"
""Napoli" è una di quelle parole chiave della comunicazione, in grado di attivare nel pubblico un'attenzione talmente malevola da congedare ogni senso critico, per cui tutto risulta credibile."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 07/11/2013 @ 03:04:14, in Commentario 2013, linkato 1995 volte)
Prima che le peripezie della ministra Cancellieri distraessero l'opinione pubblica, nella scorsa settimana aveva suscitato molta attenzione la sortita del Tesoro statunitense, che imputava l'attuale debolezza della zona euro alla politica economica imposta dalla Germania. Il governo tedesco si è preso la strigliata senza obiettare più di tanto, anche se avrebbe potuto facilmente far notare che, se l'amministrazione statunitense davvero non gradisse l'attuale conduzione della zona euro, le basterebbe far pressione sul Fondo Monetario Internazionale per cambiare le cose, dato che questo fa parte della famosa Troika che impone il "rigore" all'Europa.
In fondo, il fatto che il FMI abbia la sua sede centrale a Washington, non è da considerarsi proprio un caso. L'Italia ricopre dal 2011 lo status di sorvegliata speciale del FMI e, se si volesse farle recuperare un po' di competitività, basterebbe non imporle il raggiungimento del pareggio di bilancio. Sarebbe sufficiente questo per cominciare ad attenuare gli esagerati attivi della bilancia commerciale tedesca. Il FMI invece asseconda ogni tanto la retorica americana sulla "crescita" lanciando un'analoga retorica sugli effetti deleteri dell'austerità, ma la sua politica di imposizione della "austerità" - cioè di guerra contro le classi lavoratrici - rimane la stessa.
Oggi la Germania si ritaglia un enorme vantaggio commerciale, ma ciò avviene per una politica dettata da un organismo internazionale come il FMI; un organismo che Washington ha spesso dimostrato di poter controllare, anche liquidando all'occorrenza, con opportuni scandali, i dirigenti sgraditi come Strauss-Kahn. La Germania è detentrice di una posizione sub-imperialistica, ma il super-imperialismo rimane quello di marca FMI/NATO, cioè USA. Il FMI ha imparato dall'esperienza nazista che si può trattare anche l'Europa come una qualsiasi colonia africana, ma lo stesso nazismo aveva imparato molto dall'imperialismo anglosassone; perciò gli imperialismi, nel loro conflitto, tendono anche ad integrarsi.
Il punto di forza dell'imperialismo statunitense in Europa è infatti costituito dal collaborazionismo degli stessi gruppi dirigenti europei, più intenti al conflitto di classe che al conflitto nazionalistico. Il mito del declino statunitense poggia su un errore di fondo, in quanto si prende sul serio la fiaba circa l'esistenza di una "concorrenza" internazionale. Gli imperialismi maggiori e quelli minori competono tra di loro, ma più spesso si accordano a spese di altri. Il Trattato di Maastricht del 1992 fu il risultato di un accordo tra la Germania ed il FMI a danno dell'Europa del Sud; allo stesso modo adesso è tra Washington e Berlino che si stanno decidendo gli esiti del negoziato che nel 2015 avvierà il mercato transatlantico euro-americano, il TTIP, detto anche la "NATO Economica".
Persino l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) rappresentò l'effetto di un'intesa finanziaria e commerciale tra gli USA e la Cina, con gli USA che costringevano tutte le frontiere ad aprirsi ai prodotti cinesi, in cambio dell'acquisto di titoli del Tesoro statunitense da parte della Cina. Il blocco dei negoziati di Doha dal 2001 e le dispute cino-americane sul pollame hanno determinato l'impressione giornalistica che il WTO sia in crisi. Sarà anche così, ma sta di fatto che il sistema di scambi finanziari e commerciali vigente è ancora quello determinato dagli accordi WTO detti "Uruguay Round" e che hanno generato i loro effetti dal 1995.
Il "declino" rappresenta il perenne marchio di fabbrica del dominio USA. I soli periodi storici di incontrastata supremazia economica statunitense sono coincisi con i due dopoguerra del secolo scorso, e per il resto l'economia americana è sempre stata in affanno, anche prima dell'ascesa dei cosiddetti BRICS. Dopo la prima guerra mondiale gli USA godevano di un predominio economico che sembrava insormontabile, ma riuscirono a bruciarlo in soli nove anni a causa del loro avventurismo.
Il punto fondamentale della questione non consiste neppure nella forza militare degli USA, dato che questi hanno più volte dimostrato di non saper vincere una guerra da soli, se non a Grenada. La vittoria sul Giappone nella seconda guerra mondiale viene presentata come una vittoria americana, e tanti film ci hanno mostrato gli eroici marines mentre stanavano i giapponesi da innumerevoli isolette per porvi le basi per l'attacco aero-navale al Giappone. Ma i film si dimenticano di precisare che quelle isole erano presidiate da poche migliaia di soldati giapponesi, dato che i milioni di soldati giapponesi intanto erano impegnati nella guerra in Cina.
Il pericoloso mito del declino statunitense si alimenta di cifre e statistiche che non considerano che Washington deve il suo ascendente planetario non ai successi economici o militari, ma al fatto di costituire la bestia nera delle classi lavoratrici, il sicuro alleato dei privilegiati di ogni parte del mondo nella guerra contro i loro poveri. Grazie alla mitologia del declino, gli USA possono rigenerare e perpetuare la loro aggressività, dissimulandosi sotto un "understatement" ed un basso profilo che non fanno altro che riconfermare la loro indispensabilità per risolvere i presunti "problemi" del mondo.
In un campo il predominio statunitense è sempre stato incontrastato, e continua ad esserlo, ed è quello ideologico, cioè la rappresentazione e narrazione del mondo. A differenza dei Tedeschi, gli Anglosassoni "portano" il razzismo con una tale disinvoltura che viene percepito come paterna sollecitudine. C'è sempre qualcosa o qualcuno da salvare, e la sopraffazione viene agevolmente spacciata come missione di salvataggio. E non ci sono soltanto i pazzi dittatori da tenere a bada. Ad esempio, l'ex vicepresidente USA Al Gore è diventato l'alfiere internazionale dell'emergenza "riscaldamento globale". Gore manipola per l'opinione pubblica temi che possono facilmente essere fraintesi come di "sinistra" (la minaccia ambientale, la finitezza delle risorse, il pericolo della guerra), per tracciare uno scenario apocalittico di conflitti globali in cui ci si scanna per accaparrarsi l'energia, il cibo e persino l'acqua.
In realtà, guerre come quelle contro l'Iraq e la Libia sono andate non ad accaparrare, ma a distruggere sistemi di approvvigionamento idrico costruiti in decenni di sforzi, e ciò a causa dello stesso intreccio tra militarismo e affari che ha innescato sinora tutte le guerre, e che presiede ad organismi internazionali come la NATO. Il lobbying delle multinazionali ha infatti trovato nella NATO il principale tempio in cui celebrare i propri riti e curare i propri affari. Il mito di un'emergenza ambientale a livello planetario serve ancora una volta a rafforzare l'idea dell'esigenza di un governo mondiale, quindi nuovi trattati, nuovi accordi per il commercio, altro potere alle organizzazioni internazionali come il FMI, la NATO, il WTO ed il TTIP. Insomma, qualcosa che assomiglia molto a ciò che già accade attualmente.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 14/11/2013 @ 03:00:24, in Commentario 2013, linkato 2271 volte)
Il 7 novembre ultimo scorso si è svolta al Quirinale una riunione del Consiglio Supremo di Difesa, presieduta da Giorgio Napolitano. Gli organi d'informazione si sono adoperati per non farcene sapere assolutamente nulla, cercando anzi di attirare l'attenzione su vicende veramente decisive per le sorti dell'umanità, come le telefonate della ministra Cancellieri o le persecuzioni antisemite contro i figli del Buffone di Arcore.
Perché tanto mistero? Quali terribili decisioni erano state prese dal Consiglio Supremo di Difesa a nostra insaputa? La soluzione dell'arcano per fortuna si poteva trovare su quei siti nei quali a nessuno viene in mente di cercare, come, ad esempio, quello del ministero della Difesa.
In parte la soluzione del mistero era scontata, poiché all'ordine del giorno della riunione c'era la questione del rifinanziamento delle missioni militari all'estero, dato che in questo settore non ci sono spending review che tengano ed i soldi si trovano sempre. Poi il Consiglio Supremo di Difesa (già il nome incute timore) ha elaborato un comunicato a sua volta reperibile sul sito della Presidenza della Repubblica.
Dal comunicato si apprende che occorrerà prepararsi ad un'altra di quelle svolte epocali a cui l'Europa ci ha assuefatto, cioè starebbe per concretizzarsi quella politica militare comune dell'Unione Europea, che va sotto il nome di Common Security Defense Policy, e che sarebbe comunque integrata nella NATO.
I supremi difensori della Patria si sono quindi riuniti per celebrare i riti del culto di Maastricht, pregando i colonizzatori di colonizzarci un po' di più. Un Consiglio Supremo di Collaborazione con l'Occupante. Dal comunicato si capisce infatti che a Roma non si decide nulla e che lo zelo andrà profuso solo per mettersi a disposizione. Per mostrarsi preparati, si dovrà però elaborare un bel "libro bianco" sulle forze armate, giusto per far vedere che l'attesa viene vissuta con compunta trepidazione.
Che progresso dai tempi in cui Alessandro Manzoni scriveva che la nostra parte era "servire e tacer"! Adesso invece bisogna servire riversandoci sopra un cumulo di chiacchiere e scartoffie.
Si può tranquillamente scommettere che l'avvio della Common Security Defence Policy verrebbe spacciato all'opinione pubblica come un'occasione di risparmio, come un modo per evitare sprechi ed inutili doppioni in campo militare. Ma altrettanto certo è che lo slogan ricattatorio del "ce lo chiede l'Europa" verrebbe poi usato nei fatti per aumentare a dismisura le spese militari. Intanto su organi di stampa insospettabili come "Il Fatto Quotidiano" appare qualche anticipazione di quelle fallaci promesse di risparmio che l'integrazione della difesa europea sarebbe in grado di consentire.
L'alone di silenzio delle prime pagine di giornali e telegiornali di fronte alla prospettiva concreta di integrazione europea delle forze armate, però attualmente continua; e potrebbe apparire persino eccessivo, dato che sono già in atto da tempo ben altre integrazioni, come quella con la NATO. Ma una notizia del genere arriverebbe al vasto uditorio nel momento in cui ci si rende conto di aver un po' esagerato mettendo sullo scranno di Presidente del Consiglio uno come Enrico Letta, una tale nullità che non si fa scrupolo di farci sapere di annoverare come suo massimo ideologo nientemeno che il pesce Nemo.
Cominciano perciò ad affacciarsi commentatori come Curzio Maltese, il quale, sul "Venerdì di Repubblica" del primo novembre, ammette che ormai la politica è soltanto una vuota rappresentazione ad uso dei talk-show per colonizzati, e che è in realtà la Troika FMI-UE-BCE a costituire il vero governo. In queste ammissioni però c'è ancora il trucco di far apparire la colonizzazione come effetto inevitabile delle nostre passate marachelle, in particolare il folle ventennio del Buffone di Arcore. L'autorazzismo di queste conclusioni serve quindi a riconfermare il destino di subordinazione coloniale, e rimane in linea con il culto di Maastricht.
I commenti forse si faranno più interessanti quando si comincerà a considerare anche il regime del Buffone come una conseguenza logica del Trattato di Maastricht. Forse sarebbe persino il caso di cominciare ad affrancare il nome del Comune di Arcore dal peso del suo più famigerato residente, cominciando a chiamarlo "Buffone di Maastricht". Nel 1992 Maastricht aveva infatti liquidato il ruolo tradizionale di mediazione che era assegnato alle politiche nazionali. Maastricht non ha eliminato una sovranità che già non c'era più; ha invece congedato, insieme con gli ammortizzatori sociali del welfare, anche gli ammortizzatori politici, per passare ad un colonialismo diretto, in cui la "politica" è solo distrazione.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 08:16:51
script eseguito in 93 ms