"
"Il Congresso nega nel principio il diritto legislativo" "In nessun caso la maggioranza di qualsiasi Congresso potrà imporre le sue decisioni alla minoranza"

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/05/2020 @ 00:46:49, in Commentario 2020, linkato 6075 volte)
Il quotidiano “il manifesto” ha promosso un patetico appello a favore del governo Conte con tanto di raccolta di firme. L’iniziativa è stata presentata dai media come una mobilitazione degli “intellettuali di sinistra”, ma si tratta in effetti della solita rassegna di luoghi comuni di quella forma, sofisticata quanto ingenua, di autorazzismo che è il politicorretto. La tesi di fondo dell’appello è che il governo abbia agito con “prudenza e buonsenso” nell’ambito di una situazione di difficoltà dovuta in parte all’emergenza, in parte a carenze storiche della Sanità e in parte all’arroganza di alcune amministrazioni regionali.
Secondo gli estensori e i firmatari dell’appello, “prudenza e buonsenso” consisterebbero quindi in un comportamento ideale e astratto e non in una presa d’atto del contesto reale in cui ci si muove. Il governo avrebbe dovuto essere a conoscenza delle carenze della Sanità e delle spinte secessionistiche lombarde, eppure ha lasciato spazio all’esibizionismo velleitario e criminale della Regione Lombardia, consentendo un’ospedalizzazione di massa che non poteva che sortire esiti tragici. Lo stesso governo poi si è lasciato imporre dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una nozione di emergenza del tutto vaga e pretestuosa, come se prima del Covid non esistessero al mondo le malattie infettive.
Se gli estensori dell’appello avessero detto che siamo una colonia e che perciò qualsiasi governo si sarebbe fatto mettere sotto dall’OMS, la “difesa” del governo Conte avrebbe avuto un senso; ma presentare come “prudenza e buonsenso” il farsi mettere in mezzo, appare un po’ forzato. Una critica ingiusta mossa al governo è stata invece quella di aver minimizzato il rischio del Covid per troppo tempo; ma in effetti non si è mai trattato di minimizzare i rischi di una nuova patologia, semmai di considerare i rischi, ben maggiori, di un approccio emergenziale, che avrebbe prevedibilmente seminato il caos. Anche il paragone con l’influenza è stato malignamente frainteso dai media nel senso di una banalizzazione, come se le vittime della normale influenza non fossero migliaia ogni anno. Del resto è opinione diffusa tra i medici che l’intrusione della Protezione Civile abbia contribuito solo a fare casino; e non soltanto per l’episodio della fornitura agli ospedali delle mascherine sbagliate. A proposito di mascherine, tra qualche mese si dovranno anche fare i conti delle vittime determinate dal loro uso, in conseguenza dell’aver costretto centinaia di migliaia di soggetti allergici e costipati cronici a sopportare un costante impedimento alla respirazione.
Inchiodato alla nozione vaga di emergenza imposta dall’OMS, il governo ora non riesce più ad uscirne, nemmeno quando ormai i reparti di terapia intensiva si sono svuotati, dato che non può esistere un mondo senza “contagio”. Due mesi fa il governo è stato spinto alla scelta folle del lockdown dalle Regioni che costantemente lo scavalcavano e lo ponevano di fronte al fatto compiuto. La giunta lombarda, con altri presidenti di Regione al seguito, minacciò il governo di attuare il lockdown nella sua forma estrema di propria iniziativa, se il governo non lo avesse proclamato a livello centrale. A sostegno delle Regioni si pronunciarono anche Salvini e la Meloni; ma fu ancora più determinante l’allarmismo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. A distanza di due mesi, Conte si ritrova con il cerino acceso in mano, poiché le Regioni si stanno adesso pronunciando per la riapertura delle attività produttive e commerciali. Sino a qualche giorno fa solo il presidente della Regione Campania sembrava ancora adeguarsi alla linea del lockdown ma poi ha seguito la nuova corrente anche lui. In mano al governo rimane così soltanto l’arma spuntata della diffida.

A far cambiare idea alle Regioni non sono state tanto le pressioni che provenivano dal basso, quanto piuttosto il fatto che è venuta a saltare la copertura dell’OMS che, in una conferenza stampa, si è esibita nel più sfacciato dei dietrofront. “OMS” significa lobby dei vaccini ma anche di altri business collaterali, come le mascherine e i guanti: il business della paura dell’untore. La multinazionale cinese del petrolchimico Sinopec ha saputo investire per tempo nell’affare. Ma certo non è un business sufficiente a risollevare le sorti del petrolio.
Le lobby rappresentate dall’OMS si sono infatti scontrate con la lobby statunitense del petrolio di scisto. Diventati i primi produttori mondiali di petrolio, gli USA non possono permettersi le conseguenze recessive della pandemia, che farebbe crollare definitivamente i prezzi del petrolio. Le pressioni dei lobbisti del petrolio di scisto sull’OMS devono essere andate ben oltre il semplice taglio dei fondi all’organizzazione. Molti commentatori si ostinano ancora a considerare Trump il soggetto che avrebbe gestito questo scontro con l’OMS; l’evidenza però è che il cialtrone della Casa Bianca rimbalza come una pallina da flipper sulla sponda di tutte le lobby, perciò continua a flirtare anche con la lobby dei vaccini.
Il dietrofront dell’OMS sui lockdown ha comunque immediatamente favorito una ripresa dei prezzi del petrolio, che si sono riavvicinati ai trenta dollari al barile. Per rendere remunerativo il costoso petrolio di scisto, al prezzo del petrolio mancano ancora una quarantina di dollari, perciò, per tutti i Paesi produttori di petrolio che potrebbero fare concorrenza agli USA, si annunciano tempi duri di provocazioni e aggressioni.
Nella sua ritrattazione, l’OMS ha perso ogni ritegno, arrivando addirittura ad indicare la Svezia come modello da seguire nella lotta al Covid, cioè proprio quella Svezia che aveva rifiutato il lockdown e che, per questo, era stata esposta al pubblico ludibrio dai nostri media. Il nostro governo magari si aspettava un riconoscimento internazionale per i sacrifici sostenuti, invece gli è piovuto addosso un vero e proprio sberleffo: bravi gli Svedesi alti, biondi e ariani che non hanno creduto all’OMS e polli gli Italiani che ci sono cascati. Il “modello svedese” era improponibile in ogni caso, data la drastica differenza di densità di popolazione tra la Svezia e gli altri Stati europei, perciò lo sberleffo dell’OMS è risultato tanto più clamoroso, con l’effetto di isolare ancora di più l’Italia nell’affrontare le disastrose conseguenze economiche del lockdown.

Da notare l’entusiasmo con cui i politicorretti hanno affrontato il lockdown, come un’occasione per il popolo italiano di dimostrare al mondo la propria maturità e riscuoterne così la benevola approvazione; con il risultato di ottenere invece l’effetto opposto, cioè di rafforzare i pregiudizi nei nostri confronti. A seconda delle gerarchie internazionali, gli stessi identici comportamenti possono essere classificati come esempio di civiltà o, al contrario, come indizio di subdola furbizia. Si tratta quindi dell’ennesima disfatta della linea del politicorretto: la “responsabilità”, la “credibilità internazionale”, cioè una versione in chiave pseudo-politica del “se faccio il bravo bambino, tutti mi vorranno bene”.
Il gesto dell’OMS ha avallato il clima di psicoguerra di cui oggi è fatta bersaglio l’Italia. Ha fatto il giro del mondo un video olandese in cui il primo ministro Rutte rassicurava alcuni netturbini sulla sua determinazione di non aiutare l’Italia. Il video è chiaramente un “reality” preconfezionato per far credere a qualcosa di spontaneo, in modo che Rutte possa presentarsi come esecutore della volontà del suo popolo. Morale della favola: più fai il “responsabile”, più consenti all’altro di fare l’irresponsabile, sino a legittimare il suo sbracamento.
Il bello è che l’UE ha riscosso il premio Nobel per la Pace nel 2012, nel pieno del massacro operato nei confronti del popolo greco. Tornano alla mente a riguardo le parole con cui il primo ministro francese Georges Clemenceau nel 1919 parafrasava Carl von Clausewitz: la pace non è altro che la guerra condotta con altri mezzi. Si può tradurre l’apparente paradosso in linguaggio strategico: c’è la guerra aperta ad alta intensità e poi c’è la guerra a bassa intensità, a titolo mistificatorio chiamata “pace”; una guerra a bassa intensità che si combatte imponendo trattati e lanciando psyops, operazioni di guerra psicologica.
Sarebbe comunque sbagliato pensare alla guerra come ad un semplice scontro tra Stati nazionali: la guerra è anche un fenomeno trasversale alle nazioni, che coinvolge le lobby. La lobby della deflazione (cioè degli interessi della finanza che aborre l’inflazione perché vuole inalterato nel tempo il valore dei suoi crediti) è spesso identificata con la sola Germania. Da rilevare invece l’asse tra Unicredit e Deutsche Bank, che hanno attuato di concerto una misura tipicamente deflazionistica come l’imposizione di tassi negativi sui depositi.

Ringraziamo i compagni Mario C. Passatempo e Claudio Mazzolani per la collaborazione.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Le provocazioni del governo olandese nei confronti dell’Italia, presentata come Paese di allegri spendaccioni, hanno suscitato l’ovvia reazione di ricordarsi del bue che dice cornuto all’asino. Le dimensioni abissali del debito privato olandese avevano già determinato all’epoca di Draghi un carteggio/contenzioso tra il governo olandese e la Banca Centrale Europea.
All’immagine dell’Olanda come Paese stra-indebitato possono aggiungersi altri corollari poco edificanti, come l’Olanda paradiso fiscale o come l’Olanda narco-Stato, dato che questo Paese è il primo esportatore di droghe sintetiche, secondo la denuncia di un sindacato di polizia olandese.
Ma forse questo tipo di contestazioni, pur legittime, non coglie il nocciolo del problema. Lo scorso anno il “Corriere della Sera” dedicò ampio spazio ad un’intervista al ministro dell’Economia olandese. La tesi del ministro olandese consisteva in un raffronto tra l’indebitamento pubblico dell’Italia e la sua ricchezza privata, soprattutto immobiliare. Il ceto medio italiano è infatti il più benestante del mondo ed anche il meno indebitato. Il ministro concludeva che una tassa patrimoniale potrebbe portare in Italia un riequilibrio tra debito pubblico e ricchezza privata.
Si ricorre spesso alla metafora del guardare il dito invece della Luna che il dito sta indicando. In alcuni casi però si indica la Luna proprio per distrarre dal dito. Il dito da cui non distrarsi, in questo caso è proprio il ”Corriere della Sera”. Il giornale “borghese” per antonomasia, il giornale dell’establishment, usava il ministro olandese come sponda per lanciare la proposta della tassa patrimoniale. In Italia, e proprio in Italia, c’è un’oligarchia finanziaria scontenta del fatto che il nostro ceto medio sia poco indebitato, tanto più che ci sarebbe parecchio patrimonio immobiliare da saccheggiare a spese di nuovi debitori.
Sarebbe un’interessante partita di giro (o presa in giro): spillare quattrini al ceto medio col fisco in nome dell’emergenza, trasformare quei soldi in aiuti statali alle banche in nome della stessa emergenza e poi riprestare il tutto alle famiglie, sperando che le insolvenze possano essere felicemente risolte con un’ondata di pignoramenti di immobili.
La “sinistra”, come al suo solito, si assume il ruolo del parafulmine. Il PD ha cominciato a proporre una sorta di contributo straordinario da parte di chi percepisce redditi più alti, in modo da assistere "chi ne abbia bisogno". La destra ha avuto quindi buon gioco a gridare al pericolo in vista della tassa patrimoniale.
Si tratta del gioco consueto della propaganda di destra che impugna la bandiera della riduzione fiscale contro la “via fiscale al socialismo”. Anche in questa circostanza si potrebbe ridurre il tutto al gioco del bue che dice cornuto all’asino, ricordandosi che fu proprio un governo del Buffone di Arcore a fondare Equitalia. Il punto vero però è un altro. La cosiddetta “sinistra” è un’appendice ideologica della destra, una sua proiezione.
Pare infatti abbastanza ingenuo porre il problema delle disuguaglianze nei termini di costringere il ricco Epulone della parabola del Vangelo di Luca a ridistribuire parte dei suoi averi al povero Lazzaro. Il dato vero invece è che nei prossimi mesi già è prevista una pioggia di liquidità a favore degli Epuloni, cioè le banche e le maggiori imprese. Come è sempre successo in base ai canoni dell’assistenzialismo per ricchi, gli aiuti elargiti dallo Stato alle banche in gran parte si tradurrebbero in acquisto di titoli di Stato, in particolare BTP; in tal modo lo Stato diverrebbe ulteriormente debitore nei confronti delle banche, tramite gli stessi soldi che lo Stato ha in precedenza regalato alle banche. Sembra il MES: ti do dei soldi in modo che tu me li presti, così divento tuo debitore.

Tutto questo gioco non ha alcuna motivazione economica ma si regge esclusivamente sulla mistificazione. Non è infatti assolutamente spiegato, né spiegabile, il motivo per cui oggi il governo italiano avrebbe bisogno di mettere tasse o di indebitarsi con i BTP o con i mitici Coronabond. L’inflazione è attualmente sotto lo zero e il prezzo del petrolio è sui venti dollari, quindi non c’è nessun rischio di deficit della bilancia commerciale. Dall’anno scorso il prezzo del petrolio è crollato dell’80%. Il governo potrebbe uscire dall’euro senza alcuna difficoltà e stamparsi tutti i soldi che vuole. Quelli che ci ammonivano che non avremmo più potuto comprare petrolio se fossimo usciti dall’euro, dove sono finiti? Dove sarebbe il problema di avere una moneta debole quando il prezzo del petrolio, e di tutte le altre materie prime, è così basso?
La Brexit ha anche reso meno netta l’identificazione tra l’UE e la NATO, perciò una liquidazione dell’euro potrebbe trovare un ombrello britannico. L’unico Paese che si ritroverebbe in difficoltà per una fine dell’euro, oggi è proprio la Germania. Se si esce dalle suggestioni e si guarda ai dati reali, con il prezzo del petrolio sui venti dollari il potere contrattuale e di interdizione della Germania nei confronti dell’Italia e di altri Paesi europei, è attualmente azzerato. Se si considera anche la situazione del sistema bancario, si riscontra che i rapporti di forza in Europa sono addirittura invertiti rispetto a dieci anni fa. I due maggiori malati del sistema bancario europeo sono infatti tedeschi: Commerzbank e Deutsche Bank. Il maggiore azionista di Commerzbank è il governo tedesco, cosa che non ha impedito ai conti della banca di precipitare in questi anni.
Lo scorso anno è anche fallito il tentativo di fusione tra i due grandi malati del sistema bancario tedesco, poiché gli azionisti non hanno voluto saperne di sborsare soldi a sostegno dell'operazione. L’unica prospettiva a questo punto, sia per Commerzbank sia per Deutsche Bank, è il salvataggio pubblico. È vero che le regole europee non valgono per la Germania ma solo per gli altri, sarà però comunque un salvataggio costoso.

Il governo tedesco oggi non sarebbe in grado di minacciare un bel nulla ad uno Stato che decidesse l’uscita dall’euro o, più modestamente, di farsi una moneta autonoma a circolazione interna come i certificati di credito fiscale, consigliati all’Italia non solo da esperti autoctoni ma anche dall’economista americano James Kenneth Galbraith.
Non esistono motivazioni economiche per l’arroganza tedesca e per il servilismo italiano e non si tratta neppure di ricorrere alla psicologia dei popoli. Il fatto è che l’economia è solo un’utile astrazione, una valutazione delle risorse materiali e finanziarie, mentre i veri soggetti concreti in campo sono le lobby e i business. Nel momento in cui in Italia si vogliono ridefinire i rapporti di classe a spese del ceto medio da proletarizzare e depredare, è scontato che le oligarchie finanziarie italiane cerchino sponde all’estero e quindi enfatizzino la potenza della Germania davanti all’opinione pubblica italiana. Tutti i media italiani sono stati chiamati a sostenere la finzione ed anche i “trasgressivi” della rivista “Limes” sono stati riallineati per l’occasione.
Si crea una simulazione della legge del più forte e si estorce sottomissione in base a quella simulazione. All’inizio si induce l’opinione pubblica a prendersela con i cattivissimi tedeschi, salvo poi convincerla che sì, i tedeschi sono cattivi, ma che alla fin fine hanno pure ragione a non fidarsi di noi. Nel gioco rientra anche l’asse Lombardia/Baviera: davanti all’opinione pubblica del Nord la colpa di una patrimoniale potrà essere scaricata sui presunti "mantenuti" del Meridione, passando facilmente dal risentimento antitedesco ai sogni secessionisti di abbraccio con la Baviera.
Giuseppe Conte non aveva perciò alcuna necessità di andare ad umiliarsi davanti alla Merkel; era invece la Merkel ad avere bisogno di quella sceneggiata per puntellare il proprio mito traballante. Ciò non vuol dire che il Presidente del Consiglio partecipi consapevolmente alla mistificazione. A Conte si può applicare quella diceria che circola nei Palazzi di Giustizia: non c’è bisogno di dire avvocato stupido, basta dire avvocato. Conte si attiene a ciò che i suoi presunti “tecnici” gli fanno credere. Si tratta per lo più non di tecnici dell’economia ma della suggestione, cioè lobbisti esperti di pubbliche relazioni. Gli stessi media ne sono affollati.
La potenza mediatica è essa stessa una componente dei rapporti di forza e può servire a dissimulare altri punti deboli dell’assetto di potere, che altrimenti risulterebbero evidenti. La Germania non ha più un potere di ricatto ma, grazie ai media, si può far credere che ce l’abbia ancora. Da qui l’importanza dei lobbisti camuffati da economisti. Si tratta sempre della formula mediatica degli “esperti” che si atteggiano ai papà e mamma che rinfacciano al figlio quanto fa schifo lui e quanto sono bravi gli altri. Potrà funzionare finché le debolezze della Germania non risulteranno troppo evidenti.

Ringraziamo il compagno Claudio Mazzolani per la collaborazione e le segnalazioni.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (44)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


10/11/2024 @ 02:17:44
script eseguito in 68 ms