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""Napoli" è una di quelle parole chiave della comunicazione, in grado di attivare nel pubblico un'attenzione talmente malevola da congedare ogni senso critico, per cui tutto risulta credibile."

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/10/2010 @ 01:02:29, in Commentario 2010, linkato 2957 volte)
Che il feeling tra il governo e le forze di polizia non sia ai suoi massimi storici, è venuto in evidenza per la rapidità con cui il caso del presunto "attentato" al direttore del quotidiano berlusconiano "Libero", Maurizio Belpietro, è stato lasciato sgonfiare. Il ministro degli Interni Maroni, che già discettava trionfalmente di imminente pericolo di nuovi attentati, si è trovato perciò di colpo senza le stampelle per far recitare al governo la parte della vittima del terrorismo. Appena qualche giorno fa anche la "notizia" della presenza di "anarcoinsurrezionalisti" negli incidenti legati alla emergenza-rifiuti in Campania aveva subito la stessa sorte ingloriosa. In questa situazione di perenne emergenza-rifiuti, Maroni ha peggiorato le cose dichiarando che il governo non ha mai lasciato Napoli, ed in effetti, visto ciò che sta accadendo, erano già in molti a sospettare che il governo non se ne fosse mai andato.
Per fortuna in soccorso del governo è arrivato il solito Walter Veltroni, che si è messo a fare prediche razzistiche ai cittadini campani che non dimostrano entusiasmo e senso della comunità allorché gli viene collocata una discarica o un inceneritore sotto casa. Nel frattempo Berlusconi cercava di scaricare tutta la responsabilità dell'emergenza-rifiuti sulle giunte di centrosinistra, ed in particolare, sul sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, colpevole, a suo dire, di non aver attuato la raccolta differenziata.
Lo stesso Berlusconi non ha però spiegato come mai la giunta di un Comune del Casertano, Camigliano, sia stata sciolta d'imperio da Maroni, nonostante lo stesso Comune riciclasse il 70% dei rifiuti. Neppure si è preoccupato di chiarire perché il ministro dell'Economia, Tremonti, abbia fatto mancare ai Comuni i fondi per attuare la raccolta differenziata, una attività che, dopo l'investimento iniziale, diventa persino remunerativa. Berlusconi si è limitato a farci sapere che l'inceneritore di Acerra, secondo lui, funziona. Una visita guidata ad uso della stampa ha fatto sapere che l'inceneritore di Acerra funziona perfettamente, infatti sarebbe attiva solo una linea su tre.
Le associazioni ambientaliste hanno tracciato un quadro della situazione che risulta molto attendibile. Per alimentare un inceneritore, occorre che la raccolta differenziata si collochi ad una quota inferiore al 40% dei rifiuti. Quindi la raccolta differenziata, non appena funzioni anche a medio regime, toglie spazio agli inceneritori.
Manco a farlo apposta, la legge sull'emergenza rifiuti in Campania, la 123/2008, prevedeva una soglia minima di raccolta differenziata di solo il 25%, tale da giustificare l'insediamento di nuovi inceneritori. In base alla stessa legge, il provvedimento di scioglimento della giunta comunale avrebbe dovuto colpire i Comuni che si tenessero al di sotto della soglia del 25% di raccolta differenziata, invece è andato a colpire un Comune che l'aveva largamente superata. Insomma, il governo ha boicottato la raccolta differenziata per favorire gli inceneritori.
Acerra "ospita" infatti il più grande inceneritore d'Europa che, da solo, se funzionasse, supererebbe la portata dei tre inceneritori di Vienna. Nel business-inceneritori è coinvolta anche la multinazionale Impregilo, una delle predilette del Presidente del Consiglio in carica, tanto è vero che la troviamo in primo piano sia nella "ricostruzione" in Abruzzo, sia nella società per il Ponte sullo Stretto di Messina. Solo per l'inceneritore di Acerra la Impregilo ha incassato poco tempo fa trecentoquaranta milioni di euro, ed esclusivamente per attuare una valutazione di agibilità.
Tutto verissimo, ma rimane il problema del permanente disfunzionamento di Acerra, che la sortita di Berlusconi ha finito ulteriormente per mettere in evidenza. Il fatto è che lo sfruttamento coloniale non si attua in modo quieto e lineare, dato che i business criminali si intrecciano, si accavallano, ed a volte si ingolfano.
Sia la Legge sull'emergenza-rifiuti in Campania, la 123/2008, che la Legge sulla fine della stessa emergenza, la 26/2010, considerano i siti di raccolta dei rifiuti come "aree di interesse strategico nazionale", quindi sotto la fattispecie del segreto militare previsto dall'articolo 682 del Codice Penale. Con la Legge 26/2010, della presunta fine dell'emergenza campana, si assiste perciò al paradosso costituzionale di una singola Regione posta sotto una legislazione speciale senza neppure più disturbarsi ad invocare il pretesto di un'emergenza.
Il Decreto del Presidente del Consiglio 8 aprile 2008 - ultimo atto del governo Prodi - collocava gli inceneritori addirittura sotto segreto di Stato, cioè dell'articolo 261 del Codice Penale, in quanto considerati impianti di produzione di energia. Tutti questi segreti stanno a indicarci che ormai in Campania la monnezza è l'ultimo dei problemi, e che la questione riguarda rifiuti tossici di origine militare, a cui, per somma di business, si aggiungono probabilmente rifiuti tossici di origine industriale.
La domanda, ovvia, è: perché si è andati a costruire il più grande inceneritore d'Europa proprio nell'area in cui la concentrazione di rifiuti tossici interrati "abusivamente" aveva già determinato la più alta mortalità per cancro d'Italia?
I dati sulla concentrazione di rifiuti tossici nel triangolo Acerra-Nola-Marigliano, e sulla relativa mortalità per cancro, non sono di qualche estremistica organizzazione ambientalistica, ma di una ricerca del CNR pubblicata nel 2004 dalla più prestigiosa rivista scientifica del mondo, la britannica "Lancet" (vedi i link in appendice). Il ricercatore del CNR ha sicuramente fatto riferimento anche ad altre indagini compiute da ASL e dall'Istituto dei Tumori "Pascale", ma nel 2004 si poteva ancora accertare la tossicità delle discariche con ricerche da parte di più soggetti, mentre oggi la presenza dell'inceneritore ha comportato che l'area sia diventata di interesse strategico nazionale, e quindi sottoposta al segreto militare. Inoltre tutto ciò che riguarda il sito ed il funzionamento dell'inceneritore è finito sotto il segreto di Stato (il che attribuisce molta credibilità ai dati forniti nella visita guidata ad uso dei giornalisti).
Le esagerate dimensioni dell'impianto di Acerra sono probabilmente la causa del suo permanente disfunzionamento; ma è ovvio che solo tali dimensioni potevano consentire di coprire con il segreto tutta l'area interessata da anni allo smaltimento di rifiuti tossici. E il disfunzionamento consente anche di giustificare l'apertura di altre discariche, sempre sotto il relativo segreto militare e di Stato.
Finché per queste cose si chiama in causa la camorra o la "ecomafia", allora va bene, se ne può parlare tranquillamente perché il tutto si riduce a degenerazione razziale dei Campani; ma se il Decreto 8 aprile 2008 per gli inceneritori chiama in causa i servizi segreti, allora è meglio sorvolare, altrimenti bisognerebbe spiegare come mai l'attuale direttore del DIS, il supercomitato di controllo dei servizi segreti, Gianni De Gennaro, sia stato inviato a Napoli dal governo Prodi come Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti all'inizio del 2008.
L'attuale governo finge anche di voler costruire delle centrali nucleari, ma probabilmente solo per allestire dei siti in cui collocare scorie radioattive. Sarebbe utile se qualche ASL andasse a verificare se risultano emissioni radioattive persino nel sito dell'inceneritore di Acerra; ma chi lo facesse rischierebbe, in base all'attuale legislazione, una pena "minima" di cinque anni di carcere.
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:6o-5TYwxP-AJ:www.repubblica.it/2004/h/sezioni/cronaca/acerra/lancet/lancet.html+acerra+rifiuti+tossici&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it
http://www.allarmerifiutitossici.org/rifiutitossici/docs/29.pdf
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Di comidad (del 14/10/2010 @ 01:43:41, in Commentario 2010, linkato 2637 volte)
Nella settimana in cui il linguaggio politico si è arricchito di una nuova locuzione (il "cerchio sovrastrutturale" di Rinaldo Arpisella, portavoce di Emma Marcegaglia), sono anche morti altri quattro alpini per una mina artigianale in Afghanistan, e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha immediatamente tratto motivo dall'evento per proporre di dotare di bombe gli aerei da ricognizione italiani. Il ministro ha dimostrato anche il suo cuore d'oro, allorché ha dichiarato che l'uso di queste bombe dovrà tenere conto dell'esigenza di non determinare "danni collaterali", cioè vittime fra i civili. Alcuni commentatori, notando l'evidente pretestuosità della proposta di La Russa, l'hanno bollata come un diversivo per celare le responsabilità del governo nella cattiva gestione strategica della "missione di pace" italiana in Afghanistan, dato che le bombe sugli aerei di ricognizione non concorrono in nulla a risolvere il problema della vulnerabilità degli automezzi militari italiani nei confronti di quel tipo di ordigni.
Che la proposta di La Russa non abbia alcun senso dal punto di vista della sicurezza dei convogli militari italiani, non implica affatto che essa abbia un carattere di mero diversivo, poiché La Russa ha rivelato in questi ultimi anni una vera vocazione nei confronti degli affari. Notoriamente La Russa è il padre della Servizi Difesa SPA, la società di diritto privato a capitale pubblico, istituita con il famigerato comma 27 dell'articolo 2 della Legge Finanziaria 2010 (a dimostrazione della sua serietà e trasparenza, infatti il testo della Legge consiste di soli due articoli e innumerevoli commi).
Agli inizi del maggio ultimo scorso, era dato per scontato che la neonata creatura di La Russa, in quanto nuovo ed incontrollabile centro di spesa, dovesse essere soppressa nell'ambito dell'ultima "manovra" tremontiana per la stabilizzazione dei conti pubblici. La notizia che la Servizi Difesa SPA venisse fatta morire appena nata, aveva riempito di gioia i sindacati del personale del Ministero della Difesa; ma La Russa deve aver fatto pesare nei confronti di Berlusconi la sua fedeltà durante la rivolta dei "finiani", dato che, all'ultimo momento, la sua creatura è stata risparmiata dalle forbici di Tremonti, peraltro inflessibili nei confronti del personale della Difesa. Secondo alcuni, però, Tremonti non avrebbe mai avuto alcuna vera intenzione di sopprimere la Servizi Difesa SPA, e lo avrebbe fatto credere solo per prevenire e disarmare le critiche, per poi mettere gli oppositori davanti al fatto compiuto.
La ragione sociale della Servizi Difesa SPA escluderebbe che essa si possa occupare di spese nel campo degli armamenti, cioè di tutto ciò che rende "operative" le Forze Armate; ma la incertezza normativa da un lato e, dall'altro, la difficoltà di circoscrivere tecnicamente il concetto di operatività delle Forze Armate, a detta di molti giuristi lascia il campo aperto per qualsiasi abuso. Tra l'altro queste ambiguità normative della Servizi Difesa SPA consentirebbero persino di appaltare le cosiddette missioni di pace a ditte di contractor, e l'aver fatto mancare i finanziamenti governativi alla missione in Kosovo pare che debba proprio comportare questo tipo di sbocco.
Oltre alle opportunità tipiche della privatizzazione (appalti, lievitazione dei costi e relativa lievitazione delle tangenti), il coinvolgimento dei contractor presenterebbe anche altri vantaggi. Sino ad un anno e mezzo fa il coinvolgimento della NATO nella coltivazione e nel traffico di oppio in Afghanistan costituiva ancora una notizia-scoop, mentre ora se ne stanno cominciando ad occupare persino la BBC ed il "New York Times". Allorché la notizia dovesse giungere alla conoscenza delle grandi masse, i contractor, grazie alla loro ignobile reputazione, rappresenterebbero un ottimo parafulmine su cui scaricare l'intera responsabilità del fattaccio. Questa colpevolizzazione esclusiva dei contractor costituisce in effetti la linea su cui si stanno ora muovendo le commissioni parlamentari di inchiesta negli Stati Uniti, sia per ciò che riguarda il traffico di minorenni in Iraq per usi sessuali, sia per il versamento di tangenti a titolo di pedaggio ai Talebani in Afghanistan.
I sindacati del Ministero della Difesa hanno inoltre notato la presenza fra i consulenti della Servizi Difesa SPA di parecchi amici del finanziere Salvatore Ligresti, già coinvolto a suo tempo nell'inchiesta "Mani pulite", condannato, ma ora nuovamente sulla breccia più pulito che mai. La Russa e Ligresti sono casualmente compaesani, entrambi nativi di Paternò e, probabilmente, confratelli di loggia massonica, in quanto esponenti delle due maggiori e più antiche famiglie del luogo. Altrettanto casualmente, La Russa padre e Ligresti gestivano insieme in Sicilia il business delle assicurazioni.
http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/ligresti.html
Oltre a Ligresti e La Russa, un altro personaggio da tempo in odore di massoneria è Piero Fassino, alto dirigente del Partito Democratico, il quale, nel suo libro "Per Passione", dedicò un vero e proprio inno di lode al ruolo "democratico" svolto dalla massoneria torinese. Di conseguenza è stato notato l'assenso che Fassino ha concesso a La Russa - con somma soddisfazione di quest'ultimo - sulla possibilità di valutare in Parlamento la proposta di dotare di bombe gli aerei da ricognizione italiani. Negli Stati Uniti le bombe costituiscono da settanta anni uno dei maggiori business militari, e rappresentano il business perfetto, visto che è pagato interamente dal contribuente; e ciò spiega il motivo della mania americana per i bombardamenti, anche quando questi non hanno alcuna utilità dal punto di vista strategico.
Insomma, pare proprio che oggi ci siano tutte le condizioni anche per un bomb-business all'italiana, all'ombra della massoneria di obbedienza anglosassone. La massoneria risulta sempre presente in questo genere di affari, dato che, storicamente, non si configura come un soggetto politico autonomo, ma come uno strumento di colonialismo finanziario e commerciale, prima delle compagnie commerciali britanniche, poi delle multinazionali anglo-americane.
Non si può escludere che la notizia della morte di quattro alpini sia stata accolta dagli affaristi del seguito di La Russa con risate di giubilo analoghe a quelle delle famose intercettazioni degli imprenditori edili al seguito di Guido Bertolaso, allorché apprendevano del terremoto in Abruzzo. Quelle risate intercettate furono fatali alla nascita della Protezione Civile SPA, rimandata dal governo a tempi più favorevoli, mentre per la Servizi Difesa SPA non ci è stata concessa sinora nessuna rivelazione del genere. Si vede che La Russa si sarà premurato di coinvolgere anche i Servizi Segreti nell'affare.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 04:56:41
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