"
"La privatizzazione è un saccheggio delle risorse pubbliche, ma deve essere fatta passare come un salvataggio dell’economia, e i rapinati devono essere messi nello stato d’animo dei profughi a cui è stato offerto il conforto di una zuppa calda. Spesso la psico-guerra induce nelle vittime persino il timore di difendersi, come se per essere degni di resistere al rapinatore fosse necessario poter vantare una sorta di perfezione morale."

Comidad (2009)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 09/11/2023 @ 00:08:31, in Commentario 2023, linkato 7862 volte)
Il caso Soumahoro ha fornito all’opinione pubblica l’occasione di liberarsi finalmente dalle costrizioni del politicamente corretto; anzi, è diventato improvvisamente politicamente corretto partecipare al grande evento ludico del linciaggio del negro, come nel caro vecchio Alabama dei tempi d’oro. L’esca razziale ha funzionato talmente bene che persino l’opinione anti-establishment è stata pienamente coinvolta nel linciaggio, tanto da farsi trascinare dalla bolla mediatico-giudiziaria e dall’euforia forcaiola, deponendo di colpo l’abituale diffidenza nei confronti dei giornalisti e dei magistrati. Il problema sorge però quando qualche raro giornalista non mente su tutta la linea, ma mischia concrete evidenze insieme con affermazioni irrealistiche. Piero Sansonetti descrive correttamente e dettagliatamente gli abusi e le coercizioni illegali a cui sono sottoposte la moglie e la suocera di Soumahoro, salvo poi concludere, in modo del tutto irrealistico, che in Italia la magistratura è un corpo separato in grado di fare tutto quello che vuole. Ancora una volta si evoca il mito della magistratura; un mito che può presentarsi spesso in chiave ideologizzata, cioè nella versione devozionale della magistratolatria, cara alla ex sinistra, oppure nei babau agitati dalle destre: le “toghe rosse” e la “via giudiziaria al socialismo”. Nel 1992 il culto popolare nei confronti delle Procure che scardinavano la clepto-partitocrazia raggiunse il culmine, ma poi si vide che in quel caso la magistratura era come un Giovanni Battista che preparava il terreno al vero messia, cioè Mario Draghi; non il Draghi bollito che abbiamo visto di recente alla Presidenza del Consiglio, ma il Draghi rampante del panfilo Britannia, il funzionario del ministero del Tesoro che annunciava il vangelo delle privatizzazioni.
Il Consiglio Superiore della Magistratura è un organo che può fungere sia da acceleratore sia da freno degli abusi giudiziari, a seconda delle esigenze. Grazie alla Costituzione più bella del mondo, in Italia il Presidente della Repubblica non soltanto presiede il CSM ma anche il Consiglio Supremo di Difesa, in quanto Capo delle Forze Armate. Il primato gerarchico del Presidente della Repubblica sulla magistratura quindi non rimane sul piano astratto dell’enunciazione, dato che la Difesa presuppone anche i servizi di “intelligence”, ovvero di dossieraggio e ricatto. In base all’assetto costituzionale, se in Italia c’è un superpotere fuori controllo, quello non è certamente l’organo giudiziario. Il cosiddetto “Stato” è un animale multiforme, che si presenta come un edificio legale, concepito però in modo tale da configurarne già il risvolto illegale, che è poi quello fondamentale nell’esercizio effettivo e concreto del potere. Il potere è come un iceberg in cui la parte emersa, cioè l’assetto giurisdizionale, è quella meno rilevante, ed ha un ruolo complementare e di sponda al sommerso illegale, che non solo è prevalente ma rappresenta ciò che spinge il sistema. Arresti arbitrari ed altri abusi avvengono senza bisogno di cospirazioni e complotti, ma gli strumenti altrettanto arbitrari per bloccare procedimenti sgraditi, persino quando siano perfettamente legali, ci sono, eccome. Non è quindi per rassegnazione che oggi i politici di ogni schieramento siano entusiasticamente montati sul piedistallo morale per plaudire al linciaggio del negro.

Ogni potere ha un centro di potere, ma non c’è affatto bisogno dell’impulso dall’alto per riprodurre arbitrio e mistificazione; si tratta invece di uno schema comportamentale che può riprodursi anche dal basso. Le esche a cui abboccare sono sempre le stesse, cioè il razzismo ed i finti protagonismi. Nel caso Soumahoro l’esca razziale (il “negro”) ed il falso protagonista (la magistratura) risultano distinti; nel caso del conflitto mediorientale invece il presunto “Stato Ebraico” svolge entrambe le funzioni, sia di esca razziale, sia di protagonista fasullo, in modo che l’attenzione sia distratta dalla cortina fumogena dell’antisemitismo sì o antisemitismo no. L’esistenza in vita di quella cosa detta “Stato” presuppone un minimo di autonomia finanziaria, altrimenti si è soltanto l’appendice coloniale di qualcun altro. La nascita ufficiale dello Stato d’Israele risale al 1948; ma un organo sionista di sicura fede, “Jewish Virtual Library”, ci assicura che dal 1949, dai tempi del presidente Truman, l’esistenza di Israele dipende dal finanziamento statunitense. Da settantacinque anni gli USA gonfiano la bolla israeliana con un flusso ininterrotto di soldi. Qui in Italia stiamo ancora a strisciare e ringraziare gli USA per i pochi soldi del Piano Marshall, che inoltre fu un aiuto di breve durata. Il fenomeno macroscopico della storica dipendenza finanziaria di Israele dagli USA è invece il grande assente del dibattito pubblico. Il motivo è che il Piano Marshall fu al 10% vero ed al 90% fu spot pubblicitario, mentre i finanziamenti USA ad Israele, pur del tutto ufficiali e contabilizzati nel bilancio pubblico, non sono però reclamizzati dai media. Le identità etnico-religiose forse avranno pure la loro importanza, e neppure è da trascurare completamente la sete di sangue del benpensante occidentale, che si esprime negli appelli guerrafondai degli opinionisti dei grandi quotidiani. L’odio però rimane latente a tempo indefinito se non arrivano a qualcuno i soldi per acquisire la posizione di forza dalla quale attaccare gli altri. Il denaro non è soltanto destabilizzante ma è anche euforizzante, perciò suggestiona e induce a tralasciare quella prudenza che è il vero argine contro le guerre. Alla fine perciò la faccia che conta è quella di chi paga il conto per le armi e per quelle pulizie etniche che sono gli insediamenti coloniali.
Un altro indizio che Israele sia solo un alter ego di Washington è il fatto che ora ne riproduce pedissequamente il dispendioso fallimento militare. Stare oggi a discutere su quali fossero gli obbiettivi di Hamas con l’attacco del 7 ottobre, appare abbastanza fumoso. Per quanto l’attacco fosse ben preparato, Hamas e le altre organizzazioni palestinesi partecipanti all’azione non potevano certo preventivare di essere in grado di annientare simultaneamente un sofisticato e costosissimo sistema di difesa elettronica ed anche due battaglioni di soldati professionisti. Neppure Hamas e soci potevano immaginare che l’esercito israeliano andasse talmente in tilt da sparare alla cieca su un kibbutz, facendo lievitare oltre il migliaio il conto delle vittime civili. I media hanno mentito, avallando persino la fiaba dei bambini decapitati, a cui peraltro nessun capo di governo ha dato credito, tranne ovviamente la Meloni. I media continuano a mentire, cercando di far credere che l’intelligence israeliana, incapace di vedere la famosa mucca nel corridoio, ora sia addirittura in grado di individuare gli aghi nel pagliaio, cioè i mitici covi di Hamas a Gaza. In realtà il punto è che l’unica superiorità militare di cui Israele oggi dispone è quella aerea, e quindi è capace soltanto di bombardare i civili.
La vicenda ucraina dimostra a sua volta che sono i soldi a fare la guerra, anche se i soldi non sono poi in grado di vincerla. Quel che risulta certo è che l’Ucraina ed il governo di Kiev non sono politicamente i protagonisti e neppure i comprimari della guerra. Da Washington non arrivano soltanto le armi, ma persino i soldi per pagare gli stipendi ai funzionari ed ai militari di Kiev. Soltanto un tale grado di dipendenza finanziaria può spiegare scelte scriteriate e suicide come la famigerata “controffensiva ucraina”. La politica estera degli USA e della loro appendice israeliana è stata storicamente all’insegna dell’ “atterrire e lagnarsi” (per dirla alla fra Cristoforo); ma il doppio fallimento del sostegno NATO all’Ucraina e delle sanzioni occidentali contro la Russia, fa sì che si riesca ad atterrire sempre di meno e ci si lagni sempre di più.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 16/11/2023 @ 00:05:00, in Commentario 2023, linkato 7855 volte)
Lo strafalcione di Bruno Vespa sugli ignoti presidenti della Repubblica di Spagna e Inghilterra è diventato indirettamente l’occasione per veicolare un’idea distorta sul ruolo di questo personaggio; come se il suo appoggio alle iniziative del governo Meloni sul premierato e sullo spostamento di migranti in Albania rientrasse nel consueto servilismo dei giornalisti nei confronti del potente di turno. Non si deve invece confondere Vespa con un Tommaso Cerno qualsiasi, e neppure travisare l’effettivo rapporto gerarchico tra lui e la Meloni. Mentre Vespa è un vero oligarca, la Meloni è solo una precaria con contratto a tempo determinato.
Se si osserva quel video che ha suscitato tanti sarcasmi e si prescinde per un attimo dalle gaffe, si riconosce immediatamente lo schema narrativo con il quale Vespa prima delle elezioni ha confezionato nel suo salottino/laboratorio l’ologramma della Meloni come Presidente del Consiglio in pectore. Ci è stata narrata la fiaba di una ragazza di umili origini che è arrivata ai vertici grazie al suo impegno, al suo lavoro ed alla sua buona volontà. A completare il quadretto, alla Cenerentola Meloni infatti è stata contrapposta una sorellastra invidiosa, la figlia di papà Elly Schlein. Nel video Vespa ci offre l’immagine di un governo che si dà da fare e cerca di risolvere i problemi, mentre l’opposizione fa inutilmente casino. In realtà il casino lo sta facendo proprio Vespa, dato che l’opposizione non è assolutamente in grado di impedire o ritardare l’azione di un governo che dispone di una maggioranza parlamentare schiacciante. Questo eccesso di difesa dà adito al dubbio che lo scopo di certe iniziative di governo sia esclusivamente quello di suscitare critiche in modo da potere spacciare la solita fiaba vittimistica dei benefattori ostacolati dai disfattisti. Insomma, prove tecniche di fintocrazia.
Non ci sarà mai il rischio di sopravvalutare l’importanza della narrativa vittimistica del potere nella riproduzione delle gerarchie sociali. Il vittimismo dei potenti non è semplice ideologia, è uno schema manipolatorio e relazionale che può dar luogo ad automatismi comportamentali. La narrativa vittimistica è uno spazio nel quale si consuma la complicità, o il gioco di sponda, dell’opinione pubblica col potere. L’opinione pubblica infatti si relaziona come un bambino che vuole farsi raccontare sempre la stessa fiaba su un potente che avrebbe potuto compiere mirabilie, su un Salvatore che avrebbe potuto salvarci tutti, ovviamente se non fosse stato circondato da ingrati che gli hanno legato le mani. Questo schema narrativo è stato reso popolare dai nostalgici del Duce, poi da quelli del Buffone di Arcore; ma di recente lo abbiamo visto riproporre anche con Draghi. In questa fase storica il potere reale è esercitato da lobby trasversali tra il capitale privato e le burocrazie pubbliche che si scambiano i ruoli attraverso le porte girevoli. Si tratta di uno schema che riproduciamo, seppure in scala minore rispetto agli USA, anche nella nostra Italietta; per cui, ad esempio, ai vertici di Leonardo- ex Finmeccanica abbiamo visto ex dirigenti dei servizi segreti come De Gennaro e Carta, ed anche politici di destra e sinistra, senza discriminazione, come Minniti e Crosetto. I governi perciò contano sempre meno, e la loro funzione si è spostata sul piano comunicativo, pubblicitario, in modo da coltivare nelle masse il bisogno di gerarchia. Il potere attuale quindi accentua la propria schizofrenia, in quanto le lobby si pongono esclusivamente in termini di affari, senza problemi di prospettiva o di modelli politico-sociali, mentre i governi si spendono in una retorica palingenetica assolutamente inconcludente ma comunque funzionale alle pubbliche relazioni. I governi esistono solo in funzione dei media, vivono esclusivamente in quel mondo virtuale, perciò il pathos che mettono nei loro psicodrammi assume una autenticità esistenziale. La polemica tra destra e sinistra oggi è solo una pantomima, ma, come diceva Diderot, è tipico dei pessimi attori immedesimarsi troppo nella parte, tanto da arrivare a crederci.

Sul potere c’è una rappresentazione ingenua e/o opportunistica (i due atteggiamenti non sono in contraddizione) che ce lo propone in termini puramente geometrici, come un centro o un vertice, un alto contro il basso. In realtà il potere può riprodursi anche dal basso e nei contesti più insospettabili, e chiunque può crearsi un carisma ed un seguito da salvatore della patria attraverso una comunicazione insolente e provocatoria, in modo da presentare eventuali critiche alla stregua di attentati e sabotaggi a progetti che altrimenti avrebbero prodotto nuovi Eden. Questi micro-poteri che nascono dal basso, per quanto effimeri, svolgono comunque un ruolo “educativo”, cioè si finisce sempre per vedere il mondo nell’ottica del potente tanto generoso, che potrebbe regalarci il paradiso se non arrivasse ogni volta un diavolo a disturbare. L’importante è avere un cattivo a cui dare la colpa. Sulla cresta dell’onda oggi ci sono Putin e Hamas, ma in futuro ci sarà spazio per tanti altri mostri.
Come mai questi cattivi esistono ancora? La risposta è ovvia: in passato siamo stati troppo buoni. Alcuni giorni fa, il ministro della cultura israeliano ha proposto una soluzione per il problema di Gaza: sganciare un ordigno nucleare sulla Striscia per indurre gli irrequieti palestinesi a più miti propositi. Una proposta così ragionevole è stata discussa dal parlamento israeliano; le poche immagini che ci giungono da quel parlamento fanno sembrare le adunate degli ultras del calcio un ritiro spirituale per penitenti. Ma pare che Netanyahu si sia opposto fermamente a quella brillante idea. Ma com’è umano lei. In effetti, la puttanata di Amichai Eliyahu (così si chiama il ministro della cultura che ha avuto l’idea) ha svolto la funzione di mostrare come è giudizioso, come è generoso il governo israeliano a massacrare solo alcune migliaia di palestinesi mentre avrebbe potuto già farli fuori tutti da tanto tempo; e d’altro canto ricordare che loro comunque la bomba ce l’hanno. Il feticismo dell’atomica fa dimenticare che oggi una tecnologia missilistica ipersonica è a disposizione di molti paesi e che un banale gas nervino ha effetti devastanti quanto il nucleare.
Ma il delirio di onnipotenza è fondamentale per alimentare lo psicodramma fintocratico. Qualcuno si ricorderà che nel 2022 la vittoria ucraina era scontata e che l’unico problema era la sorte da riservare a Putin: se impiccarlo direttamente o consegnarlo al tribunale penale dell’Aja. Hillary Clinton favoleggiava di un’Ucraina che diventasse per la Russia un nuovo Afghanistan, come se, insieme con le armi, gli USA potessero fornire agli ucraini anche montagne e caverne. Dall’iperbole pubblicitaria al pensiero magico il passo è breve. Il “Washington Post” ci rivela (era ora!) che a far saltare il gasdotto North Stream erano stati gli ucraini, magari arrivando nel Mar Baltico col pattino, giusto per non dare nell’occhio. Era persino più credibile la storia che a far saltare il gasdotto fossero stati i russi.
In attesa di uccidere tutti i militanti di Hamas l’onnipotenza del Sacro Occidente può tenersi in forma dando la caccia a terroristi raccogliticci. L’allarme riguarda le moschee, dove pare succeda di tutto, infatti pare, nientemeno, che ci si gridi “Allah Akbar”. La nuova ordalia, il nuovo giudizio di Dio per riconoscere la minaccia passa da una prova irrefutabile: la frase “Allah Akbar”. Se questa espressione viene detta, urlata, sussurrata, accennata, indica l’orribile metamorfosi di un semplice arabo in qualcosa di indicibile: un radicalizzato, un fanatico, un terrorista, un fiancheggiatore o un simpatizzante di estremisti tagliagole. A questo punto scattano le misure per eradicare il bubbone. A Parigi, la polizia ha ferito gravemente una donna che urlava Allah Akbar. Dopo la sparatoria i poliziotti hanno raccontato che minacciava di farsi saltare in aria. La donna era disarmata, ma per il pensiero magico il dettaglio è irrilevante. A Milano hanno arrestato un algerino che avrebbe pensato Allah Akbar, e secondo alcuni l’avrebbe persino urlato, chissà; ma la polizia non è sicura e sono in corso accertamenti, forse era già un ricercato. Pare facesse addirittura il venditore ambulante.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606 607

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (48)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


06/12/2024 @ 21:06:10
script eseguito in 47 ms