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"Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea."

Oscar Wilde
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 29/03/2012 @ 01:21:34, in Commentario 2012, linkato 5764 volte)
Il caso del Sudan sta ricalcando un copione che a molti sembra di aver già visto. Il solito dittatore pazzo sta perpetrando il solito genocidio ai danni della propria popolazione; ed ecco che l'opinione pubblica progressista si mobilita sotto la guida di insospettabili alfieri dei diritti umani, come il giornale inglese "The Guardian" e l'attore George Clooney, fattosi arrestare davanti all'ambasciata sudanese il mattino dopo una cena col presidente Obama.
Prove? Ci viene detto che da qualche parte ci sono, e per crederci basta la parola "dittatore". Nel frattempo il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale contro il presidente Sudanese, Al-Bashir, è stato depennato dall'accusa di genocidio, anche se la Corte dichiara di avere prove su altri crimini di Al-Bashir, peraltro mai esibite.
Alla mobilitazione sul caso Sudan partecipa spontaneamente una vasta area di personale della "sinistra" ufficiale, perché è bello stare dalla parte della giustizia e del bene, tanto più che ce la si va a prendere con un avversario debole. Il copione vuole che in questa fase il governo statunitense se ne stia defilato, in una posizione apparentemente neutrale, anzi confusa ed imbarazzata, con l'aria di lasciarsi supplicare di intervenire affinché l'annunciato genocidio non si compia.
Strano che un copione del genere possa ripetersi nell'epoca di internet, nella quale non è più necessario passare giornate in emeroteca per reperire notizie. Gli Stati Uniti sono infatti da decenni in guerra aperta contro il Sudan, ed è agevole reperire informazioni a riguardo.
Nel 1996 l'amministrazione Clinton riuscì ad imporre al Consiglio di Sicurezza dell'ONU delle sanzioni contro il Sudan con il pretesto di un fantomatico attentato contro il presidente egiziano Mubarak, cioè alcuni colpi che sarebbero stati sparati contro la sua auto blindata durante un summit africano ad Addis Abeba. Il segretario di Stato USA di allora, Madeleine Albright, accusò il Sudan di essere un "nido di vipere del terrorismo", cosa che giustificò anche la decisione unilaterale degli USA di un ulteriore inasprimento delle sanzioni contro il Sudan. [1]
Le colpe del governo sudanese di allora erano le stesse di quello di adesso. Il Sudan ha infatti troppo petrolio e non lo lascia gestire tutto alle multinazionali "giuste", cioè quelle anglo-americane. Troppi contratti petroliferi vengono concessi dal governo sudanese a multinazionali come la cinese Petrochina e la malese Petronas. Il governo sudanese ha preferito le multinazionali petrolifere cinesi anche perché queste, in cambio del petrolio, garantiscono un consistente programma di creazione di infrastrutture: strade, ferrovie, ponti, canali, ecc. Sino a poco tempo fa le proiezioni della British Petroleum erano costrette a constatare che il Sudan si avviava a diventare un gigante petrolifero in campo africano. [2]
Ma la vivacità economica del Sudan non riguardava solo il settore petrolifero. Sino al 1998 il Sudan deteneva un'autosufficienza in campo farmaceutico, con una fabbrica che si poneva all'avanguardia in Africa, e che, oltre a coprire il fabbisogno interno, era in grado anche di esportare i propri prodotti in altri Paesi africani. Non c'è quindi da stupirsi che nell'agosto del 1998 Bill Clinton abbia deciso di bombardare quella fabbrica, provocando numerose vittime e congelando per oltre un decennio la prospettiva di un'autosufficienza farmaceutica del Sudan. In quella circostanza il pretesto ufficiale di Bill Clinton fu che lo stabilimento farmaceutico nascondesse una fabbrica di armi chimiche. Come si vede non è necessario volere l'energia atomica, come l'Iran, per essere accusati di voler distruggere Israele, basta un'industria farmaceutica. L'accusa di Bill Clinton non solo non fu mai provata, ma ricevette una smentita da un tribunale statunitense a cui si era rivolto il proprietario della fabbrica; ma per questo crimine il governo statunitense non subì mai alcuna censura. [3]
Infatti, secondo il conformismo vigente, i crimini dei ricchi vanno sempre considerati errori in buona fede, o, al massimo, "contraddizioni". Il capitalismo è la principale forma di crimine organizzato, poiché ha in più l'arma delle pubbliche relazioni.
Del tutto casualmente furono le multinazionali farmaceutiche occidentali a giovarsi della liquidazione dell'industria farmaceutica sudanese. Qualcuno all'epoca accusò Clinton di aver bombardato il Sudan per far dimenticare i propri scandali sessuali; altri, più realisticamente, opinarono che Clinton avesse agito da lobbista delle multinazionali farmaceutiche. L'assistenzialismo per ricchi si fa anche con le bombe; anzi, soprattutto con le bombe.
Ma, oltre le bombe, c'è anche la guerra psicologica. L'assistenzialismo per ricchi si basa infatti sulla svalutazione dei poveri: mentre i ricchi sono merce pregiata da coccolare e vezzeggiare perché con la loro sola esistenza fanno bene all'intera società, i poveri hanno sempre e soltanto moventi di fanatismo e terrorismo. La vitalità economica del Sudan assume perciò i contorni di uno scandalo che è necessario prima occultare e poi cancellare definitivamente.
Lo scorso anno il Sudan ha già accettato la secessione del Sud del Paese. La separazione del Sudan tra nord e sud è stata studiata proprio per paralizzare le possibilità di sviluppo del paese finanziate dal petrolio. Infatti i maggiori giacimenti sono al sud o nella zona di frontiera, mentre le raffinerie e gli oleodotti sono al nord. Di recente il segretario di Stato Hillary Clinton ha rivendicato proprio agli USA la scelta di favorire questa secessione, accusando ovviamente Al-Bashir di voler aggredire il neonato Stato. [4]
Da notare che adesso i Clinton non sono più i semplici lobbisti degli anni '90, dato che sotto l'amministrazione del mite Obama sono state condotte tre operazioni coloniali ad Haiti, in Libia e nel Sudan del Sud; tre Paesi che sono entrati nel carniere dei feudi personali del clan dei Clinton, che già controllava il Rwanda attraverso la Fondazione Clinton. Casualmente George Clooney è un testimonial della Clinton Foundation. [5]
Al-Bashir aveva accettato il compromesso sperando che gli Stati Uniti si accontentassero della secessione del sud del Paese, invece per la cosca criminale dei Clinton questa era solo il primo passo per arrivare ad una dissoluzione del Sudan. La separazione ha lasciato il contenzioso dei confini, dove sono concentrati molti giacimenti di petrolio, quindi per le provocazioni degli USA la strada è spalancata. [6]
Una bella campagna di bombardamenti USA e NATO favorirebbe infatti la frantumazione del Sudan attuale in tanti clan tribali in guerra tra loro; ciascun clan sotto la tutela di milizie armate dalle multinazionali, come in Libia o in Congo. Da quel momento anche morti e massacri cesserebbero di fare notizia e di suscitare indignazione nel Sacro Occidente.

[1] http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/04/27/Esteri/SUDAN-SANZIONI-DEL-CONSIGLIO-DI-SICUREZZA_143700.php
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.sudantribune.com/Sudan-Oil-Industry-in-BP-Figures,22437&ei=x5pwT7aKDYGg4gSp-ozAAg&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCkQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dsudan%2Bbritish%2Bpetroleum%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns
[3] http://www.repubblica.it/online/fatti/kenya/rappre/rappre.html
http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/425552.stm
[4] http://www.wallstreetitalia.com/article/1333109/sud-sudan-clinton-accusa-bashir-di-voler-minare-esistenza-paese.aspx
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.looktothestars.org/news/7611-george-clooney-shows-support-for-clinton-foundation
[6] http://www.ilsecoloxix.it/p/est/2012/03/27/AP5GjYBC-senza_sudan_guerra.shtml#axzz1qOJ7iiWO
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Di comidad (del 22/03/2012 @ 01:21:34, in Commentario 2012, linkato 3271 volte)
La cosiddetta riforma del diritto del lavoro è il risultato di precise direttive da parte di organismi internazionali di cui l'Italia fa parte, come la BCE, il FMI e l'OCSE, perciò la trattativa tra governo e "parti sociali" ha assunto esclusivamente il ruolo di un rituale o, addirittura, di una messinscena. Questo dato non costituisce in sé una novità assoluta, anzi i precedenti non mancano.
Nel 1956 l'Italia fu ammessa a far parte dell'ONU e, in base ai patti vigenti nell'organizzazione, lo Stato italiano venne costretto a rinunciare al suo ruolo di tenutario dello sfruttamento della prostituzione. Ma la famosa "chiusura delle case chiuse", attuata nel 1958, venne rigorosamente presentata dalla politica e dalla stampa come una vicenda interna, in modo da preservare l'immagine dell'ONU da una decisione che, all'epoca, fu molto impopolare. L'impopolarità della scelta fu scaricata quindi su un partito della sinistra, e presentata come un'iniziativa di una parlamentare socialista, la senatrice Merlin. La Convenzione ONU sulla prostituzione è congegnata in modo tale da vietare solo lo sfruttamento della prostituzione da parte degli Stati, mentre offre vari escamotage per ciò che riguarda la legalizzazione dello sfruttamento privato. I primi due governi Berlusconi hanno cercato di usare la diffusa nostalgia delle vecchie case di tolleranza per introdurre il modello di sfruttamento privato alla tedesca, ma i tentativi sono andati a scontrarsi contro la realtà che in Italia il business dello sfruttamento delle case di appuntamento costituisce un feudo in appannaggio ai vari corpi di polizia.
Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, in tutti i Paesi occidentali fu contestualmente decisa la chiusura dei manicomi, resi obsoleti dal business degli psicofarmaci. Anche questa scelta in Italia risultava impopolare, poiché scaricava sulle famiglie l'assistenza ai malati di mente, contribuendo inoltre ad ingrossare le file dei clochard. Si pensò ancora una volta di scaricare la responsabilità dell'abbandono dei malati di mente alla demagogia della sinistra, perciò nel 1978 fu varata la famosa Legge 180 o "Legge Basaglia", dal nome dello psichiatra che, per primo, in Italia aveva denunciato gli orrori della concentrazione manicomiale, ed aveva indicato vie alternative di autentica assistenza. D'altra parte l'unico aspetto concreto di quella legge si risolse nella chiusura tout court dei manicomi, che poi fu ufficializzata del tutto nel 1994 dal primo governo Berlusconi. Per capire quanto c'entrasse davvero Basaglia con la chiusura dei manicomi, basti ricordare che negli Stati Uniti questa misura fu attuata nel 1981 dal presidente Reagan, che non aveva mai neppure sentito nominare Basaglia.
Memore di quel precedente di falsa attribuzione, il governo Berlusconi-bis nel 2003 attribuì addirittura ad un morto, il giuslavorista Marco Biagi, la Legge 30 sulla precarizzazione del lavoro. Con quell'espediente la legge sulla precarizzazione fu santificata col sangue di un martire del terrorismo, ma in effetti il testo era stato ricalcato su protocolli del FMI e dell'OCSE. La Legge 30/2003 fu firmata da Roberto Maroni, allora ministro del Lavoro, ma materialmente scritta da Maurizio Sacconi, che proveniva, manco a dirlo da un'agenzia ONU, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, che scrive quasi tutti i suoi rapporti insieme con l'OCSE.
Ma già alla fine degli anni '90, un'altra trovata dell'OCSE, l'autonomia scolastica, era stata presentata dall'allora ministro dell'Istruzione, Giovanni Berlinguer, come una propria creatura, sebbene non ce ne fosse traccia nel programma elettorale del centrosinistra. Berlinguer riuscì persino a suscitare un acceso dibattito sui media ed a convincere parte dell'opinione pubblica che si stava assistendo ad una vera discussione. Ci voleva la Gelmini per scoprire che in Italia il vero ministro dell'Istruzione è l'OCSE.
La mistificazione più clamorosa a riguardo rimane però quella dell'avvio dell'istituzione della Comunità Europea, attribuito al genio di statisti come De Gasperi, Adenauer e Schuman, alla loro lungimiranza, bla bla bla. In realtà l'articolo 2 del Patto Atlantico prevede e sollecita l'integrazione economica tra i Paesi membri dell'alleanza o tra gruppi di essi:
"Le parti contribuiranno allo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e amichevoli, rafforzando le loro libere istituzioni, favorendo una migliore comprensione dei principi su cui queste istituzioni sono fondate, e promuovendo condizioni di stabilità e di benessere. Esse si sforzeranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte. Le parti contribuiranno allo sviluppo di relazioni internazionali pacifiche e amichevoli, rafforzando le loro libere istituzioni, favorendo una migliore comprensione dei principi su cui queste istituzioni sono fondate, e promuovendo condizioni di stabilità e di benessere. Esse si sforzeranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte." (Patto Atlantico, articolo 2).
Chissà perché, ma in pochi fanno caso al fatto che la NATO e la CEE - oggi UE -, hanno entrambe la loro sede centrale a Bruxelles; come, del resto, in pochissimi sanno che la NATO ha, tra le sue prerogative istituzionali, di esercitare una diretta ingerenza nelle questioni economiche dei Paesi membri. La NATO si configura perciò come un assetto imperiale formalizzato, ufficializzato e tutt'altro che acefalo, anzi, con tanto di centri decisionali in bella evidenza.
Di precedenti di direttive sovranazionali spacciate come politica interna italiana, ce ne sono; ma, in tutti questi casi appena citati, la mediazione politica era riuscita in gran parte a mistificare la vera natura colonialistica dei provvedimenti. Oggi invece risulta chiaro quasi a tutti che l'attuale governo Monti agisce come emissario di organismi sovranazionali; anche perché sia la BCE che l'OCSE non si sono minimamente preoccupate di nascondere le proprie pressioni per far approvare la "riforma" del diritto del lavoro. Il fatto che Mario Monti sia addirittura un "advisor" del Consiglio Atlantico, l'organo supremo della NATO, è però molto meno noto all'opinione pubblica.
C'è infatti un'omertà di tutta l'informazione circa i rapporti organici esistenti tra la NATO, il FMI, la BM, il WTO, la UE, la BCE, l'OCSE e tutte le altre sigle del terrorismo internazionale. Anzi, nel momento in cui la nozione di imperialismo potrebbe assumere per l'opinione pubblica una valenza concreta e quotidiana, Rossana Rossanda è venuta a rivelarci che: "Oggi non è più così; gli Stati Uniti non sono più la indiscussa prima potenza capitalista, e non è sicuro che il loro fine si possa definire, come prima, imperialista."[1]
Infatti, secondo la psicoguerra coloniale in atto, gli Stati Uniti non farebbero imperialismo, ma beneficenza. Sul giornale "Il Fatto Quotidiano" del primo marzo scorso si pubblicava la "notizia" secondo cui il governo della Corea del Nord avrebbe acconsentito ad una moratoria sul nucleare in cambio di "aiuti alimentari" da parte degli USA. Quindi l'allentamento delle ferree sanzioni economiche, che sono in vigore dal 1945, viene fatto passare come un "aiuto" ad un governo comunista che affama la popolazione; e solo perché l'ottuso governo non ha voluto accettare i consigli del Fondo Monetario Internazionale. [2]
Durante la finta trattativa sul lavoro le Confederazioni sindacali, come vuole il rituale, hanno finto di resistere solo per calarsi le brache con più slancio. Come al solito la CGIL ha lasciato a CISL e UIL i dettagli più osceni, conservando per sé la foglia di fico della presunta difesa dell'articolo 18. Ma la resa sul provvedimento nel suo insieme è stata comunque unanime, poiché si è accettato il principio fondante della pseudo-riforma, che non era quello di creare un nuovo quadro normativo, semmai il caos. L'unica costante del volatile rapporto di lavoro sarebbe infatti l'ASPI, cioè un sussidio basato su un prelievo forzoso sul salario, e che sarà erogato, ovviamente, con carte di credito. Potevano dirlo subito che lo scopo di tutte le chiacchiere sul libero mercato, era di fare assistenzialismo per banchieri.
La sola opposizione appare quella della FIOM, che sembra volersi porre come il catalizzatore dell'opposizione sociale. Sarebbe un'ottima cosa, ma la FIOM nei prossimi mesi sarà costretta a fare i conti con l'ambiguità occidentalistica di molti suoi sostenitori. Negli anni '70 si diceva che per capire la vera linea politica di un giornale, occorreva leggerne la pagina economica. Oggi la verifica andrebbe fatta sulla politica estera. Risulta infatti sin troppo chiaro che non sarà possibile un'opposizione interna allo strapotere coloniale degli organismi sovranazionali, senza mettere in discussione le aggressioni coloniali della NATO contro i "dittatori" di turno.

[1] http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6527/
[2] http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/01/corea-nord-cede-aiuti-alimentari-cambio-dello-stop-programma-nucleare/194841/
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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