"
"La malevolenza costituisce pur sempre l'unica attenzione che la maggior parte degli esseri umani potrà mai ricevere da altri esseri umani."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 01/10/2009 @ 01:58:52, in Commentario 2009, linkato 1924 volte)
Il discorso del presidente iraniano Ahmadinejad all’Assemblea dell’ONU della scorsa settimana, ha fornito ai media l’occasione per riproporre la consueta fiaba del dittatore pazzo che sfida il mondo per avere l’atomica, così da poter “cancellare Israele dalla carta geografica”. Perché poi il “nuovo Hitler”, Ahmadinejad, dovrebbe voler distruggere Israele? È chiaro. Perché è un “fanatico”, parola magica utile a spiegare (anzi, a non spiegare) tutto, e il contrario di tutto.
È il mistero del “Male Puro”, da cui l’Occidente, secondo i media, sarebbe sistematicamente perseguitato. Di fronte a questo Male così radicale ed assoluto, persino i crimini delle multinazionali assumono i contorni di un male relativo, e persino di un “Bene Spurio”.
Che conta se fai fuori qualche milione di persone, quando il tuo movente sono i soldi? Anzi, c’è qualcosa di rassicurante in questa meschinità così umana, a fronte del cieco fanatismo. Perciò via Ahmadinejad, e ben vengano le multinazionali ad arraffare il petrolio ed il gas dell’Iran, che dispone di circa la metà delle risorse di gas del pianeta. Tanto più che l’ala affaristica del regime iraniano - capeggiata da uno dei maggiori esponenti del clepto-clero sciita, l’ayatollah Rafsanjani -, è d’accordo a privatizzare tutto.
Ma fin qui è tutto normale, dato che siamo nel regno della propaganda, che non conosce scrupoli, pudori e mezze misure, specialmente quando ci sono in vista affari di tali proporzioni. L’aspetto strano riguarda invece la pretesa di settori dell’opposizione di poter dissentire dai piani di “attacco preventivo” all’Iran, senza però mettere in questione la rappresentazione mediatica dominante.
Sì, d’accordo, Ahmadinejad è un dittatore fanatico e sanguinario, tipico rappresentante del “fondamentalismo islamico”. D’accordo, vuole lanciare l’atomica su Israele; ma attenti alle “reazioni sproporzionate”.
Di fronte ad una tale potenza argomentativa degli "oppositori" alla guerra, chi potrebbe mai osare ancora di giustificare un “attacco preventivo” degli USA e di Israele contro l’Iran? Certo, anche i metodi e le mire affaristiche delle corporation sono disdicevoli, ma Ahmadinejad rimane comunque troppo indifendibile. Cosa ci si può fare se gli Americani sono così fortunati da essere sempre in grado di esibire come nemici dei dittatori molto più impresentabili di loro? Tanto più che sono proprio i media americani a presentarceli così impresentabili, quindi abbiamo la garanzia morale del giornalismo anglosassone a confortarci che si tratti proprio della verità.
È chiaro che questo paradosso dell'opposizione che non si oppone, deriva dall'impossibilità di essere anticolonialisti e, al tempo stesso, “occidentali”. L’Occidente è una categoria totalizzante che esclude la stessa possibilità del dissenso, dato che la criminalizza preventivamente. Ci sono quindi parole, come “dittatore”, che fanno scattare sull’attenti, compattando tutti dietro la bandiera dell’Occidente e dei suoi presunti ideali. È altrettanto chiaro che non bisogna per forza essere dittatori per essere etichettati così, anzi ci sono dittatori effettivi, come l’egiziano Mubarak, che miracolosamente non sono più considerati tali, per il fatto che sono anche “moderati e pragmatici”, cioè fidi vassalli degli USA. Al contrario, Ahmadinejad non è definibile, da nessun punto di vista, un dittatore, poiché è solo un esponente di una complessa e conflittuale oligarchia, al cui interno egli svolge una funzione di mediazione.
Dalla biografia di Ahmadinejad non emana l’aura del mostro ispirato dal Male Puro, semmai il consueto tanfo di “troppo umano”. Negli anni ’80 Ahmadinejad è stato allevato alla scuola dei preti marpioni che oggi lo contrastano, Rafsanjani e Mousavi, ed ha persino collaborato con loro in vicende losche come quelle legate allo scandalo Iran-Contras; si trattò comunque di una collaborazione marginale, poiché era ancora troppo giovane e non aveva intenzione di farsi prete.
Sin da allora, il futuro "dittatore pazzo" imparò a trovare spazio barcamenandosi tra spinte diverse: il clero corrotto e ansioso di privatizzare da una parte, e dall’altra parte le istanze popolari per uno Stato sociale, che si indirizzano verso Ahmadinejad perché, almeno, non è prete. Se è vero che Ahmadinejad non ha privatizzato quanto il clepto-clero avrebbe preteso, è altrettanto vero che ha compiaciuto parecchi loro affari, prima di tutto l’importazione di benzina, e poi il programma nucleare.
L’Iran non ha ancora raffinerie, e ciò permette alla borghesia importadora - quella che manda i figli a studiare nelle Università private di Rafsanjani - di arricchirsi acquistandola dalle multinazionali anglo-americane, e rivendendola poi sul mercato interno a prezzi incredibilmente esosi per un Paese produttore di petrolio. Ma, mentre mancano le raffinerie, si mette su un programma nucleare, costoso e inutile, solo per distribuire mega-tangenti all’ala clepto-clericale, e filo-occidentale, del regime.
Il fatto che il programma nucleare - lo stesso che la propaganda occidentale ha preso a pretesto per criminalizzare il regime iraniano -, sia stato in realtà imposto proprio dai filo-occidentali del regime, costituisce una di quelle contraddizioni irritanti, su cui i media accennano e immediatamente sorvolano, poiché disturbano troppo la fiaba ufficiale. Quindi lo scenario reale non è affatto quello di un Occidente che lotta contro i dittatori, e neppure quello di un Occidente che si trova decisamente contrastato da Paesi che combattono contro la sua ingerenza coloniale.
L’Occidente è un clima pervasivo di corruzione che coinvolge le stesse colonie, alimentando sacche di collaborazionismo, che sono attirate dalle prospettive, e talvolta dai miraggi, di arricchimento personale. Anche il sedicente Occidente è composto di molte colonie, perciò parecchi di quelli che si credono “occidentali”, sono solo dei colonizzati, nel corpo e nella mente.
Nei giorni scorsi abbiamo saputo, ad esempio, che la gran parte dei soldati della "Folgore" sono di origine meridionale, quindi arruolati in base alla stessa logica per la quale la Gran Bretagna si serviva di truppe musulmane per reprimere gli Indù, e l'Italia reclutava mercenari in Eritrea per aggredire l'Etiopia.

COLONIZZATI USATI PER ANDARE A COLONIZZARE
Tratto dal sito del Corriere del Mezzogiorno del 28/9/09

La Campania indossa il basco color amaranto

Tra i 4.500 soldati della Folgore, ben 850 sono della nostra regione: il 20% E addirittura 20 su 39 le donne. Chi sono, che cosa fanno, le loro storie "Quando muore qualcuno di noi, si ferma tutto Non sono i soldi a spingerci, ma la passione"
di Tiziana Cozzi
«Quando muore uno di noi si ferma tutto. Anche se quel collega sfortunato non l´abbiamo mai incontrato, il dolore è grande come se fosse un amico visto ieri. Allora ci stringiamo, restiamo uniti ed è il nostro proverbiale spirito di corpo che ci salva. Ci rendiamo utili. E insieme sosteniamo le famiglie». Giovanni, napoletano di 44 anni, è in servizio alla Brigata Folgore da tredici anni. Più di una volta ha assistito di persona le famiglie dei colleghi scomparsi, assieme ai nuclei di supporto, organizzati dal comando dei paracadutisti. Un drappello di pochi colleghi della «macchia col basco amaranto» che cerca di colmare l´assenza di un padre, un marito, un figlio partiti per una missione. Ventuno sono i ragazzi italiani morti in Afghanistan, due di loro erano campani. E non è un caso. Sono quasi 900 i giovani che da Napoli, Salerno e Caserta si arruolano nelle file dei paracadutisti. Un numero importante, il 20 per cento dell´intera unità speciale. La Campania è la prima regione d´Italia a fornire uomini alla Folgore. Una predominanza che è l´orgoglio di una regione che consegna allo Stato i suoi uomini più valorosi. Ma che a volte si ritrova a piangerli. Com´è successo nel caso di Roberto Valente e Massimiliano Randino, i due parà della Folgore caduti nell´attentato di Kabul del 17 settembre scorso. O come Pietro Petrucci, caporale dell´esercito caduto a Nassiriya il 12 novembre 2003. «Le nostre sono missioni di pace - continua Giovanni - Non abbiamo mai fatto lanci di guerra finora, operiamo a terra. Ma sappiamo bene a cosa andiamo incontro, soprattutto in alcuni teatri operativi. E ogni volta tornare a casa sani e salvi è una benedizione...». Giovanni è stato in Bosnia, Afghanistan e Iraq. Sei mesi di fila negli accampamenti, il tempo massimo di una missione all´estero. Lontano dalla moglie e dalla figlia di 11 anni. Giorni preziosi che valgono una diaria di 130 euro al giorno, nei casi più a rischio. Ma che possono anche scendere al di sotto dei 100 euro per missioni più "tranquille" come la Bosnia o il Kossovo. Un mestiere che offre agli ufficiali una paga di 2.600 euro al mese, 1.700 euro ai volontari in servizio permanente e 800 euro alle "matricole" al primo ingresso nell´arma. «Si pensa che il lavoro in missione corrisponda a cifre considerevoli. Non è vero, è la passione che ci spinge. Chi sceglie i parà è volontario due volte: perché si arruola nell´esercito, e perché sceglie i paracadutisti». Una vita fatta di disciplina. A cui si può accedere soltanto se si è in possesso di due doti personali: la perfetta forma fisica e la solidità psicologica. Chi supera le preselezioni e viene giudicato idoneo ha una salute ferrea. Niente colesterolo, nessuna carenza. Non è ammessa nemmeno una carie. Nella cartella clinica "ipersalutare" dei giovani parà da qualche anno compare anche la radiografia dell´arcata dentale e il certificato del dentista che ne attesta la piena salute. Bisogna essere perfetti per volare. E chi fa domanda per vestire la mimetica non vede l´ora di lanciarsi da 500 metri d´altezza. È questa l´arma seduttiva dell´unità considerata la punta di diamante dell´esercito: l´aviolancio. Un momento a cui aspirano tutti. Uomini e donne. Tutti pronti a saltare dall´aeroplano e a lanciarsi sull´Arno, tra i boschi della campagna livornese dove la brigata ha sede. Capita che qualcuno abbia un´incertezza e che esiti un attimo dopo aver sentito il "colpetto" sulla spalla, segnale del via al lancio dato dall´istruttore al paracadutista. Ma è raro. «Il più delle volte devo contenere l´impeto, non vedono l´ora di calarsi nel vuoto - rivela Antonio, direttore di lancio - E ancor più sorprendenti sono le donne. Sono più sicure degli uomini, leggi nei loro occhi la gioia. Penso che siano più motivate perché sentono di dover dimostrare di essere alla pari dei loro colleghi maschi...». Sono tanto coraggiose da pagarsi da sole la scuola privata di volo, quando sono ancora troppo giovani per farlo d´ordinanza. «Imparo i segreti del volo fuori di qui - conferma Francesca, casertana, 21 anni, volontaria da pochi mesi - per poi essere pronta quando mi toccherà farlo da professionista. Ho scelto i parà proprio per questo. Non vedo l´ora di essere operativa anch´io. Sarei pronta a partire subito per l´Afghanistan, ho visto molte colleghe farlo. Ma è ancora presto per me». Da tre anni anche la brigata Folgore ha aperto alle donne. Sono 39 le giovani arruolate, venti sono campane, la metà del numero complessivo dell´unità. Stessa situazione anche per gli uomini: il 60 per cento arriva da Napoli e dintorni. Intanto la missione della Folgore a Kabul ed Herat sta per concludersi.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 08/10/2009 @ 01:53:56, in Commenti Flash, linkato 1367 volte)
“Quando il governo decise di mandare le truppe tra i monti dell'Hindukush tutte le troupes televisive furono allertate, ricevettero l'incarico di registrare delle interviste a un gran numero di soldati. Uomini che forse non sarebbero ritornati. Se qualcuno degli intervistati, grazie ad un indecoroso calcolo delle probabilità fosse morto si sarebbe potuta trasmettere l'intervista registrata in esclusiva.
Fu una campagna progettata meticolosamente. Ai cronisti furono consegnati i profili psicologici dei partenti e la composizione delle famiglie da cui si stavano separando. "Ci presentavamo in tono dimesso e quando i soldati ci invitavano ad entrare per prendere un tè¨, chiedevamo loro: - Vuoi fare un'intervista prima di partire? Poi ti duplicheremo la cassetta; i tuoi ti potranno vedere a colori tutti i giorni". Condivamo le domande con un sorriso. Fu in quell'atmosfera cameratesca che venne girato tutto il materiale. Partimmo poi con loro e furono lunghi mesi spesi ad incrociare i nomi degli intervistati e le liste dei caduti.
Quando quella pattuglia di intervistati fu disintegrata le tracce magnetiche registrate in precedenza vennero immediatamente vomitate nell'etere. Fu il mio ultimo incrocio di dati, mollai tutto e mi persi nei meandri del paese. Tornai a casa solo quando il dottor Muhammad Najibullah il pashtun già sotto protezione delle Nazioni Unite fu ucciso dai Taleban."
Questa fu, in estrema sintesi, la testimonianza registrata di Michail Andreevic Suvorov alla commissione d'inchiesta di Mosca nel 1997.
In uno strambo parallelismo dodici anni dopo, a Milano, Michele sta raccontando la sua storia, con gli occhi lucidi e la testa fra le mani, ad un'attonita Paola, dopo aver ascoltato il telegiornale delle 20,30.”
Appunto scritto ascoltando la radio e navigando nel web il 17 settembre; cercando sugli scaffali "Il viaggio di Abdu" di EugenioTurri e "Sporche guerre. Dall'Afghanistan ai Balcani" di Ettore Mo.
Luciano
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606 607 608

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (49)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


15/12/2024 @ 00:24:25
script eseguito in 49 ms