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"La malevolenza costituisce pur sempre l'unica attenzione che la maggior parte degli esseri umani potrà mai ricevere da altri esseri umani."

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 28/10/2010 @ 01:23:03, in Commentario 2010, linkato 1855 volte)
L'Unione Europea sembrerebbe ossessionata dal problema dei "diritti umani" a Cuba. Dopo l'assegnazione del Nobel per la letteratura ad un ex romanziere (ora opinionista anticastrista, ed anti-Chavez ed anti-Morales, del quotidiano spagnolo "El Pais"), l'ultima perfomance a riguardo è stata l'assegnazione, da parte del Parlamento Europeo, del Premio Sacharov al "dissidente" cubano Guillermo Farinas, il quale, secondo la propaganda ufficiale, avrebbe condotto vari scioperi della fame per la liberazione dei detenuti politici a Cuba. Sulla vicenda è subito circolata una battuta, cioè si è domandato se tale richiesta di liberazione si estenda anche ai detenuti - o sequestrati - nella base militare USA di Guantanamo, situata su un pezzo di territorio cubano sottratto alla giurisdizione del governo locale. Nessuno di quei sequestrati di Guantanamo potrà mai accedere al rango di "dissidente", poiché si tratta di persone a cui è stato sottratto nome e identità. Per queste persone l'UE si è accontentata della promessa generica del Presidente USA, Barack Obama, di chiudere, un giorno o l'altro, il campo di concentramento di Guantanamo; nel frattempo in Europa, nella base militare USA di Bondsteel in Kosovo, è sorta una Guantanamo bis, stando a quanto denunciato nel 2005 dall'inviato per i Diritti Umani della stessa Unione Europea, Alvaro Gil-Robles.
Non si tratta soltanto dei due pesi e due misure che il Sacro Occidente applica sistematicamente in tema di diritti umani, e neppure si potrebbe concludere che, visto che i diritti umani li violano tutti, allora è come se non li violasse nessuno. Il punto è che l'ossessione dimostrata dall'Unione Europea nei confronti di Cuba, risulta talmente inattendibile nei moventi dichiarati, da implicare una completa inattendibilità anche di tutta l'informazione "occidentale" riguardante il regime castrista.
Mentre il regime cubano viene criminalizzato dalla propaganda ufficiale per il suo "fallimento economico" e per la sua "violazione dei diritti umani", non si rinuncia neppure a denunciarne la presunta incoerenza rispetto ai principi rivoluzionari. Qualche settimana fa la propaganda ufficiale ci ha presentato addirittura un Fidel Castro sionista, mentre in questi giorni ci si fa sapere che Raul Castro si sarebbe anche lui convertito alle privatizzazioni. Insomma, chi più ne ha, più ne metta.
Quando un Paese che, a ragione o a torto, viene identificato come simbolo del socialismo, viene fatto oggetto di un attacco così sistematico, allora è segno che dietro una tale persecuzione propagandistica deve esserci la volontà di legittimare una ulteriore ondata di privatizzazioni. In Europa i Diritti Umani dormono, ma le privatizzazioni non dormono mai. I giornali ci hanno, come al solito, pseudo-informato sul nuovo "patto di stabilità" firmato dai Paesi dell'Unione Europea; ci hanno fatto sapere che Tremonti ha esibito soddisfazione per aver ottenuto norme più elastiche, mentre la Banca Centrale Europea non sarebbe contenta. In effetti la soddisfazione di Tremonti non poggia su nulla, dato che l'aver strappato la concessione che tra i parametri del debito venga considerato anche l'indebitamento delle famiglie, poteva rivestire un significato positivo per l'Italia sino ad una decina di anni fa, quando eravamo ancora la patria del risparmio; ma oggi il finanziamento ai consumi ha invaso il nostro Paese, perciò gli Italiani hanno cominciato ad indebitarsi per accedere anche ai consumi più consueti e meno lussuosi. Quindi, ancora una volta, Tremonti ci prende in giro, ma questa non è una sorpresa.
In realtà il testo della bozza di patto che ha cominciato a circolare da maggio, che è stato presentato in Parlamento, e di cui giornali come "Il Sole-24 ore" hanno fornito un sunto, contiene una di quelle espressioni in gergo "unioneuropeo" che fanno intendere quale sia il principale scopo di questo accordo, che non è affatto quello relativo alla stabilità delle finanze pubbliche.
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-05-13/riscrive-patto-stabilita-rafforzare-092000.shtml
Nel testo si parla infatti di "ampliare la sorveglianza economica per prevenire e correggere gli squilibri macroeconomici e di competitività", una locuzione oscura ed involuta che, tradotta, suona semplicemente come "privatizzare"; privatizzare ancora, privatizzare tutto. "Competitività", "concorrenza", "riforme strutturali" (anche Togliatti plagiato!) sono tutte espressioni che sono diventate altrettanti sinonimi per "privatizzazioni", una parola che ormai si cerca di pronunciare il meno possibile, poiché ha assunto un suono odioso per molta gente. Con quello che costano le privatizzazioni in termini di aumento della spesa pubblica, cioè di sovvenzioni ai privati prima, durante e dopo l'acquisizione dei beni, la "stabilità finanziaria" se ne va a farsi friggere; un fatto che indica come le politiche di bilancio della UE siano soltanto un pretesto.
Nel 2004, prima di costruirsi ad arte una fittizia fama di "no-global", Giulio Tremonti si vantava di essere stato il ministro dell'Economia che più aveva privatizzato nella Storia d'Italia, e inoltre sottolineava che, grazie a lui, l'Italia era il Paese che più aveva privatizzato al mondo.
http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:SeAZxsfsgfUJ:ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/13/tremonti-contro-le-societa-privatizzate.html+tremonti+privatizzazioni&cd=12&hl=it&ct=clnk&gl=it
Allora era una millanteria, dato che molte delle privatizzazioni tentate da Tremonti furono a suo tempo bloccate dalla Corte dei Conti. Negli ultimi due anni, purtroppo, la millanteria è diventata realtà: l'Italia è stata privatizzata a tappeto, acqua compresa, ma pare che ci sia ancora qualcosa su cui mettere le mani: patrimoni immobiliari, beni culturali, previdenza e ammortizzatori sociali. In tutti i business in questione le varie cordate affaristiche sono sempre guidate da multinazionali anglo-americane, ma anche tedesche o francesi, il cui vero obiettivo è di mettere le mani sulla "roba", cioè sulla ricchezza reale e tangibile dei patrimoni immobiliari, perché in fondo il denaro non è tutto. Quindi la "globalizzazione" è solo uno slogan, mentre la colonizzazione dell'Italia costituisce un dato di fatto.
Tremonti intanto non rinuncia a seminare confusione, e ancora sino a poco tempo fa lanciava frecciatine a Bersani, responsabile nel 1999 dello spezzettamento dell'Enel e della sua trasformazione in SPA. Così gli opinionisti ufficiali possono continuare a propinarci la fiaba del Tremonti statalista e "colbertista", ed a coprire così le privatizzazioni mascherate dal "federalismo demaniale" e dal "federalismo fiscale", due provvedimenti tendenti a cedere completamente ai privati sia i patrimoni immobiliari pubblici, sia i servizi delle aziende municipalizzate, e persino l'esazione fiscale. Ma in fondo Tremonti non fa altro che obbedire alle "direttive europee", che, guarda caso, sono la fotocopia delle direttive del Fondo Monetario Internazionale, un'istituzione che, altrettanto casualmente, ha la sua sede centrale a Washington.
Perché viene data per scontata l'accettazione del colonialismo statunitense? Perché non se ne parla né a destra né a sinistra? Perché nessuna forza politica che aspiri ad una rappresentanza parlamentare accenna al colonialismo imperante in Italia?
Forse perché sanno che, in caso di elezioni, non gli verrebbero riconosciuti ufficialmente neppure i voti dei parenti più prossimi.
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Di comidad (del 21/10/2010 @ 01:48:23, in Commentario 2010, linkato 2066 volte)
Il giorno dopo la manifestazione della FIOM del 16 ottobre, i giornali avrebbero potuto titolare: "Nessun morto alla manifestazione della FIOM: Sacconi in lutto". Il ministro del "Welfare" (?), Sacconi, non è stato l'unico esponente del governo ad aver puntato decisamente sulla strategia del disordine pubblico per liquidare la protesta sociale guidata dalla FIOM, infatti anche il ministro degli Interni, Maroni, si era mosso esplicitamente nella linea della provocazione, evocando l'arrivo di presunti "anarchici" addirittura dall'estero. La manifestazione si è svolta invece in modo ordinato. Certamente il servizio d'ordine della FIOM ha fatto la sua parte, ma non si può escludere che anche la provocazione poliziesca in questa occasione abbia fatto sciopero contro un governo che colpisce stipendi e garanzie delle forze di polizia. Per un regime che fonda la sua "legittimità" esclusivamente sulla "minaccia terroristica", non si tratta di uno smacco da poco.
L'operazione politica messa in atto dall'attuale gruppo dirigente della FIOM potrebbe risultare molto meno socialmente isolata di quanto la propaganda ufficiale voglia far credere. In questi giorni, in strana coincidenza con l'annuncio della manifestazione della FIOM, "Repubblica Radio-TV" ha mandato in onda, e replicato più volte, un servizio sulla sconfitta sindacale alla FIAT nel 1980. Non poteva mancare una rievocazione sulla leggendaria "Marcia dei Quarantamila", ma gli autori del servizio si sono "dimenticati" di precisare che i "marcianti", nella loro grande maggioranza, non erano affatto dei lavoratori impediti di accesso alla fabbrica dai picchetti sindacali, ma impiegati di uffici esterni a Mirafiori, che percepivano regolare stipendio, e che l'azienda aveva di sua iniziativa spedito a fare la manifestazione. Il servizio ometteva anche il dettaglio che di lì a poco sarebbero finiti in cassa integrazione persino molti quadri intermedi dell'azienda, quegli stessi quadri che la propaganda ufficiale aveva spacciato come i "ceti emergenti". Eppure tutte queste notizie erano andate in onda a suo tempo su RAI 3 grazie al gruppo di "Cronaca", che sarebbe stato, peraltro, liquidato di lì a poco.
Da un quotidiano di "opposizione" come "La Repubblica" ci si sarebbe anche dovuto aspettare che ricordasse come la FIAT avesse percepito dallo Stato, alla fine degli anni '70, sessantamila miliardi di lire grazie alla Legge sulla Riconversione Industriale, e come grazie a quei miliardi pubblici fosse stata messa in grado di finanziare i licenziamenti e le delocalizzazioni. Ovviamente di tutto questo manco a parlarne, quindi non c'è da stupirsi neppure del fatto che nessun commentatore abbia osservato la più evidente differenza esistente tra la situazione sociale attuale e quella di trenta anni fa.
A dimostrazione che gli slogan della propaganda ufficiale non indicano dati reali e nemmeno obiettivi, ma hanno solo lo scopo di spiazzare e confondere, lo slogan ufficiale della "scomparsa della lotta di classe" è andato a coincidere con uno dei più gravi attacchi alle condizioni di vita del ceto medio, che sino a trenta anni fa aveva costituito la principale area sociale di sostegno sia del regime democristiano che del compromesso socialdemocratico. Oggi invece gli impiegati ministeriali sono criminalizzati dalla propaganda ufficiale e considerati un'area di potenziale coltura del terrorismo. Meno di un anno fa il ministro Brunetta si auto-spediva una lettera con una pallottola per poter bollare di terrorismo gli statali che pretendevano di obiettare alle sue "riforme".
Il blocco degli stipendi degli statali, deciso dalla manovra Tremonti del maggio ultimo scorso, è stata salutato in Confindustria con un giubilo sfacciato, e l'industriale Diego Della Valle si è precipitato davanti ai giornalisti ad annunciare che era ora che i dipendenti pubblici conoscessero anche loro le durezze del "mercato". La precarizzazione ha inoltre colpito pesantemente il ceto medio, e gran parte dei giovani precari provengono da quell'area sociale. Il crollo dei consumi ha anche gettato sul lastrico schiere di commercianti ed artigiani, perciò la precarizzazione del ceto medio coinvolge persino il lavoro autonomo.
Un Partito Democratico che "si sposta al centro" ed "insegue i moderati", si richiama quindi al fantasma di un equilibrio sociale basato sul ceto medio, che invece è stato già travolto dal colonialismo del Fondo Monetario Internazionale e delle multinazionali, che oggi impone all'Europa un nuovo "Patto di Stabilità", cioè nuova miseria. Una linea politica del genere sembra fatta apposta per favorire nel PD l'opera di provocazione di personaggi come Ichino e Ricolfi, tutti impegnati a giustificare le presunte ragioni del regime berlusconiano e leghista. Dall'interno del PD è arrivata nientemeno che una celebrazione della sedicente riforma Gelmini, nonostante questa abbia come effetto di condannare tutti i ricercatori italiani all'emigrazione all'estero, oltre che di privatizzare i beni immobili delle Università.
Oggi non esiste un'opposizione politica, ma non perché manchi lo spazio sociale per un'opposizione; al contrario: non viene permessa l'esistenza di un'opposizione proprio perché questa, altrimenti, avrebbe a disposizione uno spazio sociale storicamente senza precedenti per vastità.
A trasformare la FIOM in un riferimento per l'opposizione sociale, è stato indirettamente l'amministratore delegato della FIAT, Marchionne, quando si è letteralmente inventato il mito di una FIOM ostinatamente dedita alla lotta di classe. La criminalizzazione della FIOM non corrisponde ad alcuna logica produttiva - dato che su quel piano la FIOM è sempre stata obbediente -, ma serve ad usare il "modello FIAT" come spot pubblicitario per business coloniali come le cordate di delocalizzazione per le piccole e medie imprese del Centro-Nord, a cui la Philip Morris può offrire agganci per agevolazioni finanziarie e fiscali nei "paradisi" dell'Europa dell'Est (anche la contemporanea presenza di Marchionne sia nella dirigenza della FIAT che in quella della Philip Morris, rappresenta una bella questione di "conflitto di interessi", di cui i giornali però non si occupano).
In tutta la vicenda dei tre operai-sindacalisti FIOM licenziati a Melfi, Marchionne ha mentito sfacciatamente alla stampa, affermando che i tre avevano bloccato la linea di produzione. Davanti al giudice, dove si rischiava la condanna per falsa testimonianza, l'azienda si è rimangiata tutto ed ha ammesso che i tre sindacalisti erano arrivati quando la linea si era già fermata per problemi tecnici. Ovviamente i giornalisti non hanno chiesto conto a Marchionne delle sue menzogne, ma hanno avallato il suo vittimismo, poiché anche questo faceva parte dello spot pro-delocalizzazioni. Con tutte queste provocazioni, alla FIOM non è mai stato concesso di poter rientrare nel suo tradizionale gioco delle trattative, dato che la si poneva nell'assurda condizione di doversi pentire di colpe mai commesse. Ultimamente Marchionne ha dichiarato che lui vive nell'epoca dopo Cristo e non può perdere tempo a parlare con chi vive ancora prima di Cristo, con ciò facendo intendere che, ormai, crede di essere lui il nuovo Gesù Cristo. Tempo fa l'ex amministratore delegato della FIAT, Romiti, aveva in effetti detto tra le righe, in un'intervista al "Corriere della Sera", che Marchionne aveva imboccato la strada della schizofrenia paranoica. Paradossalmente è stato infatti lo stesso Marchionne, con la sua sfrenata foga provocatoria, a porre le condizioni oggettive per cui la FIOM è diventata un simbolo di resistenza sociale ed un potenziale soggetto politico a tutto campo.
Il test per stabilire se il nuovo segretario della FIOM, Maurizio Landini, sia davvero uno che vuole fare sul serio, riguarda l'opposizione alle privatizzazioni; infatti, mentre la FIOM manifestava a Roma, la presidente di Confindustria, Marcegaglia, parlava a Prato davanti ad una platea osannante di piccoli e medi imprenditori, e dal suo discorso fumogeno è risultato alla fine un solo elemento concreto, cioè la sua richiesta di privatizzare finalmente i cinquecento miliardi di beni dello Stato. Il governo e la Confindustria cercano di illudere i piccoli e medi imprenditori che potranno partecipare anch'essi al banchetto; e l'illusione per ora funziona, viste le ovazioni di cui è stata fatta oggetto la Marcegaglia a Prato.
Dato che la Confindustria si lamenta sempre di essere a secco di liquidità e reclama "soldi veri", questo "privatizzare" va tradotto come regalare, quindi, come sempre, si tratterebbe di privatizzazioni a spese del contribuente, in cui lo Stato non si limita a regalare i beni pubblici ai privati, ma li va addirittura a finanziare per permettere loro di acquisirli e gestirli. Le privatizzazioni riguardano anche i servizi forniti sinora dal Pubblico Impiego, con l'effetto di aumentare i costi per il contribuente e determinare un'ulteriore precarizzazione del ceto medio impiegatizio. La CISL è oggi il maggiore sindacato nell'area del Pubblico Impiego, i cui lavoratori non possono certo contare su Bonanni per farsi difendere, perciò per Landini si apre tutta un'area di possibile consenso sociale.
Il segretario generale della CGIL, Epifani è stato costretto per il momento ad assecondare il gruppo dirigente della FIOM, ed ha lanciato una proposta di sciopero generale. Il rischio è che alla fine Epifani riesca ad imporre il generico tema fiscale a fare da falso obiettivo, senza lanciare un'aperta opposizione alle privatizzazioni, che rappresentano invece per il contribuente il costo principale.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


27/04/2024 @ 13:57:02
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