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"La condanna morale della violenza è sempre imposta in modo ambiguo, tale da suggerire che l'immoralità della violenza costituisca una garanzia della sua assoluta necessità pratica."

Comidad
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 11/11/2006 @ 00:00:00, in Manuale del piccolo colonialista, linkato 4384 volte)

Il colonialismo è una tecnica di dominio che si riproduce con precise costanti nel corso della Storia. Queste prime voci costituiscono l'avvio della stesura di un manuale a riguardo. Chi fosse interessato, può anche fornire il suo contributo. Comidad

4 - Colonialismo e libero mercato

Uno dei miti capitalistici più resistenti è quello del libero mercato. È un mito caro al dominio perché offre a chi lo difende argomenti di concretezza darwiniana, mentre lascia ai suoi critici gli argomenti di un moralismo pauperistico. In realtà il libero mercato non è mai esistito.

Un esempio piuttosto interessante è quello dell'avvio della rivoluzione industriale negli Stati Uniti. Questa rivoluzione è cominciata nel settore tessile, e in particolare nella produzione di cotone che veniva prodotto a basso costo; e questo non certo a causa di "dinamiche di mercato", ma perché era stata sterminata la popolazione indigena ed erano stati introdotti gli schiavi. Genocidio e schiavitù sono quindi alla base del "libero mercato". Anche altri paesi che avevano tra le loro risorse il cotone provarono ad avviare la loro rivoluzione industriale, ma non andarono lontano perché l'Inghilterra aveva le armi e li bloccò con la forza.

L'Egitto, per esempio, aveva il cotone e aveva avviato la propria rivoluzione industriale intorno al 1820, circa all'epoca in cui l'avevano iniziata gli Stati Uniti. Ma la Gran Bretagna non tollerava concorrenti nel Mediterraneo orientale, così lo fermò con la forza.

Il Bengala è stato uno dei primi territori colonizzati dalla Gran Bretagna nel XVIII secolo, descritto dal colonizzatore Robert Clive come un vero paradiso. Dacca, diceva, è come Londra, e infatti era chiamata "La Manchester dell'India". Era ricca e popolosa, aveva cotone di alta qualità, agricoltura, industria avanzata e molte altre risorse. Il livello produttivo era paragonabile a quello inglese; sembrava proprio avviata verso un grande sviluppo. Guardiamo cos'è Dacca oggi: "la Manchester dell'India" è la capitale del Bangladesh, il simbolo del disastro totale. E questo perché gli inglesi hanno depredato e distrutto quel paese, esattamente come fanno oggi le "riforme strutturali" [le politiche della Banca mondiale e del Fondo Monetario Internazionale che espongono il Terzo Mondo alla penetrazione e al controllo stranieri].

L'India era nei fatti un vero concorrente della Gran Bretagna. Nel decennio che va dal 1820 al 1830, gli inglesi impararono dagli indiani tecniche avanzate per produrre acciaio e, all'epoca delle guerre napoleoniche, in India si costruivano navi per la flotta inglese. Gli indiani avevano un'industria tessile ben avviata e producevano più ferro di tutta l'Europa messa insieme. Ma gli inglesi deindustrializzarono il paese con la forza e lo ridussero a una povera società rurale. Ecco in cosa consisteva la competizione del "libero mercato".

Nel 1845, gli Stati Uniti hanno annesso il Texas, e una delle ragioni principali era che volevano assicurarsi il monopolio del cotone, il petrolio del XIX secolo, che era il vero combustibile dell'economia industriale. Per questo motivo la leadership americana pensò che annettendo il Texas, che era il maggior produttore di cotone della zona, sarebbe stato possibile strangolare economicamente la Gran Bretagna.

[da N.Chomsky Capire il Potere, Tropea ed. 2002, Milano]

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Di comidad (del 16/11/2006 @ 22:32:18, in Commentario 2006, linkato 1245 volte)
La cacciata del segretario di Stato americano Rumsfeld è stata presentata dai quotidiani italiani, soprattutto di sinistra, come un trionfo della "democrazia americana", cioè come un effetto della sconfitta elettorale repubblicana nelle elezioni di medio termine. L'affermazione non ha fondamento, poiché queste redistribuzioni di voti sono consuete nelle elezioni americane di medio termine, e non hanno mai giustificato nessun cambiamento nella composizione del governo.
La stampa ed i media italiani in genere hanno poi completamente taciuto sul fatto che da alcune settimane i generali, con pubblici "ed incostituzionali" pronunciamenti, avevano preteso la testa di Rumsfeld, colpevole di aver privatizzato la logistica delle forze armate. In mano ai privati, la logistica è divenuta così scadente, che non soltanto ha determinato lo sfacelo del potenziale bellico americano in Iraq, ma ha anche intaccato i privilegi degli alti ufficiali, i quali ricevono il loro stipendio non soltanto in termini monetari, ma soprattutto attraverso la fornitura di servizi gratuiti.
L'oligarchia militare ha quindi in questa circostanza semplicemente recuperato i suoi privilegi a scapito di un'altra oligarchia, quella finanziario/commerciale. Tutto ciò è stato coperto dalla propaganda attraverso la concomitante capacità di suggestione del mito democratico e di quello razzistico della superiorità degli Americani, popolo della libertà, che a volte sbaglia, ma saprebbe superare i propri errori. In realtà questa retorica degli "ops!" non dimostra affatto che si sia trattato di errori piuttosto che di strategie, e neppure che questi errori siano in via di superamento. Tutto ciò viene imposto solo per suggestione.
Un altro privilegio delle caste militari è quello di potersi arricchire esercitando impunemente il contrabbando. I porti militari sono la maggiore via di accesso di merci pseudo-proibite, come droga e armi, ma anche di merci del tutto lecite che aggirano le dogane. Questo non è neppure un segreto, è un dato che si ritrova anche all'interno di relazioni delle varie agenzie ONU.
La base militare NATO di Napoli è uno dei principali porti di contrabbando del mondo, e ciò potrebbe spiegare tante cose sull'attuale situazione della città.
Eppure tutto ciò può essere coperto con la consueta sinergia di un mito insieme con un richiamo razzistico. Il noto libro di Roberto Saviano, "Gomorra", combina il mito del mercato con il solito razzismo antinapoletano, creando l'immagine della "camorra imprenditrice" (ribattezzata "sistema": fa più chic).
Il libro ha avuto commenti entusiastici ed alcuni commentatori non si sono neppure accorti che era edito e distribuito dalla potente Mondadori, ed hanno affermato che il suo successo era invece dovuto al "tam tam dei lettori". Il libro di Saviano è in effetti una mistificazione sagace, retoricamente ben confezionata, che sa inserire qua e là anche fatti veri per confondere meglio le acque. Tutto ciò riesce a mascherare la contraddittorietà della tesi secondo cui un degrado urbano ed antropologico riuscirebbe a trasformarsi magicamente in potenza economica.
Comidad, 16 novembre 2006
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 07:43:49
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