"
"Feuerbach aveva in parte ragione quando diceva che l'Uomo proietta nel fantasma divino i suoi propri fantasmi, attribuendogli la sua ansia di dominio, la sua invadenza camuffata di bontà, la sua ondivaga morale. Anche quando dubita dell'esistenza di Dio, in realtà l'Uomo non fa altro che dubitare della propria stessa esistenza."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/12/2017 @ 00:01:43, in Commentario 2017, linkato 7270 volte)
L’ondata mediatica di fake news sulle fake news ha trovato finalmente un punto fermo. Si è infatti individuata la fonte dell’allarme; si tratta inoltre di una fonte insospettabile e al di sopra delle parti: il Dipartimento di Stato USA. Prima ancora che il quotidiano “New York Times” si facesse latore dell’allarme, al nostro governo era giunta un’informativa a riguardo proprio dal Dipartimento di Stato americano. Con ammirevole senso della legalità ci viene anche spiegato che la fonte (o la fonte della fonte?) non può addentrarsi nei dettagli delle prove per non violare la legge.
I contenuti dell’informativa risultano abbastanza sconcertanti, tanto da far supporre che al Dipartimento di Stato USA si rubino lo stipendio. Il nostro governo viene infatti “avvisato” del pericolo che dalla Russia provengano fake news tendenti a favorire le formazioni politiche più orientate ad un avvicinamento con la stessa Russia, cioè la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle. L’irrealismo dell’informativa appare abbastanza evidente, dato che in Italia non esiste una classe politica in grado di mettere minimamente in discussione la collocazione “atlantica e occidentale” del Paese; e non c’era neppure bisogno dei pellegrinaggi di Di Maio a Washington e di Salvini in Israele per accorgersene. Che poi la propaganda russa cerchi di tirare l’acqua al proprio mulino, è prevedibile e fisiologico, ma la Russia rimane un Paese povero, con un PIL addirittura inferiore a quello dell’Italia, perciò non può permettersi di “investire” più di tanto per destabilizzare la politica di altri Stati.
La pseudo-informativa del Dipartimento di Stato USA non va però considerata un semplice controsenso, poiché deve essere collocata nel vero contesto. Da qualche anno la Russia ha avviato una legislazione contro le ingerenze esterne, ponendo limiti alle ONG, al movimento di personaggi indesiderabili ed al finanziamento dall’estero di organi di informazione. Si tratta di una legislazione difensiva a costo zero, adeguata ad uno Stato con scarse risorse; una legislazione che sta diventando un modello anche per altri Paesi, persino di collocazione “atlantica”, tra cui l’Ungheria e, pare, anche la Romania.
Innescare una psicosi mediatica sulle fake news e sulle “ingerenze” russe svolge quindi una precisa funzione, cioè creare un “rumore di fondo” che impedisca alla notizia vera di pervenire alle opinioni pubbliche. La notizia vera è appunto il fatto che dalle ONG e dalle altre ingerenze ci si può difendere senza eccessivo sforzo.

Non ci facciamo mancare nulla perciò, dopo il fascistaccio brutalone di Ostia, abbiamo avuto anche i naziskin “umanitari” di Como, che hanno fatto un blitz in una associazione di accoglienza agli immigrati, non per picchiare, ma per leggere un comunicato. È scontato che sorga il sospetto che si tratti di episodi prefabbricati ad uso dei media, ma alcune considerazioni possono valere in ogni caso. Il volontariato dell’accoglienza è infatti l’ultimissimo, inconsapevole, anello di una catena che inizia altrove, perciò appuntare la polemica contro di esso risulta fuorviante. A meno che lo scopo non fosse proprio quello di fuorviare.
Il Dipartimento di Stato USA infatti non è soltanto la fonte delle fake news sulle fake news, ma anche la fonte principale dei finanziamenti alle ONG che si “occupano” di migrazione, ovvero la incentivano e la organizzano. Trasparente com’è, il governo USA ce lo fa sapere sul suo stesso sito.

Si osserva spesso che la migrazione costituisce un esercito industriale di riserva che serve a contenere il costo del lavoro, il che è vero ma riduttivo. Da parte delle destre si parla invece di vera e propria “sostituzione di popolazione”, cosa che può essere in parte vera, ma che risulta sproporzionata se si considerano i numeri effettivamente in ballo; tanto più che solo una parte dei migranti mira a stabilirsi definitivamente, anzi, mantiene un legame stabile con la madre patria attraverso le rimesse.
Ciò che risulta certo è infatti che la migrazione di massa rappresenta un enorme laboratorio di “inclusione finanziaria” dei poveri del mondo. Ciò avviene con il microcredito ai migranti, ma anche con le rimesse degli stessi migranti, alle quali la Banca Mondiale ha dedicato due anni fa un’apposita conferenza internazionale. Può apparire una sorpresa per un’opinione pubblica addestrata a temere gli spauracchi del debito pubblico e della spesa pensionistica, ma le umili rimesse dei migranti sono addirittura oggetto di operazioni di finanza derivata: le “securitization”, cioè le cartolarizzazioni.
Si dice spesso che gli Stati Uniti sono un impero, ma da un impero ci si aspetterebbe che destabilizzasse gli avversari non gli alleati, come invece sta avvenendo con l’ondata migratoria che coinvolge l’Europa e che sottopone le sue opinioni pubbliche ad uno stress foriero di conseguenze incontrollabili. In realtà più che di impero si tratta di imperialismo, cioè di un intreccio di militarismo e finanza. Al Dipartimento di Stato USA quindi, più che gli strateghi imperiali, contano i lobbisti delle armi e della finanziarizzazione.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 30/11/2017 @ 01:07:33, in Commentario 2017, linkato 2994 volte)
Prendersi una testata in faccia per un insegnante è routine ma, se capita ad un giornalista, diventa uno scandalo. Scandalismo e giornalismo del resto sono praticamente sinonimi: oggi i giornalisti si scandalizzano persino per la pretesa di avere una pensione o uno stipendio. Ammesso che l’episodio di Ostia non sia una combine, esso si è concluso con reciproco vantaggio per i due protagonisti, in quanto il giornalista è diventato un eroe mediatico del “politicamente corretto” ed il fascio-teppista è diventato un eroe mediatico del “politicamente scorretto”. Se per una persona per bene alcune settimane di galera costituiscono una tragedia che può stroncare un’esistenza, per quelli come Spada possono assumere il colore di una rimpatriata e di un’occasione per ritrovarsi fra amici, perciò non sono un gran prezzo da pagare.
L’ambiguità dell’effetto mediatico dell’episodio sta appunto nel riproporre l’immagine di un’antropologia di destra “libera e selvaggia” a fronte di un’antropologia di sinistra irretita nelle spire del bigottismo e del perfettinismo morale. È un paradigma che consente alla destra una spregiudicatezza di temi e di comportamenti che, peraltro, non compromette le relazioni e le complicità con l’establishment. Anche senza sposare la tesi secondo cui CasaPound sarebbe una costruzione parapoliziesca, sta di fatto che certe “opposizioni” di destra si giovano di una tolleranza dal sistema di potere che è spiegabile con il loro essere percepite pur sempre come “persone di famiglia”.
Avviene così che oggi anche l’imperialismo trovi i suoi contrasti in governi di destra come quello di Orban in Ungheria. Attualmente i rapporti tra Washington e Budapest appaiono ai ferri corti, specialmente dopo la decisione statunitense di finanziare con settecento milioni di dollari i giornali dell’opposizione ungherese. Il governo di Orban ha sottolineato la scorrettezza di tale comportamento nei confronti di un “alleato” della NATO.
Pur provenendo dalla “scuola” di George Soros, il Primo Ministro Orban ha spinto il conflitto con il finanziere ungherese-americano sino a denunciare il ruolo delle sue ONG nell’organizzare e finanziare l’ondata migratoria in Europa. D’altra parte lo stesso Orban continua a far finta di non accorgersi che Soros non è un semplice privato ma un “funzionario informale”, un agente esterno, della CIA. Le ambiguità e le ipocrisie quindi rimangono: si fa della propaganda antimperialista, ma senza denunciarne tutto il sistema di relazioni tra agenzie private e pubbliche, ci si lamenta apertamente delle ingerenze americane, ma pur sempre rivendicando il ruolo di “alleati”.

La rendita di posizione della destra consiste appunto nel poter fare la fronda senza dover rinunciare agli agganci con l’establishment. Eccola perciò cavalcare i miti del nazionalismo e del “sovranismo”, lasciando alla “sinistra” la patata bollente del culto della globalizzazione e dell’europeismo. I tempi di reazione della cosiddetta “sinistra” sono infatti timidi, lenti e timorosi, caratteristici di chi ha il complesso di doversi far accettare dall’establishment. Un testo molto interessante uscito lo scorso anno, “La scomparsa della sinistra in Europa”, illustra con efficacia l’adesione acritica delle sinistre agli schemi del liberismo e del globalismo. Uno dei due autori, Massimo Pivetti, era stato uno dei più tempestivi e puntuali a descrivere il carattere antioperaio dell’istituzione della moneta unica europea.
Non convince invece la tesi del libro secondo cui la “sinistra” sarebbe stata catturata dalla mitologia liberista a causa dell’antistatalismo sviluppatosi nelle sinistre estreme dal ’68 in poi. Dell’ipotesi che le sinistre estreme siano servite da laboratorio per tesi reazionarie, si può discutere e potrebbero anche essere avanzati alcuni esempi a riguardo; ma se lo Stato ha dimostrato in questi decenni di non essere affatto un principio regolatore, bensì un coacervo di lobby private, non è certo perché una moda ideologica lo avrebbe screditato.
Forse il motivo vero è che quella parte della sinistra meno disponibile a convertirsi alle privatizzazioni non ha trovato nella burocrazia statale alcuna sponda. Lo Stato non è solo la politica, ma consiste soprattutto nei suoi apparati. Una burocrazia statale gelosa delle sue prerogative avrebbe opposto resistenza alla svendita delle sue funzioni; al contrario, si è visto l’apparato dello Stato agire da lobby delle privatizzazioni, facendo propri i mantra del FMI e dell’OCSE. Ciò vale per l’ISTAT, per la Corte dei Conti, per la stessa magistratura civile e penale che, con le sue sentenze, si è sistematicamente calata la toga davanti alle multinazionali. Ma poi quanti poliziotti, quanti carabinieri si percepiscono davvero come funzionari pubblici piuttosto che come tutori del privilegio?

Uno dei principali “cult” del bigottismo di “sinistra” è il mito della “legalità”, ma sta di fatto che la sedicente “legalità” è strutturata in modo da consentire ed agevolare le forme più gravi e devastanti di corruzione. La porta girevole tra pubblico e privato infatti funziona da sempre alla grande per il personale della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, dell’Arma dei Carabinieri. dei servizi segreti e delle Forze Armate.
Per anni ci si è raccontato che in Francia sì che era un’altra cosa, che lì lo Stato era una religione laica, salvo poi scoprire che tutto il mondo è paese. Il secolo XIX ha costruito una mitologia dello Stato che si è frantumata sotto i nostri occhi; anzi, è lo Stato, sia come politica che come apparato, ad aver favorito la mitologia del privato, di quel Dio Mercato che non è altro che il nome in codice delle oligarchie finanziarie.
Per la destra l’inesistenza dello Stato non è un problema, poiché la destra può permettersi di vivere alla giornata alternando ipocritamente i suoi “valori” (cioè i suoi slogan) e pescando in tutti gli stagni, tanto come collante c’è sempre il privilegio. Per la sinistra invece il collante rischia di essere solo il bigottismo, che spinge alla devozione supina ai miti del momento, perdendo la capacità di disfarsene quando sono ormai screditati.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 12:09:09
script eseguito in 92 ms