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"Gli errori dei poveri sono sempre crimini, mentre i crimini dei ricchi sono al massimo 'contraddizioni'."

Comidad (2010)
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 26/06/2008 @ 10:05:32, in Commentario 2008, linkato 1256 volte)
Dopo i commenti trionfali sul risultato del referendum irlandese che negava l’adesione al trattato di Lisbona, la Lega Nord è rientrata disciplinatamente all’ovile, affermando che voterà il trattato in Parlamento.
La più significativa delle marce indietro è stata quella del ministro Calderoli, - ministro di un ministero senza portafoglio e, soprattutto, senza competenze -, che è entrato nel governo in seguito al caso mediatico delle presunte minacce pervenute dalla Libia. La montatura mediatica del caso Libia-Calderoli è stata la ulteriore dimostrazione di come si possa inventare una notizia attraverso l’espediente di traduzioni non verificate, trasformando un personaggio screditato in un simbolo dell’onore italico. Berlusconi, già troppo impegnato a gestire le proprie figuracce, è stato così costretto a imbarcare nel governo un personaggio di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
Nessuno degli eroici reporter che vanno per la maggiore si è assunto l’onere di accertare se davvero degli esponenti libici avessero pronunciato quelle dichiarazioni, quindi la cosiddetta “libertà di stampa” non va mai a toccare gli assetti del dominio coloniale. Nessuno dei commentatori ufficiali ha inoltre sottolineato il paradosso per il quale un personaggio che i media trattano come un’icona della degenerazione antropologica, possa poi assumere il ruolo di bandiera dell’orgoglio nazionale.
Nella psicologia relazionale, si definisce “doppio vincolo” il costringere un soggetto ad aderire a due messaggi tra loro incompatibili, e il doppio vincolo costituisce appunto una tecnica per indurre la schizofrenia attraverso un condizionamento ambientale.
Come era scontato, la posizione della Lega non è stata mirata a bloccare effettivamente l’entrata in vigore del trattato, ma unicamente a screditare le ragioni dell’antieuropeismo, identificandole con una fuorviante polemica antimassonica, quasi che il progetto di Unione Europea fosse espressione della massoneria, che invece è solo uno dei tanti strumenti di penetrazione coloniale e corruzione sociale. La questione dell’Unione Europea non potrà essere inquadrata sino a quando non si accetterà l’evidenza del suo legame con la NATO. L’Unione Europea e la NATO sono due facce dello stesso dominio coloniale statunitense e, non a caso, Bruxelles è la sede di entrambe le organizzazioni, dato che, anche nell’epoca delle telecomunicazioni, è ancora la prossimità fisica che consente di far coincidere le leve del comando.
Ma il ruolo provocatorio della Lega Nord va oltre questi compiti contingenti di discredito e di copertura del dominio coloniale, in quanto la Lega, come messaggio, costituisce un intreccio di razzismo ed autorazzismo, un messaggio per il quale la xenofobia e l’antimeridionalismo diventano un veicolo di frantumazione, nei lavoratori settentrionali, di una dignità sociale faticosamente costruita e difesa nei decenni.
Il mito mediatico del voto operaio che sarebbe andato alla Lega Nord, non soltanto non rappresenta la descrizione di un evento reale, ma costituisce il tentativo di indurre negli operai proprio il comportamento che si finge di stigmatizzare. Non è bastato neutralizzare ed asservire le organizzazioni operaie tradizionali fagocitando i loro gruppi dirigenti, ma ora si cerca anche di distruggere la memoria della funzione sociale che queste organizzazioni hanno svolto.
La funzione dei media nel dominio coloniale è quindi più complessa di quanto si creda. Non si tratta soltanto di disinformare, ma anche di determinare, attraverso tecniche di condizionamento psicologico, le condizioni di una schizofrenia di massa, identificando il conformismo con la confusione, secondo il principio della psychological war enunciato dal presidente statunitense Harry Truman: “Se non puoi convincerli, confondili”.
Anche l’illegalità non deve quindi costituire solo una trasgressione di massa, ma un vero obbligo sociale, una sorta di nuovo zelo missionario.
Nei media ogni messaggio contiene in realtà il suo opposto, ogni denuncia implica in effetti un richiamo ad imitare i comportamenti denunciati, ogni indignazione moralistica serve a rappresentare una realtà fittizia dove tutto è concesso.
La perdita di prestigio che ha colpito negli ultimi anni il mito americano, non va quindi a incidere negativamente sugli assetti del dominio coloniale, poiché è compensata da un crescente autorazzismo delle popolazioni sottomesse.
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Di comidad (del 28/06/2008 @ 17:52:16, in Manuale del piccolo colonialista, linkato 1551 volte)
BLACKWATER: the KILLERS’ COMPANY

Che l’esercito di occupazione USA in Iraq sia in difficoltà è cosa evidente; che non abbia il controllo del territorio è altrettanto chiaro. Eppure l’eventualità di un ritiro continua ad essere rinviata, nonostante continui annunci di riduzione delle truppe.
Il 31 marzo 2004, quattro contractor civili furono uccisi dalla popolazione di Falluja; la risposta dell’aviazione e dell’esercito di Bush fu di una violenza inaudita: la città fu messa a ferro e fuoco e in buona parte rasa al suolo; il numero dei morti fu elevatissimo, forse decine di migliaia, oltre ai superstiti messi in fuga. Il fatto è che le compagnie di mercenari svolgono un ruolo decisivo in questa guerra e l’amministrazione Bush non può permettersi di far trasparire la loro vulnerabilità.
Bush era andato al potere proprio con un massiccio programma di privatizzazione: nelle scuole, nelle prigioni, negli istituti di cura. La stessa guerra in Iraq è stata organizzata all’insegna della cosiddetta privatizzazione, ovvero fornire armamenti scadenti a truppe poco organizzate, per l’esercito regolare, e poi pagare – a spese del contribuente americano - squadre di assassini perfettamente equipaggiate per mantenere il controllo se pur limitato del territorio.
In realtà l’esercito di killer organizzati in unità militari private è il più vasto finora mai messo in piedi. Il governo USA parla di 48.000 dipendenti di compagnie mercenarie in Iraq, ma calcoli molto più attendibili fanno salire a 129.000 il loro numero; si tratta di una cifra stratosferica, quasi la metà degli effettivi regolari in Iraq. Mantenere questi corpi di killer offre numerosi vantaggi:
• I mercenari consentono di gonfiare le forze di occupazione, in pratica le unità impiegate sul campo vengono raddoppiate; così le truppe regolari vengono ridotte (di poco) e, aumentando quelle private, si estende l’occupazione;
• La guerra è di fatto affidata a forze sulle quali non vige alcun sistema di responsabilità; i suoi membri godono infatti della totale immunità;
• L’opinione pubblica non viene disturbata dalle morti nascoste dei contractor;
• I soldati regolari sono pagati molto meno, sono molto meno compiacenti e manifestano qualche critica sulla conduzione delle operazioni, i contractor no; e sono disponibili a fare i lavori più sporchi;
• Non serve alcun consenso del Congresso per l’ingaggio dei killer privati;
• Si dispone di un’armata di dimensioni notevoli, quasi 130.000 uomini che non devono essere persuasi a entrare nell’esercito e i cui caduti, come abbiamo detto, non rientreranno mai negli elenchi ufficiali delle vittime;
• La disorganizzazione e l’inefficienza dell’esercito regolare non ricade sui diplomatici o sugli uomini politici in visita di propaganda in Iraq, da Paul Bremer a John Negroponte a Condoleeza Rice, protetti regolarmente dai contractor. Nella Green Zone sono in azione più di una trentina di queste società.
Ovviamente tutto questo ha un prezzo piuttosto elevato, ma l’amministrazione Bush è ben lieta di far pagare tutto ai contribuenti americani, come in ogni privatizzazione che si rispetti.
In realtà, già nel settembre del 2001 Donald Rumsfeld spiegava al Pentagono che siccome i governi non possono cessare di esistere (sic) è necessario trovare altri incentivi che consentano alla burocrazia, anche a quella militare, di adattarsi e progredire. Sburocratizzare, nel linguaggio del dominio statunitense significa affidare ai privati, ovvero all’affarismo delinquenziale, scuole, prigioni, esercito ecc. Lo stesso Dick Cheney, altro noto criminale dell’amministrazione Bush, aveva commissionato alla Halliburton uno studio per capire come privatizzare la burocrazia militare spianando il terreno all’incredibile prosperità dei profitti di guerra attuali.
Nel 2007, Bush chiede al Congresso l’autorizzazione all’aumento degli effettivi dell’esercito e della marina di almeno 92.000 uomini. “Un altro compito che dobbiamo darci è istituire dei corpi di civili volontari che possano funzionare come la nostra riserva. Questo potrebbe permetterci di alleggerire le Forze Armate assumendo civili con particolari capacità che possano servire nelle missioni all’estero quando l’America ne ha bisogno.” Ovviamente il cittadino statunitense veniva ancora una volta preso per i fondelli, visto che la privatizzazione era già avvenuta, i soldi – un mare di soldi – già dati e i desperados delle compagnie private già da tempo in azione.
Blackwater è il nome della più grande e famigerata compagnia di killer del mondo, è attualmente impegnata a fondo in Iraq ed è un caso esemplare del funzionamento di queste società.
La Blackwater fu fondata da Erik Prince, che proveniva da una famiglia di cristiani evangelici ultraconservatori del Michigan, sostenitori del libero mercato e di una visione religiosa fondamentalista e suprematista; si era arruolato nelle US Navy Seals, considerate una delle più esclusive tra le forze militari degli USA.
Durante gli anni di Clinton, Erik Prince approfittò della privatizzazione dei servizi militari infilandosi nell’outsourcing; La Blackwater fondata nel 1996 come struttura d’addestramento militare nel North Carolina e con un consiglio d’amministrazione di ex Navy Seals, in dieci anni è diventata la compagnia di “mercenari” più grande del mondo, incarnando quella che Bush ha definito la “necessaria rivoluzione degli affari militari” ovvero l’esternalizzazione della maggior parte dei compiti delle forze armate.
Ma la definizione di “mercenari” non rende giustizia a queste bande di killer ed al loro comportamento gangsteristico. Il loro compito è terrorizzare soprattutto la popolazione civile irachena, non a caso molti di loro sono dislocati nella Green Zone, e proteggere i pezzi grossi dell’amministrazione. Incalcolabile il numero di civili uccisi da questi assassini; ma solo pochi dei massacri da loro compiuti hanno avuto gli onori della cronaca, come quello di Mansour del settembre 2007. I capibanda della Blackwater sono molto chiari nelle “regole d’ingaggio”: sparare prima, magari uccidere, poi fare domande. I dati ufficiali parlano di più di 200 conflitti a fuoco in cui la BW è stata coinvolta e nel 90% dei casi ha sparato per prima, o più probabilmente ha sparato da sola. I killer della BW non possono essere giudicati da tribunali militari – ammesso che ne avessero davvero l’intenzione – e l’amministrazione Bush concede loro un territorio franco in cui non esistono responsabilità né sorveglianza né alcunché che regolamenti la loro presenza. In pratica non vi è mai stato un solo caso di accusa formale per i crimini e i reati commessi sul posto, perché la compagnia funziona come una “revolving door”, una porta girevole che consente di entrare e uscire a piacimento, così ai killer più esposti viene garantito un temporaneo rimpatrio per evitare grane. L’attività di terrorismo rende piuttosto bene a questi ultraconservatori evangelici se è vero che i delinquenti spediti in Iraq dalla BW guadagnano fino a sette volte di più di un soldato regolare e sono equipaggiati molto meglio. In realtà la BW arruola i suoi killer in molti paesi: i principali fornitori di truppe mercenarie sono oltre gli USA, il Cile, la Colombia, la Bulgaria e l’Honduras; tra questi mercenari vi sono molti ex-militari e paramilitari, torturatori e semplici assassini.
Secondo dati ufficiali, BW finanzia in modo massiccio le campagne elettorali di Bush e dei repubblicani; ma vista l’entità delle commesse governative sembra evidente che questa ed altre compagnie private sono saldamente sotto il controllo dei capicosca Bush, Cheney e Rumsfeld; dal giugno 2004 ad oggi hanno infatti intascato l’apprezzabile somma di oltre un miliardo di dollari – solo negli ultimi due anni 832 milioni di dollari – di denaro pubblico. I contribuenti americani che prima erano spremuti dal complesso militar-industriale adesso si ritrovano con quello mercenario-evangelico delle compagnie private.
Questa enorme quantità di denaro ha permesso alla BW di diventare una società vasta e complessa con nove sub-società, e la cui totalità degli introiti deriva da contratti con il governo USA, con commesse assegnate direttamente senza gara pubblica. Oggi la BW possiede la base militare privata più grande del mondo con più di 30 aerei, svariati piccoli elicotteri e piccoli blindati. Attualmente il controllo criminale della BW è sempre più invasivo sullo stesso territorio USA: controllo delle frontiere, sicurezza privata, sorveglianza costiera. La BW sta ad esempio approntando un campo di addestramento “segreto” al confine con il Messico dove c’è già il muro di Bush. D’altro canto, se in Iraq le viene garantita la possibilità di radere al suolo una città, tramite una sua affiliata - la Raven Developpement Group – la BW può fare affari anche sulla ricostruzione.
Sul sito vagamente minaccioso e un po’ lugubre della BW ci sono tanti bambini sorridenti accanto a soldati armati fino ai denti. La BW si dichiara specializzata in: applicazione della legge, sicurezza, pacificazione, addestramento, stabilizzazione democratica, fornitura d’armi e soldati, supporto aereo e molto altro. Niente supporto militare ai regimi islamici e contrari alle democrazie occidentali. C’è persino un negozio virtuale in cui acquistare i gadget della compagnia.
Con oltre 20.000 uomini, la compagnia BW è oggi presente in nove paesi e, come abbiamo visto, si sta minacciosamente estendendo negli USA; la troviamo in Afghanistan dove addestra le truppe governative, sul Caspio, dove ha una base per forze speciali a pochi chilometri dal confine iraniano, e conduce direttamente trattative col governo del Sud Sudan per addestrare reggimenti cristiani contro il governo centrale (musulmano).

Dal compagno Marco riceviamo una “curiosità” a proposito della Blackwater:
I parà della Blackwater con la bandiera italiana

Ieri vi abbiamo segnalato un articolo sui movimenti contro le basi negli Stati Uniti che raccontava anche delle campagne della società di mercenari Blackwater per conquistare "i cuori e le menti della gente", inclusi spettacoli di paracadutisti che scendono con gigantesche bandiere a stelle e strisce. (http://www.peaceandjustice.it/basi-usa.php)
Oggi abbiamo saputo che proprio il 10 maggio 2008 vicino a Washington DC i paracadutisti della Blackwater hanno fatto lo stesso spettacolo durante il campionato di polo in cui l´Italia giocava contro gli Stati Uniti. Ma questa volta i parà della Blackwater sono scesi anche con una enorme bandiera italiana! Video (a fondo pagina): http://www.americaspolocup.com/theevent.php
Chi si sente indignato nel vedere la propria bandiera sventolata dai mercenari della Blackwater, può contattare due degli sponsor dell´evento: Birra Moretti info@birramoretti.it
National Italian American Foundation information@niaf.org
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


01/11/2024 @ 21:52:49
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