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"La malevolenza costituisce pur sempre l'unica attenzione che la maggior parte degli esseri umani potrà mai ricevere da altri esseri umani."

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 04/11/2010 @ 01:08:19, in Commentario 2010, linkato 2374 volte)
La notizia dell'epidemia di colera ad Haiti è arrivata ad un mese preciso da un'altra notizia, di cui però i media ufficiali si sono occupati molto poco, cioè la presentazione di scuse ufficiali da parte del governo statunitense al Guatemala per gli esperimenti "medici" compiuti sulla popolazione civile negli anni '40.In quella circostanza il personale medico statunitense, che agiva nell'ambito di una "missione umanitaria", infettò di sifilide molti cittadini guatelmatechi per studiare su di loro gli effetti a lungo termine della malattia, divenuti ormai difficili da osservare a causa della diffusione della penicillina.
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.bbc.co.uk/news/world-us-canada-11457552&ei=rXLOTJGfBZHrOZ2juNkB&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=4&ved=0CCkQ7gEwAzgU&prev=/search%3Fq%3Dguatemala%2Bobama%2Boctober%2B2010%26start%3D20%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ACAW_it
Per quei test statunitensi su cavie umane in Guatemala vi furono almeno settanta morti. Poco più di dieci anni fa era toccato al presidente Bill Clinton di scusarsi per analoghi esperimenti condotti, sul territorio degli stessi Stati Uniti, su persone di colore. Ovviamente Obama ha assicurato al presidente guatemalteco che oggi queste cose non accadono più, e che gli attuali interventi medici statunitensi sono improntati ai più alti standard etici e umanitari.
Quindi i cittadini haitiani possono dormire sonni tranquilli: la presenza dei militari statunitensi, e delle ONG statunitensi, ad Haiti non ha nulla a che vedere con i recenti casi di colera. Al più, il rischio è che, tra una sessantina d'anni, gli Haitiani potranno ricevere le scuse da parte del governo USA per gli attuali test su cavie umane. Come ha detto Emma Bonino, gli Stati Uniti sono una "grande democrazia con grandi contraddizioni", una formula utile a giustificare tutto ed il contrario di tutto.
L'occupazione militare di Haiti è stata, come si sa, una provvida e coraggiosa decisione di Obama, sia per correre in soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto dell'ultimo gennaio, sia per prevenire le mosse del regime castrista di Cuba, che avrebbe voluto cinicamente approfittare del terremoto per mandare i suoi medici a fare propaganda comunista.
Purtroppo, come previsto dagli occupanti statunitensi, la popolazione haitiana si è dimostrata ignorante e superstiziosa, e quindi si è soffermata su dettagli insignificanti, come il fatto che casi di colera non si registravano sull'isola da oltre un secolo, ricavando da questa considerazione l'ingiustificato sospetto che il colera ce l'abbia portato qualcuno da fuori. Per dare un contentino alla paranoia delle popolazioni locali, si è additato loro come possibile sospetto di fonte di contagio il contingente nepalese dell'ONU, che staziona da alcuni anni ad Haiti nell'ambito della missione ufficiale di "peacekeeping".
Il Nepal è in grado di fornire alla causa della pace la più efficiente fanteria d'assalto del mondo, cosa che farebbe pensare ad una situazione di furiosa guerra civile ad Haiti, mentre in realtà si è trattato semplicemente di stroncare le manifestazioni popolari a favore del ritorno al potere del presidente haitiano inviso agli Stati Uniti, Jean-Bertrand Aristide, deposto nel 2004 da un golpe ispirato dagli USA. L'ONU si era già incaricata nel 1994 di fornire all'allora presidente USA, Bill Clinton, il quadro giuridico per una delle tante invasioni statunitensi di Haiti (nei secoli se ne è perso il numero). Sarà proprio lo stesso Bill Clinton a gestire direttamente i fondi per la prossima "ricostruzione" ad Haiti, cosa che rassicurerebbe tutti i suoi abitanti, se non fossero così ignoranti, superstiziosi, sospettosi e, per di più, inclini alla corruzione. Il problema di Haiti che più allarma gli Stati Uniti è, infatti, la "corruzione", che sarebbe alla base del sottosviluppo del Paese e del suo deficit di democrazia.
Il quotidiano "La Repubblica" sta tirando alle ONG la volata per il business della "ricostruzione" ad Haiti (definita, con razzistica e finta commiserazione, "l'isola dei disastri"), e perciò ha pubblicato un'intervista/spot pubblicitario ad un esponente di una ONG italiana ad Haiti, AGIRE. Nessun cenno viene fatto nell'articolo al dato che le ONG costituiscono una sorta di paravento e longa manus delle multinazionali, poiché c'era spazio solo per gli elogi. Dall'intervista-spot viene fuori, guarda un po', che il colera sarebbe localizzato proprio dove si sono insediate meno ONG, e che perciò ci vorrebbero ancora più interventi delle ONG per proteggere gli Haitiani da loro stessi, cioè dalla loro "corruzione". Da questi discorsi sembrerebbe che in Paesi di "democrazia occidentale" come l'Italia, la corruzione debba essere un problema del tutto sconosciuto.
http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2010/10/30/news/haiti_testimonianze-8579217/
Appena un mese fa una serie di amministratori leghisti sono stati pescati con le mani nel sacco, nonostante che proprio "La Repubblica" si fosse fatta garante della "buona amministrazione" della Lega; ma il fatto non ha indotto l'intervistatore e l'intervistato a qualche ripensamento, dato che si deve trattare di casi isolati. La corruzione, si sa, è un problema degli Haitiani e, al più, degli Italiani meridionali. "Corruzione" non è un concetto della politica, ma del diritto penale, e, dato che la responsabilità penale è personale, si potrà sempre dire che la corruzione riguarda casi individuali, ovviamente se si hanno i media dalla propria parte.
In realtà il business dei disastri e delle emergenze travalica di gran lunga il concetto di corruzione, in quanto costituisce politica coloniale in senso proprio. Oggi un Paese come Haiti viene commissariato, cioè spossessato della sua sovranità proprio in nome della sua "corruzione", quindi non saranno gli Haitiani a gestire il denaro che li riguarda, e in definitiva questo denaro "stanziato" per Haiti, in effetti ad Haiti non ci arriverà mai. Ai finti interventi umanitari nei Paesi commissariati si agganciano sempre cordate di altri business criminali: furti di materie prime, creazione di discariche illegali per rifiuti tossici, sperimentazioni illegali di farmaci, ecc.; insomma tutta la tipica collezione dei business coloniali, in stile Congo o Campania.
Tra un po', però, anche ad Haiti potrebbe spuntare qualche finta coscienza critica (come l'africana Dambisa Moyo), che facendo il conto di tutto il denaro "stanziato" (ma mai versato) per Haiti, ci racconterà la fiaba che il popolo haitiano è rimasto povero a causa del cosiddetto "assistenzialismo", cioè della "carità" dei Paesi ricchi, che avrebbe involontariamente causato irresponsabilità e corruzione nei Paesi poveri. Insomma, il colonialismo "etico" e "umanitario", quello che corre a "salvare" i popoli in difficoltà, consiste nel far passare i derubati da assistiti, o nel far credere addirittura che i ladri siano loro.
Il denaro "stanziato" per la "ricostruzione" di Haiti viene gestito per intero dalla cosca affaristica legata alla famiglia del Segretario di Stato USA, Hillary Clinton; ed il "commissario straordinario" per l'emergenza-terremoto è Bill Clinton in persona, perciò il divo nostrano del business dei disastri, Guido Bertolaso, spedito lì da Berlusconi con strepito di fanfare, ha dovuto precipitosamente battere in ritirata, così che gli Haitiani non hanno potuto avere la fortuna di apprezzarlo sino in fondo. Al suo ritorno in patria, Guido Bertolaso ha dovuto constatare con dispiacere che le popolazioni della Campania sono diventate ingrate e refrattarie al suo colonialismo etico. I cittadini di Terzigno hanno persino rifiutato l'insediamento di un'altra discarica, sospettando, nientemeno, che dietro il segreto militare sulle discariche - previsto dall'articolo 2, commi 4 e 5, della Legge 123/2008 - si celi chissà quale losco affare di rifiuti tossici in cui sia implicato il governo.
Deluso dal fatto che i cittadini della Campania non si lascino più sedurre dal suo fascino, Bertolaso, noto simpatizzante della Lega Nord, si è lasciato sfuggire una battuta in cui si augurava un'eruzione del Vesuvio, che risolvesse finalmente e radicalmente il problema del deficit etico della Campania. La battuta è stata motivo di ingenerose accuse di razzismo nei confronti di Bertolaso, il quale, invece, non era sicuramente mosso da pregiudizi razziali, ma soltanto dal sano desiderio di mettere su un altro business, quello della ricostruzione del dopo-eruzione.
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Di comidad (del 28/10/2010 @ 01:23:03, in Commentario 2010, linkato 1844 volte)
L'Unione Europea sembrerebbe ossessionata dal problema dei "diritti umani" a Cuba. Dopo l'assegnazione del Nobel per la letteratura ad un ex romanziere (ora opinionista anticastrista, ed anti-Chavez ed anti-Morales, del quotidiano spagnolo "El Pais"), l'ultima perfomance a riguardo è stata l'assegnazione, da parte del Parlamento Europeo, del Premio Sacharov al "dissidente" cubano Guillermo Farinas, il quale, secondo la propaganda ufficiale, avrebbe condotto vari scioperi della fame per la liberazione dei detenuti politici a Cuba. Sulla vicenda è subito circolata una battuta, cioè si è domandato se tale richiesta di liberazione si estenda anche ai detenuti - o sequestrati - nella base militare USA di Guantanamo, situata su un pezzo di territorio cubano sottratto alla giurisdizione del governo locale. Nessuno di quei sequestrati di Guantanamo potrà mai accedere al rango di "dissidente", poiché si tratta di persone a cui è stato sottratto nome e identità. Per queste persone l'UE si è accontentata della promessa generica del Presidente USA, Barack Obama, di chiudere, un giorno o l'altro, il campo di concentramento di Guantanamo; nel frattempo in Europa, nella base militare USA di Bondsteel in Kosovo, è sorta una Guantanamo bis, stando a quanto denunciato nel 2005 dall'inviato per i Diritti Umani della stessa Unione Europea, Alvaro Gil-Robles.
Non si tratta soltanto dei due pesi e due misure che il Sacro Occidente applica sistematicamente in tema di diritti umani, e neppure si potrebbe concludere che, visto che i diritti umani li violano tutti, allora è come se non li violasse nessuno. Il punto è che l'ossessione dimostrata dall'Unione Europea nei confronti di Cuba, risulta talmente inattendibile nei moventi dichiarati, da implicare una completa inattendibilità anche di tutta l'informazione "occidentale" riguardante il regime castrista.
Mentre il regime cubano viene criminalizzato dalla propaganda ufficiale per il suo "fallimento economico" e per la sua "violazione dei diritti umani", non si rinuncia neppure a denunciarne la presunta incoerenza rispetto ai principi rivoluzionari. Qualche settimana fa la propaganda ufficiale ci ha presentato addirittura un Fidel Castro sionista, mentre in questi giorni ci si fa sapere che Raul Castro si sarebbe anche lui convertito alle privatizzazioni. Insomma, chi più ne ha, più ne metta.
Quando un Paese che, a ragione o a torto, viene identificato come simbolo del socialismo, viene fatto oggetto di un attacco così sistematico, allora è segno che dietro una tale persecuzione propagandistica deve esserci la volontà di legittimare una ulteriore ondata di privatizzazioni. In Europa i Diritti Umani dormono, ma le privatizzazioni non dormono mai. I giornali ci hanno, come al solito, pseudo-informato sul nuovo "patto di stabilità" firmato dai Paesi dell'Unione Europea; ci hanno fatto sapere che Tremonti ha esibito soddisfazione per aver ottenuto norme più elastiche, mentre la Banca Centrale Europea non sarebbe contenta. In effetti la soddisfazione di Tremonti non poggia su nulla, dato che l'aver strappato la concessione che tra i parametri del debito venga considerato anche l'indebitamento delle famiglie, poteva rivestire un significato positivo per l'Italia sino ad una decina di anni fa, quando eravamo ancora la patria del risparmio; ma oggi il finanziamento ai consumi ha invaso il nostro Paese, perciò gli Italiani hanno cominciato ad indebitarsi per accedere anche ai consumi più consueti e meno lussuosi. Quindi, ancora una volta, Tremonti ci prende in giro, ma questa non è una sorpresa.
In realtà il testo della bozza di patto che ha cominciato a circolare da maggio, che è stato presentato in Parlamento, e di cui giornali come "Il Sole-24 ore" hanno fornito un sunto, contiene una di quelle espressioni in gergo "unioneuropeo" che fanno intendere quale sia il principale scopo di questo accordo, che non è affatto quello relativo alla stabilità delle finanze pubbliche.
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-05-13/riscrive-patto-stabilita-rafforzare-092000.shtml
Nel testo si parla infatti di "ampliare la sorveglianza economica per prevenire e correggere gli squilibri macroeconomici e di competitività", una locuzione oscura ed involuta che, tradotta, suona semplicemente come "privatizzare"; privatizzare ancora, privatizzare tutto. "Competitività", "concorrenza", "riforme strutturali" (anche Togliatti plagiato!) sono tutte espressioni che sono diventate altrettanti sinonimi per "privatizzazioni", una parola che ormai si cerca di pronunciare il meno possibile, poiché ha assunto un suono odioso per molta gente. Con quello che costano le privatizzazioni in termini di aumento della spesa pubblica, cioè di sovvenzioni ai privati prima, durante e dopo l'acquisizione dei beni, la "stabilità finanziaria" se ne va a farsi friggere; un fatto che indica come le politiche di bilancio della UE siano soltanto un pretesto.
Nel 2004, prima di costruirsi ad arte una fittizia fama di "no-global", Giulio Tremonti si vantava di essere stato il ministro dell'Economia che più aveva privatizzato nella Storia d'Italia, e inoltre sottolineava che, grazie a lui, l'Italia era il Paese che più aveva privatizzato al mondo.
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:SeAZxsfsgfUJ:ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/13/tremonti-contro-le-societa-privatizzate.html+tremonti+privatizzazioni&cd=12&hl=it&ct=clnk&gl=it
Allora era una millanteria, dato che molte delle privatizzazioni tentate da Tremonti furono a suo tempo bloccate dalla Corte dei Conti. Negli ultimi due anni, purtroppo, la millanteria è diventata realtà: l'Italia è stata privatizzata a tappeto, acqua compresa, ma pare che ci sia ancora qualcosa su cui mettere le mani: patrimoni immobiliari, beni culturali, previdenza e ammortizzatori sociali. In tutti i business in questione le varie cordate affaristiche sono sempre guidate da multinazionali anglo-americane, ma anche tedesche o francesi, il cui vero obiettivo è di mettere le mani sulla "roba", cioè sulla ricchezza reale e tangibile dei patrimoni immobiliari, perché in fondo il denaro non è tutto. Quindi la "globalizzazione" è solo uno slogan, mentre la colonizzazione dell'Italia costituisce un dato di fatto.
Tremonti intanto non rinuncia a seminare confusione, e ancora sino a poco tempo fa lanciava frecciatine a Bersani, responsabile nel 1999 dello spezzettamento dell'Enel e della sua trasformazione in SPA. Così gli opinionisti ufficiali possono continuare a propinarci la fiaba del Tremonti statalista e "colbertista", ed a coprire così le privatizzazioni mascherate dal "federalismo demaniale" e dal "federalismo fiscale", due provvedimenti tendenti a cedere completamente ai privati sia i patrimoni immobiliari pubblici, sia i servizi delle aziende municipalizzate, e persino l'esazione fiscale. Ma in fondo Tremonti non fa altro che obbedire alle "direttive europee", che, guarda caso, sono la fotocopia delle direttive del Fondo Monetario Internazionale, un'istituzione che, altrettanto casualmente, ha la sua sede centrale a Washington.
Perché viene data per scontata l'accettazione del colonialismo statunitense? Perché non se ne parla né a destra né a sinistra? Perché nessuna forza politica che aspiri ad una rappresentanza parlamentare accenna al colonialismo imperante in Italia?
Forse perché sanno che, in caso di elezioni, non gli verrebbero riconosciuti ufficialmente neppure i voti dei parenti più prossimi.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 07:23:58
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