Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il politicamente corretto impone che non si facciano paragoni tra le limitazioni del green pass e lo sterminio degli Ebrei. E infatti il paragone è una pretestuosa forzatura mediatica rispetto alla vera questione storica, e cioè che già il regime nazista aveva trasformato la sanità pubblica in un instrumentum regni onnicomprensivo con effetti intrusivi e “selettivi” estremi. Ad esempio,
la biopolitica nazista nella sua propaganda additava i disabili come un peso, un costo, che gravava sulle spalle dei soggetti sani o, quantomeno, curabili. Le attuali misure di apartheid verso i non vaccinati hanno ricevuto la spinta mediatica delle dichiarazioni dei soliti “virologi”, i quali hanno “denunciato” l’insostenibilità per il sistema sanitario della spesa causata dai non vaccinati che contraessero il Covid. Nei confronti dei disabili il regime nazista attuò dapprima pratiche di sterilizzazione (cosa che veniva attuata anche in tanti altri Paesi, addirittura sino agli anni ‘70); poi, a partire dal 1939 vi fu il primo genocidio di massa, operato nei confronti dei malati di mente: circa duecentomila assassinati per mano di medici. Si trattò di uno sterminio perpetrato non in base a motivazioni razziali, bensì sanitarie.
Quotidiano Sanità è una testata online impegnatissima nell’attuale vulgata Covid e nella propaganda vaccinale. Circa quattro anni fa la stessa testata dedicò spazio all’informazione su una mostra sullo sterminio dei disabili perpetrato dal nazismo, mettendo in evidenza il ruolo svolto nel genocidio dai medici e dalla scienza ufficiale. Come a dire: la Storia insegna, ma solo ai malintenzionati.
Negli anni ’30 le oligarchie di tutto il mondo hanno simpatizzato per il nazismo, anche se nello scontro imperialistico le affinità ideologiche non sono mai il fattore decisivo. Pur di impedire la nascita di un impero tedesco in Europa, le potenze anglosassoni non esitarono ad allearsi con la Russia sovietica; ma il nazismo continuò ad essere considerato un modello “performante” dalle oligarchie (il termine “performante” è specificamente di origine nazista). Si può obiettare che in realtà non sia il nazismo ad ispirare le multinazionali ma che, al contrario, i metodi di management delle grandi corporation siano stati copiati dai nazisti. Sta di fatto che la nostalgia delle multinazionali nei confronti del nazismo persiste, come dimostra l'attuale
fobia di JP Morgan per le “Costituzioni antifasciste”. JP Morgan può rassicurarsi, dato che oggi non esistono più le Costituzioni, ci sono i “costituzionalisti”, i quali giustificano qualsiasi abuso.
I “costituzionalisti” accreditati dai media esprimono invariabilmente una concezione edonistica della libertà, come se si trattasse di un’espansione ludica dell’io, da comprimere in base alle esigenze della collettività. In realtà i Costituenti avevano una concezione del tutto diversa della libertà, vista come principio prudenziale, come garanzia sociale; cioè si rinunciava a sacrificare l'individuo alla collettività, poiché, quando si supera una certa soglia, si sa dove si comincia e purtroppo si sa benissimo dove si va a finire. L’ingenuità stava nel credere che la Carta Costituzionale possa di per sé rappresentare un argine agli abusi; si è riscontrato invece che in Italia lo sperimentalismo politico-sociale in chiave dispotica ha trovato sempre la sponda di intellettuali, giornalisti e di una fascia di opinione pubblica trasversale, pregiudizialmente favorevole ad ogni misura punitiva in nome della funzione salvifica del castigo. In questo senso non è proprio vero che la politica ci riservi una “nuda vita”; anzi, per molti è l’occasione della vita per tuffarsi nell’euforia di trasformarsi in sbirri e boia. La società del “sorvegliare e punire” può vantare un risvolto ludico tutt'altro che trascurabile.
Le tecniche biopolitiche sperimentate su grande scala dal nazismo sono state recepite negli attuali modelli di “governance” e di management, cercando di adattarle a diversi contesti storici. Il nazismo aveva una finalizzazione bellica ed attuava una militarizzazione di massa perché negli anni ‘30 gli eserciti erano di massa. Oggi si cerca di reintrodurre quello schema imponendo metafore guerresche nel contrasto al virus e si opera una digitalizzazione di massa con la copertura del “Green Pass”, ricorrendo alle app di quella stessa IBM che a suo tempo forniva le macchine tabulatrici che servivano al nazismo per
la schedatura di massa. I veri custodi dell’ideologia nazista e delle sue tecniche di dominio non sono stati i gruppetti neonazisti e naziskin, bensì le multinazionali.
L'Italia è il laboratorio preferito dalle multinazionali, quindi è sempre all’avanguardia in queste schifezze, però
le app Covid dell’IBM sono ora in sperimentazione anche negli USA. Sarà da vedere se le metafore belliche saranno sufficienti e se la digitalizzazione attuata dalle nuove app offrirà un tale controllo sui corpi da rendere superfluo il militarismo tradizionale.
Un'altra importante differenza di contesto storico è che il nazismo, al di là dei “risparmi” sulla Sanità, attuava una politica di industrializzazione e di occupazione, senza porsi limiti di spesa e cercando consenso anche attraverso una relativa espansione del reddito delle masse. Oggi siamo in piena deflazione e deindustrializzazione, e i settori del turismo e della ristorazione vengono scientemente distrutti per farli acquisire dalle multinazionali. La spinta oligopolistica alla concentrazione dei capitali crea sempre più disoccupazione, mentre lo Stato deve attingere le sue risorse comprimendo i redditi più bassi. Non ci sono più le condizioni storiche per un “ritorno” al nazismo del ‘900, ma comunque molte tecniche di controllo e di manipolazione elaborate dal nazismo continuano ad essere utilizzate nella pratica di dominio.
Lo schema nazista dell’identificazione di politica e biologia viene comunque ostentato, esibito spudoratamente dal potere, sebbene ufficialmente negato con ipocrita indignazione, in base allo schema comunicativo del potere già descritto da fra Cristoforo: “Le parole dell'iniquo che è forte penetrano e sfuggono. Può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello di che tu sospetti è certo: può insultare e chiamarsi offeso, schernire e chieder ragione, atterrire e lagnarsi, essere sfacciato e irreprensibile”.
In uno Stato di Diritto un cittadino che rispetta la legge dovrebbe essere lasciato in pace. La vaccinazione anti-Covid non è obbligatoria, quindi non hanno un senso giuridico le vessazioni contro i non vaccinati e, tantomeno, le vessazioni analoghe contro i vaccinati, costretti a girare con un pass. Purtroppo lo Stato di Diritto non esiste, non è mai esistito, è rimasto allo stadio di astrazione e chimera giuridica.
Nel periodo in cui si è cominciato a parlare di green pass, già si annunciava una
carenza delle forniture delle dosi di vaccino nei mesi estivi. Molti hub vaccinali sono deserti solo perché mancano i vaccini, come confermato dalle attuali lamentele di più presidenti di Regione nei confronti del super-generale Figliuolo. Draghi invita gli Italiani a vaccinarsi subito, ma questa possibilità di vaccinarsi subito non c’è. L'accanimento contro i non vaccinati per indurli a vaccinarsi non può avere alcun effetto rispetto allo scopo dichiarato, perciò si è inventata pretestuosamente un’emergenza no-vax che non esiste.
Nelle farmacie non arrivano i vaccini Johnson & Johnson, quelli “una botta e via”, su cui facevano affidamento coloro che vorrebbero vaccinarsi evitando le ansiogene forche caudine del ciclo vaccinale e dell'iscrizione alla piattaforma. Proprio perché il vaccino a dose unica vincerebbe tantissime remore alla vaccinazione, i media stanno già cominciando a metterne
in dubbio l'efficacia, in modo da cronicizzare i cicli vaccinali e quindi la finta emergenza no-vax.
Occorre stare attenti a non cadere nella trappola emergenziale della comunicazione ufficiale e immaginarsi una grande resistenza no-vax. Il vero scopo della ennesima finta emergenza no-vax è un altro, e riguarda più i già vaccinati che i non vaccinati; è stata infatti la presenza di molti vaccinati a dare una consistenza di massa alle manifestazioni contro il green pass. La contrapposizione ideologica tra vaccinati e non vaccinati è un mito mediatico, come pure è una convenzione da talk show il credere alla corrispondenza tra opinioni e comportamenti. Molte persone che avrebbero preferito di gran lunga non vaccinarsi, sono state tra le prime a farlo in base al classico “togliamoci il pensiero”; ed ora si ritrovano non solo con la paura degli effetti collaterali, ma anche con la prospettiva che la loro vita dipenda da un pass, per cui si sentono particolarmente bidonate.
I vaccinati sono i più “bullizzati”, infatti dovranno esibire un pass costituito da un'app di controllo, un vero e proprio permesso di esistere. L'essere umano diventa l’appendice biologica di un’app. La beffa sta nel fatto che questa vessazione verso chi si è vaccinato, viene spacciata come un “premio”. L'efficacia di questa app deve essere ancora sperimentata su larga scala, proprio come i vaccini, perciò è probabile che i vaccinati vengano a trovarsi nella imbarazzante condizione di non riuscire sempre a dimostrare di aver compiuto il proprio “dovere”, anche perché il ciclo di vaccinazione potrebbe diventare infinito e sarà un problema tenere aggiornata l'app.
Il governo gestisce l'app in collaborazione con la SOGEI, la società di gestione dei servizi informatici, interamente di proprietà del Ministero dell’Economia. Sembrerebbe che tutto rimanga in famiglia, nell'ambito pubblico; sennonché si scopre che
il fornitore di tecnologia della SOGEI è la multinazionale IBM. Anche ciò che si presenta come “pubblico” si dimostra un’articolazione del lobbying del privato.
Quando si va a vedere chi sono i maggiori azionisti di IBM, si scopre che si tratta dei
soliti noti, società di investimenti come Capital Group, Vanguard Group, Blackrock, cioè gli stessi maggiori azionisti di multinazionali come Pfizer e Google. Il solito Pierino commenterà che non c’è complotto, dato che è normale che le più grandi società di investimenti detengano i pacchetti azionari delle maggiori multinazionali. Insomma, basta che non ci sia complotto e questo livello di concentrazione dei capitali, e quindi del potere reale, cessa di essere preoccupante. Tutta l'attenzione, le velleità di persecuzione e di controllo, possono quindi tornare ad indirizzarsi contro i soggetti deboli della società, che sono il vero bersaglio dei “moralisti”.
Ciò che rende da sempre l’Italia un laboratorio ideale per le lobby degli affari, è la storica presenza in questo Paese di un agguerrito settore di opinione pubblica forcaiolo, del tutto trasversale alle ideologie dichiarate, e pronto a fare da sponda alle sperimentazioni sociali per puro spirito di guerra civile. L'Italia è l’unico Paese dove esiste, e persiste, una corrente di pubblica opinione particolarmente attiva che, indifferente al dilagare della povertà e della disoccupazione, fa sfacciatamente il tifo per una perpetuazione all'infinito dell’emergenza Covid. Sebbene la mascherina all'aperto non sia più obbligatoria, ci sono quelli che continuano ad ostentarla come un segno di fedeltà all’emergenza, ed ottengono un effetto intimidatorio anche su coloro che vorrebbero togliersela.
Il business di turno (le privatizzazioni, la finanziarizzazione, la digitalizzazione) può essere veicolato presentandolo a questa parte di opinione pubblica come un regolamento di conti interno, trovando immancabilmente la sponda del facile moralismo, che si concretizza di fatto in sadismo sociale, perpetrato anche a costo dell’autolesionismo. L'imposizione dei business della campagna vaccinale, e delle relative app di controllo, sfida qualsiasi buonsenso, eppure trova tifosi entusiasti, “gasati” dall’odio contro i no-vax e, soprattutto, contro i ”boh!-vax”, questi esseri ripugnanti che, invece di ringraziare ogni giorno il dio-vaccino di essere vivi, lo ripagano con l’ingratitudine di un ignobile agnosticismo. La vaccinolatria si spaccia per religione di amore, mentre in effetti si nutre di odio verso gli infedeli. Il bullismo delle lobby va in sinergia col bullismo di una parte di opinione pubblica drogata di linciaggio e beatamente inconsapevole del suo ruolo decisivo di sponda nei processi di concentrazione dei capitali.
In quasi tutti i Paesi occidentali la corruzione dei sindacalisti rappresenta un “costo vivo” per le lobby. La Volkswagen ha dovuto comprarsi la collaborazione dei dirigenti sindacali con mazzette, posti di lavoro prestigiosi per mogli e altri parenti, e persino con turismo sessuale. In Italia per irreggimentare i sindacati basta invece la minaccia dell’esposizione al pubblico linciaggio. Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha inizialmente liquidato come un’assurdità la proposta di Confindustria di applicare il green pass anche sui luoghi di lavoro. Ad un caffè o ad uno svago si può sempre rinunciare, ma il malfunzionamento di un’app diventa un dramma quando ti impedisce l'accesso al luogo di lavoro, con le possibili conseguenze disciplinari. Ma Landini ha già dovuto ammorbidire la sua posizione.
Il quotidiano “Il Foglio” lo minaccia con un’ipocrita blandizie, dicendogli: hai fatto il bravo fino adesso, e vuoi rischiare di rovinarti facendoti la nomea di amico dei no-vax?