"
"Il denaro gode di una sorta di privilegio morale che lo esenta dalla corvée delle legittimazioni e delle giustificazioni, mentre ogni altra motivazione non venale comporta il diritto/dovere di intasare la comunicazione con i propri dubbi e le proprie angosce esistenziali. Ma il denaro possiede anche un enorme potere illusionistico, per il quale a volte si crede di sostenere delle idee e delle istituzioni, mentre in realtà si sta seguendo il denaro che le foraggia."

Comidad (2013)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 19/11/2009 @ 01:13:11, in Commenti Flash, linkato 1519 volte)
Alla trasmissione di Fazio, Roberto Saviano ha gestito una intera serata da candidato dell'occidentalismo; così tutti i regimi più invisi all'Occidente hanno avuto il fatto loro:
-la Russia comunista che tormentò il povero Chalimov;
-la Russia di Putin che ha fatto fuori la Politkovskaya;
-l'Iran di di Ahmadinejad che ha ucciso la manifestante in piazza;
-non poteva mancare un accenno a Napoli sotto il dominio camorristico, paragonato a questi regimi.
Solo l'Occidente si è salvato dalle denunce dell'implacabile Saviano. Intanto in Italia un ragazzo viene massacrato di botte in carcere dai poliziotti e naturalmente pare che nessuno abbia visto niente: curiosamente in questo caso nessuno parla di "omertà", di "non collaborazione", di "spirito del branco"; termini da usare solo quando si intervistano i cittadini dopo un crimine o gli adolescenti accusati di bullismo.
Nel frattempo, il mai troppo lodato Obama ha vietato la pubblicazione completa delle foto sulle torture ad Abu Ghraib, proprio come i francesi vietarono la pubblicazione delle foto sulle torture in Algeria.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 19/11/2009 @ 01:16:19, in Commentario 2009, linkato 1725 volte)
Il saccheggio dei patrimoni immobiliari delle Università a favore dei privati, alla fine dell’ottobre scorso ha assunto il pomposo nome di Riforma Gelmini. Ciò che l’articolo 16 della Legge133/2008 (più nota come Decreto Tremonti) dava ancora come opzione, ora è diventato obbligo di legge, perciò ai Rettori delle Università si assegna il ruolo istituzionale di organizzare e perpetrare il furto.
Pare che alcuni Rettori abbiano accolto con entusiasmo la notizia, resa più gioiosa dal fatto che la sedicente riforma del ministro Gelmini, come già faceva la 133/2008, assegna alla Università trasformate in Fondazioni private anche i beni demaniali dello Stato attualmente in uso alle stesse Università. Le Fondazioni universitarie private potranno così incamerare qualsiasi bene immobile con cui siano venute in qualche modo in contatto, e non è da escludere che questo anno di attesa tra le due leggi sia servito proprio ad allargare a dismisura, con ogni pretesto, la lista dei beni in oggetto.
Vi è stato entusiasmo anche da parte della Confindustria, ed è pienamente comprensibile, se si considera che gli imprenditori privati, una volta entrati di diritto nelle Fondazioni, potranno mettere le mani su patrimoni immobiliari sterminati e di valore incalcolabile. La cosiddetta opposizione, come sempre, non si è opposta, dato che al saccheggio sarà ammessa anche la Lega delle Cooperative.
Piovono intanto le finte critiche di rito, del tipo: se i privati mettono i loro soldi nelle Università, le useranno a loro vantaggio; oppure si accusa la pseudo-riforma di essere “meritocratica”, come se il merito potesse essere valutato da persone che si distinguono solo per i loro demeriti.
Anche la fiaba secondo cui “gli imprenditori privati mettono i loro soldi” fa il paio con quella degli americani che invadono gli altri Paesi per portarvi la democrazia. I privati veri, a differenza dei privati delle fiabe, i soldi se li portano via, non li mettono. Nel caso delle Università poi non si tratta solo di soldi, ma anche di patrimoni immobiliari.
Ci si è sempre raccontato che c’erano due soggetti: i privati da una parte e lo Stato dall'altra, salvo poi scoprire che esiste in effetti un solo soggetto, cioè lo Stato privatizzatore, che distribuisce ai ricchi il denaro pubblico ed i beni pubblici accumulati tassando i poveri. Infatti, sempre in ossequio alla solita 133/2008, articolo 23bis, in questi giorni il parlamento viene chiamato a privatizzare anche la distribuzione idrica, così gli acquedotti costruiti con i soldi dei contribuenti e degli utenti saranno regalati ai privati; e, per le prevedibili rivolte popolari causate dalla mancanza d'acqua, il Trattato di Lisbona ha già previsto per il reato di insurrezione nientemeno che la pena di morte, da eseguire con rito sommario.
Se la Gelmini può ora pavoneggiarsi di aver varato una “riforma”, il ministro Brunetta viene addirittura accreditato dai media di star attuando una “rivoluzione”, che, manco a dirlo, consiste nel distribuire appalti pubblici a ditte private legate allo stesso ministro, che non solo fa comprare allo Stato sistemi informatici di dubbia funzionalità, ma persino tornelli. In questo ruolo di collettore di denaro pubblico per aziende private, il ministro Brunetta può essere definito il “Rumsfeld Italiano”. Come il Rumsfeld originale, anche Brunetta è uno squilibrato, ma svolge diligentemente il suo ruolo di saccheggiatore della spesa pubblica, agitando di volta in volta slogan di intransigente moralismo o efficientismo, a seconda del pubblico da abbindolare.
Che dei ministri sfacciatamente impresentabili, come l’abietto Brunetta e l’abulica Gelmini, che per di più fanno parte di un governo presieduto da un latitante, riescano poi ad accreditarsi comunque di un ruolo efficientistico e moralizzatore, è l’effetto di una criminalizzazione del lavoro, per cui chiunque lavora è sospettabile, come minimo, di essere un “fannullone”. Questa criminalizzazione non è accidentale o episodica, ed era riscontrabile anche prima delle campagne propagandistiche di un Pietro Ichino. Si tratta di una criminalizzazione ideologica e preventiva, che non si dà quindi caso per caso, semmai sono i lavoratori a doversi discolpare e a cercarsi di liberarsi dai sospetti singolarmente, poiché, come categoria, si trovano sempre in uno stato di inferiorità morale.
Si è sempre raccontato che il cosiddetto capitalismo - che sarebbe più realistico definire "assistenzialismo per ricchi" - abbia rappresentato una rottura rispetto al feudalesimo; si è raccontato anche che il sedicente capitalismo abbia liberato il lavoro dai vincoli feudali proiettandolo sul mercato, riducendolo a merce. In realtà neppure la Rivoluzione Francese ha mai liberato il lavoro da questi vincoli feudali.
Nella sua Storia della Rivoluzione Francese, Kropotkin notava con stupore che una delle misure dei governi “rivoluzionari” era stata quella di istituire dei “tetti” salariali, impedendo perciò ai lavoratori di vendere il proprio lavoro alle migliori condizioni. Il lavoratore quindi non poteva considerarsi proprietario della sua forza-lavoro, anzi questa era considerata di proprietà dello Stato.
A questo punto non ci si stupirà di scoprire che anche nell’Inghilterra ultra-liberista si limitavano per legge i salari, e il padronato inglese gridò allo scandalo di un ritorno al feudalesimo soltanto quando la legislazione limitò lo sfruttamento della manodopera infantile, grazie anche alle denunce di scrittori di grande popolarità come Charles Dickens. Il Diritto Civile napoleonico sancì ufficialmente la disuguaglianza tra padrone e lavoratore, stabilendo che nei conflitti di lavoro per il tribunale solo il padrone era da ritenere credibile sulla parola, mentre l’operaio era tenuto a portare prove tangibili. Ciò che il Codice napoleonico stabiliva in modo esplicito, oggi costituisce ancora un implicito senso comune. La condizione servile del lavoratore, il suo stato di inferiorità morale, conferisce automaticamente un piedistallo di superiorità morale a chiunque voglia criminalizzarlo, proprio perché l’onere della prova risulta rovesciato. Ad esempio, molti lavoratori del Pubblico Impiego sono finiti sotto il mobbing di Brunetta e al ludibrio dei media, non perché lavorino poco e male, ma, al contrario, perchè il loro buon rendimento mantiene basso il costo del servizio, e quindi impedisce di giustificare la cessione di quello stesso servizio in appalto a una ditta privata amica del ministro.
Le privatizzazioni sono furti, ma a causa dello status di subordinazione feudale del lavoro, possono essere fatte apparire come ventate moralizzatrici che mettono in riga dei lavoratori discoli.
Nel “Manifesto dei Comunisti”, Marx ed Engels contribuirono a perpetuare l’equivoco, proponendo di organizzare i lavoratori delle campagne in un esercito agricolo a leva obbligatoria, e quindi suggerendo che il comunismo non consista tanto nella proprietà comune dei mezzi di produzione, ma nella proprietà comune della forza lavoro; quindi un comunismo feudale, in cui il lavoratore vede confermata la sua condizione di servo della gleba.
Il distacco progressivo dell’idea comunista dalla difesa del lavoro, la deriva moralistica ed educazionistica del comunismo attuale, sempre impegnato nell’autocritica e nell’autofustigazione, costituiscono l’effetto di questo ingorgo ideologico, cioè del non aver mai affermato con chiarezza che la condizione preliminare del comunismo è la libertà del lavoro: la forza-lavoro deve appartenere al singolo e i mezzi di produzione a tutti.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (39)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


09/10/2024 @ 23:58:14
script eseguito in 47 ms