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"La privatizzazione è un saccheggio delle risorse pubbliche, ma deve essere fatta passare come un salvataggio dell’economia, e i rapinati devono essere messi nello stato d’animo dei profughi a cui è stato offerto il conforto di una zuppa calda. Spesso la psico-guerra induce nelle vittime persino il timore di difendersi, come se per essere degni di resistere al rapinatore fosse necessario poter vantare una sorta di perfezione morale."

Comidad (2009)
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 23/10/2014 @ 00:25:14, in Commentario 2014, linkato 2200 volte)
Sorprendentemente, si è sgonfiata in meno di un giorno la falsa notizia della settimana scorsa sui calciatori della nazionale della Corea del Nord, di cui si è narrato che sarebbero stati arrestati con la prospettiva di essere condannati a morte; ciò a causa della sconfitta nel derby con la Corea del Sud nell'ambito dei Giochi Asiatici. La sorpresa ovviamente non sta nella scoperta che si trattasse di un falso, ma nel fatto che il sito di Rainews abbia ammesso l'errore, ricordando anche altri casi di fiabe-horror sulla Corea del Nord, rivelatesi poi del tutto infondate; ad esempio, la storia dello zio del "dittatore" dato in pasto ai cani.
Se da un lato è notevole che, almeno stavolta, una smentita sia prontamente arrivata, rimarrebbe comunque da spiegare come mai i precedenti non abbiano consigliato maggiore prudenza, anche considerando l'evidente inconsistenza della fonte della notizia sui calciatori nord-coreani, e cioè l'associazione "Nessuno tocchi Caino", di area radicale. Il punto è che le smentite non hanno mai la stessa risonanza delle "notizie" che sono state "sparate" all'inizio con tanta evidenza. Rimane così nell'opinione pubblica quell'impressione di fondo per la quale in Corea del Nord qualsiasi crudeltà sarebbe possibile; perciò, se l'alternativa sarebbe quella di cadere nelle mani di un dittatore sanguinario, allora tanto vale tenersi Goldman Sachs.
Pseudo-notizie poi smentite, o non confermate, rimangono comunque nell'aria a radicare pregiudizi e luoghi comuni. Le tecniche della guerra psicologica non sono necessariamente molto sofisticate, ma si basano spesso su tecniche elementari come la ripetizione, la cui efficacia è stata ampiamente teorizzata da Goebbels. Il nazismo non ha inventato nulla; la sua originalità è consistita solo nell'applicare all'Europa le tecniche coloniali già sperimentate dai Britannici in Africa ed in Asia, compresi gli schemi della propaganda. Le cose attualmente non sono poi molto cambiate. I decapitatori dell'ISIS di oggi sono i pronipotini degli strangolatori Thug della propaganda britannica dell'800. Quelli dell'ISIS sarebbero islamici, mentre la setta Thug era presentata come indù, ma le fiabe si somigliano.
Non tutto il sistema delle comunicazioni è arruolato nell'apparato delle PSYOPS (Operazioni di Guerra Psicologica) del Pentagono, ma è lo stesso evidente la passività dei giornalisti nel riprendere notizie incontrollate o di fonte inattendibile. Ad esempio, riportare che i servizi segreti tedeschi avrebbero provato la responsabilità dei guerriglieri filo-russi nell'abbattimento dell'aereo malese, risulta sufficiente ad ottenere l'effetto, tanto più se ciò viene presentato come una "rivelazione"; come se la NATO non lo propagandasse già da mesi.
Il sistema della Psywar sviluppa anche delle contromisure verso le perplessità e i dubbi, assegnando a personaggi improbabili la parte della difesa del buonsenso. Era accaduto quando fu affidato al Buffone di Arcore il compito di mettere in evidenza le ragioni della Russia ed i torti della NATO nella vicenda ucraina. Associare l'immagine del Buffone a quella di Putin è comunque un punto a sfavore di quest'ultimo, al di là del realismo degli argomenti adoperati.
Analogamente, a difensore delle ragioni della Corea del Nord i media hanno eletto addirittura il deputato Antonio Razzi, l'uomo oggi messo più in caricatura dalla satira; uno sforzo davvero inutile, dato che l'uomo si pone già come una caricatura. I media ci narrano in lungo e in largo presunti viaggi del deputato di Forza Italia in Corea del Nord, con tanto di altolocate frequentazioni. Per la verità, le argomentazioni di Razzi a favore del regime nord-coreano risultano piuttosto banali, invocando a prova della bontà di quel regime la pulizia delle strade, che ricorderebbero a Razzi la sua Svizzera. Dei settanta anni di aggressione statunitense, neanche a parlarne. L'effetto comunque è raggiunto: dubitare delle nefandezze della Corea del Nord diventa improponibile, poiché rischia di associarti all'immagine di personaggi come Razzi, che fanno tesoro e lucro del discredito in cui vivono ed operano.
La vera notizia offerta indirettamente, è però la "elveticità" di Razzi, che è un abruzzese molto poco DOC, dato che si esprime abitualmente in tedesco a causa dei suoi quaranta anni di permanenza a Lucerna in Svizzera, dove conserva tuttora la sua residenza. Un personaggio un po' troppo internazionale per essere credibile come icona autorazzistica della degenerazione italica; però funziona ugualmente, poiché si tende a guardare più alla vernice del personaggio che al suo retroterra. Esistono quindi personaggi "politici" fabbricati esclusivamente in funzione della provocazione mediatica: attori di una messinscena o, per meglio dire, testimonial pubblicitari in negativo. A tutti è noto l'uso dei testimonial in pubblicità: l'immagine di personaggi di successo viene usata per accreditare un prodotto presso il pubblico. Ma la stessa tecnica pubblicitaria può essere adoperata in modo rovesciato, per mettere preventivamente in ridicolo il dubbio e il dissenso, associandogli l'immagine di personaggi disprezzati.
La ridicolizzazione preventiva del dubbio viene largamente usata anche nell'attuale campagna pubblicitaria sull'emergenza-Ebola. Ad esempio, un giornale liberiano ha sparato ipotesi complottistiche del tutto prive di pezze d'appoggio sull'origine dell'emergenza Ebola, attribuendola a sperimentazioni statunitensi. Con discorsi del genere si contribuisce a determinare nell'opinione pubblica un clima sfavorevole ad accogliere anche i dubbi ed i sospetti dotati di più fondatezza. Tanto più se si considera che in tal modo il giornale liberiano indirettamente riconferma ciò che più conviene al business delle multinazionali farmaceutiche, e cioè l'impressione della realtà dell'emergenza, quale che sia la responsabilità della presunta diffusione del virus.
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Di comidad (del 30/10/2014 @ 00:20:31, in Commentario 2014, linkato 3230 volte)
Pochi giorni fa è arrivata la notizia di un ennesimo record della produzione di oppio in Afghanistan. Non è una sorpresa, dato che dal 2002 ogni anno ha segnato un ulteriore incremento della produzione di papavero da oppio in quel Paese, casualmente dopo la sua occupazione da parte della NATO. In base ai dati ufficiali, si tratterebbe di un incremento sia in quanto a raccolto che a terreno coltivato.
Una notizia un po' più inattesa è giunta l'anno scorso, quando sono stati pubblicati i dati sulla produzione di cannabis in Afghanistan. Manco a dirlo, anche nella produzione di cannabis si è registrato il solito record. Il dato sulla cannabis è coerente con l'attuale business dell'eroina afghana, che è economica ed abbondante, e quindi destinata non all'ago - come negli anni '80 -, ma al fumo, per poter conquistare sempre nuovi consumatori. Anche se non esiste alcuna prova scientifica che l'uso di cannabis in se stesso predisponga al consumo di droghe più pesanti, è però frequente che nello spaccio si offrano contemporaneamente vari tipi di fumo per favorire la confusione dei consumatori.
Oggi un vero scoop sarebbe consistito nel registrare un decremento della produzione di droga in Afghanistan, ma si tratta di un'eventualità che al momento non avrebbe alcuna base realistica. Gli organi di stampa che hanno riportato la notizia, hanno insistito sul dettaglio che il governo statunitense avrebbe speso 7,6 miliardi di dollari per contrastare la produzione ed il traffico di oppio, ma senza risultato.
La cosa fa sorridere, dato che, da almeno cinque anni, neppure il diretto coinvolgimento della NATO nel business dell'oppio rappresenterebbe più uno scoop. Lo scorso anno qualche barlume di notizia a riguardo è trapelato anche sulla stampa ufficiale, ma riferendosi solo ai casi di soldati della NATO coinvolti nel traffico; casi, peraltro, tutti rigorosamente insabbiati, sia in Italia, che in Canada, che nel Regno Unito. La stampa ha fatto finta di credere che il coinvolgimento riguardasse soltanto dei militari di bassa forza o, al più, dei sottufficiali, oltre che i già ampiamente screditati "contractors". Il massimo della critica che ci si è concesso è stato quello di fustigare il cinismo o l'ingenuità della NATO, la quale, pur di sconfiggere i cattivissimi Talebani, avrebbe "chiuso gli occhi" sui loschi traffici di personaggi legati al governo filo-occidentale di Karzai. Si tratta della solita fiaba ufficiale sugli "scomodi alleati" degli USA.
Se dalla carta stampata si passa alla "informazione" televisiva, le cose vanno addirittura peggio, poiché lì è obbligatorio far finta di credere che siano i malvagi Talebani ad autofinanziarsi con l'oppio, perciò persino accennare alla "giovane narcodemocrazia" afghana rappresenta ancora un tabù. Eppure si tratta di notizie ufficiali che si riscontrano sui siti delle organizzazioni internazionali. La Banca Mondiale ha recentemente dedicato un rapporto alla situazione in Afghanistan, osservando che il 90% della produzione mondiale di eroina proviene oggi dall'Afghanistan. La Banca Mondiale si lancia in solenni ammonimenti al governo afghano circa i rischi di "deragliamento" che la drug-economy potrebbe provocare ad un Paese così faticosamente avviato verso la democrazia e lo sviluppo.
Lo stesso carosello di ipocrisie lo si riscontra da parte dell'organizzazione gemella della Banca Mondiale, cioè il Fondo Monetario Internazionale. Più di dieci anni fa, addirittura nel 2003, il FMI già ammoniva il governo afghano circa i rischi di trasformarsi in un narco-stato. La colpevolizzazione anche allora era tutta per il Paese colonizzato, mentre non si accennava alle responsabilità dell'occupante USA-NATO, il quale, se "sbaglia", lo farebbe solo per troppa bontà. Del resto il FMI e la NATO sono praticamente la stessa cosa.
Quindi si può riscontrare una pseudo-informazione a doppio livello: uno per le masse, le quali devono credere che i Talebani, oltre che fanatici, siano anche narcotrafficanti; ed un altro livello per i "cittadini più informati", ai quali è concesso di sapere che il governo Karzai è coinvolto nel traffico, e per questo ogni tanto è costretto a beccarsi una reprimenda dagli organismi internazionali. Paradossalmente, il maggior grado di infantilizzazione tocca proprio ai "cittadini più informati", ai quali spetta di credere che il "troppo buono" papà statunitense spenda 7,6 miliardi per redimere dalla droga il figlioletto discolo, ma che questi continua a deluderlo. La realtà è invece che come narcostato e narcodemocrazia, l'Afghanistan di Karzai ha ancora parecchio da imparare dai Narcostati Uniti d'America. Ma legioni di giornalisti e di intellettuali si incaricano di narrare alle masse la storia inversa, secondo la quale i guai del mondo deriverebbero dal parassitismo e dall'indisciplina dei poveri, ritratti come sempre pronti ad estorcere favori da governi troppo generosi e premurosi.
L'impunità che gli USA e la NATO possono ostentare nella vicenda della droga afghana, è davvero totale; nel senso che, grazie all'armatura propagandistica del "troppobuonismo", riescono a sfuggire persino a sanzioni puramente morali. L'impunità viene addirittura percepita da gran parte dell'opinione pubblica come garanzia di moralità, perciò non vi è nulla di strano nel fatto che agli USA si riconosca tranquillamente un ruolo internazionale di giudice e di censore nei confronti di altri Stati; cosa che consente agli USA ogni genere di provocazione e di doppio gioco. Infatti, mentre l'amministrazione Obama dichiara di essere in guerra contro l'ISIS, in realtà sta ancora cercando di colpire e isolare la Siria di Assad con insistenti accuse per il presunto uso di armi chimiche.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 04:20:38
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