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"La privatizzazione è un saccheggio delle risorse pubbliche, ma deve essere fatta passare come un salvataggio dell’economia, e i rapinati devono essere messi nello stato d’animo dei profughi a cui è stato offerto il conforto di una zuppa calda. Spesso la psico-guerra induce nelle vittime persino il timore di difendersi, come se per essere degni di resistere al rapinatore fosse necessario poter vantare una sorta di perfezione morale."

Comidad (2009)
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 22/05/2009 @ 01:36:45, in Manuale del piccolo colonialista, linkato 1368 volte)
OPPIO AFGANO: GLI USA CONTRO LA MONOCULTURA

Non c’è dubbio. Fu proprio il 2006 l’anno d’oro della produzione di oppio in Afghanistan. Con una cura intensa di “lotta al narcotraffico”, l’esercito e i servizi USA sono riusciti in pochi anni a portare la produzione di oppio afgano dalle misere 185 tonnellate del periodo “talebano”(dati del 2000) alle 6100 tonnellate del 2006 - il 93% della produzione mondiale, il 59% in più dell’anno precedente- , con 28 province afgane su trentaquattro impegnate nella coltivazione del papavero da oppio. La produzione è arrivata a coprire circa 170.000 ettari, per una estensione che superava quella dei terreni utilizzati per produrre coca in Colombia, Bolivia e Perù.
Ma se da un lato la fame di droga del potere statunitense è insaziabile, dall’altro l’eccessiva produzione (nel 2007 si erano superate le 8000 tonnellate) di oppio rischiava di far crollare i prezzi; ecco che la propaganda ufficiale nel 2008 ci informava trionfalisticamente che ben 18 province erano state liberate dalla coltivazione di oppiacei.
È stato sufficiente affidare i programmi di eradicazione dei campi di papavero a delle corporation statunitensi specializzate, come la Dynacorp, che naturalmente hanno fatto affari d’oro con i finanziamenti governativi. Solo che in brevissimo tempo, nei territori “liberati”, al posto dei papaveri sono comparse le foglioline della cannabis con una produzione le cui dimensioni sono andate via via crescendo, fino a portare l’Afghanistan tra i principali produttori mondiali, preceduto solo dal Marocco. E tutto questo con una produzione di oppio che rimane ai livelli record di 7700 tonnellate nel 2008.
L’Afghanistan è stato quindi suddiviso e organizzato per diventare un narco-Stato, con produzione diversificata sotto la diretta supervisione USA. Laddove la presenza eccessiva di civili ostacola la produzione, si provvede a sfollare tramite i bombardamenti e le sparatorie sui passanti.
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Di comidad (del 21/05/2009 @ 01:02:17, in Commentario 2009, linkato 1511 volte)
La notizia che Alitalia avrebbe declassato l’aeroporto di Malpensa, assegnando il ruolo di”hub”a Fiumicino, ha suscitato le fumose e mistificanti polemiche di rito, prima tra tutte quella sul ruolo di “Roma Ladrona” che sottrae al Nord il suo aeroporto-gioiello. Il governatore della Regione Lombardia, Formigoni, è invece troppo snob per gettarsi in queste polemiche di campanile, e perciò ha spostato la discussione sulla solita retorica economicistica, all’apparenza molto “concreta”, domandandosi se non sia anacronistico proseguire con un monopolio Alitalia che non risponde più agli interessi di tutti.
Davvero concreto sarebbe stato invece consultare una mappa della provincia di Varese per domandarsi come possano convivere, nel medesimo spazio aereo, la base NATO di Solbiate Olona, la base aeronautica militare di Cameri - ufficialmente italiana - ed un aeroporto internazionale come Malpensa, in cui la maggior parte dei voli in partenza dagli altri aeroporti siano costretti a fare scalo, un “hub” appunto.
Quando si è trattato di giustificare alle popolazioni lombarde l’espansione delle due basi militari, le autorità hanno, come sempre, proclamato che si trattava di una “occasione di sviluppo” per la zona, senza specificare che ciò avrebbe comportato l’impossibilità della coesistenza nello stesso territorio di un aeroporto come Malpensa; anche se questo dettaglio tecnico avrebbe potuto spiegarglielo facilmente qualsiasi pilota o controllore di volo.
Ciò che è avvenuto in questi ultimi due anni intorno ad Alitalia e Malpensa denota da parte della NATO non soltanto un controllo del territorio, ma soprattutto un controllo assoluto dell’informazione, in modo che persino la più sfacciata delle evidenze non giunga all’attenzione dell’opinione pubblica. Nessun politico e nessun giornalista pronunciano mai una battuta sbagliata o fuori copione; perciò è possibile ad un amministratore locale rilasciare nella stessa giornata due interviste - una sulla ghiotta “occasione di sviluppo” fornita dalle basi militari di Cameri e Solbiate Olona, e l’altra sul torto fatto a Malpensa -, senza che l’intervistato e l’intervistatore colleghino minimamente i due fatti. Il tutto si riduce ad una polemica mediatica tra lombardi scontenti e romani gongolanti.
Anche quando la occupazione militare non possa essere nascosta, nella mente dell’opinione pubblica, le basi militari e la militarizzazione del territorio vengono ridotte a concetti del tutto astratti ed evanescenti, dei quali non si vedono le conseguenze dirette sulla propria vita. Tutto viene perciò riconvertito ad una questione di mero principio, in cui un’opinione vale l’altra.
Ad esempio, i cittadini di Vicenza formano un comitato per opporsi all’ampliamento della base NATO? E che sarà mai?
Basta creare ad hoc un contro-comitato di “cittadini” favorevoli alla base NATO, ed ecco che tutto viene ridotto ad una disputa da talk-show tra favorevoli e contrari.
Durante la vertenza FIAT del 1980 - tornata alla memoria di molti in questi giorni -, mentre decine di migliaia di lavoratori si opponevano ai licenziamenti ed alla cassa integrazione, i telegiornali della RAI riuscivano sistematicamente a intervistare soltanto dei lavoratori che davano ragione ad Agnelli. Allora il telespettatore poteva commentare: visto che gli operai non sono d’accordo nemmeno fra loro?
In una situazione opinabile e opinata, il dato di fatto - o, per meglio dire - l’imposizione di forza, non è più un sopruso, ma diventa una scelta legittima. Se si passa per il “dibattito”, tutto diventa lecito.
Attraverso questo semplice espediente mediatico - il “dibattito”- la colonizzazione e la militarizzazione di un territorio, la sua subordinazione ad inconfessabili interessi affaristico-criminali - possono avvenire rispettando in tutto e per tutto la “democrazia”. In realtà, questa “democrazia” prevede sì il “dibattito”, ma non prevede che si consulti una cartina geografica, cioè che s’informi la popolazione sulle vere questioni in campo.
La NATO è in Italia da sessanta anni, ed ha sempre costituito una centrale di spionaggio industriale ed una cordata per gli affari illegali delle multinazionali statunitensi. Già negli anni ’70, erano le basi NATO le vere centrali del traffico di sigarette della Philip Morris a Napoli, sebbene i film con Mario Merola sui motoscafi blu dei contrabbandieri di Santa Lucia ci narrassero un’altra storia.
Eppure dal 1992, con la fine del contrappeso dell’Unione Sovietica, qualcosa è cambiato, poiché la colonizzazione militare della NATO ha cominciato a riplasmare l’intero territorio italiano, da nord a sud, esclusivamente in base alle proprie esigenze affaristiche.
Malpensa è una delle vittime di questa evidente, ma silenziosa, ristrutturazione del territorio ex-italiano da parte della NATO; perciò ora si comprende perché un Berlusconi debba essere stronzo esattamente com’è, per poter distrarre l’attenzione da ciò che avviene davvero.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 11:50:32
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