"
"Le decisioni del Congresso Generale saranno obbligatorie solo per le federazioni che le accettano."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Ginevra, 1873
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 05/05/2022 @ 00:22:39, in Commentario 2022, linkato 6234 volte)
Se una guerra nucleare fosse scoppiata cinquanta o sessanta anni fa, essa avrebbe avuto il crisma e la solennità di uno scontro ideologico, mentre nell’attuale contrapposizione nella crisi ucraina non si riscontra niente del genere, semmai una miseria di motivazioni. Ci sono stati goffi tentativi di inquadrare l’attuale situazione di conflitto tra sedicente “Occidente” e Russia nell’ambito di una dicotomia tra globalismo da un lato e società tradizionaliste/identitarie dall’altra. Questa interpretazione si regge esclusivamente sul rovesciamento della propaganda occidentale, in quanto la Russia da trenta anni sta operando un sistematico tentativo di integrazione nell’economia globale e nelle sue istituzioni di riferimento. L’adesione della Russia al Fondo Monetario Internazionale data al 1992 e quindi potrebbe essere liquidata come un tradimento da parte dell’occidentalista Eltsin. L’adesione alla World Trade Organization però è del 2012, perciò sarebbe farina del sacco di Putin; ammesso, e non concesso, che sia lui l’unico decisore.
La realtà è che il collasso dell’Unione Sovietica è stato determinato solo in parte dallo stress della guerra fredda e dalla sconfitta in Afghanistan, dato che forse ancora più determinanti sono state le spinte interne alla classe dirigente sovietica per riconvertire il tradizionale imperialismo politico-militare russo in un imperialismo commerciale-finanziario. La linea Gorbaciov prevedeva una ritirata strategica dell’URSS dall’impero europeo, ma non la liquidazione della stessa URSS e neppure la rinuncia all’azione di contenimento dell’imperialismo americano, come si vide durante l’attacco degli USA e dei suoi sodali contro l’Iraq del 1991, quando tecnici balistici russi diedero una mano determinante al regime di Saddam Hussein per sopravvivere. La fine dell’URSS voluta da Eltsin e da Gazprom, comportò il rischioso ritiro anche dall’Ucraina e dalla Georgia, con la conseguente perdita del controllo del Mar Nero, poiché si trovava più conveniente trasformare gli antichi sudditi in clienti paganti di Gazprom. C’è da ricordare che la Russia non aiutò Saddam nel 2003 e neppure Gheddafi nel 2011. Solo la perdita dell’Ucraina nel 2014 e la prospettiva della trasformazione del Mar Nero in un mare americano, ha comportato la riattivazione da parte russa dell’opera di contenimento dell’imperialismo USA in Siria, in Venezuela, in Libia e nell’Africa sub-sahariana.
I dirigenti ex sovietici avevano una concezione del capitalismo da scuola-quadri, quindi edulcorata con astrazioni mitologiche come il "Mercato", la "logica del profitto”, o il cosiddetto “individualismo borghese”. Si illudevano quindi di essere lasciati in pace a far soldi, senza sapere che nel capitalismo sono i soldi a fare te, a trasformarti in quegli zombi e dispositivi automatici che sono i lobbisti. Il capitalismo si basa sulla combinazione esplosiva di capitali privati di Borsa e di denaro pubblico, cioè il denaro privato segue soprattutto i business senza rischio in cui il cliente è lo Stato, quindi paga sicuramente il contribuente. Nulla perciò è in grado di movimentare i capitali come il business delle armi, dove il governo è il committente. Anche i vaccini hanno sempre attirato tanti capitali per gli stessi motivi: la ricerca su di essi si è sviluppata all’interno di programmi per le bio-armi ed alla fine è sempre il contribuente a pagare il conto.

Se il tentativo russo di trasformarsi in un imperialismo commerciale è riuscito solo in parte, è stato infatti per il boicottaggio americano, in particolare per l’azione delle lobby delle armi che occupano da decenni il Dipartimento di Stato. La linea del Dipartimento di Stato è quella di provocare i militari russi con continue estensioni della NATO e, quando arrivavano delle reazioni, punire Gazprom con le sanzioni commerciali e finanziarie.
In assenza di una contrapposizione ideologica, la propaganda occidentalista deve ripiegare sulla demonizzazione di Putin: “il criminale, l’ animale, l’autocrate delirante, l’avvelenatore, il despota sanguinario”, cioè la solita fiaba del dittatore pazzo. A differenza di Hitler, che aveva alle spalle un’ideologia preesistente alla sua leadership, Putin fa invece la figura del “mutante”, il “Mule”, del romanzo di Asimov, un’anomalia antropologica in grado di modificare il corso della Storia e di mettere in pericolo la sopravvivenza dell’umanità con la sua stessa esistenza. Anche se si tratta di fiabe, il troppo è troppo.

A meno che non siano stati ipnotizzati da questa scadente propaganda, i leader europei dovrebbero sapere bene che Putin è solo una figura di mediazione tra i due potentati che dominano in Russia: Gazprom e l’esercito. Indebolire Gazprom comportava automaticamente far crescere il potere dei militari russi poiché veniva meno la capacità di Gazprom di corromperli. La decisione cruciale che ha messo fuori gioco Gazprom quindi non l’ha presa Biden, ma il cancelliere tedesco Olaf Scholz, quando ha deciso di bloccare la messa in opera del gasdotto Nord Stream 2. Il pretesto ufficiale per il blocco è stato il riconoscimento da parte del governo russo delle repubbliche indipendentiste del Donbass. Si trattava ancora di un atto puramente diplomatico, quindi niente di irreparabile; mentre la sospensione del Nord Stream 2, quella sì, ha messo la Russia nella condizione di perdere i soldi, ma dopo anche la faccia se non avesse invaso l’Ucraina. In effetti col blocco del Nord Stream 2 la Russia non aveva più niente da perdere, poiché nessuna successiva sanzione avrebbe potuto risultare così grave come quella.
Molti osservatori, preoccupati per la piega che stanno prendendo gli avvenimenti, lamentano una presunta “assenza dell’Europa” invocando un’iniziativa diplomatica dei Paesi europei che possa impedire il peggio. Biden si sbraccia, straparla e dà i numeri, quindi attira su di sé tutta l’attenzione, ma forse la realtà è un po’ più complicata.
Non è ancora chiaro l’atteggiamento della Francia. Per quanto riguarda la Germania invece non è da escludere che nella decisione di Scholz abbia avuto un ruolo determinante il lobbying degli armamenti, dato che la tensione con la Russia ha indirizzato i flussi di capitale verso la prospettiva di un riarmo tedesco in grande stile. I tempi sono troppo ravvicinati per non essere sospetti: il 22 febbraio arriva la decisione di Scholz sul blocco del gasdotto, il 24 febbraio c’è stata l’invasione russa, ed il 28 febbraio Scholz ha annunciato i primi cento miliardi di investimenti in armi, come se la decisione fosse ineluttabile a causa dei capitali che si erano già smossi e perciò si aspettassero solo le condizioni per renderla nota.
L’impressione è che anche l’attuale, ed inconsueto, estremismo italiano faccia da sponda servile all’inconfessato estremismo tedesco, secondo lo schema del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. L’oligarchia italica ha messo da parte il Green Pass (ma solo per il momento!), ponendo in standby gli annessi sogni di grandeur dell’Italietta per il primato nella corsa ai programmi di controllo sociale digitale, con la rinuncia, per ora, agli atteggiamenti da prima della classe tenuti durante l’emergenza Covid. Oggi la priorità è mettersi in fila per agganciarsi al flusso di denaro pubblico che il governo tedesco riversa sulle armi.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 28/04/2022 @ 00:16:03, in Commentario 2022, linkato 6223 volte)
La disinformazione a tappeto, con corredo di falsi “esperti”, sulla guerra ucraina ha investito anche aspetti collaterali, come la presunta uscita dalla neutralità di Finlandia e Svezia. Il parlamento finlandese ha approvato la richiesta di adesione formale alla NATO, ma la notizia, pur rilanciata con grande enfasi dai media, va fortemente ridimensionata. La Finlandia ha infatti un rapporto di partnership con la NATO sin dal 1994, e sul sito della stessa NATO si attribuisce grande importanza a questo rapporto di collaborazione. Del resto non si spiegherebbe la protervia dimostrata dalla Finlandia nell’ambito dell’Unione Europea se Helsinki non potesse rivendicare un ruolo di alleato privilegiato degli USA, con posizione di frontiera nei confronti della Russia. Tra partnership e membership non c’è grande differenza pratica, a meno di non ospitare basi missilistiche con testate nucleari, cosa che farebbe ascendere al ruolo privilegiato di bersaglio prioritario di un’eventuale ritorsione; un privilegio che l’Italia può già vantare da molti decenni.
Se la Finlandia non è più neutrale da quasi trenta anni, non lo è neppure la Svezia, dato che risulta anch’essa “partnerizzata” con la NATO sin dagli anni ’90, come ci informa ancora una volta lo stesso sito della NATO. La posizione di neutralità della Svezia aveva peraltro una lunga storia (anche se non paragonabile a quella della Svizzera), tanto da attraversare tutta la seconda guerra mondiale.
La fine della guerra fredda ha quindi comportato una ridefinizione di equilibri ben precedenti alla guerra fredda stessa, tanto da determinare anche profonde modifiche dell’assetto internazionale uscito dalla prima guerra mondiale. Si è verificato perciò uno smantellamento cruento della Jugoslavia, uno Stato che il presidente Wilson aveva creato nel 1919 in funzione di contenimento dell’imperialismo adriatico dell’Italia. Si attuò all’inizio degli anni ‘90 anche la separazione tra Repubblica Ceca e Slovacchia, senza particolare spargimento di sangue; a meno di non voler considerare tale lo strano “incidente” capitato ad Alexander Dubcek nel 1992, uno dei tanti casi sospetti silenziati dai media, che non dedicarono particolare attenzione alla morte dell’ex eroe della Primavera di Praga del 1968, diventato inviso al Sacro Occidente perché contrario alla separazione della Cecoslovacchia.
La stessa riunificazione della Germania non aveva alcun nesso storico e logico con la caduta del Muro di Berlino, dato che la divisione in più Germanie era stato un intendimento comune degli alleati della seconda guerra mondiale. A distanza di trenta anni i commentatori americani non riescono ad offrire una spiegazione plausibile dell’assenso offerto da Bush senior e da Clinton per la riunificazione tedesca, nonostante la posizione contraria di Francia e Regno Unito.

In un articolo del New York Times, scritto nel 2017 in occasione della morte di Helmut Kohl, la riunificazione tedesca venne presentata come una sorta di “premio di fedeltà” alla persona del cancelliere; una tesi molto poco “strategica”, dato che i leader cambiano e gli Stati rimangono. La fedeltà di Kohl sarebbe inoltre consistita nell’accettare senza problemi l’installazione sul proprio territorio dei missili Pershing. In realtà all’inizio degli anni ‘80 vi fu tra i leader europei una gara di velocità nell’ospitare quei missili, e basti ricordare lo zelo atlantista del povero Craxi, che ispirò la battuta secondo cui il socialismo italiano era passato dal massimalismo al missilismo.
Non a caso la rinnovata ostilità antitedesca ha caratterizzato la politica USA degli ultimi venti anni, in considerazione del fatto che l’Unione Europea è diventata una colonia della Grande Germania. Era una facile profezia che la riunificazione tedesca avrebbe squilibrato irrimediabilmente i rapporti di forza in Europa, ma questa profezia fu sacrificata all’esigenza di espandere al più presto la NATO ad Est.
Per ammissione dell’esponente del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, col suo famoso “Fuck Europe” del 2014, la vicenda ucraina è stata gestita dal Dipartimento di Stato USA tanto in funzione antirussa che antitedesca, con la preoccupazione di separare le sorti economiche ed energetiche di Russia e Germania. Sennonché il risultato di questa separazione si configura adesso nel consenso americano al riarmo tedesco, quantificato, ma solo per ora, in investimenti per cento miliardi di euro. Ancora poca cosa in confronto agli stratosferici budget della Difesa USA, ma moltissimo in considerazione della capacità industriale tedesca di spiazzare tecnologicamente l’attuale livello di sofisticazione delle armi. Già dal febbraio scorso il governo tedesco ha fatto sapere che intenderebbe spendere una parte di quei soldi per acquistare dei caccia F35 di quinta generazione, i famigerati bidoni volanti della Lockheed Martin. La decisione tedesca non è ancora definitiva, ma si tratterebbe di un ovvio pedaggio da pagare al padrone USA per poter dopo procedere all’elaborazione di proprie tecnologie militari.
Sarebbero poi da considerare gli effetti psicologici sulla Germania di un riarmo della portata che si sta annunciando; e la perplessità a riguardo non è dettata dai soliti pregiudizi etnici sui Tedeschi, poiché una questione analoga potrebbe essere posta per qualsiasi altro Paese, compreso il nostro. Se l’intento USA era quello di ridimensionare la Germania, si deve concludere che siamo ad un caso conclamato di schizofrenia.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (10)
Commenti Flash (61)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (32)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


19/03/2024 @ 10:20:28
script eseguito in 131 ms