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"La privatizzazione è un saccheggio delle risorse pubbliche, ma deve essere fatta passare come un salvataggio dell’economia, e i rapinati devono essere messi nello stato d’animo dei profughi a cui è stato offerto il conforto di una zuppa calda. Spesso la psico-guerra induce nelle vittime persino il timore di difendersi, come se per essere degni di resistere al rapinatore fosse necessario poter vantare una sorta di perfezione morale."

Comidad (2009)
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 23/02/2023 @ 00:12:06, in Commentario 2023, linkato 25638 volte)
Non c’è nulla di strano nel fatto che Enrico Letta e Stefano Bonaccini si siano lasciati andare a sperticati attestati di stima nei confronti di Giorgia Meloni. Il PD è un partito dipendente dai media e, dato che la stampa di establishment sta trattando bene la Meloni, e che addirittura Bruno Vespa da mesi la tratta come se fosse una statista, allora bisogna adeguarsi al mainstream. Si tratta dello stesso vincolo mediatico per cui Enrico Letta si era precluso ogni esito positivo sul piano elettorale attardandosi nel culto e nella nostalgia di Draghi; un culto che i grandi quotidiani gli imponevano. Anche il fatto che Letta e Bonaccini abbiano ancora una volta scavalcato il dibattito precongressuale e le strutture di partito, affidandosi direttamente allo strumento dell’intervista, rientra in quel regime “intervistocratico” instauratosi nella sedicente sinistra a partire dagli anni’70. Come esempi canonici di intervistocrazia si ricordano i casi di Enrico Berlinguer e Luciano Lama, i quali rovesciarono la linea politica del PCI rispetto alla NATO e della CGIL rispetto al salario, mettendo la base davanti al fatto compiuto, e tutto ciò a colpi di dichiarazioni rilasciate a Giampaolo Pansa ed Eugenio Scalfari. In tal modo si consacrava anche il ruolo sacerdotale del giornalista, che diventava una sorta di autorità morale a cui affidare le proprie confessioni e le proprie aspirazioni di redenzione dalle velleità anti-establishment. Purtroppo il fenomeno intervistocratico coinvolse negli anni ‘70 persino la sinistra “antagonista”, per cui i “leader” del cosiddetto “Movimento” venivano creati sulle colonne del quotidiano “la Repubblica”, per essere successivamente macellati nel tritacarne giudiziario.
Il termine “media” è quindi obsoleto, poiché stiamo parlando di organi che svolgono direttamente un ruolo politico e che dettano moduli, tempi e scadenze della “realtà”. Si potrebbe quindi proporre la sostituzione definitiva della locuzione “mass media” con quella di “Big Tellers”. Gli eventi non esistono più in quanto tali, bensì in base all’aspettativa determinata dai giornali e dalle televisioni. Il 15 febbraio scorso si è svolta l’attesissima e pericolosissima manifestazione degli anarchici a Roma. I giornalisti erano eccitati allo spasimo, pronti a documentare le violenze anarchiche. E poi il flop, la grande delusione. Ci sono soltanto una ventina di persone in bicicletta! A questo punto, i titoli sono, a scelta: fallita la manifestazione anarchica; oppure: la polizia blocca la manifestazione degli anarchici! In realtà era tutto pronto, e molti si stanno ancora interrogando sui segreti e misteri che circondano l’evento. Come mai gli anarchici non hanno voluto manifestare in una piazza con tutte le vie bloccate da decine di cellulari e con centinaia di poliziotti pronti a massacrarli di manganellate? Bah! Valli a capire. La potenza dei cosiddetti media (i “Big Tellers”) consiste appunto nel sovvertire il procedimento dimostrativo, per cui la smentita dell’aspettativa diventa conferma.

Una volta stabilito il rapporto preferenziale con i “Big Tellers”, con i colossi della narrazione, si può accedere allo stadio privilegiato della logica; infatti l’eccellente ministro Nordio, per confermare il mantenimento del 41 bis per Cospito, e per difendere i suoi sodali (i cialtroni Del Mastro e Donzelli), ci ha regalato delle indimenticabili perle di riflessione giuridica. Secondo il ministro, le disperse e recalcitranti orde anarchiche avrebbero ricevuto e recepito gli ordini del detenuto (telepatia?), facendosene ispirare. Che gli ordini siano giunti ai destinatari, sarebbe dimostrato dal fatto che le orde, superando le solite e connaturate beghe e divisioni, siano riuscite a manifestare in più di venti persone. Quindi, secondo il ministro, la manifestazione anarchica corretta, e secondo manuale, sarebbe così concepita: un anarchico a Trento, uno a Forlì, uno a Roma, uno a Trapani, uno in Aspromonte, uno a Oristano. Ognuno deve manifestare rigorosamente per conto suo, altrimenti vuol dire che obbedisce a Cospito. Nordio dovrebbe anzitutto mettersi d’accordo con se stesso: prima dice che Cospito deve stare segregato al 41bis per impedirgli di dare ordini alle orde anarchiche, poi dice che, nonostante il 41bis, i suoi ordini arrivano lo stesso alle orde; anzi, ci arrivano più e meglio di prima.
Bisogna comunque ringraziare i cialtroni Del Mastro e Donzelli, poiché, se non fosse stato per loro, non avremmo saputo che il 41bis non è affatto un regime di isolamento, e che, anzi, ci sono veri e propri obblighi di socializzazione imposti ai detenuti. Il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, il DAP, ha infatti costretto Cospito ad incontrarsi con dei boss durante le due ore d’aria, per poi intercettare le conversazioni tra loro. Le rivelazioni sulle intercettazioni sono state agghiaccianti, infatti pare che i detenuti al 41bis siano sfavorevoli al 41bis. Mostruoso! A causa di quelle sue blasfeme opinioni, Cospito ha perso ogni credibilità; almeno ciò a detta degli opinion leader dei talk show, come Massimo Giletti.

L’opinione pubblica forcaiola ovviamente plaude al linciaggio morale di Cospito, ed esige che diventi linciaggio fisico. Anche i forcaioli che hanno compreso che il potere è mentitore e fraudolento praticamente su tutto, sono però rimasti attaccati al mito del 41bis come ultima spiaggia della loro credulità: avete un po’ alla volta distrutto ogni fiducia nelle cosiddette istituzioni, lasciateci almeno la forca in cui credere; e se non c’è proprio la forca, almeno il suo succedaneo, ciò che le assomiglia di più, cioè il 41bis. Intanto però i magistrati sono incavolati con Del Mastro e Donzelli, poiché questi hanno incautamente rivelato che il 41bis non è un articolo di legge, ma una sorta di spot pubblicitario, nel quale il messaggio antimafia serviva in realtà a veicolare e venderci qualcos’altro, cioè un nuovo centro di superpotere, il DAP. Il potere discrezionale del DAP è praticamente assoluto, dato che può andare dalla tortura conclamata nei confronti del detenuto, sino alla concessione ai boss al 41bis degli arresti domiciliari, come si è visto nel 2020 con il pretesto del Covid. Del resto il caso Cospito ha messo in evidenza proprio questo, cioè che il 41bis può essere inflitto a chiunque con pretesti fumosi e, con pretesti altrettanto fumosi, può essere revocato a chiunque; perciò il 41bis non è affatto una misura di sicurezza, bensì uno strumento di potere e una merce di scambio. Un ignaro di dinamiche del potere potrebbe supporre che il ruolo di secondino non sia attraente; invece nei mesi scorsi abbiamo appreso che c’è una lotta ferocissima tra i magistrati per andare a svolgere l’ambitissima funzione di capo del DAP. L’ex ministro della Giustizia Bonafede avrebbe offerto e poi negato la direzione del DAP ai supermagistrati Gratteri e Di Matteo. Quest’ultimo ha anche accusato Bonafede di essere stato oggetto di pressioni non trasparenti nella nomina del capo del DAP. Per cercare di discolparsi, Bonafede è stato costretto ad andare a confessarsi in ginocchio da Massimo Giletti, che ormai svolge ufficialmente il ruolo sacerdotale di Grande Confessore e Inquisitore sul tema 41bis. Si può essere certi che non si deciderà nulla sul 41bis senza passare per il placet di Giletti.
Visto quello che ci è stato venduto grazie agli spot antimafia, figuriamoci cosa ci si potrà vendere con gli spot antiterrorismo. Per tenere sempre allegro e allerta il telespettatore con lo spettacolo edificante del vittimismo dei potenti, si potrebbe proporre un nuovo format televisivo, la messa in onda di un’affascinante trasmissione, dal titolo: “C’è posta (anarchica) per te”. Si potrà allestire una sfilata di vip (giornalisti, politici, magistrati, imprenditori, star dello spettacolo), che dovranno mettersi in lista d’attesa per partecipare allo show. Ogni vip avrà il suo momento di gloria, e offrirà pubblica dimostrazione del proprio coraggio ricevendo in diretta una minaccia anarchica, ovviamente senza lasciarsi intimidire. Ci si potrà fregiare del titolo nobiliare, trasmissibile agli eredi, di Vittima del Terrorismo ad Honorem. I trofei andranno dalla semplice lettera, al messaggio sui social, alla scritta sotto casa. Se non arrivasse niente, si sarà sempre in tempo a spedirsi qualcosa da soli ...
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Di comidad (del 16/02/2023 @ 00:24:00, in Commentario 2023, linkato 29130 volte)
Anche in Francia non si scherza quanto a omologazione del lessico dei media. Oltralpe continuano scioperi molto consistenti contro la riforma delle pensioni; scioperi che ormai stanno diventando un assillo per il governo. La settimana scorsa 180mila manifestanti a Marsiglia, 60mila a Parigi, 30mila a Lione; e poi, ancora a Parigi una grande mobilitazione stimata attorno al mezzo milione di persone.
Spesso durante queste manifestazioni ci sono dei tafferugli di lieve entità. I commenti rabbiosi degli speaker televisivi contro quattro ragazzotti a Place de la République, inseguiti da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, sono iperbolici: “energumeni”, “violenti”, “Black Bloc”, “casseurs”; la bandiera (rossa e nera) non è certo quella dei sindacati, quindi ci sarebbero di mezzo i soliti anarchici …
Poi interviene la Prima Ministra Borne, e torna la sensazione di già sentito: "L'intimidazione non è la democrazia. Non cederemo ecc. ecc.". In effetti si tratta dello stesso mantra del sindaco di Parigi in occasione di manifestazioni del 2020. Anche in Italia, la Presidentessa del Consiglio ci ricorda: "Non cederemo al ricatto degli anarchici, non ci lasceremo intimidire". A onore del suo incredibile coraggio, va ricordato che non si era fatta intimidire neppure dai rave, ed è quanto dire. La virulenza del coraggio meloniano ha contagiato gli altri membri del governo, per cui sono accorsi a non lasciarsi intimidire anche i ministri Nordio, Tajani e, ovviamente, il responsabile degli Interni Piantedosi, detto affettuosamente “Troppedosi”, per la sua abitudine di sparare numeri stratosferici e sballati sui sequestri di droga. Non mancano buone dosi di coraggio anche al di fuori del governo, infatti la ex ministra Gelmini ci fa sapere che neppure lei si lascia intimidire dagli anarchici. La Meloni sta facendo scuola, infatti ora è arrivata pure Elly Schlein a dirci che non si lascia intimidire dalla Meloni.
Che grinta questi statisti! Che sprezzo del pericolo! Ci vuole parecchia concentrazione per fare mente locale sulla galattica sproporzione di forze tra il potere degli apparati repressivi ed i quattro ragazzotti; e quindi rendersi conto che si è di fronte ad un eroismo “low cost”, al vittimismo preventivo di governi che in Francia vanno a scippare la pensione alle vecchiette, mentre in Italia fanno cassa fregando il sussidio ai clochard. Quindi manifestare sta diventando una forma di intimidazione e di ricatto contro il sedicente “Stato”. Ogni critica viene fatta passare per minaccia; e l’atto di manifestare, anche in poche decine di persone, assume le proporzioni di un attentato contro la sicurezza dello Stato. Non ne parliamo poi di uno sciopero della fame contro le condizioni carcerarie, che, da protesta non violenta, ora viene equiparato ad un atto di terrorismo. Il governo eroicamente resiste, e i media ne cantano le gesta, esaltando la linea della fermezza contro il terrorismo, anzi reclamando più severità.

Politici e magistrati mettono da parte annose polemiche e divisioni, riscoprendo finalmente il piacere di sentirsi dalla stessa parte della barricata per resistere insieme all’assalto dei barbari. C’è anche la scoperta (traumatica per alcuni, ovvia per altri) che il giornalista Travaglio ed il ministro Nordio sono sportelli della stessa agenzia, versioni sceniche complementari della stessa maschera, che si sdoppia in Don Chisciotte o Sancho Panza, a seconda delle esigenze di lobbying della magistratura. Il Don Chisciotte-Travaglio esalta il potere e i privilegi dei magistrati, impavidi Cavalieri della Legalità; mentre il Sancho Panza-Nordio tutela quel potere e quei privilegi, mettendo al riparo i suoi colleghi magistrati da eventuali eccessi di temerarietà contro i potenti, ed offrendo loro vie più comode per riscuotere altre prebende. Nella vicenda Cospito, il “garantista” Nordio ha assunto atteggiamenti così aggressivi e sanguinari da consentire ai magistrati di interpretare, per ora, la parte del poliziotto buono.
Va tenuto presente che il 41 bis ha sempre avuto una doppia valenza, di spot antimafia, ma potenzialmente anche di spot antiterrorismo. Nell’una e nell’altra opzione si coglie il retro-messaggio vendicativo offerto in pasto all’opinione pubblica forcaiola. In entrambi i casi però la narrazione esibisce palesi buchi di sceneggiatura, dato che un capomafia è, per definizione, in grado di esercitare il proprio potere persino sui suoi carcerieri; mentre un detenuto politico, se è tale, troverà nel 41bis un motivo in più per farsi ascoltare e non certo per recedere dalle proprie convinzioni. La “logica” di questi spot va quindi cercata altrove.

Le invidie tra magistrati crescono all’ennesima potenza a causa dei guadagni dei colleghi addetti all’antimafia, i quali riscuotono innumerevoli indennità di rischio. Si possono però estendere quei lauti guadagni all’intera categoria giudiziaria grazie ad un’emergenza fittizia come il terrorismo. Per far più soldi non c’è bisogno di bustarelle e di corruzione, si può fare tutto legalmente ed a rischi molto più bassi di quelli dell’antimafia. Infatti durante un’emergenza terrorismo ogni magistrato sarebbe teoricamente un bersaglio, quindi gli spetterebbe ogni genere di indennità di rischio.
Chiaramente i nostri politici e magistrati non sarebbero in grado di sostenere da soli emergenze di questa portata; si tratta per loro di sapersi inserire con sagaci affarismi locali in “trend” finanziari a livello internazionale; “trend” che si indirizzano verso il grande business della sicurezza e dell’antiterrorismo. Ad esempio, negli USA un’azienda privata come Palantir fa enormi profitti fornendo tecnologia di intelligence alla CIA; anzi, molti definiscono Palantir il braccio tecnologico ed affaristico della CIA, una lobby d’affari trasversale tra un ente governativo ed un’azienda privata; ciò a riconferma del fatto che lo “Stato” è solo un’astrazione giuridica, mentre il riferimento concreto è l’intreccio tra il denaro pubblico e le lobby. Il fondatore dell’azienda lamenta di essere perseguitato dai “complottisti” che lo accusano di far parte degli “Illuminati”. Insomma, è tutto il solito repertorio del vittimismo dei potenti che serve a screditare preventivamente ogni possibile segnalazione di conflitti di interesse e di porte girevoli tra carriere nel settore pubblico e carriere nel settore privato.
Per “gonfiare” il valore azionario di Palantir, i media pretendono di attribuire ai suoi “big data” la scoperta del covo di Osama bin Laden in Pakistan nel 2011. In realtà basterebbe consultare le notizie di qualche anno prima della stessa stampa ufficiale per accorgersi che si tratta di fesserie e di spot pubblicitari, visto che già nel 1998, durante l’amministrazione Clinton, la propaganda governativa dichiarava che bin Laden risiedeva in Pakistan.
I soldi sono un richiamo della foresta più irresistibile di qualsiasi complotto; del resto anche la “reductio ad complottismum” nei confronti di ogni segnalazione di conflitti di interesse e porte girevoli, è diventata il settore della comunicazione più remunerativo e foriero di grandi carriere personali. Non è neppure il caso di inimicarsi una mega-multinazionale come Palantir, capace di allestire le sue porte girevoli non solo negli USA, ma in tutto il mondo; ed una serie di casi clamorosi sono stati segnalati in Australia.
Ovviamente Palantir è tra i principali fornitori di tecnologia di intelligence militare per il governo ucraino; ed anche il Ministero della Difesa italiano ha da tempo Palantir tra i suoi fornitori. L’antiterrorismo è uno di quei business cosiddetti “di ricaduta”; cioè nel momento in cui si indirizzano grossi capitali verso settori militari, per riflesso si espande inevitabilmente anche il riutilizzo di quelle tecnologie di intelligence militare nell’ambito della sicurezza civile. Con tutti i soldi che girano nell’affare della sicurezza, non ci sarà da stupirsi se di qui a poco anche starnutire sarà considerato un atto di terrorismo. Nel 2022 sono stati oltre sessanta i “suicidi” tra le forze dell’ordine, ed altri casi si sono già verificati nel corso di quest’anno. Questa strage non fa emergenza, anzi, non viene nemmeno percepita dai media, poiché non muove denaro; ciò che non passa per la lente del denaro, non è neppure visibile.
Al contrario, è stata sufficiente la voce che qualche agente si fosse sbucciato un ginocchio durante le manifestazioni dei giorni scorsi, perché dal partito della Presidentessa del Consiglio arrivasse la proposta di istituire un nuovo reato, il “terrorismo di piazza”; qui infatti ci sono in prospettiva investimenti e appalti per monitorare i manifestanti. A proporre la nuova legge è stato il deputato Riccardo De Corato, e già dal nome si capisce che è un eroe.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


27/04/2024 @ 13:23:45
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