in Israele.
Ma non deve neanche sorprendere che in Israele ci sia una ex azienda pubblica come l’ENEL. Il fatto che oggi l’ENEL sia una multinazionale non spiega il motivo per cui essa vada ad investire in un paese costantemente in guerra. Un paese in cui chi se lo può permettere, come appunto i tecnici qualificati, coglie l’offerta al volo se si tratta di svignarsela e cambiare aria in cerca di quieto vivere. Ovviamente la comunicazione ufficiale cerca di ridurre il fenomeno al cosiddetto trauma del 7 ottobre. La realtà è che la labilità demografica di Israele era già evidente da tempo, dato che persino l’attività agricola delle colonie israeliane in Cisgiordania dipende non solo dai finanziamenti degli evangelici americani, ma anche dal loro lavoro al momento del raccolto.
Oltre al riconoscere l’utilità delle notizie stagionate, un’altra accortezza nell’orientarsi nella comunicazione ufficiale, è quella di considerare che il mentire troppo porta a dire la verità. Per sostenere una menzogna palese si mette a supporto una notizia vera, che risulta però istruttiva in un modo imprevedibile per chi legge. L’urgenza di mentire ha fatto un brutto scherzo anche a Federico Rampini, che l’anno scorso, per avallare la balla sui successi del sistema antiaereo israeliano, diede al lettore una dritta utile, cioè la pioggia di denaro che fu riservata da Ronald Reagan ad Israele nell’ambito del progetto delle “Guerre Stellari”. Rampini si dimenticava di sottolineare che l’attacco iraniano dell’aprile del 2024 era stato annunciato con ore di anticipo, che non era stato preso di mira nessun obbiettivo civile, che a difesa di Israele c’erano schierati intercettori americani, britannici e francesi; e che, nonostante ciò, vari missili iraniani avevano raggiunto ugualmente le basi militari israeliane. Ma in fondo aveva ragione Rampini, cioè la notizia più importante era il pretestuoso giro di denaro messo in piedi tra Israele e USA dall’amministrazione Reagan in nome del business di una illusoria sicurezza.
Gli Houthi in questo momento sono i soli a fare qualcosa di veramente concreto contro il genocidio perpetrato a Gaza dall’IDF; inoltre i loro lanci di missili su Israele mettono in evidenza la gigantesca frode che è stata confezionata negli anni ’80 sul falso mito di uno scudo antiaereo. Se Israele non fosse Israele, l’aeroporto Ben Gurion sarebbe stato già considerato zona morta per tutte le compagnie aeree del mondo, che invece devono andare avanti a colpi di sospensioni “temporanee” dei voli, che peraltro durano da mesi.
Secondo dati riportati nell’ottobre del 2024 dalla rivista “Politico”, nell’ultimo decennio ci sono stati con destinazione Israele più di diciassettemila viaggi di parlamentari statunitensi, o membri del loro staff; quindi i viaggi in Israele hanno superato di gran lunga per numero tutti quelli che hanno riguardato l’emisfero occidentale e l’Africa messi insieme. Il fatto che i parlamentari viaggiano a carico di organizzazioni considerate caritatevoli, e che quindi non pagano tasse, per poi essere ospitati in hotel di lusso, spesso insieme alla famiglia, già di per sé configurerebbe il reato di corruzione. In realtà la questione è ancora più sconcertante, dato che questi congressmen viaggiatori non si limitano a fare standing ovation ai discorsi di Netanyahu, ma stanziano decine di miliardi di dollari ogni anno a favore di Israele. Non ci vuole una mente superiore per capire che in questi viaggi i congressmen vanno in Israele a riscuotere la loro parte del bottino al riparo da qualsiasi controllo. Si spiega così l’impunità israeliana, in quanto Israele stesso è una costruzione in funzione dell’impunità delle cleptocrazie. In definitiva sono proprio i conflitti di interesse, la corruzione e l’illegalità a produrre le gerarchie sociali e internazionali.
|