"
"Gli errori dei poveri sono sempre crimini, mentre i crimini dei ricchi sono al massimo 'contraddizioni'."

Comidad (2010)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 20/06/2019 @ 00:38:29, in Commentario 2019, linkato 8476 volte)
La gerarchia internazionale è composta da Paesi giudici e Paesi perennemente imputati. Nei prossimi vertici internazionali il governo cinese sarà chiamato a rendere conto delle manifestazioni di Hong Kong, quando invece nessuno si era sognato di mettere sulla sedia degli imputati gli USA o il Regno Unito per le rivolte e le repressioni razziali di Ferguson o di Birmingham.
Se ai meccanismi della gerarchia internazionale si aggiunge il lobbying commerciale, l’effetto è esplosivo. Oggi l’Iran viene accusato dagli USA e dai suoi satelliti di aver compiuto gli attentati alle petroliere nel Golfo dell’Oman. Queste accuse pregiudiziali e pretestuose ci sarebbero state anche venti anni fa, ma ora c’è di mezzo la guerra commerciale che gli USA stanno combattendo per promuovere i loro costosi idrocarburi ricavati dalla frantumazione delle rocce di scisto. Ogni Paese produttore di petrolio e di gas è quindi nel mirino degli USA: Iran, Russia, Venezuela e, prossimamente, anche la Nigeria.
Si parla spesso, giustissimamente, delle prevaricazioni della finanza sull’economia reale, ma gli idrocarburi ricavati dallo scisto rappresentano un business che dimostra quanto possa essere distruttiva la cosiddetta economia reale. L’espressione “economia reale” va sempre presa con le molle ed in questo caso più di altri, infatti gli idrocarburi ricavati dallo scisto rappresentano un business col massimo di impatto ambientale, un business drogato dalla finta emergenza della fine del petrolio; un falso allarme che ha giustificato l’afflusso di enormi finanziamenti pubblici alle compagnie private. Pseudo-allarmismo ed assistenzialismo per ricchi: il capitalismo nella forma più ortodossa. Il guaio è che i falsi allarmi hanno creato le condizioni per un allarme vero.
Gli idrocarburi ricavati dallo scisto sono infatti troppo cari per incontrare spontaneamente la domanda, ma gli investimenti nel settore sono stati faraonici, con il rischio che saltino le principali aziende coinvolte nel business del fracking, con la conseguente prospettiva di trascinarsi dietro l’intera economia americana. L’agenzia USA per l’energia ci ha fatto perciò sapere con un suo documento ufficiale che l’esportazione di gas di scisto sarà una priorità, un vero e proprio export di libertà verso i Paesi, come quelli europei, oppressi dalla dipendenza energetica nei confronti della Russia e dell’Iran.
Gli idrocarburi ricavati dallo scisto sono solo una delle bombe innescate dagli USA nell’economia reale. In ritardo sulle tecnologie informatiche di quinta generazione, gli USA hanno risolto il problema bloccando le sinergie tra le multinazionali informatiche americane e la cinese Huawei. Il pretesto adottato nella circostanza è quello della “sicurezza” delle comunicazioni americane, che i Cinesi potrebbero violare: una narrazione al cui confronto diventa credibile persino quella sulla nipote di Mubarak. Intanto le vendite di Huawei sono crollate del 40% ed i mega-investimenti cinesi rischiano di andare in fumo.
La Cina oggi è il gigante dell’economia reale e quindi è anche la più esposta alle guerre commerciali. La Cina a sua volta è uno dei maggiori detentori del debito USA, perciò si apre un possibile scenario inverso a quello a cui ci eravamo abituati negli ultimi anni: stavolta una crisi dell’economia reale potrebbe riversarsi sulla finanza.

L’altra bomba già innescata riguarda il settore dell’auto. La Volkswagen ha guidato il processo di iper-tecnologizzazione del prodotto automobile. Si è visto poi che la tecnologia serviva a mascherare le emissioni tossiche e non ad eliminarle. L’automobile iper-tecnologica, con un costo ed un prezzo elevati, ha rappresentato un grosso traino per la finanza, dato che le auto si possono acquistare solo a credito. Alla fine dell’anno scorso vi è stato il temuto crollo delle vendite di auto. La Volkswagen, seppure ancora ai vertici delle vendite, comincia a perdere colpi ed a ridurre personale, giustificando il tutto con i processi di automazione.
Come spiegava Marchionne buonanima, attualmente il costo di progettazione e produzione di un nuovo modello lo rende remunerativo solo se lo si vende a milioni. Ma il possesso dell’automobile non è più ritenuto da tutti come una priorità, tanto è vero che si stanno sempre più affermando multinazionali del noleggio auto.
Il rischio che la Volkswagen deve scongiurare è che qualche Paese si rimetta a produrre prima di lei auto attraenti ma a basso costo, auto destinate a fasce di consumatori più ristrette. L’Italia non pensa affatto di farlo, anzi si illude ancora che FCA sia un’azienda italiana; ma l’Italia è in grado di farlo: un motivo più che sufficiente per bloccarne preventivamente il potenziale industriale, altrimenti la Volkswagen non può investire a cuor leggero. Nella gerarchia internazionale l’Italia è strutturalmente in posizione di imputato e a questo si aggiunge non solo la tradizionale virulenza del lobbying finanziario ma anche l’aggressività crescente del lobbying commerciale. L’eventualità di un commissariamento si fa sempre più realistica e lo sarebbe quale che fosse il governo in carica, anche in considerazione del fatto che l’arrivo della Troika trova i suoi entusiastici supporter persino all’interno dell’Italia.

Matteo Salvini ha costruito la sua linea politica pseudo-sovranista sul modello dell’Ungheria di Orban: diminuzione delle tasse e pretestuosa enfatizzazione dell’emergenza migratoria. Un’emergenza che, nel caso dell’Ungheria del debolissimo fiorino, è particolarmente inconsistente, dato che la migrazione si muove solo verso Paesi a moneta forte, che consenta al migrante di trasformare un basso salario in qualcosa di più sostanzioso grazie all’effetto cambio. Orban può impunemente atteggiarsi a bullo ed “enfant terrible” perché il suo Paese è pienamente integrato nel sistema tedesco, svolgendo il lavoro sporco di impedire il passaggio di migranti verso la Germania ed accogliendo le delocalizzazioni, poiché, se da un lato il cambio sfavorevole del fiorino scoraggia i migranti, dall’altro lato attrae i capitali.
Salvini quindi, imitando Orban, ha finito per adottare inconsapevolmente non un modello sovranista ma un modello coloniale. È molto dubbio che un modello del genere gli serva in un contesto di crescente guerra commerciale. Certo è che se le guerre commerciali dovessero diventare guerre guerreggiate con mezzi militari, questi problemi sembrerebbero inezie.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 27/06/2019 @ 00:18:47, in Commentario 2019, linkato 8528 volte)
Lo strano scandalo che ha investito il Consiglio Superiore della Magistratura sta avendo un esito paradossale. Ne sta infatti uscendo rafforzato il mito della “indipendenza” della magistratura o, quantomeno, della necessità assoluta di tale indipendenza, dato che l’infezione sarebbe partita dai politici. L’entità infetta che attenta all’indipendenza delle istituzioni che trovano il loro prestigio nella propria indipendenza (magistratura, Banca d’Italia), sarebbe appunto la “politica”.
L’aspetto curioso è che i magistrati presunti corrotti appartengono ad una associazione che si chiama “Magistratura Indipendente”, una corrente di destra, poiché l’indipendenza della magistratura negli anni ’60 era uno slogan della destra. A trionfare nell’attuale scontro interno alla magistratura sono le correnti di “sinistra”, come “Magistratura Democratica”, che sono diventate adesso proprio loro i principali alfieri di quella indipendenza, negando quindi quello che era il loro assunto quaranta anni fa, cioè l’ipocrisia del negare che l’azione giudiziaria risenta di un movente di parte. L’ipocrisia trionfa a 360 gradi e la politica viene additata come il corpo estraneo da esorcizzare. Per “indipendenza” infatti si intende sempre prendere le distanze da quelle cose losche che sono i partiti e gli uomini politici, mentre le lobby private non sono un problema.
Per denigrare meglio qualcosa o qualcuno, occorre esaltarne ed esagerarne l’importanza e oggi è il caso della “politica”, cioè una categoria che in realtà ha sempre meno presa sugli aspetti decisivi del potere, a cominciare dalla gestione del denaro. Dopo le vicende del cialtrone Trump è diventato di moda parlare di “Stato profondo”, cioè di quegli apparati che conservano intatto il proprio potere al di là del mutare degli indirizzi politici. Anche questa però rischia di essere una semplificazione riduttiva, poiché la vera costante del potere, la connessione dei vari poteri attorno a degli obbiettivi, oggi è riscontrabile nell’azione delle lobby.
Il luogo comune secondo cui il pericolo proviene dalla politica trova un’ulteriore spinta nell’attuale riedizione dell’antifascismo. Sull’Italia ora incomberebbe la minaccia di un nuovo fascismo, di cui il nuovo Duce in pectore sarebbe Matteo Salvini. Come potrebbe mai il nuovo Duce stabilire il proprio regime personale? Salvini non ha dietro di sé le Forze Armate, non ha dietro di sé la Banca d’Italia, non ha dietro di sé la Confindustria, non ha dietro di sé la finanza, non ha dietro di sé la magistratura, non ha dietro di sé qualche Paese di quelli che contano, anzi non ha neppure quelli che non contano. Insomma, non ha niente. Però avrebbe il suo rapporto ipnotico con le masse di cui saprebbe interpretare le tendenze più oscure. Salvini come un nuovo Hitler.

Sennonché, a ben vedere, la “reductio ad Hitlerum” non funziona neppure con Hitler. Come Salvini, Hitler aveva circa un terzo dei voti dell’elettorato, ma non sono stati quei voti a consentirgli il colpo di Stato nel 1933, bensì un cartello di poteri formato dalla Wermacht, dall’alta finanza e dall’industria tedesche; non gli mancava neppure l’appoggio di importanti multinazionali americane come la Standard Oil. Qui non si tratta di banalizzare considerando Hitler un fantoccio, ma semplicemente di constatare l’omogeneità del personaggio al contesto di potere dell’epoca. Non è neppure necessario far riferimento a storiografie alternative, poiché, per certe ovvietà basta la storiografia ufficiale.
Il falso antifascismo è riconoscibile dal tratto inconfondibile della “fascismolatria”, cioè l’accreditare il fascismo di un’autonomia ideologica che in realtà non ha mai avuto. Il principale referente ideologico di Hitler era Henry Ford, l’industriale americano autore del bestseller del 1920 “L’Ebreo Internazionale”. Hitler teneva religiosamente il ritratto di Ford nel suo studio, come se fosse il poster di Ronaldo. Dal suo idolo Henry Ford, Hitler riprese non solo i miti e gli slogan del suo antisemitismo, ma anche il progetto della motorizzazione di massa, tanto che volle fondare la Volkswagen.
Dall’esperienza coloniale europea Hitler riprese poi il modello concentrazionario in funzione dello sfruttamento e dello sterminio, che quindi non fu una sua invenzione. La novità del nazismo consistette nell’applicare il modello coloniale al contesto europeo. Ma del resto anche oggi si trasferisce la pratica coloniale al contesto europeo, applicando a Paesi come l’Italia il modello dei vincoli finanziari e dei genocidi finanziari, sperimentato dal Fondo Monetario Internazionale in Africa e in Sud America.

La parodia dell’antifascismo ci rappresenta il fascismo come fenomeno meramente politico/demagogico: le masse affascinate ed irreggimentate dal cosiddetto “Uomo Forte”, in base allo schema del presunto “populismo”. Ci si “dimentica” che il fascismo vero è una latenza dei poteri reali, quelli militari, finanziari, industriali. O forse non lo si dimentica affatto e si vuole solo far confusione, alimentando il falso mito secondo cui il fascismo sarebbe solo un problema dei bassi istinti delle masse e non dell’avventurismo coloniale delle oligarchie.
Lo spazio mediatico offerto ad un personaggio pittoresco come Salvini ed ai suoi psicodrammi con le ONG, è quindi in funzione della delegittimazione e della criminalizzazione della politica, dei partiti e quindi dell’elettorato, poiché solo da loro potrebbe provenire la minaccia alla stabilità mondiale.
La politica e le elezioni servono, eccome; ma non per decidere qualcosa, bensì per poter incolpare di tutto l’elettore, cioè il cittadino comune. Un cittadino perennemente colpevolizzato come xenofobo, inquinatore, evasore fiscale, ecc., a cui viene offerto lo sfogo del voto solo perché dopo capisca i suoi errori e si convinca ad affidarsi alle asettiche e imparziali organizzazioni sovranazionali, come la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO.
Qui non si tratta di esaltare l’innocenza del cittadino comune, ma semplicemente di riconoscere che è al di sotto del sospetto, dato che il divario nei confronti del potere delle attuali oligarchie è abissale, senza precedenti storici. Neppure un re o un feudatario medievali detenevano altrettanto potere nei confronti dei loro sudditi: erano vulnerabili alle rivolte, potevano rimanere uccisi in battaglia. Da quando sono state smantellate le grandi concentrazioni operaie, non esiste più alcun potere che possa esercitarsi dal basso. Di fronte a questa realtà, cercare il pericolo fascista in uno come Salvini appare quantomeno sproporzionato.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 06:58:04
script eseguito in 69 ms