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"Feuerbach aveva in parte ragione quando diceva che l'Uomo proietta nel fantasma divino i suoi propri fantasmi, attribuendogli la sua ansia di dominio, la sua invadenza camuffata di bontà, la sua ondivaga morale. Anche quando dubita dell'esistenza di Dio, in realtà l'Uomo non fa altro che dubitare della propria stessa esistenza."

Comidad
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LA FINE DEL MITO DELLA STATUALITÀ
Di comidad (del 21/08/2025 @ 00:05:20, in Commentario 2025, linkato 509 volte)
In molti hanno notato che “Ferragosto in Alaska” era un titolo che si adattava più ad un film con Christian De Sica e Massimo Boldi che ad un evento storico. C’è inoltre un diffuso scetticismo sulla possibilità che Trump riesca a mantenere i canali di trattativa eventualmente aperti con la Russia sui dossier comuni, compresi l’Artico e il controllo nucleare. Pare che lo stesso Putin non creda alla possibilità degli USA di mantenere accordi, cioè di esprimere una continuità istituzionale. Nella conferenza stampa finale Putin ha accettato di compiacere l’ego di Trump avallando il suo mantra, secondo il quale se ci fosse stato lui alla presidenza al posto di Biden, la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata. Putin non è il grande statista che molti hanno vagheggiato, ma è comunque un vero professionista della politica e della diplomazia, perciò da parte sua appare strana una deroga così smaccata dal codice di comportamento istituzionale, in base al quale occorrerebbe evitare di esprimere giudizi e fare confronti sui capi di Stato degli altri paesi. Secondo il luogo comune, la politica russa sarebbe molto legata a certi formalismi giuridici, invece Putin stavolta li ha tranquillamente ignorati. Certe sbracate ce le si poteva aspettare da un lobbista e dilettante della politica come Mario Draghi, il quale nel 2021 non si limitò ad elogiare il presunto europeismo di Biden, ma si lasciò andare a critiche sul suo predecessore Trump.
A fondamento dei rapporti istituzionali dovrebbe esserci la funzione, che prevale sulle persone che la esercitano di volta in volta. Questo filo di continuità nella funzione, al di là ed al di sopra della caducità delle persone, sarebbe appunto lo Stato. Ciò conferiva allo Stato quell’alone, se non divino come diceva Hegel, almeno sovrumano. In questo senso Trump non avrebbe mai dovuto tollerare che un presidente straniero criticasse in sua presenza un suo predecessore alla Casa Bianca; invece se ne è compiaciuto, dimostrando di avere una concezione meramente personalistica del potere.
La statualità era probabilmente solo un mito su cui i vari regimi basavano la propria legittimazione, perciò i ruoli istituzionali sono sempre stati soggetti all’alea degli umori personali e delle spinte di lobbying; il problema è che oggi la statualità non sopravvive neppure come mito e come bon ton diplomatico nei rapporti tra paesi; tanto che Putin in una conferenza stampa fa una dichiarazione che equivale a dire che nei rapporti con gli USA si vive alla giornata e che in pratica l’epoca dei trattati è finita, poiché non c’è un interlocutore stabile con cui negoziare.

Se ci sono continuità e regolarità nella politica USA è semmai nella costante inaffidabilità, di cui Trump fa motivo di vanto. Il fatto che la slealtà diventi di per sé una strategia, o l’illusione di una strategia, dà il segno della dissoluzione della concezione weberiana del potere legale-razionale. La politica estera finisce perciò per riprodurre l’autolesionistica relazione dello scorpione con la rana. Non c’è solo Trump a confondere la slealtà con la strategia; basti pensare al presidente turco Erdogan. Secondo la visione realista di Carl Schmitt la politica estera degli Stati sarebbe basata sullo schema amico-nemico, per il quale il nemico del mio nemico è mio amico. Erdogan ha fatto esattamente l’opposto, cioè si è alleato con Israele, principale alleato del suo nemico curdo, per fare fuori Assad, che era quello con cui aveva raggiunto un accordo e che gli teneva a bada i curdi ed anche Israele. Oggi che la Siria è stata balcanizzata, i curdi hanno stabilito il proprio potere su una parte del territorio, mentre Israele occupa il sud del paese fino alle porte di Damasco. Eppure Erdogan continua ad essere convinto che il mancare di parola sia un segno di intelligenza.
Lo stesso regime russo nella vicenda siriana non ha brillato per affidabilità. Non è stato invece irrazionale il fatto che il regime russo abbia rinunciato ad uno degli elementi caratterizzanti dell’autorità dello Stato, cioè la leva obbligatoria. Il regime russo ha quindi dovuto affrontare una guerra impegnativa come quella in Ucraina con un esercito professionale, alimentato da stipendi allettanti. L’espressione “operazione militare speciale” ha consentito di evitare la parola “guerra” e quindi di non evocare lo spettro della leva obbligatoria, giustamente ritenuta molto impopolare. Per motivi di consenso interno Putin ha dovuto promettere di non impegnare i soldati di leva nei combattimenti. Truppe di leva russe sono state imprevedibilmente coinvolte durante l’inizio dell’invasione ucraina di Kursk, però l’intera operazione per liberare l’area è stata affidata a forze professionali.
La Rivoluzione Francese e il regime napoleonico avevano santificato la leva obbligatoria, facendone un elemento fondamentale della personalità dello Stato; infatti la leva obbligatoria è stata recepita nella nostra Costituzione, per cui deve ritenersi non abolita ma soltanto sospesa dal 2005. L’esperienza ha però confermato lo scetticismo del regime russo nella credibilità dell’autorità dello Stato e quindi nel ricorso alla leva obbligatoria. Il fallimento militare dell’Ucraina è in gran parte dovuto alla leva obbligatoria, che è stata ostacolata da renitenze e diserzioni. Allo stesso modo, non è il genocidio a Gaza, bensì la leva obbligatoria a rappresentare oggi il maggiore elemento di tensione interna alla società israeliana; non solo per quanto riguarda il privilegio di esenzione accordato agli ebrei ortodossi, ma soprattutto a causa della crescente tendenza dei riservisti a sottrarsi al richiamo.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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