"
"L'abolizione dello Stato e del diritto giuridico avrà necessariamente per effetto l'abolizione della proprietà privata e della famiglia giuridica fondata su questa proprietà."

Programma della Federazione Slava, 1872
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 18/04/2013 @ 01:57:35, in Commentario 2013, linkato 1943 volte)
Non è necessario fare supposizioni circa la matrice dell'attentato di Boston, per riscontrare che, ancora una volta, il "vile attentato terroristico" ha sortito i suoi immancabili effetti disciplinari sull'opinione pubblica, immediatamente irreggimentata nello schema del "noi e loro". Nell'epoca della presunta società "complessa", e della altrettanto presunta società "liquida", nulla funziona meglio dell'emergenza-terrorismo per semplificare e cristallizzare il quadro di riferimento. La estrema facilità con cui questo può avvenire, costituisce un'obiezione sostanziale nei confronti di qualsiasi illusione di democrazia e di Stato di Diritto.
Le celebrazioni in onore della figura di Margareth Thatcher (forse ammazzata per l'occasione, in modo da riciclarla in operazioni di manipolazione mediatica), hanno anch'esse messo in evidenza quanto sia facile creare un mito. Basta mentire. Nulla di ciò che viene speso in questo tipo di propaganda svolge una mera funzione celebrativa, ma serve a ribadire degli schemi di pensiero, dei pregiudizi, che soppiantino totalmente i dati di fatto. La famosa vittoria del 1985 del primo ministro Thatcher contro i minatori britannici in sciopero, è stata presentata dai media come una scadenza ineluttabile del progresso contro le resistenze conservatrici del lavoro. Si tratta del solito luogo comune secondo cui gli operai sarebbero sempre a rimorchio della Storia. A sentire la versione ufficiale, le miniere di carbone avrebbero rappresentato un settore obsoleto e superato a causa del prepotente avvento degli idrocarburi, e andavano chiuse per necessità economica. Insomma, per i minatori britannici si sarebbe ripetuto ciò che avvenne ai Luddisti dei primi dell'800, i quali, secondo il mito storiografico vigente, difendevano un modello di lavoro artigianale contro l'avvento delle macchine. In realtà, in due secoli non è mai stata fornita alcuna prova storica del fatto che i Luddisti distruggessero le macchine per difendere la propria condizione di artigiani. Dai verbali dei loro processi, che si concludevano con immancabili condanne all'impiccagione, risulta semmai che si trattasse di nuovi operai. Ma, a quei tempi, ogni tipo di associazionismo operaio era considerato alla stregua di un reato di cospirazione, ed ogni sciopero trattato come un sabotaggio, con conseguenti condanne a morte; perciò la distruzione delle macchine costituiva allora la sola forma di lotta a disposizione degli operai, l'unica che consentisse di commisurare l'efficacia dei risultati agli enormi rischi connessi.
Nel caso dei minatori britannici degli anni '80, c'è oggi a disposizione addirittura la prova tangibile che il "progresso" non c'entrava niente con la chiusura delle miniere. Infatti, secondo gli stessi dati ufficiali, la Gran Bretagna nel 2012 ha importato 44,8 milioni di tonnellate di carbone, prevalentemente da Russia, Colombia e Stati Uniti. Insomma, nell'epoca degli idrocarburi e delle energie rinnovabili, il carbone è rimasto fondamentale nella produzione di energia elettrica.
Negli ultimi anni il consumo di carbone nel mondo è aumentato del 55%, e l'Italia ne importa circa 19 milioni di tonnellate all'anno; un'enormità, anche se si tratta di una bazzecola di fronte alle importazioni di carbone nel Regno Unito. Il carbone è il grande "innominabile" dell'economia europea e mondiale, una presenza tremendamente invadente, ma che si può occultare con espedienti elementari come il "basta mentire". L'opinione pubblica infatti viene indotta a credere che il carbone sia un ricordo dell'800; e per questo si convince facilmente della necessità di chiudere impianti minerari come quello del Sulcis in Sardegna, in modo da poter importare milioni di tonnellate di carbone da USA, Russia e Colombia.
C'è anche un certo ambientalismo che presenta ogni volta l'uso del carbone come un'anomalia locale dei vari Paesi e quindi, indirettamente, rafforza quella falsa idea che il carbone sia generalmente in disuso. Solo in Italia le centrali elettriche a carbone sono tredici, e niente - ma proprio niente - fa supporre che la dipendenza mondiale dal carbone tenda a diminuire.
Il fatto che il carbone non sia più estratto a livello locale dei singoli Paesi, ma sia soggetto ad un crescente import-export, non solo è antieconomico, ma peggiora di molto gli effetti inquinanti a causa del trasporto. Ad avvantaggiarsene però è il business delle grandi multinazionali del settore, come la AngloAmerican. Si tratta di una di quelle grandi corporation minerarie che nessuno sente mai nominare, ma che dominano l'economia mondiale.
Manco a dirlo, la AngloAmerican è la multinazionale più attiva nel gestire il business delle miniere di carbone colombiane, ed attualmente si trova coinvolta in un contenzioso giudiziario con le popolazioni locali, che protestano contro i devastanti effetti sanitari ed ambientali delle famigerate miniere di carbone a cielo aperto.
Per ottenere l'alone mediatico di "statista" basta fare gli interessi di qualche multinazionale. Che la carriera della cosiddetta "Lady di ferro" sia stata in realtà tutta all'insegna della cartapesta della finzione mediatica, è indicato anche dalla scarsa attenzione prestata al dettaglio che fu la "inspiegabile" scissione socialdemocratica del Partito Laburista a consentire alla Thatcher di conseguire i tre mandati consecutivi di primo ministro. La carriera politica della Thatcher si è sviluppata sempre sotto l'ombrello di protezioni tutt'altro che trasparenti, e la sua figura ha rappresentato uno dei tanti casi tipici di strumentalizzazione dell'immagine femminile a fini reazionari e affaristici. Si tratta dello stesso metodo per il quale il colonialismo statunitense ha inventato per Cuba la "dissidente" Yoani Sanchez, come immagine femminil-giovanile da opporre alla gerontocrazia dei fratelli Castro.
Nel caso dei minatori inglesi, la propaganda mediatica non si è limitata a contrapporvi un'immagine femminile di nanny severa e castigamatti, ma nel 2000 ha anche prodotto una rilettura di tutta la vicenda storica dello sciopero come un superamento del maschilismo dei minatori stessi. Ci si riferisce al film "Billy Elliot", esaltato dalla critica ufficiale come uno dei capolavori assoluti della cinematografia britannica. La trama del film narra del figlio di un minatore che si dissocia dai valori del padre per seguire la vocazione della danza classica; per fare ciò, il ragazzo sfida i pregiudizi del suo ambiente operaio, condizionato dai pregiudizi circa la perdita di virilità che la danza comporterebbe.
Il messaggio del film "Billy Elliot" era stato preparato attraverso operazioni cinematografiche precedenti, come "Full Monty", nel quale degli operai disoccupati trovavano modo di riciclarsi come spogliarellisti. Ancora una volta dei temi progressisti, e apparentemente spregiudicati, erano stati strumentalizzati e distorti dalla propaganda ufficiale in chiave reazionaria.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 11/04/2013 @ 00:00:42, in Commentario 2013, linkato 3674 volte)
Il caso della Corea del Nord sta diventando un'ulteriore dimostrazione del fatto che non esiste un'opposizione al sistema imperialistico statunitense, né nel sedicente Occidente, né nell'ambito dei Paesi cosiddetti emergenti. A tutta la propaganda ufficiale non ha fatto riscontro alcun elemento di critica, persino delle assurdità più evidenti. Non ci viene infatti spiegato come un Paese che soffrirebbe la fame da oltre sessanta anni, possa avere oltre 24 milioni di abitanti in un territorio che è circa la metà di quello italiano. Nessuno poi nota il ridicolo che questa propaganda sulla fame nella Corea del Nord provenga proprio da chi, per decenni, ha imposto a quel Paese sanzioni economiche sempre più dure. Non ci viene neppure spiegato come sarebbe possibile che una casta militare storicamente consolidata in mezzo secolo di resistenza antimperialistica, come quella nord-coreana, possa prendere ordini da un "dittatore" praticamente implume, e che pare avere più che altro una funzione simbolica di continuità.
Che la Corea del Nord rappresenti il grado più basso nel rispetto dei cosiddetti diritti umani, viene dato per scontato dai media; ma ci si guarda bene dal rilevare che tale giudizio deriva dai rapporti di ONG come Human Rights Watch, che si sono segnalate invece per il loro atteggiamento "comprensivo" nei confronti delle operazioni di "secret rendition" (sequestro di persona e tortura) della CIA.
Inoltre, la quantità di manovre militari messe in atto dagli Stati Uniti negli ultimi mesi non viene minimamente collegata all'attuale aumento della paranoia del regime militare nord-coreano, come se questa paranoia fosse dettata unicamente da cause interne. Dal mese di marzo le forze armate statunitensi hanno attuato ben tre sorvoli sulla Corea del Nord con i loro bombardieri B-2, ciò senza contare gli innumerevoli movimenti navali e la dislocazione di nuovi aerei e missili.
Niente di paragonabile per quantità e qualità dell'intimidazione può essere attribuito al regime nord-coreano. Ciononostante, neppure le cosiddette "minacce" del regime nord-coreano sono mai state contestualizzate nell'ambito delle manovre militari congiunte tra Usa e Corea del Sud; manovre che prevedevano anche la simulazione di un bombardamento nucleare con i soliti B-2. Ovviamente tutti questi movimenti militari statunitensi sarebbero dettati esclusivamente da motivazioni "difensive".
Anche i risultati diplomatici raggiunti dal segretario di Stato USA, John Kerry, nel riuscire a coinvolgere la Cina nell'operazione di isolamento del regime nord-coreano, vengono interpretati esclusivamente come effetto del crescere a livello mondiale della preoccupazione per l'aggressività del dittatore Kim Jong Un; mentre invece l'atteggiamento sempre più remissivo del regime affaristico cinese potrebbe essere riconosciuto proprio come la causa principale dell'aumentata aggressività statunitense. Per la Cina, l'indipendenza della Corea del Nord costituisce un baluardo strategico indispensabile, tale da dover essere sostenuto persino se la propaganda statunitense dicesse il vero circa l'aggressività del regime nord-coreano. La caduta della Corea del Nord in mani statunitensi, significherebbe un passo ulteriore nell'accerchiamento della Cina.
Inoltre, a smentire il mito della purezza ideologica del regime "socialista" della Corea del Nord, questa è diventata da anni una delle maggiori aree di investimento per gli affaristi cinesi. La storiella del dittatore del tutto incontrollabile anche da parte di Pechino, non si fonda perciò su nessun riscontro concreto.
Eppure il governo cinese esprime tutta la sua determinazione esclusivamente sulla questione tibetana, sebbene il Tibet non costituisca più un'area strategica così irrinunciabile, da quando negli anni '50 sono stati spenti tutti i possibili focolai di resistenza del Kuo Min Tang all'interno del territorio cinese. L'atteggiamento intransigente sul Tibet rappresenta quindi un alibi per il governo cinese, in modo da mettere in ombra la debolezza dimostrata nel caso della Libia, della Siria, ed ora della Corea del Nord.
La prospettiva che il mondo possa essere sull'orlo di una guerra nucleare soltanto per colpa di un "dittatore pazzo", appare tranquillamente come realistica e plausibile agli occhi dell'opinione pubblica mondiale. La propaganda ufficiale non ha bisogno di basarsi su nessun costrutto razionale; anzi, più la narrazione è fiabesca, più risulta efficace. L'esistenza di questi mitici "dittatori" giustifica poi automaticamente ogni aggressione militare degli Stati Uniti; una giustificazione avallata anche da coloro che ritengono di non essere dei filo-americani. Per tutti i commentatori l'unica prospettiva di "ragionevolezza" consiste sempre e soltanto in un totale cedimento del regime nord-coreano; mentre non viene minimamente presa in considerazione l'ipotesi che anche gli Stati Uniti possano intanto cessare i loro sorvoli e le loro esercitazioni nucleari sulla Corea del Nord.
La mistificazione delle "armi di distruzione di massa di Saddam" è già stata archiviata; perciò nessuno più si pone il problema che un'eventuale rinuncia della Corea del Nord al suo programma nucleare non farebbe recedere di un millimetro l'aggressività americana; anzi la farebbe aumentare. Persino Gheddafi aveva rinunciato al suo progetto di armamento chimico e nucleare, e per un po' era stato anche riammesso nel consesso della sedicente "comunità internazionale"; ma poi, per ottenere l'avallo incondizionato alla sua eliminazione, è bastato chiamarlo "tiranno" e "macellaio del suo popolo". Insomma, soltanto coloro che siano in grado di esibire una patente di assoluta perfezione morale potrebbero avere - forse - il diritto di essere esentati dai bombardamenti americani.
Il successo incontrastato e pervasivo - assolutamente trasversale a ideologie e schieramenti -, che incontra a livello mondiale la fiaba del dittatore pazzo, è tale da mettere in crisi le stesse idee di modernità e di progresso civile. Pare proprio che al fondo del sistema sociale mondiale vi sia un nucleo arcaico, primitivo, tribale, che si nutre di mitologie elementari.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 10:08:36
script eseguito in 114 ms