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"Se la pace fosse un valore in sé, allora chi resistesse all'aggressore, anche opponendosi in modo non violento, sarebbe colpevole di lesa pace quanto l'aggressore stesso. Perciò il pacifismo è impotente contro la prepotenza colonialistica che consiste nel fomentare conflitti locali, per poi presentarsi come pacificatrice."

Comidad
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 26/02/2017 @ 01:53:47, in Documenti, linkato 1749 volte)
Questo pezzo è stato scritto da un pensionato Enel nostalgico dell'ente nazionale per l'energia elettrica ed è contro la privatizzazione. Dimostra come l'Autorità per l'Energia, che dovrebbe tutelare i consumatori, in realtà tutela gli interessi delle aziende elettriche e delle industrie energivore, scaricando i costi sui piccoli consumatori.

“Al tempo dell’azienda pubblica, bastava che qualcuno insoddisfatto inviasse una letterina di protesta ad un giornale e questo si metteva a sparare cazzate contro il monopolio. Se oggi qualcuno di noi, scontento della bolletta che ha ricevuto, inviasse una protesta argomentata ad un giornale, difficilmente la sua lettera verrebbe pubblicata. Il perché è dimostrato da queste tre foto (foto non allegate). Si riferiscono ad una fornitura per usi domestici non residente da 3 kW. Nella prima, risalente al 1998 la tariffa è binomia, cioè c’era la quota fissa rapportata alla potenza impegnata e il prezzo per l’energia consumata.
Nelle altre la tariffa è trinomia cioè la quota cliente, la quota potenza e il prezzo dell’energia, che voi non vedete perché, con la scusa che la bolletta era incomprensibile, dal primo gennaio 2016 hanno pensato di non farci capire niente, mentre ci raccontavano che lo facevano per semplificarci la lettura. Prima della liberalizzazione, nel prezzo energia erano compresi tutti i costi sostenuti dalle aziende (Enel, Municipalizzate), quindi anche i costi di ricerca, della riserva (calda e fredda) per far fronte alle variazioni della richiesta, nonché per tener conto dei prezzi agevolati per le forniture per usi domestici residenti, per le ferrovie dello stato, per le aziende energivore. Il prezzo dell’energia, almeno per gli usi domestici residenti era progressivo. Questo significa che, stabiliti certi scaglioni, il prezzo unitario dello scaglione successivo era maggiore del prezzo unitario dello scaglione precedente, facendo così gravare sui grandi consumatori i costi di cui sopra.

Con la liberalizzazione, quelli che erano i costi di ricerca e dei prezzi agevolati per usi domestici residenti (oggi bonus elettrico solo per chi si trova in situazioni economiche particolari), per le ferrovie, le imprese energivore, ai quali si aggiungono gli incentivi per le rinnovabili e lo smantellamento degli impianti nucleari, vengono definiti oneri di sistema. Questi oneri, che fino al 31/12/2016 erano inclusi nel prezzo del kWh, dal primo gennaio 2017, per le forniture usi domestici non residenti sono stati suddivisi in due parti. Una come quota fissa di euro 11,25 cliente/mese e una quota variabile caricata sul prezzo del kWh. Insomma, gli scienziati dell’autorità hanno pensato bene di scaricare sui non residenti non solo parte dei costi fissi delle imprese, ma anche gli oneri di sistema. Cosi facendo hanno trasferito la maggior parte degli oneri di sistema dai grandi consumatori ai piccoli, come sono, generalmente, gli usi domestici non residenti.

Insomma, confrontando le tre bollette noterete che nel 1998 la quota fissa era pari a euro 13,118 bimestrale, nel 2016 era di euro 20,90 e nel 2017 è di euro 21,06. Purtroppo, ci fottono gli euro con gli oneri di sistema. E vedrete che fra poco gli eventuali sconti concessi con la tutela simile li caricheranno sugli oneri di sistema.
In ultimo mi domando dove sono nascosti i costi per sostenere una pletora di enti e società, quali AEEGSI, Il GSE, il GME, l’Acquirente unico e chissà quanti altri campano sulle spalle dei consumatori, create per far funzionare un mercato che non esiste e che ci vogliono imporre abolendo il servizio di maggior tutela.“
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Di comidad (del 23/02/2017 @ 00:06:03, in Commentario 2017, linkato 1958 volte)
Ciò che parte da premesse false di solito è falso. La Giornata del Ricordo del 10 febbraio parte dalla premessa che la vicenda delle foibe sia stata per decenni oscurata e dimenticata e che occorra restaurare una memoria. Sta di fatto che non è così. I primi processi sulle foibe, con tanto di condanne (peraltro con motivazioni approssimative), furono celebrati a Trieste già nel 1948; ed inoltre sull’argomento vi fu una propaganda a livello internazionale che coinvolse persino l’opinione pubblica statunitense. Il vittimismo fascista si dimostrò funzionale al riciclaggio del personale del vecchio regime in funzione della costituenda NATO: dalla camicia nera alla camicia a stelle e strisce. La propaganda ufficiale omette questi dati incontrovertibili e si ha quindi la sensazione che da ben settanta anni non si stia cercando affatto di restaurare una memoria sulle foibe, bensì di fabbricare un mito.
La questione delle foibe rientrò in quel clima di regolamento di conti interno che cercava di presentare la situazione italiana come dominata da una presunta egemonia comunista e quindi giustificava un clima di eversione dall’interno delle istituzioni; un clima che sarebbe esploso alla fine degli anni ‘60 con una serie di attentati e provocazioni. Sono precedenti che rendono poco credibile il fervore “sovranista” di gran parte dell’attuale destra, tanto più che i precedenti sono confermati dall’attualità.
Che l’aspirazione alla sovranità nazionale assuma come principale punto di riferimento un presidente degli Stati Uniti rappresenta un notevole paradosso. Ciò potrebbe apparire un ennesimo successo del cosiddetto “soft power” americano, cioè della capacità degli USA di manipolare la stupidità europea. Certamente è anche così, ed in effetti a distanza di otto anni attorno a CialTrump si alimentano le stesse false speranze che accompagnarono l’elezione di Obama. In realtà però sono soprattutto le ambiguità europee a consentire di mascherare le mistificazioni di CialTrump.
L’attuale occupante della Casa Bianca si pone in continuità con il lamento obamiano sullo scarso contributo finanziario degli Europei alla NATO; ma sino a qualche settimana fa CialTrump minacciava addirittura un ritiro degli USA dalla NATO se l’Europa non avesse fatto la sua parte, ovvero comprare più armi americane.
Secondo il giornalista americano Alan Friedman (una scadente imitazione di Oliver Hardy) gli USA imporrano agli Stati membri della NATO di impegnare almeno il 2% del loro PIL; per l'Italia si tratterebbe di un aumento di spesa di 15 miliardi e, ovviamente, di più per Francia e Germania.

Ancora una volta da premesse false discendono conseguenze false. Non si può calcolare infatti l’effettiva spesa militare europea in base alle statistiche ufficiali sulle spese di difesa, dato che occorre calcolare i costi in termini di infrastrutture delle basi USA e NATO in Europa. Tutte queste spese non vengono neppure catalogate come di carattere militare, anzi sono a carico del Ministero per lo Sviluppo Economico e degli Enti Locali, che usano spesso allo scopo i fondi europei per lo sviluppo regionale. Per la base NATO di Vicenza le spese a carico del bilancio dello Stato e degli Enti Locali hanno superato ogni preventivo. Il fatto che questi dati rimangano sempre al margine dell’informazione ufficiale dimostra che le spese militari occulte sono funzionali a lobby interne all’Europa, lobby che trovano nel referente USA una sponda, un punto d’appoggio ed un socio nel business.
Quindi gli Usa non hanno, e non hanno mai avuto, nessuna voglia di andarsene o di diminuire il proprio impegno, semmai di spremere ancora di più un limone che stanno già spremendo. Qualche giorno fa infatti il nuovo segretario alla Difesa USA, James Mattis, è corso a “rassicurare” gli alleati europei, spiegando loro che a Cialtrump piace la NATO, che non la ritiene affatto “obsoleta” e che vuole solo più soldi.
Michel Foucault diceva che nella scienza politica non si è ancora tagliata la testa al re, cioè si continua ad inseguire un concetto astratto come la sovranità. Il potere si insedia sulla base di un rapporto di forza e si impone in base alle finte emergenze che può scatenare. La fittizia emergenza-terrorismo e l’artificiosa minaccia dell’ISIS - fabbricata da governi della NATO o alleati della NATO - giustificano oggi l’insediamento di nuove basi militari in Campania. Il governo italiano si dichiara compiaciuto per la scelta del proprio (?) territorio ed annuncia di essere pronto ad aprire i cordoni della borsa per sostenere l’impresa. Il business dell’antiterrorismo ha quindi una lobby anche in Italia.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 10:37:10
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