"
"Il denaro gode di una sorta di privilegio morale che lo esenta dalla corvée delle legittimazioni e delle giustificazioni, mentre ogni altra motivazione non venale comporta il diritto/dovere di intasare la comunicazione con i propri dubbi e le proprie angosce esistenziali. Ma il denaro possiede anche un enorme potere illusionistico, per il quale a volte si crede di sostenere delle idee e delle istituzioni, mentre in realtà si sta seguendo il denaro che le foraggia."

Comidad (2013)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 11/06/2020 @ 00:15:03, in Commentario 2020, linkato 5932 volte)
Un luogo comune ricorrente è che esistano molte ideologie tra loro in conflitto. In realtà in ogni epoca l’ideologia è unica, quella dominante, mentre le ideologie alternative difficilmente raggiungono lo stadio di opposizione, anzi, rimangono al livello di astrazione, per cui gli stessi che affermano di professarle in effetti si attengono all’ideologia dominante.
L’ideologia attualmente dominante può essere identificata nel politicamente corretto, che costituisce una sintesi del liberismo finanziario globalista con la retorica morale della “sinistra”, in nome di una presunta comune lotta ai “populismi” ed ai “nazionalismi”, etichette indifferentemente appiccicate a chiunque metta in discussione le gerarchie coloniali, ed anche a chi semplicemente finga di farlo per riscuotere consensi elettorali.
Un esempio di questa sintesi del politicorretto ce la fornisce l’economista “bocconiano” Roberto Perotti, il quale, a proposito degli sperati finanziamenti del “Recovery Fund”, ammonisce gli Italiani a non trasformare quei finanziamenti europei, che non sono “gratis”, in spesa facile, in occasione di “mangiare”, secondo gli “atavici” mali italiani. L’accesso al palcoscenico finanziario sovranazionale deve essere quindi accompagnato da una palingenesi morale. Ma i liberisti non ci avevano sempre detto che la superiorità del capitalismo sul socialismo starebbe proprio nella sua capacità di coinvolgere l’uomo reale così com’è, compresi i suoi difetti? Ora invece ci si chiede uno sforzo di autoeducazione al cui confronto lo “Hombre Nuevo” di Fidel Castro era uno scherzo.
Queste pretese palingenetiche di Perotti hanno affascinato il giornalista Federico Rampini, che è stato anche uno dei principali esegeti del “pensiero” di Donald Trump, da lui ritenuto un interprete della “pancia” degli USA. Trump ha riscosso molti proseliti per il suo approccio politicamente scorretto e non ci si è resi conto che il politiscorretto non è altro che un’appendice complementare del politicorretto, che ha bisogno di darsi conferme in negativo, visto che in positivo non ne può avere. L’unico modo in cui il politicorretto può dissimulare la propria contraddittorietà e inconsistenza, è infatti quello di creare i suoi “mostri”, i suoi bersagli fittizi. Le palingenesi morali prospettate dal politicorretto non si realizzano mai, in compenso è possibile surrogarle prendendo le distanze da modelli negativi, personaggi-simbolo che hanno la specifica funzione di far indignare.
A comprendere per primo quale potesse essere il potenziale simbolico di Trump, è stato il “miliardario filantropo” George Soros, che ha “creato” il mito di Trump, accreditandolo agli occhi dei “sovranisti” con la propria ostilità. Un’ostilità troppo esibita per non sospettare che si tratti appunto di un espediente per attribuire importanza ad un personaggio gonfiato e facilmente strumentalizzabile a fini di propaganda.
Il Cialtrone della Casa Bianca possiede infatti la stessa qualità del Buffone di Arcore, cioè la capacità di suscitare un odio catartico, come se il fatto di odiarlo avesse la virtù di mondare dai propri peccati. Ci si riferisce ovviamente al Buffone di Arcore dei bei tempi andati, non a quello attuale, ridotto a fare da fattorino del “più-europeismo” e impegnato a distribuire patetica pubblicità ingannevole a favore del MES.

Il Cialtrone della Casa Bianca in questi giorni si è rivelato anche il “Gonzo” della Casa Bianca, poiché, di fronte al montare delle rivolte popolari innescate dall’ennesimo efferato assassinio della polizia, si è convinto di seguire i consigli di chi lo esortava ad imitare il Nixon degli anni ’60 e ’70, quello che faceva appello alla “maggioranza silenziosa”. In realtà la “maggioranza silenziosa” non esiste più, dato che è svanita quell’illusione del ceto medio di potersi identificare con l’establishment. Ovunque il ceto medio si sente in bilico e teme di sprofondare nella povertà e, di fatto, in molti casi davvero ci sprofonda senza prospettiva di risalita, specialmente negli USA.
Un altro errore indotto dai cattivi consiglieri è stato quello di fare appello all’esercito per fronteggiare le rivolte. Trump evidentemente non si è accorto che le forze armate americane sono oggi in maggioranza composte proprio da minoranze etniche: afroamericani e ispanici; un dato che ha prudenzialmente indotto il Pentagono a rifiutare l’offerta di Trump di gettarsi nella mischia.
All’inizio delle rivolte Trump non ne rappresentava il principale bersaglio, dato che il fattaccio all’origine delle rivolte era avvenuto a Minneapolis, una città governata da una giunta democratica; e negli USA la polizia dipende dall’amministrazione municipale. Ma ora Trump, col suo atteggiamento, si è posto come l’odiosa e odiata controparte dei rivoltosi. In tal modo ha fatto da sponda al tentativo di riassorbire le rivolte nei canoni del politicorretto. Il candidato democratico Joe Biden si è fatto alfiere di questa operazione incontrando la famiglia della vittima della violenza poliziesca, un’iniziativa che gli ha procurato il sostegno dell’establishment repubblicano.

Il mito di Trump, in positivo o in negativo, riesce a sopravvivere ad ogni smentita e ad ogni evidenza contraria, alimentando continuamente leggende. Prendendo a pretesto il comportamento di Biden, alcuni hanno addirittura costruito l’ipotesi che questa ondata di proteste sia in realtà una sorta di “rivoluzione colorata” organizzata contro Trump. Questa interpretazione si basa però su una sfacciata forzatura, poiché è stato proprio Trump a volersi porre come principale avversario del malcontento popolare, ricorrendo immediatamente alle minacce, senza neppure passare per il rituale delle ipocrite espressioni di comprensione per il disagio sociale.
Sempre Trump ha ricondotto la polemica sulla natura delle rivolte agli stretti termini del gioco delle parti tra politiscorretto e politicorretto, poiché ha preteso di attribuire la responsabilità dei disordini a gruppi politicorretti come Antifa che, al di là di una vernice di radicalismo, si muovono nell’alveo di un falso antifascismo che pretenderebbe di individuare il pericolo razzista solo nell’estrema destra, come se il razzismo non fosse alla base delle stesse gerarchie coloniali internazionali, nelle quali ci sono i popoli superiori e i popoli inferiori, i popoli “virtuosi” e i popoli che invece devono redimersi dai “mali atavici” che li affliggono.

Con lo slogan “law and order”, Trump ha evocato nella mente di tutti il titolo di quella annosa serie televisiva in cui si spettacolarizzano e si celebrano squallide vicende di macelleria giudiziaria. Se Trump avesse davvero voluto uscire dal recinto del politicorretto, anzitutto non avrebbe dovuto avallare l’allarmismo dei media e di tutti quelli che parlano di “guerra civile”, riconoscendo che la rivolta è del tutto fisiologica in un Paese che non solo non possiede ammortizzatori sociali, ma soprattutto vanta un sistema repressivo sempre ferocemente esagerato, sproporzionato sia nei metodi, sia nelle pene erogate, tanto che negli USA ci sono più di due milioni di detenuti. Negli USA basta troppo poco, o anche nulla, per essere sbattuti in carcere e finire a fare da schiavo legalizzato in un sistema penale che è un gigantesco business dello sfruttamento del lavoro. Data l’entità del business, non c’è da stupirsi che gli USA abbiano la più alta percentuale mondiale di detenuti in proporzione agli abitanti. Non c’è tanto da stupirsi neppure del fatto che molti cittadini con le rivolte colgano l’occasione per riequilibrare un po’ la bilancia tra il delitto e il castigo o, per meglio dire, tra il delitto individuale e il delitto di Stato.
Negli USA i cicli di rivolte tendono di solito ad esaurirsi in giorni o settimane ed è chiaro che eventi del genere non sono in grado di mettere in crisi la tenuta di un sistema. Il rischio però stavolta è che, grazie a Trump, ci sia persino una sorta di “reductio ad politicorrectum” delle rivolte. La retorica politiscorretta di Trump si è rivelata ancora una volta funzionale al dominio ideologico del politicorretto. L’operazione di riassorbimento ideologico delle rivolte è ancora in corso e non è scontato che riesca; ma certamente è stato proprio Trump a favorirla addossandosi la parte del mostro contro cui convogliare la rabbia popolare.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 08/06/2020 @ 14:45:25, in In evidenza, linkato 1835 volte)
Care e cari,
ho pubblicato un taccuino di appunti, scritto in piena epidemia covid-19, i cui contenuti sono frutto di una riflessione che parte da lontano e non si esaurisce – come ogni pensiero emergenziale – nell’analisi immediata della pandemia.
Il Capitale Osceno attende infatti di essere disvelato, assieme alle denegazioni e al terrore che le ombre e il nero continuano a suscitare nel nuovo servo volontario.

Qui il link per scaricarlo: Il Capitale Osceno
un abbraccio
Martina Guerrini
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 10:08:12
script eseguito in 92 ms