Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ci sono situazioni che oltrepassano i limiti descrittivi del comune linguaggio politico. A proposito della NATO e del suo giro d’affari si potrebbe parlare di corruzione e di propaganda che surroga la mancanza di strategia; ma queste stesse espressioni potrebbero essere riferite a qualsiasi altro paese. Nessun regime infatti è immune dalla corruzione, e inoltre c'è da dubitare che la Russia o la Cina abbiano effettivamente una strategia e non procedano invece alla giornata. Il fatto che certi paesi provengano da civiltà secolari o millenarie, di per sé non ci dice nulla sulla loro attuale capacità di esprimere una visione strategica. La stessa dottrina della indivisibilità della sicurezza, inventata da Pechino e adottata anche da Mosca, di fatto svolge esclusivamente la funzione estemporanea di un’omelia domenicale,
una messa cantata sulle note edificanti dell’equilibrio e della ragionevolezza, senza però riferirsi a premesse concrete.
Ma è proprio sul tipo di propaganda che si può notare il passo completamente diverso con il quale procede la NATO. Mentre Putin o Xi Jinping cercano di apparire al pubblico come persone equilibrate e ragionevoli, nel caso della NATO, degli USA, del Regno Unito e dell’Unione Europea, si vede invece una continua ricerca dell’iperbole fine a se stessa, ovvero la si spara grossa senza alcuna considerazione del rischio di cadere nel ridicolo. Appena qualche giorno fa il segretario della NATO, Mark Rutte, in
un’intervista al New York Times ha paventato la possibilità di un attacco congiunto e simultaneo da parte della Russia e della Cina, l’una sul fronte europeo e l’altra sul fronte di Taiwan. Medvedev ha replicato alle boutade di Rutte nel modo più ovvio, spiegandola con l’uso di funghi allucinogeni, che sarebbe abituale per gli olandesi. La battuta veniva spontanea, ma in effetti nel caso di Rutte il problema non riguarda uno stato di allucinazione, bensì la totale mancanza di qualsiasi preoccupazione di risultare credibile. Una menzogna confezionata secondo i criteri della verosimiglianza potrebbe infatti non conquistare i titoli dei media, quindi passare inosservata. Nel caso di Russia e Cina si può ancora parlare di propaganda, mentre con la NATO si è passati ad una comunicazione del genere imbonitorio, come nelle televendite; se ne è visto un esempio plateale con lo spot della Kallas sul kit di sopravvivenza. Non ci si pone più il problema di convincere il maggior numero di persone con una narrazione coerente; l’importante è mirare al pubblico più impressionabile e facinoroso, in modo da gasarlo e fanatizzarlo, per poi usarlo come bullo all’occorrenza.
Mentre Rutte si espone senza alcun timore al ridicolo,
il nostro ministro Crosetto adotta un registro comunicativo più subdolo e ipocrita, per cui da un lato la spara grossa, ma dall’altro finge di prenderne le distanze. In una recente conferenza stampa Crosetto ci ha fatto sapere che in Svezia si preparano alla guerra contro la Russia costruendo un cimitero in grado di ospitare il 5% della popolazione; visto che gli svedesi sono una decina di milioni, vorrebbe dire che si mettono in conto cinquecentomila morti. Crosetto precisa che non condivide questo grado di allarmismo; ma, secondo lui, tale sarebbe il clima di attesa della guerra che si respira nel Nord Europa. Con questo trucco di saltabeccare da un’affermazione in un senso ad un’altra affermazione nel senso opposto, Crosetto riesce a fare imbonimento e, al tempo stesso, continuare a passare da persona seria per molti commentatori.
Il problema è che se i prodotti in vendita fossero qualitativamente validi, non avrebbero bisogno di pubblicità ingannevole. Un prodotto fraudolento, industriale o finanziario che sia, si vende solo con una pubblicità fraudolenta. Lo si è constatato con i sistemi antimissile: costano troppo, al punto che i missili intercettori sono più costosi dei missili che dovrebbero bloccare. L’Iran non ha neppure usato i suoi missili più avanzati ed è ugualmente riuscito a perforare le difese israeliane ricorrendo ai fondi di magazzino. La settimana scorsa Kiev ha dovuto subire centinaia di impatti di missili e droni senza che la contraerea ucraina potesse farci nulla. L’intossicazione mediatica si è messa in moto facendo circolare la notizia fasulla di una prossima cessazione delle forniture americane di missili Patriot; in tal modo si è suggerito falsamente al pubblico che il bombardamento russo fosse riuscito solo perché i Patriot scarseggiavano. Le stesse considerazioni valgono per il sistema italo-francese Samp-T: non solo è vertiginosamente dispendioso in sé, ma inoltre anche i suoi intercettori Aster 30 costano più dei missili che dovrebbero bloccare, e devono persino essere lanciati due o tre alla volta per sperare di intercettare qualcosa. Di fronte a questa debacle, il ministro Crosetto mica ha chiamato quelli di Leonardo SpA per intimargli di produrre qualcosa di più efficace e molto meno costoso; tutt’altro. Crosetto ha infatti deciso di
raddoppiare la “dose” di missili intercettori del Samp-T; esattamente come con i sieri Pfizer: visto che non hanno funzionato con le due dosi canoniche, allora te ne fai quattro o cinque.
I media si sono soffermati un po’ troppo sulla frase di Guido Crosetto secondo cui la NATO, così com’è, non avrebbe più ragione di esistere. La dichiarazione più significativa del ministro della Difesa era invece un’altra, e cioè che, comunque, la NATO se la voleva tenere stretta. Il motivo dell’affettuoso abbraccio di Crosetto (consulente di Leonardo SpA) nei confronti della NATO è facilmente spiegabile, se si considera che nello stabilimento Leonardo di Cameri in Piemonte vengono assemblati i caccia F-35 della Lockheed Martin. Il business del caccia più costoso di tutti i tempi si è rivelato talmente lucroso per Leonardo che
il governo tedesco ha deciso di non acquistare i caccia prodotti nello stabilimento di Cameri e di costruirne uno proprio per assemblare gli F-35.
Il business della “difesa” è una partita di giro nella quale la lobby delle armi occupa i governi, i quali a loro volta drenano il denaro pubblico verso la lobby delle armi. Ovviamente tutto ciò va benissimo per le cosche di affari, ma non ha niente a che vedere con la “sicurezza”; anzi, è molto più probabile che un’alleanza tra trentadue paesi diversi finisca per comportarsi come una baby gang dominata non solo dal bullo più violento del gruppo, ma anche dalla cerchia di adulatori che manipola il bullo. Il fallimento dei blocchi militari come la NATO in termini di sicurezza è il punto di partenza della
nota dottrina, enunciata da Xi Jinping, della cosiddetta “sicurezza indivisibile”. Tutto il discorso è molto bello, molto confuciano: se cerco la mia sicurezza a scapito di quella degli altri, è inevitabile che ciò mi ritorni indietro come aumentata insicurezza. Il problema è che il ragionamento di Xi Jinping parte da una premessa sbagliata, e cioè che il movente degli USA, dell’Unione Europea e della NATO sia la sicurezza. In realtà il loro movente è la destabilizzazione.
L’equilibrio e l’armonia sono cose stupende, ma dalle nostre parti questa musica celeste non funziona, visto che sono lo squilibrio e la destabilizzazione a portare affari alla lobby delle armi. Tra l’altro nel Sacro Occidente “armi” e “industria” tendono a diventare sinonimi, cioè scompaiono le imprese che producono beni destinati al consumo. C’è anche qualche caso intermedio, come
la multinazionale Beretta SpA, presente sia nel settore della Difesa con prodotti ad alto valore aggiunto, sia nel settore delle armi “sportive” o per la difesa personale, un mercato su cui gran parte della piccola e media impresa italiana ha poggiato la sua speranza di sopravvivenza ai processi di deindustrializzazione.
Uno degli ultimi residui del passato industriale pacioccone dell’Italietta,
la Candy, è stato definitivamente sepolto, ed il suo stabilimento storico diventerà un hub per prodotti cinesi. Anche la Cina produce e vende armi, ma non produce solo armi e continua a puntare sui beni di largo consumo.
Ai bei tempi degli anni ’70 si sarebbe detto che visto che in Occidente la “struttura” si identifica ormai con la sola produzione di armi, è inevitabile che la “sovrastruttura” si adegui; cioè che il lobbying degli affari della Difesa diventi anche l’ideologia dominante e l’unica politica ammissibile. Oggi Leonardo SpA può pubblicamente rivendicare sul suo sito internet di essere
l’azienda italiana a più alto valore aggiunto, ma non prende atto delle conseguenze strutturali e sovrastrutturali di un tale dato di fatto.
Gran parte delle oligarchie extra occidentali si illude ancora di poter rabbonire gli USA e l’Europa con il linguaggio degli affari. Ma il problema è che oggi per gli USA e per l’Europa il principale affare è la cosiddetta Difesa, cioè coltivare finte minacce alla propria sicurezza. La conseguenza del predominio del lobbying delle armi è non soltanto che gli slogan sionisti e neocon invadono i media e la politica, ma soprattutto il fatto che un paese strutturalmente fragile e insignificante come Israele diventa il principale narratore ufficiale in tema di presunte minacce al Sacro Occidente, e diventa inoltre un attore della politica globale, persino al di fuori dello scenario strettamente regionale. Israele ha una collaborazione militare con l’Azerbaigian ed ha attaccato l’Iran, quindi minaccia direttamente i confini russi. Ma neppure la lontana Cina sfugge alla minaccia sionista.
La rivista “Modern Diplomacy” ci fa sapere che Israele, una volta eliminato l’Iran, ha in programma di colpire anche il programma nucleare del Pakistan, un paese direttamente confinante con la Cina e storico cliente di Pechino. Visto che Israele avrebbe qualche difficoltà logistica a bombardare Islamabad, allora la base operativa per l’attacco al Pakistan dovrebbe essere l’India. Il presidente indiano Modi è avvisato: l’epoca delle cicliche e rituali scaramucce di confine tra India e Pakistan per testare i rispettivi sistemi d’arma, è finita. Ora i sionisti e i neocon pretendono che Modi cominci a fare sul serio, sebbene nell’ultima scaramuccia i sistemi d’arma indiani non abbiano fornito una grande prova.
Qualcuno potrà osservare, del tutto a ragione, che
la rivista “Modern Diplomacy” è un covo di mentecatti; non per niente ha come vate e ispiratore Zbigniew Brzezinski. Il problema è che i mentecatti funzionano benissimo per lo scopo di vendere armi. In un articolo di due anni fa “Modern Diplomacy” diceva che il grande “stratega” polacco-americano ci aveva messo in guardia contro i russi, i quali sono talmente ottusi, paranoici e retrogradi da rifiutare di sottomettersi al paese vincitore della guerra fredda. Insomma, non è che si siano valutati male i rapporti di forza, semmai sono i russi, i cinesi, gli iraniani, i pakistani ad essere fatti male; l’importante è che le guerre, ed i relativi affari, continuino.