Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'emergenza natalizia dello smaltimento dei rifiuti in Campania è stata comunicata dai media in base ai consueti canoni del razzismo ufficiale. La finta informazione alternativa - quella di trasmissioni come "Report", e dei best-seller come "Gomorra" o "La casta" - ha consolidato e articolato questo quadro, offrendo parole magiche ed evocative come "camorra" o "sistema", oppure icone di satrapi della pubblica amministrazione, come il governatore Bassolino, che è una figura analoga a quella di un Bokassa, l'ex "imperatore" del Centro-Africa, l'emblema razzistico dello sfruttamento delle pubbliche risorse a fini di lusso privato. Diventato un "Bokassolino" o il "Bokassa del Mezzogiorno", il governatore Bassolino costituisce oggi anche lui per i media l'immagine esplicativa dell'inferiorità di un popolo e della sua mancanza di futuro.
Il razzismo consiste appunto in una serie di risposte precostituite che servono a prevenire e neutralizzare le vere domande, anche le più ovvie.
Che delle strutture amministrative locali, come Regioni e Comuni, si occupino della raccolta dei rifiuti, è perfettamente comprensibile, ma che c'entrano con il loro smaltimento?
I rifiuti sono notoriamente uno dei prodotti più esportabili ed esportati del mondo. Da qui deriva la seconda, ancora più ovvia, domanda: come mai una Regione povera come la Campania - che produce quindi meno rifiuti delle altre Regioni - ha sempre bisogno di nuove discariche?
E poi ancora un'altra domanda, che costituisce anche una implicita risposta: cosa sono e da dove realmente provengono i rifiuti che le discariche campane contengono e dovranno contenere?
Dato che nonostante le barriere mediatiche, queste questioni sono state comunque poste, ecco pronte le risposte rassicuranti/razzistiche alla Roberto Saviano: la "camorra imprenditrice" traffica in rifiuti tossici e allestisce siti per accoglierli. Il razzismo può uccidere ogni buonsenso, e farci credere che le multinazionali che producono i rifiuti tossici siano costrette a implorare dalla camorra un sito per smaltirli.
Per la propaganda ufficiale il problema è sempre lo stesso: non esistono popoli e territori asserviti e colonizzati, ma solo razze inferiori e/o subdole.
Nel 1947, all'Assemblea Costituente, Francesco Saverio Nitti - che era stato Presidente del Consiglio tra il 1919 ed il 1920 - stava pronunciando uno dei suoi numerosi discorsi contro l'istituzione delle Regioni, quando un parlamentare democristiano gli obiettò che erano discorsi inutili, che le Regioni si sarebbero comunque fatte perché erano dettate dal trattato di pace. Nitti rispose che si era letto da cima a fondo il trattato di pace, e che le Regioni non vi erano citate. È chiaro però che il parlamentare democristiano si stava riferendo alle clausole non scritte del trattato, cioè alle imposizioni di chi occupava militarmente l'Italia.
Il finto federalismo - quello delle autonomie locali - è essenziale per coprire le varie forme di sfruttamento e asservimento del territorio, ed anche per poi tacciare di "localismo" ogni tentativo di resistenza all'aggressione e occupazione del territorio. Inoltre, facendo proliferare i posti di potere, le autonomie locali costituiscono un veicolo di corruzione di massa, che può consolidare un ceto sociale privilegiato ed interessato al mantenimento dello status quo coloniale.
La "casta" non costituisce quindi una degenerazione, ma è un progetto costituzionale. Il primo presidente della Repubblica eletto, l'economista liberista Luigi Einaudi, era stato sino a quel momento un sostenitore della politica della "lesina", si era reso famoso per aver fatto inserire nella Costituzione la norma che non vi dovessero essere spese senza preventiva copertura, ed anche per aver proposto di abolire le tredicesime mensilità per non concentrare i consumi nello stesso periodo. Ebbene, fu proprio Luigi Einaudi a lanciare la versione sfarzosa e monarchica della presidenza della Repubblica, a volere come sede il palazzo del Quirinale, e a pretendere un appannaggio superiore a quello di qualsiasi altro capo di Stato, compreso quello del presidente USA, cosa che è stata fatta notare da molti accusatori della "casta".
Il "presidente monarca" era però una citazione dal modello americano, e non ci si può sorprendere se ogni tanto l'allievo supera il maestro. Anche Bassolino non è più semplicemente presidente regionale, ma è un "governatore", come negli Stati Uniti. Che la casta si sviluppi di pari passo con l'imitazione del modello imposto dai colonizzatori, è un'osservazione che di solito manca a queste denunce, che anzi ribadiscono fideisticamente che "negli Stati Uniti queste cose non succedono". Che il crescente uso privato delle risorse pubbliche abbia come perfetto riscontro l'adesione ideologica all'americanismo ed all'occidentalismo, anche questo non viene notato.
La Costituzione prevede il referendum abrogativo, ma precisa che non possano essere oggetto di referendum non solo le leggi fiscali, ma neanche i trattati internazionali; quindi nessun referendum puà proporre di abolire i trattati di adesione dell'Italia alla NATO ed alla Unione Europea. Neanche ad una forma "partecipativa" innocua e puramente illusoria come il referendum, è quindi concesso di mettere in discussione la sudditanza coloniale dell'Italia. La "sovranità popolare" non poteva essere meglio smentita, proprio nel documento che avrebbe dovuto garantirla.
27 dicembre 2007
Sulla questione degli operai uccisi dalla multinazionale Thyssenkrupp, in questi giorni se ne sono dette tante, ma una parola è rimasta però quasi impronunciabile: colonialismo. C'è un antico mito - ripreso anche in una novella di Borges -, secondo il quale se si pronunciasse il vero nome di Dio, l'universo finirebbe. In un certo senso è così anche per il colonialismo, ma in questo caso la magia non c'entra nulla, si tratta semplicemente del fatto che il collaborazionismo, la complicità, la corruzione, gli intrecci affaristici hanno bisogno di coperture e di alibi.
Colonialismo è una di quelle parole che fanno da argine anti-cazzate, ed anche se ovviamente le cazzate qui o là comunque filtrano sempre, però non possono più dilagare e sommergere tutto. Se invece di colonialismo, si dice "capitalismo", "liberismo", "logica del profitto", "globalizzazione", tutto si sposta nell'atmosfera astratta, irreale e metafisica della modellistica sociale ed economica. Se per opporsi al capitalismo e al liberismo occorre prima elaborare un modello sociale ed economico alternativo, allora nell'attesa posso anche fare i miei affari.
Quando negli anni '80 arrivò da Bruxelles l'ordine di chiudere l'acciaieria Italsider di Bagnoli, se i sindacati avessero pronunciato la parola "colonialismo" avrebbero automaticamente responsabilizzato il governo e sputtanato tutte le puttanate che diceva il ministro dell'Industria dell'epoca, De Michelis. Al contrario, accettando il lessico ufficiale che parlava di esigenze del "Mercato", i vertici sindacali furono ammessi da De Michelis a partecipare, assieme con il Banco di Napoli, ad una gigantesca operazione di saccheggio del denaro pubblico: una finta ristrutturazione dello stabilimento di Bagnoli, in cui furono gettati anni e miliardi, per poi chiudere definitivamente, come Bruxelles o, per meglio dire, la Thyssenkrupp ordinava.
Il punto è che fare i conti con la realtà del colonialismo è un dato che responsabilizza: c'è un'aggressione e bisogna farla semplicemente cessare, non ci sono alternative sociali, economiche o politiche da costruire preventivamente. Se si dicesse che il sud d'Italia è una colonia di consumo dal 1860, e che dal 1943 è diventata anche una colonia militare e di commercio illegale degli Stati Uniti, allora non si potrebbero più coprire le complicità con il colonialismo e gli intrecci affaristici sul denaro pubblico con le cortine fumogene della "questione meridionale", del "problema del Mezzogiorno", dei "problemi di Napoli", ecc.
Certo, i termini di colonialismo e affarismo rappresentano delle sintesi e delle semplificazioni, ma la semplificazione è sempre preferibile alla mistificazione. Parlare, ad esempio, di Occidente e di valori occidentali è un modo di parlare d'altro.
Si dice spesso che il regime iraniano degli ayatollah violi i diritti umani molto di più di quanto non lo facesse il regime dello scià. A parte la pretestuosità di certi confronti, non c'è dubbio che molti Iraniani siano i primi a trovare insopportabile l'oppressione oscurantistica del clero sciita, ma devono confrontarsi col fatto che la legittimazione del regime clerico-islamico proviene dall'avere cacciato la tirannia coloniale della multinazionale BP (ex British Petroleum, ora Beyond Petroleum), di cui lo scià era solo il prestanome. Chi critichi il clero rischia di confondersi con i complici del colonialismo BP, e di questo il clero può farsi forte. Inoltre il clero sciita, invece di chiamarlo colonialismo della BP, lo chiama "corrotto Occidente", giustificando così il suo bigottismo. Faremmo quindi chiarezza e screditeremmo il presunto carattere antioccidentale dei bigottismi religiosi, se dicessimo che non esiste nessun "Occidente", né santo né corrotto, ma solo un colonialismo delle multinazionali.
20 dicembre 2007
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