Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il premio nobel per la pace Barack Obama non si era dimenticato, nel suo discorso per l’attribuzione del premio, di dichiararsi simbolicamente sotto la protezione del Mahatma Gandhi. Eccolo in questi giorni in pellegrinaggio proprio nella terra del suo mentore, del quale si è recato subito a visitare la tomba. Eppure qualcuno ha avanzato il sospetto che non siano i princìpi gandhiani di resistenza coraggiosa contro l’oppressione, di determinazione attiva contro il colonialismo, di satyagraha, di incessante dedizione ai poveri ed agli emarginati, ad aver attirato il presidente degli USA.
Sarebbe invece, secondo voci malevole, un lucroso accordo commerciale di dieci miliardi di dollari con il governo indiano; di questi, ben cinque miliardi di dollari costituirebbero una colossale vendita di armi al governo indiano; si tratterebbe della sesta più grande vendita di armi da guerra nella storia degli Stati Uniti. Il governo americano darebbe così una mano soccorrevole al governo indiano, che è attualmente impegnato in una guerra di massacro contro il Kashmir, uno stato dell’India centrale, già devastato dalla povertà e dalla disperazione, ad un tale livello da rendere il suicidio tra i poveri endemico. Obama ha persino promesso di sostenere la candidatura dell’India per un posto fisso al consiglio di sicurezza ONU. Cinque miliardi di dollari non sono pochi in un periodo di difficoltà economiche. Se Obama sarà rieletto nel 2012, sarà perché le cosche militaristiche ed affaristiche che lo finanziano avranno giudicato sufficientemente redditizio mantenerlo lì.
La notizia dell'epidemia di colera ad Haiti è arrivata ad un mese preciso da un'altra notizia, di cui però i media ufficiali si sono occupati molto poco, cioè la presentazione di scuse ufficiali da parte del governo statunitense al Guatemala per gli esperimenti "medici" compiuti sulla popolazione civile negli anni '40.In quella circostanza il personale medico statunitense, che agiva nell'ambito di una "missione umanitaria", infettò di sifilide molti cittadini guatelmatechi per studiare su di loro gli effetti a lungo termine della malattia, divenuti ormai difficili da osservare a causa della diffusione della penicillina.
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.bbc.co.uk/news/world-us-canada-11457552&ei=rXLOTJGfBZHrOZ2juNkB&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=4&ved=0CCkQ7gEwAzgU&prev=/search%3Fq%3Dguatemala%2Bobama%2Boctober%2B2010%26start%3D20%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ACAW_it
Per quei test statunitensi su cavie umane in Guatemala vi furono almeno settanta morti. Poco più di dieci anni fa era toccato al presidente Bill Clinton di scusarsi per analoghi esperimenti condotti, sul territorio degli stessi Stati Uniti, su persone di colore. Ovviamente Obama ha assicurato al presidente guatemalteco che oggi queste cose non accadono più, e che gli attuali interventi medici statunitensi sono improntati ai più alti standard etici e umanitari.
Quindi i cittadini haitiani possono dormire sonni tranquilli: la presenza dei militari statunitensi, e delle ONG statunitensi, ad Haiti non ha nulla a che vedere con i recenti casi di colera. Al più, il rischio è che, tra una sessantina d'anni, gli Haitiani potranno ricevere le scuse da parte del governo USA per gli attuali test su cavie umane. Come ha detto Emma Bonino, gli Stati Uniti sono una "grande democrazia con grandi contraddizioni", una formula utile a giustificare tutto ed il contrario di tutto.
L'occupazione militare di Haiti è stata, come si sa, una provvida e coraggiosa decisione di Obama, sia per correre in soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto dell'ultimo gennaio, sia per prevenire le mosse del regime castrista di Cuba, che avrebbe voluto cinicamente approfittare del terremoto per mandare i suoi medici a fare propaganda comunista.
Purtroppo, come previsto dagli occupanti statunitensi, la popolazione haitiana si è dimostrata ignorante e superstiziosa, e quindi si è soffermata su dettagli insignificanti, come il fatto che casi di colera non si registravano sull'isola da oltre un secolo, ricavando da questa considerazione l'ingiustificato sospetto che il colera ce l'abbia portato qualcuno da fuori. Per dare un contentino alla paranoia delle popolazioni locali, si è additato loro come possibile sospetto di fonte di contagio il contingente nepalese dell'ONU, che staziona da alcuni anni ad Haiti nell'ambito della missione ufficiale di "peacekeeping".
Il Nepal è in grado di fornire alla causa della pace la più efficiente fanteria d'assalto del mondo, cosa che farebbe pensare ad una situazione di furiosa guerra civile ad Haiti, mentre in realtà si è trattato semplicemente di stroncare le manifestazioni popolari a favore del ritorno al potere del presidente haitiano inviso agli Stati Uniti, Jean-Bertrand Aristide, deposto nel 2004 da un golpe ispirato dagli USA. L'ONU si era già incaricata nel 1994 di fornire all'allora presidente USA, Bill Clinton, il quadro giuridico per una delle tante invasioni statunitensi di Haiti (nei secoli se ne è perso il numero). Sarà proprio lo stesso Bill Clinton a gestire direttamente i fondi per la prossima "ricostruzione" ad Haiti, cosa che rassicurerebbe tutti i suoi abitanti, se non fossero così ignoranti, superstiziosi, sospettosi e, per di più, inclini alla corruzione. Il problema di Haiti che più allarma gli Stati Uniti è, infatti, la "corruzione", che sarebbe alla base del sottosviluppo del Paese e del suo deficit di democrazia.
Il quotidiano "La Repubblica" sta tirando alle ONG la volata per il business della "ricostruzione" ad Haiti (definita, con razzistica e finta commiserazione, "l'isola dei disastri"), e perciò ha pubblicato un'intervista/spot pubblicitario ad un esponente di una ONG italiana ad Haiti, AGIRE. Nessun cenno viene fatto nell'articolo al dato che le ONG costituiscono una sorta di paravento e longa manus delle multinazionali, poiché c'era spazio solo per gli elogi. Dall'intervista-spot viene fuori, guarda un po', che il colera sarebbe localizzato proprio dove si sono insediate meno ONG, e che perciò ci vorrebbero ancora più interventi delle ONG per proteggere gli Haitiani da loro stessi, cioè dalla loro "corruzione". Da questi discorsi sembrerebbe che in Paesi di "democrazia occidentale" come l'Italia, la corruzione debba essere un problema del tutto sconosciuto.
http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2010/10/30/news/haiti_testimonianze-8579217/
Appena un mese fa una serie di amministratori leghisti sono stati pescati con le mani nel sacco, nonostante che proprio "La Repubblica" si fosse fatta garante della "buona amministrazione" della Lega; ma il fatto non ha indotto l'intervistatore e l'intervistato a qualche ripensamento, dato che si deve trattare di casi isolati. La corruzione, si sa, è un problema degli Haitiani e, al più, degli Italiani meridionali. "Corruzione" non è un concetto della politica, ma del diritto penale, e, dato che la responsabilità penale è personale, si potrà sempre dire che la corruzione riguarda casi individuali, ovviamente se si hanno i media dalla propria parte.
In realtà il business dei disastri e delle emergenze travalica di gran lunga il concetto di corruzione, in quanto costituisce politica coloniale in senso proprio. Oggi un Paese come Haiti viene commissariato, cioè spossessato della sua sovranità proprio in nome della sua "corruzione", quindi non saranno gli Haitiani a gestire il denaro che li riguarda, e in definitiva questo denaro "stanziato" per Haiti, in effetti ad Haiti non ci arriverà mai. Ai finti interventi umanitari nei Paesi commissariati si agganciano sempre cordate di altri business criminali: furti di materie prime, creazione di discariche illegali per rifiuti tossici, sperimentazioni illegali di farmaci, ecc.; insomma tutta la tipica collezione dei business coloniali, in stile Congo o Campania.
Tra un po', però, anche ad Haiti potrebbe spuntare qualche finta coscienza critica (come l'africana Dambisa Moyo), che facendo il conto di tutto il denaro "stanziato" (ma mai versato) per Haiti, ci racconterà la fiaba che il popolo haitiano è rimasto povero a causa del cosiddetto "assistenzialismo", cioè della "carità" dei Paesi ricchi, che avrebbe involontariamente causato irresponsabilità e corruzione nei Paesi poveri. Insomma, il colonialismo "etico" e "umanitario", quello che corre a "salvare" i popoli in difficoltà, consiste nel far passare i derubati da assistiti, o nel far credere addirittura che i ladri siano loro.
Il denaro "stanziato" per la "ricostruzione" di Haiti viene gestito per intero dalla cosca affaristica legata alla famiglia del Segretario di Stato USA, Hillary Clinton; ed il "commissario straordinario" per l'emergenza-terremoto è Bill Clinton in persona, perciò il divo nostrano del business dei disastri, Guido Bertolaso, spedito lì da Berlusconi con strepito di fanfare, ha dovuto precipitosamente battere in ritirata, così che gli Haitiani non hanno potuto avere la fortuna di apprezzarlo sino in fondo. Al suo ritorno in patria, Guido Bertolaso ha dovuto constatare con dispiacere che le popolazioni della Campania sono diventate ingrate e refrattarie al suo colonialismo etico. I cittadini di Terzigno hanno persino rifiutato l'insediamento di un'altra discarica, sospettando, nientemeno, che dietro il segreto militare sulle discariche - previsto dall'articolo 2, commi 4 e 5, della Legge 123/2008 - si celi chissà quale losco affare di rifiuti tossici in cui sia implicato il governo.
Deluso dal fatto che i cittadini della Campania non si lascino più sedurre dal suo fascino, Bertolaso, noto simpatizzante della Lega Nord, si è lasciato sfuggire una battuta in cui si augurava un'eruzione del Vesuvio, che risolvesse finalmente e radicalmente il problema del deficit etico della Campania. La battuta è stata motivo di ingenerose accuse di razzismo nei confronti di Bertolaso, il quale, invece, non era sicuramente mosso da pregiudizi razziali, ma soltanto dal sano desiderio di mettere su un altro business, quello della ricostruzione del dopo-eruzione.
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