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"La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. Ogni organizzazione di un potere politico cosiddetto provvisorio e rivoluzionario per portare questa distruzione non può essere che un inganno ulteriore e sarebbe per il proletariato altrettanto pericoloso quanto tutti i governi esistenti oggi."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 22/08/2013 @ 00:51:44, in Commentario 2013, linkato 2277 volte)
L'atteggiamento ondivago tenuto per mesi dai media occidentali sulle vicende egiziane, costituisce un indizio preciso del fatto che gli schieramenti e le alleanze internazionali in questo momento sono tutt'altro che definiti. La macchina propagandistica occidentale rappresenta immancabilmente gli avvenimenti in base ad uno schema "buono-cattivo", i combattenti per la "democrazia" ed i "diritti umani" da una parte e il "dittatore pazzo" di turno dall'altra. Quando si tratta di individuare il cattivo c'è solo l'imbarazzo della scelta; ma per costruire l'immagine dei "buoni" è necessario invece allestire una campagna mistificatoria tale da poter spacciare di volta in volta i manovali della NATO per espressioni autenticamente popolari.
Sino ai primi di luglio i media occidentali sostenevano apertamente la mobilitazione di piazza contro il presidente Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, un movimento che deve molte delle sue fortune alle continue trasfusioni finanziarie da parte della petromonarchia del Qatar, la stessa che, insieme con l'Arabia Saudita, ha finanziato la destabilizzazione della Libia e della Siria. Lo stallo militare in Siria ha determinato tra le due petromonarchie uno stato di crescente tensione che certamente ha contribuito alla caduta di Morsi, anche se è difficile pensare che la monarchia saudita sia in grado di gestire da sola una partita così complessa.
Paradossalmente, Morsi è stato abbattuto dalla "piazza" e dall'esercito in uno dei suoi momenti meno ignobili, cioè mentre stava cercando di tenere testa al Fondo Monetario Internazionale, che voleva imporre il taglio dei sussidi alla popolazione. L'ascesa dell'occidentalista El Baradei alla vicepresidenza della Repubblica un mese e mezzo fa, sembrava rappresentare il logico coronamento della consueta fiaba mediatica di un Morsi aspirante dittatore spazzato via da una mobilitazione civile di cui l'esercito si era fatto interprete. El Baradei è un uomo legato mani e piedi al finanziere Georges Soros, lo specialista in "rivoluzioni colorate", ed anche il fondatore dell'ICG (International Crisis Group), un'agenzia privata di politica estera, peraltro finanziata da fondi pubblici. El Baradei si è però dimesso dalla sua carica, segno che c'è ora in atto un tentativo occidentale di isolare l'esercito egiziano e di riciclare parzialmente Morsi. Almeno questa è l'impressione che si ricava da quanto diffuso dal sito dell'ICG.
Ma la risposta dell'esercito egiziano ai "consigli" dell'ICG è stata l'incriminazione di El Baradei per tradimento, solo che l'uomo di Soros si trovava già all'estero; come del resto c'era d'aspettarsi, dato il suo status di egiziano a mezzo servizio. Intanto i media occidentali si stanno dando da fare per attribuire ai Fratelli Musulmani la patente delle vittime, chiudendo un occhio sulle chiese cristiane copte oggetto di attentati. Si riscopre che Morsi era un presidente "democraticamente eletto", come se non l'avessero tenuto in piedi i soldi stranieri, le violenze impunite dei suoi militanti e lo stesso esercito, che in quest'ultimo anno aveva fatto per lui il lavoro sporco di reprimere le rivendicazioni operaie.
Certo, è risultato patetico il tentativo dell'esercito egiziano di riscuotere la benevolenza occidentale rispolverando contro Morsi lo slogan del "fascismo islamico", che pure era servito nel 1992 ai militari algerini per giustificare il colpo di Stato che invalidò il risultato elettorale favorevole al Fronte Islamico di Salvezza. I militari algerini ebbero allora la benedizione dei governi occidentali, che si ricordarono improvvisamente che "anche Hitler era andato al potere con elezioni democratiche". In realtà Hitler edificò il suo potere sull'accordo con l'esercito, sancito dalla eliminazione fisica del vecchio gruppo dirigente nazista delle SA nel 1934, passata alla Storia come Notte dei Lunghi Coltelli.
Lo stesso Mussolini ebbe il potere dal re Vittorio Emanuele III il 28 ottobre del 1922, e perse il potere il 25 aprile del 1943, quando andò dal re per farsi ridare la fiducia e questi invece lo fece arrestare. Ed il re non era altro che il capo delle forze armate. La concezione metafisica e carismatica del fascismo viene alimentata da una pseudo-storiografia "mussolinocentrica" alla Renzo De Felice, che non ha altra funzione che quella di occultare l'intreccio militaristico/finanziario riscontrabile alla base di ogni potere.
Oggi c'è da capire perché i media occidentali raffigurano l'esercito egiziano come un nuovo intoccabile, tanto che Obama sospende le previste manovre militari congiunte USA-Egitto. Quale può essere il motivo di questa improvvisa presa di distanze occidentale dall'esercito egiziano, ritenuto sino a qualche mese fa una creatura del Pentagono? Premesso che è del tutto arbitrario individuare nell'esercito egiziano un soggetto politico unico o omogeneo, a far scattare la quarantena occidentale nei suoi confronti pare ci sia stato l'inserimento della Russia, che si candida ad essere il nuovo fornitore d'armi dell'Egitto. La notizia era circolata qualche giorno fa sulla stampa egiziana, salvo essere immediatamente rimossa. Su internet è però rimasta traccia dei rilanci della stessa notizia.
In realtà le offerte di armi all'Egitto da parte di Putin risalgono addirittura ai tempi di Mubarak, con tanto di incontri formali fra i due. A quel tempo si discuteva persino di fornitura di tecnologia nucleare, ed il fatto era stato riferito con rilievo e preoccupazione da importanti organi di stampa israeliani come il "Jerusalem Post" nel 2008.
Quello del nucleare russo-egiziano costituisce un dettaglio che era stato trascurato quando, agli inizi del 2011, scoppiò la cosiddetta "primavera araba" che avrebbe portato alla caduta ed all'arresto del presidente egiziano, di cui peraltro sarebbe imminente la scarcerazione. Nel 2008 i rapporti tra USA e Russia non erano tesi come adesso, perciò l'offerta nucleare di Putin, anche se tale da allarmare gli ambienti sionisti - che non chiedono altro che di potersi allarmare -, non rappresentava di per sé un elemento che potesse configurare un mutamento del quadro delle alleanze. Ma le considerazioni di carattere strategico non sono sempre determinanti nel far sì che un leader politico venga inserito nella lista nera; spesso gli affari possono assumere un ruolo prioritario nell'orientare le scelte. Ed in questo caso si tratterebbe del business delle armi. Anche un presidente corrotto e filoamericano come Mubarak può essere finito nel mirino per aver pensato di fare i propri affari mettendo in concorrenza i propri fornitori di armi.
C'è anche da considerare che le cosiddette "primavere arabe" sono avvenute durante la segreteria di Stato di Hillary Clinton. Il clan dei Clinton ha sempre dato molto spazio alle agenzie private di politica estera, dato che gli stessi Clinton gesticono una di queste agenzie, la Clinton Foundation, particolarmente attiva in Africa, con al seguito cordate di multinazionali come la Coca Cola.
Le fondazioni ed i "centri studi" privati non sono altro che lobby commerciali e finanziarie che, invece di seguire la via tradizionale dell'influenzare la linea del Dipartimento di Stato, si fanno soggetti attivi per determinare modificazioni sostanziali del quadro internazionale, ovviamente funzionali ai loro affari. La "soluzione creativa" elaborata dal gruppo di George Soros nella destabilizzazione dell'Europa dell'Est, è stata quella delle "rivoluzioni colorate", attuate non soltanto con la costruzione di falsi movimenti popolari, ma anche attraverso la manipolazione di movimenti già esistenti.
La manipolabilità dei movimenti deriva da una loro vulnerabilità oggettiva, di cui perciò non si può attribuire la colpa a questo o a quello. Per loro natura, i movimenti sono caratterizzati da un'impostazione volontaristica, autoeducativa e proselitistica. Dopo un'iniziale individuazione degli obiettivi, i movimenti tendono col tempo a concentrarsi più su loro stessi che sul nemico, con la conseguenza che l'imperialismo tende a diventare più una astratta categoria morale che una presenza fisica, minacciosa ed incombente. Nei movimenti anche la normale circolazione delle informazioni viene ostacolata da un dibattito interno troppo condizionato dagli eccessi di autocritica, perciò un'infiltrazione ben organizzata e finanziata può facilmente assumere il controllo della situazione.
La stessa efficienza dimostrata da agenzie come l'ICG nel destabilizzare alcune aree, può essere diventata un limite quando ha perso di vista il quadro d'insieme. In questi anni ci sono stati infatti gli attacchi della NATO contro Libia, e quello ancora in atto contro la Siria, che è andato a minacciare direttamente la sicurezza regionale della Russia. Le forze armate russe sono riuscite ad imporre al Cremlino un atteggiamento un po' più fermo nella difesa di Assad e della base navale russa di Tartus; un atteggiamento che è culminato recentemente con la fornitura di missili antiaerei, che di fatto blocca la prospettiva di un intervento ancora più diretto della stessa NATO in Siria.
Circa un mese fa si sono svolte in Russia le più grandi manovre militari dalla fine dell'Unione Sovietica, a conferma che la situazione è in movimento e che le forze armate russe si sono reinserite a pieno titolo nel gioco politico. Le esercitazioni militari non hanno una funzione soltanto strategica, ma costituiscono vere e proprie vetrine di sistemi d'arma. La decisione di Obama di sospendere le previste manovre militari congiunte tra USA ed Egitto può essere stata dettata perciò anche dalla preoccupazione di non essere in grado di offrire mercanzie altrettanto allettanti e, di conseguenza, di difendere il business facendo la faccia feroce. Al contrario, Putin ha potuto esibire pubblicamente il suo sorriso più smagliante durante le manovre militari russe.
Ai primi di agosto uno dei principali acquirenti delle armi russe è stata proprio l'Arabia Saudita, di solito fedele cliente del Pentagono. Già nel 2008 si era parlato di un acquisto di armi russe da parte dell'Arabia Saudita, ma l'affare, sebbene con tutte le firme a posto, non era andato in porto. I commentatori hanno visto in questa iniziativa saudita un tentativo di "pagare" un disimpegno russo nei confronti di Assad. Ma potrebbe anche trattarsi di un effetto del successo della "vetrina" delle esercitazioni militari russe del luglio scorso.
Putin ha svolto in questi anni una funzione di mediazione tra i soli due poteri che contano in Russia, Gazprom e le forze armate. Finora questa mediazione è risultata quasi sempre sbilanciata a favore di Gazprom; ma oggi in Russia non è più soltanto Gazprom a poter brandire la bandiera degli affari, dato che anche le forze armate possono vantare i loro mega-business. Cominciano quindi a risultare meno probabili i cali di brache come quello di Medvedev nel 2010, quando la Russia accettò addirittura di collaborare allo scudo antimissile che gli USA stanno allestendo in Europa Orientale proprio in funzione anti-russa.
L'attuale svolta militaristica della Russia potrebbe dimostrarsi duratura, in quanto legata non soltanto all'alea del sentimento nazionale della patria minacciata, ma ora anche allo stabile traino del business della vendita delle armi. Il denaro non è soltanto un catalizzatore delle avidità personali e di cosca, ma, dal punto di vista sociologico, rappresenta un fattore di continuità e di senso. Il denaro gode infatti di una sorta di privilegio morale che lo esenta dalla corvée delle legittimazioni e delle giustificazioni, mentre ogni altra motivazione non venale comporta il diritto/dovere di intasare la comunicazione con i propri dubbi e le proprie angosce esistenziali. Ma il denaro possiede anche un enorme potere illusionistico, per il quale a volte si crede di sostenere delle idee e delle istituzioni, mentre in realtà si sta seguendo il denaro che le foraggia. Persino la vicenda del tanto mitizzato fondamentalismo islamico dovrebbe essere riletta alla luce di questa ovvietà, visti gli storici e massicci finanziamenti delle petromonarchie ai movimenti islamici.
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Di comidad (del 15/08/2013 @ 00:00:46, in Commentario 2013, linkato 3068 volte)
Per i prossimi due anni pare che ci sia un copione già scritto. Nel 2015, settantennale della liberazione dell'Europa dal nazismo, gli USA arriveranno nuovamente a "liberare" l'Europa dall'attuale oppressione tedesca, grazie all'instaurazione del TTIP, il mercato transatlantico o "NATO economica", che comporterà probabilmente un aggancio delle valute europee al dollaro.
In un certo senso è vero che la Storia si ripete, poiché, dopo la caduta del Muro di Berlino, la Germania del cancelliere Helmut Kohl effettivamente riprese il sogno hitleriano - illustrato nel "Mein Kampf" - di un sub-imperialismo tedesco in Europa dell'Est all'ombra del super-imperialismo anglosassone. Ma è destino dei sub-imperialismi subire cicliche umiliazioni da parte della razza superiore.
In attesa della nuova "Liberazione" di marca USA, la politica interna ai Paesi europei può incaricarsi di gestire l'agonia dell'euro. Ciò, ovviamente con il concorso delle cosiddette "opposizioni". Il totalitarismo occidentale si basa da sempre sul controllo delle "opposizioni", opportunamente addomesticate ed etero-dirette per diventare altrettante riconferme del sistema e della propaganda vigente. Del resto sarebbe strano che uno Stato che ti organizza Guantanamo, Abu Ghraib, le "rendition", la "Kill List", i droni assassini e lo spionaggio a tappeto sui propri cittadini, poi permettesse ai suoi Paesi sudditi di regolarsi diversamente. Non c'è da stupirsi allora che nella sua recente intervista rilasciata a "Bloomberg Businessweek" il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ci informi che il problema principale non è l'euro, ma "il problema è il debito".
Si tratta dell'identico slogan che ci venne propinato dai media alla fine del 2011 per giustificare l'emergenza finanziaria da far gestire al governo Monti. La stessa frase fu ripetuta con molto sussiego da Vittorio Feltri in una trasmissione televisiva del novembre 2011, per tacitare le tesi dei soliti "complottisti".
Il feeling di Grillo con la stampa estera è già di per sé sospetto, poiché difficilmente gli si darebbe spazio per dire cose imbarazzanti per il dominio coloniale. A riconferma del ruolo dell'oppositore che non si oppone, Grillo infatti non ha avuto niente da obiettare neppure ad una considerazione del suo intervistatore, secondo il quale il debito pubblico italiano sarebbe stato contratto per pagare le pensioni. Anzi, Grillo ribadisce il concetto, rilanciando la fiaba dell'emergenza pensionistica causata da una popolazione che invecchia a fronte di giovani generazioni che non trovano lavoro. La costante di tutte le "fintopposizioni" sta in questo declinare all'infinito lo slogan del Fondo Monetario Internazionale del "Paese che ha vissuto al di sopra dei propri mezzi" per l'avidità dei poveri, talmente insaziabili da farsi la guerra anche fra loro. Meno male che ci sono i ricchi per rimettere i poveri in riga, ovviamente per il loro bene. Già negli insospettabili anni '70, alcune riviste "teoriche" della estrema sinistra ci raccontavano che la crisi del capitalismo era dovuta agli aumenti salariali ed all'espansione dello Stato sociale.
Mentre la fiaba ufficiale narra che lo Stato si è svenato per accontentare i pensionati, la cronaca dice invece che lo Stato ha sempre considerato la previdenza come una riserva fiscale. Tra l'altro come datore di lavoro lo Stato è il maggiore evasore contributivo; e se questo non è reato, è perchè il reato è stato depenalizzato da un'apposita legge.
Da quando ha assorbito l'INPDAP, l'INPS è diventato uno dei maggiori proprietari immobiliari in Italia, e la dismissione di questo patrimonio costituisce un business per agenzie private come la Romeo Gestioni. Ma nulla garantisce che il margine di guadagno che dovrebbe rimanere all'INPS non venga assorbito dal bilancio dello Stato.
Sebbene ci abbiano sempre detto che il problema era il debito e che non bisognava fare più debiti, pochi giorni fa il debito pubblico ha toccato un nuovo record. In questa crescita del debito c'è da valutare non il presunto costo delle pensioni, ma il sempre maggiore costo-Europa. L'Italia ha versato sinora quasi sessanta miliardi alle varie istituzioni europee, tra le quali il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), una cupola finanziaria che ha preteso di garantirsi anche una completa immunità giudiziaria, segno che di reati ne vuole commettere parecchi. L'Italia contribuisce all'ESM per una quota di quasi il 18%, che corrisponde ad un capitale di oltre centoventicinque miliardi di euro. L'ultima tranche di pagamento della tangente all'ESM è stata di quasi tre miliardi.
Insomma, i pensionati non c'entrano. C'entra forse l'assistenzialismo per banchieri? Sì, eccome. Nel giugno scorso si è deciso che l'ESM contribuirà alla ricapitalizzazione delle banche europee con sessanta miliardi di euro. Si pagano sempre più tasse per versare sempre più elemosina ai ricchi.
La banca europea che presenta le maggiori perdite non è il Monte dei Paschi di Siena, ma Deutsche Bank, con un buco quantificato (per ora!) a dodici miliardi. Si è detto che Deutsche Bank avesse nascosto la perdita per evitare un salvataggio da parte del governo (la "virtù" tedesca!), ma ora il salvataggio appare inevitabile, e l'ESM esiste per questo.
Cifre del genere rendono marginali questioni come i rimborsi elettorali e fanno risultare futili i "Restitution Day". Ma ad una "opposizione di Sua Maestà" di un Paese colonizzato non è concesso di andare oltre l'evocazione di quel fantasma reazionario ed autorazzistico che è la "onestocrazia". Nel 1976 anche Enrico Berlinguer abbandonò il socialismo in nome dello slogan del "governo degli onesti". E, per quanto oggi possa sembrare assurdo, persino il Buffone di Arcore nel 1994 cavalcò un'ondata "moralizzatrice" che auspicava l'avvento al potere di un uomo ricco, che quindi non avesse bisogno di rubare. Ciò a riconferma del pregiudizio secondo cui la minaccia proviene sempre dai poveri, che quelle poche volte che non sono avidi poi si dimostrano pericolosi fanatici.
In un altro punto dell'intervista Grillo si spinge sino ad ammettere che se l'Italia avesse una sovranità monetaria potrebbe gestire meglio la questione del debito, ma poi rimanda ogni decisione sull'euro ad un referendum, rispetto al quale non darebbe indicazioni di voto, poiché, secondo lui non è compito di un politico dare indicazioni. E di chi allora?
Grillo è fatto spesso oggetto di attacchi pretestuosi per la mancanza di "democrazia" interna al suo movimento. Le critiche provengono magari dagli stessi commentatori che non avevano nulla da eccepire sulle autocrazie della Lega e del PdL; però, nonostante la sua inconsistenza, questo tipo di critiche costituisce per Grillo una sorta di ombrello protettivo contro le obiezioni più pertinenti al suo comportamento, che vengono oscurate dalla confusione mediatica. Quindi ci vorrà ancora parecchio tempo prima che si cominci ad ammettere che Beppe Grillo non è più quello che conoscevamo dieci anni fa, ma un uomo intimidito, ricattato e minacciato.
Che queste minacce esistano vi è qualche indizio. In un'intervista del marzo scorso al quotidiano "Live Sicilia", il governatore Rosario Crocetta dichiarava che attorno all'impianto MUOS di Sigonella si muovevano gli stessi interessi che avevano portato all'eliminazione di Enrico Mattei. In pratica Crocetta faceva sapere di temere per la propria vita.
Forse Crocetta si illudeva di riscuotere un moto di solidarietà attorno alla sua persona minacciata per la difesa del suolo siciliano dall'invasione USA. Invece niente. Crocetta riscosse soltanto le irrisioni della stampa di destra, mentre dalla "opposizione" nessuno rilanciò la notizia dei timori del governatore per la propria vita. Come sorprendersi allora che Crocetta sia diventato un sostenitore entusiasta del MUOS, e che in un'intervista ai media statunitensi ci abbia ricordato che sono stati gli Americani a "liberarci"?
Nel suo nuovo entusiasmo filoamericano, Crocetta non si è ricordato della strage di prigionieri italiani avvenuta nel 1943 in Sicilia, a Biscari, da parte delle truppe statunitensi del generale Patton. Oppure se n'è ricordato sin troppo, visto il suo comportamento attuale?
Ora Crocetta dice che il MUOS serve alla pace, e accusa persino il movimento No-MUOS di essere infiltrato dalla mafia. Insomma, il MUOS non inquina (anzi, fa bene alla salute), non è affatto un'arma ambientale ad onde elettromagnetiche (lo HAARP italiano), ma serve solo per difenderci dalla "invasione islamica". Il fisico Antonino Zichichi ha dichiarato che il MUOS servirà persino a difenderci da impatti di asteroidi, e magari pure dalle astronavi aliene. Però non è servito a difendere Crocetta dalla prospettiva di ricevere la visita di un drone di Obama.
Certo, oggi è facile dare del traditore e del buffone a Crocetta, però a marzo si sarebbe anche potuto dare più risonanza ai suoi timori di essere eliminato dagli USA. Allora ci si sarebbe presi l'epiteto di "complottista", ma sarebbe stato comunque meglio che prendersi l'etichetta di mafioso adesso.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


16/10/2024 @ 02:41:46
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