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"La nozione di imperialismo americano non si deve intendere come dominio tout court degli Stati Uniti, ma come la guerra mondiale dei ricchi contro i poveri, nella quale gli USA costituiscono il riferimento ed il supporto ideologico-militare per gli affaristi e i reazionari di tutto il pianeta."

Comidad (2012)
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 11/01/2018 @ 00:30:11, in Commentario 2018, linkato 8638 volte)
Il segreto di una buona campagna elettorale è scacciare il principio di realtà per sostituirlo con i “gusti”, cioè trasformare i programmi in menù. Per questo motivo nelle prossime elezioni non dovrà mancare il soggetto del “più-europeismo”. Per alimentare il mito del simulacro europeo, niente di più adatto di un simulacro di partito, quella girandola di sigle originata dal vecchio “Partito Radicale”. Già accusata di parassitismo dal Partito Radicale “madre”, la radicale Bonino non è stata neppure in grado di raccogliere le firme necessarie alla presentazione della lista e quindi ha dovuto ricorrere a soccorsi esterni parassitando il partito di Bruno Tabacci. Il pericolo in agguato in ogni campagna elettorale è che la realtà rifaccia capolino, perciò figure come Emma Bonino risultano preziose per la loro capacità innata di creare confusione con la loro stessa esistenza.
Il problema è che, mentre la Bonino ci propone le scorpacciate di Europa, vi sono altri soggetti che non si preoccupano nemmeno più di rispettare le apparenze della messinscena europea. La Polonia è beneficiaria netta dei fondi europei, cioè riceve molto di più di quanto non versi, ed è anche il primo Paese nella graduatoria dei beneficiari. Eppure il governo di Varsavia può permettersi di sfidare regolarmente la Commissione Europea su migrazione e giustizia, perché tanto a Bruxelles il vero potere non è la Commissione ma è la NATO. La Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro la Polonia per la questione della violazione dell’autonomia del potere giudiziario, pur sapendo che non potrà condurla a compimento: un’impotenza della Commissione che porrà ulteriormente in evidenza lo status privilegiato della Polonia in quanto “prima linea” nei confronti della Russia.
Il fatto che a Bruxelles ci sia la sede della NATO, e da molto prima di quella dell’UE, è uno di quei dettagli che i media tendono a non mettere in evidenza perché potrebbero far scattare qualche piccola luce nella mente delle persone. Va anche detto però che, se dieci anni fa osservare che l’Unione Europea è solo un’appendice della NATO costituiva il discorso di “nicchia”, oggi invece lo dicono persino quelli della rivista “Limes”, quindi è strano che al dibattito elettorale certe cose non arrivino proprio.

A proposito del trasformare la politica in discorso sui “gusti", è indicativo il fatto che Matteo Renzi, sin dai suoi esordi, abbia usato ai propri fini propagandistici l’antipatia ispirata da Massimo D’Alema. Dare addosso ad un antipatico per riscuotere simpatie, è un espediente che Renzi ha utilizzato anche quando ha introdotto nella sua pseudo-riforma scolastica delle gratuite vessazioni contro una categoria impopolare come gli insegnanti, costringendoli a trasferimenti da Crotone a Pordenone e viceversa per avere il posto. Non che l’espediente in oggetto abbia portato molta fortuna a Renzi, come si è visto.
In realtà D’Alema, al di là dell’antipatia personale o delle inconsistenti accuse rivoltegli di aver fatto cadere il primo governo Prodi, ha avuto, in quanto Presidente del Consiglio, una responsabilità molto più grave e precisa nell’aggressione della NATO alla Serbia del 1999 per strapparle la regione del Kosovo, nella quale la stessa NATO ha poi costruito un proprio Stato fantoccio. Dieci anni dopo D’Alema rilasciò un’intervista nella quale, pur recriminando su qualche aspetto collaterale come il bombardamento su Belgrado, sostanzialmente rivendicava e difendeva la sua scelta di accettare la guerra in base al “principio secondo cui ci sono momenti in cui è inevitabile, quando si tratta di difendere valori come i diritti umani, che non possono essere accantonati nel nome della sovranità nazionale”.

Questa formula di D’Alema, molto sofisticata e “umanitaria”, si riduce in pratica al diritto all’ingerenza da parte del più forte. Più forte non solo militarmente, ma anche finanziariamente e mediaticamente. Chi ha avuto la forza finanziaria per armare i ribelli del Kosovo, ha avuto anche la forza mediatica per enfatizzare gli effetti umanitari della guerra civile, avendo poi anche la forza militare per aggredire la Serbia, che era in effetti il Paese aggredito sin dall’inizio, dato che suscitarti una rivolta interna non è certo un atto amichevole. Come pure era stato un atto destabilizzante correre a riconoscere l’indipendenza della Slovenia e della Croazia (il Vaticano addirittura prima degli altri). Il fatto di rappresentare alla pubblica opinione un’Europa ed un Occidente troppo a lungo deboli e inerti di fronte alla Serbia, non è solo un’ipocrisia, è un falso che servì a reclutare per la causa interventistica i soliti volenterosi intellettuali “di sinistra”. È un paradigma di ingerenza che può essere riapplicato in qualunque situazione e contro chiunque, Italia compresa. Con le sue parole del 2009 D’Alema già prefigurava l’intoppo dell’attuale “sovranismo”: il diritto all’ingerenza da parte della NATO.

Chi pensasse di aver lasciato una Bonino ingenua e ignara, assetata esclusivamente di un’Europa favoleggiata e sfuggente, consideri che nel 1999 Emma Bonino era Commissario Europeo agli “Aiuti Umanitari”, cioè in posizione strategica per mestare. La Bonino infatti, insieme con George Soros, il finanziere agente provocatore della NATO, stava mettendo su la “Corte Penale Internazionale”, un tribunale che sarebbe diventato operativo dal 2002 per processare i “criminali di guerra” serbi. La Bonino quindi partecipò in prima persona alla guerra contro la Serbia come addetta alle PSYOPS, alle operazioni di guerra psicologica della NATO.
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Di comidad (del 04/01/2018 @ 00:13:35, in Commentario 2018, linkato 7621 volte)
La narrazione ufficiale sulle manifestazioni in Iran sta seguendo il protocollo obbligato in questi casi. Non manca ovviamente la solita ragazza che si ribella al regime rifiutando di mettersi il velo. Secondo le regole ferree dell’istupidimento propagandistico, niente di meglio che propinare una fiaba edificante e piena di buoni sentimenti. Il tutto viene narrato in modo abbastanza vago e impreciso, tanto da risultare inverificabile.
Il presidente iraniano Rohani ha dunque chiuso con una rogna un 2017 che era stato per lui pieno di trionfi. Rohani, capo dell’ala clepto-clericale e affaristica del regime iraniano, era stato rieletto nel maggio scorso e la sua vittoria elettorale fu salutata da un balzo della Borsa di Teheran. Appena un paio di mesi fa Rohani aveva anche annunciato e celebrato, insieme con Assad, la vittoria militare in Siria sul cosiddetto “Isis-Daesh”, cioè sui mercenari americo-sauditi.
Uno dei maggiori problemi che ha dovuto affrontare Assad in Siria è stata la presenza ostile delle ONG, tra l’altro sempre pronte ad accusare il regime di ogni nefandezza. In particolare, due anni fa Assad, in sede ONU, ha accusato esplicitamente l’ONG “Medici senza Frontiere” di essere gestita dai servizi segreti francesi.
Sembrerebbe che la notizia sia sfuggita a Rohani, visto che “Medici senza Frontiere” è una delle ONG maggiormente presenti ed attive in Iran, soprattutto nella capitale Teheran.
È oggi ampiamente documentato il nesso tra le ONG e le “rivoluzioni colorate”. Ci sarebbero motivi per rivoltarsi ovunque e, infatti, negli anni scorsi ci sono state rivolte anche in Inghilterra e USA. Ma le "rivoluzioni colorate" non sono rivolte, in quanto la piazza fa da vetrina, mentre nel retrobottega vengono comprati pezzi ben scelti dell'apparato dello Stato. Le ONG significano soldi a palate; e il denaro non solo corrompe ma riesce a farti vedere le cose come vuole lui. Oltre ad organizzare queste rivoluzioni”, le ONG rappresentano infatti per i media “occidentali” anche la principale fonte di “notizie” a riguardo. Insomma, se la fanno e se la raccontano.

In realtà il regime iraniano conosce benissimo i dettagli sul ruolo destabilizzante delle ONG e non c’era certo bisogno delle rivelazioni di Assad per capire che “Medici senza Frontiere” è una creazione dei servizi segreti. Il punto vero però è che le ONG costituiscono anche un veicolo di esportazione dei capitali, ed è proprio tale aspetto a rendere esplosivo il loro potenziale golpistico. Una bustarella non ti sradica dal tuo contesto sociale, mentre aprirti un conto all’estero costituisce un paracadute che ti consente di atterrare ovunque.
Per l’ala affaristica del regime iraniano far entrare delle ONG significa avere a disposizione innumerevoli canali occulti di fuga di capitali e di investimento all’estero. Si tratta di una peculiare funzione delle ONG, che esse stesse si incaricano di reclamizzare sui propri siti.
In fondo che importa se le ONG possono mandarti in malora un Paese. La mobilità dei capitali ha fatto volatilizzare anche il senso dello Stato (ammesso che sia mai esistito) e lo ha sostituito col senso delle ONG. Non ci si sorprenderà perciò di scoprire che, grazie anche al pretesto dell’emergenza causata dall’afflusso di profughi afgani, l’Iran oggi costituisce per le ONG un vero e proprio Eden, anzi, una Mecca, una “Terra Promessa”, o un Paese di Bengodi, come si preferisce.
A garantircelo è una ”non profit” che ha, del tutto casualmente, sede a Washington, Relief International, fondata nel 1990 da un americano-iraniano, Farshad Rastegar (o, almeno, lui era il prestanome). L’imperialismo non funzionerebbe senza queste compromissioni e commistioni con i ceti affaristici dei Paesi “avversari”.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


27/04/2024 @ 12:26:27
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