"
"L'elettoralismo risulta così euforizzante perché è una forma di pornografia, attiene cioè al desiderio puro, magari con quella dose di squallore che serve a conferire un alone di realismo alla rappresentazione. Ma i desideri, i programmi e le promesse elettorali non sono la realtà, che è invece scandita dalle emergenze. L'emergenza determina un fatto compiuto che azzera ogni impegno precedente, ed a cui ogni altra istanza va sacrificata, come ad un Moloc. Carl Schmitt diceva che è sovrano chi può decidere sullo stato di eccezione. Ma nella democrazia occidentale vige uno stato di emergenza cronica, cioè uno stato di eccezione permanente, l'eccezione diventa la regola."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 11/02/2016 @ 01:19:12, in Commentario 2016, linkato 2820 volte)
A chi gli domandava se avesse paura del “diverso”, qualcuno rispose che gli facevano molta più paura i suoi simili. Le invarianze, le costanti, possono essere molto più significative delle differenze. Cos’hanno in comune Auschwitz, Maastricht e “Striscia la Notizia”? Il filo conduttore è la svalutazione del lavoro.
Che la trasmissione di un’emittente privata, per quanto inserita in un network di enormi dimensioni, possa davvero affrontare i tempi, i costi e gli ostacoli legali di un’inchiesta sull’assenteismo dei dipendenti pubblici, con tanto di video-appostamenti, appare un evento alquanto improbabile. Molto più realistica appare l’eventualità che la cosiddetta “inchiesta” sia stata compiuta da chi ne aveva i mezzi materiali, ed anche i privilegi legali per aggirare la legge, e che poi i video siano stati “affidati” ad una trasmissione pseudo-satirica di largo ascolto. L’intrattenimento si pone così come uno dei principali veicoli di guerra psicologica.
Pezzi dello Stato avrebbero quindi lavorato contro l’immagine dello Stato? Si sarebbe trattato di un’operazione di propaganda, anzi di psywar interna, per attuare un “aggiotaggio sociale”? L’aggiotaggio è quel reato che consiste nel diffondere notizie false e tendenziose allo scopo di deprimere il valore di una merce; in questo caso la merce-lavoro, presentata come strutturalmente inaffidabile e parassitaria.
L’ipotesi può sconcertare solo chi si attiene rigidamente alla solite coppie di finti opposti: Stato e privato, legale ed illegale. In realtà gli Stati sono in gran parte in mano a lobby che operano per le privatizzazioni, e spesso la legge è confezionata in funzione dell’elusione della legge. Se così non fosse, non potrebbero esistere le multinazionali.
Di recente si è svolta la solita “Giornata della Memoria”, ed ancora una volta l’informazione ufficiale si è dimenticata del ruolo decisivo svolto nel genocidio da multinazionali come la IBM, la Bayer e Deutsche Bank. Ma anche se qualcuno se ne fosse ricordato, la notizia sarebbe stata comunque digerita dall’opinione pubblica secondo la banalizzazione per la quale anche “interessi economici” sarebbero dietro lo sterminio. In effetti, visto che gli esseri umani non sono fatti di puro spirito, non può esistere nessun fenomeno umano che non sia inquadrabile economicamente. Anche parlare di “logica del profitto” non porta lontano, poiché ogni attività economica deve rendere per avere un senso. Che fine farebbe il “non profit” se non costituisse un modo legalizzato per eludere il fisco?
In realtà i campi di sterminio hanno rappresentato uno specifico modo di concepire l’economia, cioè l’assistenzialismo per ricchi; ciò portando forzosamente, attraverso la deportazione, il lavoro al suo valore di mercato più basso possibile. In sé il capitalismo è solo un’astrazione giuridica, il principio per il quale il potere in un’azienda si stabilisce in base alla quote di capitale. Ciò che rende il capitalismo un vero sistema di dominio sociale è la svalutazione preventiva del lavoratore come cittadino e come persona. Il lavoratore viene presentato sempre come un “fannullone”, o, quantomeno, come un malato di rigidità che si oppone al progresso.
In questo senso il Trattato di Maastricht, che ha dato vita alla moneta unica europea, si pone come l’erede di Auschwitz: rendere fisso il valore della moneta per poter svalutare il lavoro. In base all’euro-assistenzialismo per ricchi non si svaluta più la moneta per rendersi competitivi, ma si fa “dumping sociale”, termine tecnico ed eufemistico per indicare la guerra mondiale dei ricchi contro i poveri. Con strumenti di coercizione politica si abbassa il costo del lavoro sino alla soglia di sopravvivenza.
Ma l’euro costituisce solo uno dei tanti strumenti di svalutazione del lavoro. Esistono le merci, ma non il “mercato”, nel quale le “regole” ci sono solo per permettere ai potenti di barare. Il sedicente “liberismo” non consente infatti che il lavoratore possa vendere liberamente la propria merce-lavoro; ed i mezzi per impedirglielo sono sempre extra-legali o illegali. Il lavoratore è continuamente il bersaglio di una guerra, tanto più aspra e virulenta quanto non dichiarata apertamente; anzi, dissimulata attraverso i più vari espedienti propagandistici.
Le deportazioni di massa dall’Africa e dall’Asia rientrano nel “dumping sociale” poiché inaspriscono la concorrenza tra lavoratori, contribuendo ad abbassare ancora di più il costo del lavoro. La guerra è sempre guerra contro il lavoro, in quanto pone le condizioni per attuare le deportazioni. Quel deportato (pardon, immigrato) che si è fatto entrare in nome di una presunta “accoglienza”, se non serve più, lo si può sempre buttare fuori come sospetto terrorista, magari col pretesto che smanetta troppo su internet. Anche l’allarme-terrorismo rientra nell’aggiotaggio sociale, nella svalutazione del lavoro.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 04/02/2016 @ 00:33:23, in Commentario 2016, linkato 2485 volte)
Nel suo discorso di Ventotene del 30 gennaio, Matteo Renzi ha paventato la fine di un'Europa nella quale sia disatteso o abbandonato il Trattato di Schengen sulla migrazione. Qualche anno fa era di moda irridere al "benaltrismo", cioè al rifiutarsi di affrontare i problemi sul tavolo prospettandone ogni volta di più gravi. Oggi si dovrebbe ricorrere invece al "benoltrismo", nel senso che in molti casi la realtà è già andata ben oltre la rappresentazione che se ne vorrebbe offrire. La questione del rispetto del Trattato di Schengen è già superata dai fatti dopo la decisione del parlamento danese, laburisti compresi, di sequestrare i beni dei migranti a beneficio delle "spese del loro sostentamento". Il provvedimento danese ricorda un po' la pratica nazista di strappare i denti d'oro ai deportati. Roba da far apparire il tanto vituperato muro ungherese come una misura umanitaria.
A proposito di reminiscenze naziste, in Francia infuria una campagna mediatica anti-ISIS/Daesh che ripropone i toni e i temi della propaganda antisemita nella Germania della seconda metà degli anni '30. Ai bambini ed ai ragazzini vengono somministrati fogli di propaganda così assurdamente faziosi, in un Paese con sei milioni di mussulmani, da riabilitare il leader della Corea del Nord, per non dire di quella del Sud. I fumetti riportano gli orridi islamisti mentre picchiano donne e distruggono templi. Poi c'è la parte didattica: le vostre domande/ le nostre risposte. Chi è il Daesh? Qual è il suo scopo finale? Come si finanzia? Perché ci attacca? Immaginate le risposte.
Che dopo l'ubriacatura retorica dell'accoglienza di qualche mese fa si piombasse poi in una spirale forcaiola, era pressoché scontato; ma rimane il dato oggettivo di una ondata migratoria che dovrebbe essere affrontata all'origine, nelle cause immediate che la scatenano, che non consistono semplicemente nella povertà, che ormai è ovunque, bensì in politiche di destabilizzazione che hanno una base di partenza ben precisa, cioè le aggressioni della NATO e dei suoi alleati esterni, Qatar ed Arabia Saudita.
Renzi aveva sfiorato il vero problema nel momento in cui aveva posto all'attenzione i paradossi della scelta dell'Unione Europea di versare tremila miliardi ad un governo turco che rappresenta oggi uno degli attori principali della destabilizzazione nell'area del Vicino Oriente. Renzi però è già rientrato all'ovile con la coda tra le gambe dopo la visita alla Merkel. I toni di Renzi si sono così ulteriormente annacquati, tanto da anticipare il totale cedimento di lunedì scorso alle direttive della Commissione circa il versamento alla Turchia. Tutta la polemica si è ora spostata su una questione collaterale, e cioè la possibilità per l'Italia di slegare dai vincoli europei di bilancio tutte le spese per l'emergenza migratoria e non solo quelle per contributo alla Turchia. Ed i toni di Renzi erano stati, peraltro, neppure tanto incisivi sin dall'inizio, nonostante che il clamore mediatico li avesse enfatizzati. C'era sempre il timore da parte del nostro governo di irritare il vero padrone. In Europa c'è un solo Dio, la NATO; e la Merkel, per ora, è il suo profeta.
Di ritorno dal pellegrinaggio alla corte della Merkel, Renzi ha compiuto un altro pellegrinaggio a Ventotene, una sorta di ritorno simbolico alle origini del cosiddetto "ideale europeo", con tanto di fiori sulla tomba di Altiero Spinelli, il quale, secondo la propaganda ufficiale, sarebbe il padre di quell'ideale. A Spinelli si attribuisce infatti la redazione, insieme con altri, del mitico "Manifesto di Ventotene" per un'Europa libera e unita.
Sennonché il mitico "Manifesto di Ventotene" è appunto un mito, cioè non è mai esistito. E chi lo dice? Ce lo dicono loro.
Il cosiddetto "manifesto" infatti è stato pubblicato nel 1944, con una prefazione che retrodata l'inizio della sua redazione al 1941, cioè al confino dei suoi redattori a Ventotene. Ma quando mai si è visto che un documento prenda la data dei suoi appunti preparatori? Si è visto solo in questo specifico caso.
Ma c'è di più, in quanto, leggendo il testo, si scopre, sin dal titolo, che si tratta di un "progetto" per un manifesto per un'Europa libera e unita. Il documento, seppure era esistito prima, era circolato solo fra pochi intimi, e la sua pubblicazione effettiva risale a dopo che il movimento federalista europeo di Spinelli e soci era stato costituito. E ciò lo si può ricostruire in base alle dichiarazioni dei suoi stessi autori.
Quel documento che sembrerebbe concepito durante il periodo iniziale della seconda guerra mondiale, in realtà fu confezionato per una situazione in cui l'Europa occidentale era ormai sotto occupazione USA. La retrodatazione consentiva però di glissare su quell'occupazione e sulle fondamentali questioni che comportava. Del resto che il movimento federalista europeo di Spinelli fosse finanziato dagli USA, costituisce una notizia ufficiale.
Un manifesto paneuropeo era stato davvero pubblicato, e ben venti anni prima di quello fasullo di Spinelli. Nel 1923 il conte austro-ungherese Kalergi pubblicò un libro-manifesto, "Paneuropa", che costituì la prima proposta articolata di "Unione Europea". Le iniziative di Kalergi riscossero molte adesioni prestigiose, e persino lauti finanziamenti dai soliti banchieri, entusiasmati dalla prospettiva di una moneta unica. Sebbene la "Paneuropa" di Kalergi somigli davvero molto all'attuale Unione Europea pseudo-tecnocratica, occorre non perdere di vista il fatto che sono state la sconfitta militare e l'occupazione militare della seconda guerra mondiale a porre le "basi" concrete dell'unificazione europea (basi NATO, per intenderci).
Se non è mai esistito un Manifesto di Ventotene, esiste però una "sindrome di Ventotene", che consiste nel far risalire lo sfascio attuale all'abbandono di presunti ideali; ideali che, ovviamente, andrebbero rilanciati. Una sindrome che può sfornare perfetti piddini o rifondacomunisti. In realtà quegli ideali non c'erano, e sono solo alibi confezionati a posteriori. Ma come si può continuare a sostenere una tale mistificazione?
Qui la sindrome di Ventotene trova il suo coronamento nella disciplina dell'auto-disinformazione attraverso l'approssimazione comunicativa. Tra "manifesto" e "progetto di manifesto" c'è un abisso semantico, ma ci si può allegramente sorvolare in nome degli "ideali". L'ignoranza non è più un accidente da superare acquisendo informazioni, ma, per dirla alla Adler, diventa uno "stile di vita", un programmatico rifiuto di riconoscere le evidenze.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenętre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 08:45:13
script eseguito in 94 ms