Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'attentato avvenuto lunedì scorso a Genova contro l'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, non possiede i crismi inconfondibili dell'autoattentato "false flag", come i vari pacchi-bomba, utili a distribuire a buon mercato patenti di vittima ai potenti di turno. Intanto, in questo caso non c'è neppure la "flag", dato che l'attentato di Genova non è stato rivendicato; e comunicati giunti a distanza di tanto tempo non hanno più alcuna attendibilità. In particolare il comunicato a firma GAP appare come un tentativo di "false flag" confezionato a posteriori e con eccessiva approssimazione, giusto per fare un po' di fumo.[1]
Stavolta ad essere colpito - anche se con la chiara determinazione di non uccidere, né di infliggere ferite irreparabili - non è stato il solito capro espiatorio di turno. Nel 2002 il giuslavorista Marco Biagi, ucciso in un presunto attentato delle Brigate Rosse, fu presentato dai media come l'autore della Legge 30 sulla precarizzazione, che venne emanata dal governo l'anno successivo. In realtà Biagi era solo uno dei tanti consulenti del Ministero del Lavoro e quella legge era stata ricalcata su protocolli dell'OCSE; perciò la morte di Biagi fu per il governo un'ottima opportunità per mettere la precarizzazione del lavoro sotto il sacro alone della memoria di una vittima del terrorismo. Il supermanager di Ansaldo Nucleare, invece, non è affatto una mezza figura.
C'è anche la circostanza, indubbiamente molto strana, che il massimo dirigente di un'azienda così direttamente - ed intimamente - connessa, al Segreto di Stato, andasse in giro senza alcuna protezione. D'altro canto, l'attentato è risultato immediatamente poco gestibile dal punto di vista mediatico e del tipico vittimismo del potere; anzi per l'informazione ufficiale c'è stato l'imbarazzo di dover spiegare cosa ci faccia un'azienda del gruppo Finmeccanica - a maggioranza di capitale pubblico - in un settore come il nucleare, che era stato liquidato alla fine degli anni '80 da un referendum, peraltro pilotato nel risultato anche da gran parte della stessa maggioranza di governo di allora.
Per questo motivo, nonostante le evidenti somiglianze con la tecnica BR, una parte degli inquirenti ha ipotizzato una pista diversa dal brigatismo, magari legata al business degli appalti. Potrebbe però anche darsi che gli attentatori non mirassero al proprio protagonismo, ma volessero che tutte le attenzioni fossero puntate esclusivamente sul bersaglio dell'attentato.
Ansaldo Nucleare sinora era riuscita a conquistarsi un barlume di minima notorietà solo per la pubblicazione di un codice etico, un testo che costituisce un prezioso saggio di umorismo involontario.[2]
Ora invece, a causa della improvvisa accensione dei riflettori sull'azienda, qualcuno potrebbe domandarsi in cosa consista la vera attività di Ansaldo Nucleare. Un'agenzia ufficiale come l'Ansa è venuta a rivelarci che si tratta praticamente di un'affiliata della multinazionale americana Westinghouse, per di più finanziata da un'altra multinazionale USA interessata al settore dell'energia, la First Reserve.[3]
La stessa agenzia Ansa, prodiga di rivelazioni, ci fa sapere che: "Ansaldo Nucleare insieme all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è impegnata in ricerche che riguardano la sicurezza e lo smaltimento delle scorie". Insomma, un'azienda para-americana che si occupa dello smaltimento di scorie radioattive in Italia. C'è di che stare allegri. Inutile dire che questa notizia Ansa non ha avuto grande risonanza nei telegiornali.
Uno degli argomenti più frequenti e speciosi contro la denuncia degli attentati "false flag", è che queste denunce accrediterebbero l'idea di un potere onnipotente che non potrebbe essere colpito da altri che da se stesso. Insomma, secondo questa pseudo-argomentazione, la prova che il potere non è onnipotente consisterebbe nel fatto che sarebbe possibile attaccarlo con degli attentati che fanno comodo alla sua propaganda.
Chiunque non sia completamente obnubilato dal timore di essere additato come un complottista, ammetterà, a lume di semplice buonsenso, che le attuali tecniche di controllo e di infiltrazione poliziesca rendono i veri attentati un evento molto improbabile. Ormai la figura dell'agente provocatore è talmente codificata da aver dato vita non solo ad una specifica legislazione, ma persino ad una variegata giurisprudenza.[4]
D'altra parte, il fatto che un vero attentato sia molto improbabile, non vuol dire che sia del tutto impossibile, perciò possono esistere sia attentati finti che attentati veri. E forse è anche possibile avere, caso per caso, un criterio di discernimento.
Ciò che caratterizza gli attentati "false flag" è la loro lunga e fortunata vita mediatica, mentre gli attentati veri vengono sospinti nel dimenticatoio. Il più importante attentato avvenuto in Medio Oriente negli ultimi decenni è proprio uno di quegli attentati colpiti dall'oblio mediatico: fu attuato a Gaza il 15 ottobre del 2003, contro un convoglio di "diplomatici" americani. [5]
Nell'attentato furono uccisi tre agenti della CIA, la cui presenza massiccia a Gaza fu così resa nota al mondo per qualche giorno. L'attentato fu inoltre compiuto con un'esplosione comandata a distanza, cosa che comportò anche la demistificazione dei tanti attentati kamikaze che avvenivano in Israele in quel periodo, e che avevano già suscitato qualche sospetto di manipolazione.
Secondo la stampa israeliana i morti in realtà furono quattro, ma di uno di loro si sono perse le tracce e l'identità. A queste "vittime del terrorismo" è stata quindi tolta la memoria e la gloria che i media sono soliti riservare alle vittime degli attentati che fanno comodo al potere.
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-09/gruppi-armati-proletari-rivendicano-113718.shtml?uuid=Abw8wyZF
[2] http://www.ansaldonucleare.it/CODICE_ETICO_ANN.pdf
[3] http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2012/05/07/Ansaldo-nucleare-polo-atomo-Finmeccanica_6830083.html
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.firstreserve.com/&ei=jvynT_GbC5HOswb_ksH7BQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CG0Q7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dusa%2Bfirst%2Breserve%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns
[4] http://www.penalecontemporaneo.it/tipologia/1-/-/-/667-agente_infiltrato__agente_provocatore_e_utilizzabilit___delle_prove__spunti_dalla_giurisprudenza_della_corte_edu/
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.commondreams.org/headlines03/1015-02.htm&ei=YA6kT_qOB4mi4gTCjdXCCQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCoQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3D15%2Boctober%2B2003%2Bgaza%2Bcia%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns
http://www.guardian.co.uk/world/2003/oct/15/israel.usa
http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=42430
Luigi Zingales, editorialista de "Il Sole 24ore", è uno degli economisti più fantasiosi e inventivi; non a caso su "l'Espresso" cura una rubrica che è un vero libro di fiabe a puntate, nel cui titolo si evoca una mitica figura, una sorta di Elfo o di Folletto (qualcuno dice di Orco), che si fa chiamare "Libero Mercato". Zingales è anche Ph. D. al Massachussetts Institute of Technology, titolo che in Italia corrisponde a Dottore di Ricerca, ma che, tradotto alla lettera, sta per "Dottore in Filosofia". Zingales ha infatti la tempra del filosofo e non solo dell'economista.
Invitato in una trasmissione di Santoro, Servizio Pubblico, Zingales ci ha spiegato perché il governo Monti si ostina a tartassare i pensionati, a spremere i precari, a ridurre allo stato servile gli operai e, allo stesso tempo, a proteggere la rendita parassitaria, le banche, le grandi imprese, insomma i ricchi. Zingales ha argomentato con molto acume che i ricchi in realtà sono davvero pochi, quindi tassandoli si ricaverebbero delle briciole, mentre bisogna cercare i soldi dove ci sono. Insomma, tassare i ricchi sarebbe solo un esercizio di sterile sadismo populista; tassare i poveri, cioè i veri detentori della ricchezza, oltre a corroborare le casse vuote dello Stato, farebbe sentire ai ricchi quel calore umano della solidarietà di cui tanto hanno bisogno per partorire, nella loro magnanimità, qualche iniziativa d'impresa.
Sembra proprio che Zingales si sia costruito le sue dottrine economico-filosofiche plagiando l'aforisma di Ettore Petrolini: "Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti." Scopriamo così che il nome autentico dell'Orco di Zingales non è "Libero Mercato", ma "Assistenzialismo per Ricchi", oppure "Elemosina dei Poveri per i Ricchi".
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